Luca Telese

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Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

Bersani vince ma non convince

di LUCA TELESE

E dunque Pier Luigi Bersani si ritrova di nuovo infelice, di nuovo accerchiato dalle ombre, di nuovo sospettoso, di nuovo con il sorriso all’ingiù come un Pierrot triste, e con il broncio fumantino, esattamente come il suo sosia-cartoon, ovvero il noto Gargamella dei Puffi. Proprio lui: quello che prepara sempre piani perfetti che però vengono fatalmente sventati, che mette a punto i dettagli, ma poi si incaglia sempre in un imprevisto, viene sempre inchiodato al suo errore fatale, e vede svanire i suoi sogni. Ecco, in questi giorni Gargabersa, o Bersamella – che dir si voglia – ispira davvero simpatia, e si ritrova incastrato in questo paradosso. E ovviamente consigliato dal suo micione magico preferito, quel Massimo D’Alema che spiega a L’Espresso, a metà fra l’indignato e lo stupefatto: “Quello che più mi ha impressionato è vedere come gran parte dell’informazione abbia assegnato la vittoria a Grillo!”. Un caso di manipolazione mediatica o cosa? Proviamo ad esaminare i fatti. BERSANI E IL PD hanno vinto le elezioni sul piano numerico, senza dubbio alcuno. Ma Gargabersa vince arretrando, e, la sera stessa del voto innesca lui stesso, con un plateale errore di comunicazione (che D’Alema ieri proseguiva), il meccanismo che lo sta avvolgendo nelle sue spire. Fin dalla prima dichiarazione sulla “non-vittoria” di Parma, infatti, lunedì scorso il segretario ha polarizzato l’attenzione sulla sconfitta nel capoluogo emiliano. E adesso si ritrova inseguito anche la notte dagli spettri del Cinque-stelle, dal paradosso di un gruppo dirigente che riesce ancora a muovere i numeri, ma non ad accendere i cuori e a selezionare leader carismatici, storie individuali che possano farsi popolo (e vincere). Ancora una volta, dopo quello che è accaduto a Milano, a Napoli e a Genova, sono i partiti “minori” della coalizione a fornire i quadri dirigenti a selezionarli, ad imporli alle primarie. Il primo paradosso di Bersani è tutto qui. Il secondo è che il risultato elettorale ha fotografato in modo indelebile quella stessa coalizione che metà del suo gruppo dirigente – da Walter Veltroni a Giuseppe Fioroni, passando per Enrico Letta – considera con lo stesso entusiasmo di un invito ad una messa funebre. Quindi Bersani, esattamente come il mago Bersamella, vince le battaglie ma perde le guerre, perché i Puffi rossi di Idv e Sel dimostrano (per ora) di avere più fantasia e spericolatezza dei suoi candidati micioni, mentre quelli bianchi partoriti dal grillismo nelle urne hanno rivelato un’incredibile capacità di catalizzazione elettorale. Anche sulla legge elettorale il Pd è in cortocircuito. Fino a ieri aveva lavorato alla riesumazione del proporzionale, con il lavoro “sporco” dell’incursore Luciano “bozza continua” Violante. Adesso il tavolo è saltato perché il primo turno delle elezioni ha piallato Terzo Polo e Pdl. Lo sbarramento che prima del voto amministrativo si ipotizzava per contenere Grillo e tenere a bada la sinistra radicale (8 %) adesso sarebbe superato sicuramente dai Cinquestelle e non sicuramente dal partito di Casini. Ma il peggio deve ancora venire. Nei quindici giorni che precedono i ballottaggi gli emissari di Bersani trattano con Casini per convincerlo a sposare una vecchia passione dei diessini: il sistema a doppio turno. Poi quando (complice il fatto che il Pdl è così a terra da non opporsi più) il gargabersa-trucco sembra essere arrivato a compimento, ecco una nuova tegola. I dati dei ballottaggi (è un secondo turno anche quello) dimostrano che i candidati del Pd sono fragilissimi contro quelli grillini. Anzi, il paradosso nel paradosso è questo: i candidati neo-civici di sinistra, come era già accaduto con Pisa-pia, e come si ripete con Orlando a Palermo e con Doria a Genova, tagliano fuori dalla competizione i grillini perché gli sottraggono i voti necessari per andare al ballottaggio fin dal primo turno. Mentre al ballottaggio contro il centro o la destra la sinistra vince, gli uomini del Pd vengono travolti dalla cavalleria leggera del Cinque-stelle perché i grillini intercettano il desiderio anti-apparato sia a destra che a sinistra. Il cuore del teorema di Parma, dal punto di vista elettorale è tutto qui. Ed è interessante che un uomo del calibro di D’Alema, invece che comprendere questo snodo, precipiti subito nel cono d’ombra delle teorie cospirative. Nella sua intervista a Marco Damilano, infatti, il presidente del Copasir prova a ipotizzare chissà quale retroscena: “Le forze della borghesia – sostiene – operano perché la sinistra non vada al governo”. Quali forze borghesi, vi chiederete, e perché questa terminologia archeologica? D’Alema aggiunge di individuarle “in quelli che dicono: ‘ Meglio Grillo del Pd e quelli che giocano sul patto tra gli industriali e gli indignati’”. Insomma, un complottone. “Dal marxismo al marziano”, lo sfotte l’ex intellettuale di riferimento (oggi grillino) Andrea Romano. E Bersani si ritrova a cena con Monti a chiedere misure entro l’estate. Chissà se il segretario-mago e il micio maximo ogni tanto pensano al quel 5 novembre di un anno fa quando a San Giovanni Bersani urlava: “Siamo pronti a governare! Non abbiamo paura del voto”. Solo tre giorni dopo Gargabersa era finito nella tela di Napolitano, incastrato a fare il portatore d’acqua dei tecnici. Perché questo fino ad oggi è stato il suo destino. Vincere, senza convincere. Nemmeno se stesso.

