Il Fatto Quotidiano

22 Giugno 2011
L’ex regno di Costanzo diventa un parcheggio

Che tristezza se il teatro Parioli diventa un garage. Ricordo che – forse due anni fa – ero stato invitato a pranzo da Maurizio Costanzo. Tu gli chiedevi “Dove?”. Lui ti rispondeva: “Ci vediamo al Parioli”. Tu pensavi che fosse un appuntamento per poi andare da qualche parte, invece lui intendeva proprio lì, dentro. I suoi appartamenti erano quelli. Ricordo una stanza piena di foto di scena, cornici, un piccolo museo di memoria. Poi una saletta nel camerino, in cui non si vedevano finestre, apparecchiata. Un cameriere in bianco (sembrava saltato fuori dal Costanzo show) e il paio di baffi più noti della televisione italiana che a tratti scattavano in piedi e si infilavano in una porticina alle loro spalle senza dire nulla e ricomparivano dopo pochi istanti. Al terzo balzo di Costanzo non avevo resistito a chiedergli: “Telefonata?”. E lui, con una pausa teatrale e un sorriso inenarrabile: “No. Pisciata”.
L’aneddoto vale la pena di essere raccontato perché non era un momento di pudore dal sen fuggito, ma una manifestazione di domesticità esibita, davanti a tutti gli ospiti, con la sicurezza sfavillante di chi può. Molti altri ospiti mi raccontarono che la scena si ripeteva, sempre uguale. Era la migliore rappresentazione del legame fra l’uomo e quel teatro: “Se potessi – confessava – verrei ad abitare qui dentro, e non ne uscirei mai più”. In fondo, mentre lo diceva, come per esorcizzare una tentazione, raccontava qualcosa che era già accaduto. Costanzo aveva la residenza a via Poma, in Prati, ma – anche per effetto della vita blindata – viveva nel teatro senza doversi muovere.
Infatti era l’Italia che entrava dentro quel camerino, che all’occorrenza diventava anche il set del “Diario”, una striscia quotidiana della mattina. Tutta l’Italia bussava alla porta del teatro Parioli, il set più importante della politica italiana, dello spettacolo, dell’informazione. Su quel palco era nata l’icona belligerante di Vittorio Sgarbi, che diede scandalo gridando scomposto: “Voglio vedere Federico Zeri morto! Morto!”. E poi la prima volta di Cesare Previti: “Sono un avvocato che si candida per portare la voce della società in politica”. Le interviste di Costanzo rifuggivano le grandi strategie e scavavano le piccole curiosità. Il palcoscenico spesso diventava un’arena ribollente, il catino dell’uno contro tutti che diede spolvero a un Fausto Bertinotti che gridava: “Ora e sempre: viva Cuba!”. Su quel palco un altro Gianfranco Fini diceva che non avrebbe voluto maestri omosessuali per suo figlio, Aldo Busi diede scandalo parlando del diritto alla sessualità dei bambini che gli costò l’accusa di pedofilia, su quelle assi presero luce i talenti più disparati da Ricky Memphis a Valerio Mastandrea, Fiorello, a Giobbe Covatta, David Riondino e Enzo Iachetti. In via Fauro – davanti al teatro – la mafia mise una bomba che consacrò il Parioli come un simbolo di antimafia. 