twitter@lucatelese

5 risposte a “Bersani vince ma non convince”

  1. Avatar lv
    lv

    Articolo capolavoro! Per ironia, acume e lungimiranza. Hai straragione Telese! Condivido tutto quello che hai scritto. Aggiungerei solo una nota, che mi sembra di aver letto da qualche parte, ma non ricordo dove e che sarebbe la matematica prova del nove di quanto hai scritto. Il PD, partito disgraziato, nato vecchio se non già mezzo morto, non ha alcuna capacità attrattiva in termini di intercettazione dei voti in libera uscita di chi cambia idea o si astiene. Eroso dapprima da Dipietro, poi da Vendola, ora da Grillo in ogni elezione vede diminuire il numero dei propri elettori. Il che è già evidente dall’esito delle varie primarie, dove l’investitura del PD equivale al bacio della morte (vince sempre il candidato “non raccomandato”). E’ vero che il PD governa ora più amministrazioni che in precedenza, ma solo grazie a colaziioni che hanno a capo facce pulite. Di fatto Genova e Palermo sono sconfitte cocenti, altro che vittorie. Per non parlare di Parma, che con buona pace di D’Alema (altro pollo di batteria che si ritiene un’aquila reale e condivide con Putin e il primo ministro cinese l’opinione sulla libertà di stampa), è un fatto epocale e che farà perdere al PD un’altra vagonata di voti. Se vincere con Grillo è possibile, chi mai voterà per l’imbolsito Bersani che scambia lucciole per lanterne e non ha uno straccio di strategia politica, se non quella di appoggiare la politica ammazza-Italia del beccamorto Monti con il concorso del neo-con Casini? Ricordiamoci anche un fatto eclatante: anni fa Grillo tentò di candidarsi a segretario del PD che, con astuzie da azzeccagarbugli degne di miglior causa, l’apparato giudicante decretò inaccettabile. Sarebbe stato un passo epocale, ovviamente dissero di no, con la medesima sicumera con cui oggi si ritrovano a fare i conti con i risultati di Parma. Voglio però ricordare l’esito dei sondaggi on line che vennero effettuati al riguardo e ripresi da L’Espresso e altre testate “amiche” a riprova del fatto che il fuoco amico è sempre quello che fa più male (cito a memoria ma non penso di sbagliare di molto): per Grillo segretario si schierarono l’85% dei partecianti, per Bersani il 3%. Non sono necessari ulteriori commenti, penso.

  2. Avatar lv
    lv

    Leggo ora sul sito dell’Espresso che Cacciari ha definito Bersani “un pazzo” in quanto parla di vittoria “senza se e senza ma” mentre il paese e il sistema politico gli si stanno sgretolando attorno. Fino a ieri ritenevo che dei vari tristi figuri succedutisi alla segreteria dell’ex PCI, PDS, DS, Veltroni fosse il più cretino di tutti. Ma forse Cacciari ha ragione, e la palma d’oro spetta oggi a Bersani