Ed era come una punizione per la famosa staffetta con Michele Santoro, i cui ospiti principali erano Giovanni Falcone, Claudio Fava e Alfredo Galasso, mentre da Palermo interveniva furibondo un giovanissimo Totò Cuffaro cercando di strappare il microfono al futuro conduttore di Annozero. Il regista era Paolo Pietrangeli, l’ospite fisso era Bracardi. Si andava in onda la notte, ma si registrava tutti i giorni alle sei andando in onda in differita, per alimentare i giornali. Costanzo diceva: “Con i soldi della televisione, che per me è un lavoro, pago il teatro, che è la mia passione”.
Invece, con il senno di poi è la televisione che ha sequestrato il teatro e il suo signore, trasformando il Parioli in un set televisivo. È stato lì che Costanzo ha conosciuto Maria De Filippi, autrice televisiva e sua futura moglie. È stata Mediaset ad alimentare la megalomania che Costanzo riversava sui palcoscenici capitolini: nell’ultimo anno della giunta Veltroni (e contro il parere del sindaco) il giornalista coi baffi strappó il teatro Brancaccio a Gigi Proietti (volarono gli stracci sui giornali) poi fondò un teatro Tenda che avrebbe dovuto portare Gigi D’Alessio nelle periferie romane, e quindi assunse anche la direzione artistica del teatro di Latina e il festival dello humour di Tolentino, della società “Voglia di teatro”.L’ultimo Costanzo, quello che veniva congedato da Mediaset, provò a portare in questi teatri l’aura mediatica della celebrità catodica, il mariadefilippismo (senza la De Filippi), le star di Amici e i monologhi di Zelig. 
Spettacoli pop come www.portamitante rose, con una mattatrice come Valeria Valeri circondata dalle giovani starlette del piccolo schermo. Andò male, anzi malissimo. E dopo grandi battage, non andó nemmeno in scena Eva Henger che doveva recitare Carmelo Bene per un veto della famiglia dell’attore. Le signore impellicciate che si tiravano a lucido per la prima fila del Costanzo show disertavano la campagna abbonamenti. Il nuovo ufficio, moderno ed elegante, pieno di tartarughe, era meno frequentato dai potenti del camerino ristorante angusto e diuretico. Adesso che i miracolati di Costanzo si dimenticano di lui e la notizia della trasformazione del teatro in parcheggio viene notata solo da Dagospia, vale la pena ricordare che uno dei pochi a contestare il potere di Costanzo quando era in auge fu Nanni Moretti: “Fa impressione – diceva – che uno come il piduista Costanzo sia diventato un punto di riferimento della sinistra”. Ma Costanzo era consulente di tutti: della Pivetti e di D’Alema, di Berlusconi e di Rutelli. Nel 1975 disse di aver votato Dc per paura del sorpasso comunista, era iscritto al Partito radicale (urine di Pannella bevute in diretta tv), diceva di essere “un vecchio socialista alla Nenni”, era ammesso alle riunioni di Berlusconi ad Arcore. Nell’ultima stagione del Parioli il cartellone era in mano a Paolo e Pedro o a spettacoli del tipo “Come sono caduto in Baz”. Adesso che il teatro del grande burattinaio resta senza burattini e viene minacciato dalle ruspe, è giusto raccontare che tutta la classe dirigente di destra, di sinistra o di centro avrebbe pagato qualsiasi cosa per cinque minuti davanti a quello sgabello e che per venti anni tutti i grandi talenti italiani sono passati da quel palco. Adesso, malinconicamente, sipario: Parioli spoon river.

di Luca Telese

Condividi:

 

26 commenti »

  1. Tutto ha una fine…..

  2. non sapevo di questa presa di posizione di Moretti. Ha il raro pregio di trasformare difetti che terrebbero una persona normale in quarantena sociale, come la sua antipatia acida, il suo snobbismo da schiaffi e la sua saccenza sfacciata, in pregi e poi quando fa queste affermazioni che ora paiono un ovvietà ma prima sarebbero state un tabù, riesce a far vacillare anche la mia fede assoluta nel valore della modestia. Lui non ne ha bisogno in effetti.

    In quanto a Costanzo, è stato indubbiamente uno dei pochi veri ARTISTI dell’universo mediaset con tutte le lettere maiuscole (la A maiuscola la si può riservare a Bisio, Luca e Paolo e pochissimi altri). Però è al tramonto, è evidente. Ed è fisiologico, se posso permettermi un arroganza, si è costruito la sua fossa da solo. Ha lavorato proprio nella rete che ha prima sdoganato ogni forma di intrattenitmento squarciando la grigia istituzionalità della Rai e poi ha sputtanato (non Cosanzo, la rete intendo) tutto lanciando la PEGGIORE televisione europea, solo in Asia forse c’è di peggio ma li la tv la prendono come un passatempo buffo, DEVE essere trash e divertente altrimenti hanno di meglio da fare al contrario di noi (diverso il discorso USA hanno talmente tante reti che praticamente mandano in onda qualsiasi cosa pur di rubare share).

    In mediaset soprattutto dalla fine degli anni 90, e me lo ricordo abbastanza bene da adolescente, e fino agli ultimissimi anni si è visto la FOGNA del genere televisivo, senza considerare il grandissimo contenitore di stronzate Striscia su cui si potrebbe condurre un’analisi critica dell’intera offerta televisiva tale è la concentrazione (In negativo) di tutte le tippologie di programmi tv che raccoglie.

    Mi spiace molto per Costanzo, ma è allo stesso tempo vittima e carnefice, si è autosputtanato inconsapevolmente, io ai direttori di rete, specialmente rete4 e italia1, se fossi stato uno con la sua influenza li avrei mandati a calci in culo fuori dall’azienda (magari ci ha provato) talmente era palese la bassezza dove hanno trascinato tutta l’offerta della rete. Solo rari lampi di intrattenimento brillante come Zelig, Camera Cafè, Iene, le varie trasmissione della Gialappa’s (che però sono diventati ripetitivi e noiosi) e pochi altri (Scotti) si salvano dal minestrone senza arte ne parte targato mediaset. E Costanzo ci è cascato dentro piazzando un flop dietro l’altro e alla fine s’è arreso, lasciando che Signorini (dico SIGNORINI) assurgesse piano piano al ruolo di nuovo conduttore di punta.

    Inoltre vorrei dire… Ma io non farei un vanto di aver lanciato Sgarbi (tra l’altro l’ho visto in areoporto, dal vivo è pirla uguale stessa espressione odiosa) e Cesare-ladro-di-polli-Previti.

  3. Mirabile ritratto di un’epoca,il tuo Dead,non quello di Telese (che non si capisce mai,come il precedente su Santoro,se vuole essere critica o lisciatura di pelo). Pezzo scritto con l’anima degno di rivista culturale,doppiamente godibile anche per l’assenza totale di errori di battuta.

  4. è scritto che a la 7 ci sarà Facci ma non Telese.

  5. e com’è che adesso ha vicino a sé Diaco ?

  6. ……….quando luca vuole buttare acqua sul fuoco di questo blog………………..zeppa uno di questi articoli………………………….e quanto costerebbe l’ora il parcheggio?

  7. nostalgico ritratto che rivela l’animo romantico di Telese ,anche se a me sinceramente il salotto di Costanzo ,soprattutto l’ultimo non mi è mai piaciuto,quello della moglie non parliamone …

  8. parliamo di Costanzo e Diaco

  9. Costanzo non è stato un artista, anche se lui pensa di si..(.fu emblematica una schifosa sit com dove lui pensava di far ridere…orazio si chiamava) però resta un grande giornalista che è sempre stato dichiaratamente di sinistra ed ha potuto operare liberamente in mediaset, facendo ascolti enormi e proponendo una tv impegnata ma non troppo. La sua più grande colpa è stata quella di rincoglionirsi a tal punto da partecipare alla stesura di programmi osceni come uomini e donne, o c’è posta per te….
    E’ una colpa che merita la galera.

  10. Negli ultimi 15 anni il cosiddetto salotto del pduista coi i baffi ha rappresentato una formidabile arma di coglionizzazione di massa al servizio del piazzista del consiglio.Si e’passati( in coincdenza con la discesa in campo di Al Nano )da Falcone a Costantino con annesse troie con residenza all Olgettina.Non lo rimpiangero.

  11. E’gia tutta la classe digerente italiana si e’inchinata al cospetto del pidiusta coi baffi.Ecco spigato perche oggi ci ritroviamo nella merda fino al collo!

  12. Margherita, com’è sta storia di Facci a la 7, e perchè non Telese?
    Prendere Facci mi sembra masochistico per una rete che vuole crescere; in quanto a Diaco che ora fa il valletto di Costanzo è uno che, per quanto si sforzi, glielo leggi in faccia che ha sempre bisogno della madrina di cresima per fare qualcosa, non ultima la minestra Meloni. Il problema serio è che è scarsissimo.

  13. ho letto non so dove che arriva Facci ( ma non scriveva su libero o su il Giornale di famiglia ? ) a la 7. mi riesce incomprensibile come si possano mettere insieme Facci e Saviano aspetto chiarimenti da Luca Telese

  14. Beh in fondo credo sia giusto, un po di sano pluralismo non guasta mai, soprattutto ti consente di fare confronti……(capisci a me)

  15. finalmente

  16. Non ho nessuna stima per Facci, però ho il sospetto che su La7 vedremo un personaggio abbastanza diverso al solito. Secondo me (probabilmente sbaglio) si sta preparando, assieme ad altri, a un triplo salto carpiato in vista del crollo definitivo del berlusconismo. Della serie va bene aver vissuto da pirla, ma morirci anche no.

  17. DeadMan87
    hai centrato il punto vedrai quanti altri ex servi di regime cercheranno di riciclarsi , appunto per questo io col cavolo che li farei lavorare ,anche perchè francamente il loro livello è piuttosto basso anche sul pianoculturale e creativo.

  18. caro Luca che dire dell’inciucio tra di Pietro e B visto ieri sera al tg ? orrore. anche Di Pietro nella rete di B ?

  19. Facci ha passato anni ad attaccare tutti i giorni Marco Travaglio . Facci ha scritto che querelava Telese perchè aveva scritto che aveva le chat touches

  20. passo falso orrido di di Pietro

  21. Ah… perchè dato che Facci non la pensa come travaglio, non è degno di scrivere?
    Di Pietro ha capito che ha la forza per fottere Vendola, magari poi sono tutti contenti e giulivi…

  22. margherita
    ma parli sul serio o provochi solo ..?

  23. @ Gianluca, il Fascista Bugiardo che sostiene che Travaglio è un Servo e Emilio Fede un Grande Giornalista.

    No, caro il mio Fascista Bugiardo, è che Facci è un Porco Craxiano. Una razza ripugnante che purtroppo Mani Pulite non ha eliminato dalla vita pubblica come avrebbe dovuto.

  24. @Angelo

    Io concordo con Margherita. Di Pietro si sta comportando orrendamente. Sta diminuendo la ferocia dei suoi attacchi al Caimano perchè sa che se si andasse al voto adesso perderebbe molti voti rispetto a SeL. Sta anteponendo il successo elettorale del suo partito al Benessere dell’Italia. Proprio come il PD.

  25. Giacomo meglio fascista che comunista da operetta come sei tu.

    Sei semplicemente incapace di sostenere una conversazione con chicchessia, fatti tuoi. COMPAGNO….vedi io non aggiungo insulti…non ne sento il bisogno anche perchè compagno basta e avanza.

    La sinistra non ha storia e non andrà mai lontano in questo paese, siete o limitati o idealisti da salotto….tu appartieni alla prima categoria giacomino, non te la prendere.

  26. @Giacomo B.

    A me personalmente piace Travaglio, ed è vero che c’è idiosincrasia con Facci di cui ho letto diversi articoli che spesso apprezzo. Trovo ridicolo però quando parli di eliminare una persona dalla vita pubblica (che è la politica) e quindi ti faccio notare che Filippo Facci non è un politico ma un giornalista che ha il suo modo di vedere le cose e, come anche succede a Travaglio, sbaglia e ha il diritto di sbagliare.

Lascia un commento