  3. Avatar freeskipper

    A.A.A. CERCASI DIRETTORE GENERALE!
    “A Parma cerchiamo una persona con esperienza della gestione della macchina comunale per la carica di direttore generale al più presto. Incensurata, non legata ai partiti, di provata competenza”. E’ l’annuncio di ‘lavoro’ che il MoVimento 5 Stelle ha ‘postato’ proprio stamani sul blog di Beppe Grillo. Annuncio in piena regola tanto che si conclude con la formula di rito: “Chiunque fosse interessato alla posizione invii il suo curriculum a questa mail”. E la vecchia politica si prende la sua rivincita: Avete voluto la bicicletta e adesso pedalate!!! Sembra quasi di sentirli gli sghignazzi dei politicanti di mestiere che stanno sulla sponda del fiume ad aspettare che passi il cadavere del cambiamento! Consumata la ‘sbornia’ del successo elettorale tanto agognata, quanto immediata e forse inattesa, adesso arriva la fase più delicata per gli “eletti” del MoVimento 5 Stelle di Beppe Grillo che rischiano così di farsi trovare impreparati! Il passaggio dall’opposizione dura e senza paura, dalla denuncia estrema, dal gridare a squarciagola ‘è tutto da rifare’ e ‘mandiamo i partiti a casa’, al governo della cosa pubblica ormai è cosa fatta! Ma adesso che i grillini hanno sbattuto fuori dai consigli comunali la vecchia politica, adesso che sono loro sindaci, consiglieri e assessori, adesso che è arrivato sul serio il loro turno per governare una città e domani, chissà, – se si saranno comportati bene – addirittura una nazione intera, la domanda sorge spontanea: saranno davvero pronti, preparati e capci di farlo? La trasformazione dei grillini da movimento populista che denuncia a spada tratta le furberie e le malefatte del “sistema”, ad amministratori e governanti del territorio dove sono stati democraticamente eletti, ormai è una realtà! Una realtà che incute più di qualche paura ai nuovi politici catapultati dal web alle aule consiliari!? Ma i grillini sono davvero pronti a governare? E quanto pubblichiamo qui di seguito – appena postato sul blog di Beppe Grillo – è il modo giusto e corretto di presentarsi ad un impegno istituzionale? Sarà l’improvvisazione il prezzo che i cittadini dovranno pagare per aver eletto chi non ha mai avuto le mani in pasta e adesso non sa nemmeno da che parte iniziare? Una scommessa sulla quale conviene puntare se non si vuole uccidere sul nascere la speranza del cambiamento. Una sfida che bisogna raccogliere e supportare, costi quel che costi!
    LA RETE NON DEVE LASCIARE SOLI I SINDACI DEL MoVimento 5 Stelle.
    Tutto è avvenuto molto in fretta e c’è la necessità di ricoprire ruoli operativi. A Parma abbiamo bisogno di aiuto. Cerchiamo una persona con esperienza della gestione della macchina comunale per la carica di direttore generale al più presto. Incensurata, non legata ai partiti, di provata competenza. Ho saputo soltanto ieri sera della auto candidatura (appoggiata da un consigliere del M5S dell’Emilia Romagna) di Valentino Tavolazzi di Progetto per Ferrara a cui è stato inibito l’uso congiunto del suo simbolo con quello del MoVimento 5 Stelle qualche mese fa. Ovviamente è una scelta impossibile, incompatibile e ingestibile politicamente. Mi meraviglio che Tavolazzi si ripresenti ancora sulla scena per spaccare il MoVimento 5 Stelle e che trovi pure il consenso di un consigliere. Chiunque fosse interessato alla posizione invii il suo curriculum a questa mail.

  4. Avatar Angelo Palmieri
    Angelo Palmieri

    Stupendo!!!!!!!!!!!!

  5. Avatar lv
    lv

    AAA. PERSONALE POLITICO CERCASI DISPERATAMENTE
    Penso che il gran trambusto che sta sconquassando i partiti che hanno occupato la scena politica degli ultimi venti anni (PDL, PD, LEGA) ha questo denominatore comune: archiviare le vecchie mummie (Berlusconi e il suo stato maggiore, Bossi & happy family), il che ovviamente investe in pieno anche la nomenklatura piddina (Bersani, D’Alema, Bindi per non parlare degli impresentabili che hanno fatto scempio delle amministrazioni locali: Penati, Bassolino, De Luca). Per tutti questi partiti, il problema è trovare facce nuove e presentabili da sostituire ai dead men walking che ributtano agli elettori. Ecco spiegata la fugace popolarità di Monti, prima che cominciasse a scannare i contribuenti e promettere licenziamenti di massa, e i sondaggi di Montezemolo, di cui si conoscono solo le glorie sportive e il nuovo trenino supertecnologico. Ma tanto basta a farlo percepire una faccia presentabile. Ecco spiegato, soprattutto il successo dei sindaci di Verona e di Parma, facce nuove, giovai e pulite.
    Lo stesso Dipietro, pur benedetto dalle candidature dei vari De Magistris e Orlando, ha sempre faticato a trovare una rappresentanza politica decente, imbarcando i peggiori cascami della prima repubblica tra i parlamentari eletti, pronti alla prima occasione spiccare il salto nell’altro schieramento (i vari Scilipoti ecc.).
    Ora ci si mette pure – ed era inevitabile che lo fosse – il M5S alla disperata ricerca di un city manager (“pregasi inviare curriculum” non mi sembra il massimo degli slogan per acquisire credibilità politica) e arrabattato tra i diktat del capo e le impellenze della nuova amministrazione.
    Il ricambio culturale, generazionale, professionale della classe dirigente, bloccato per anni dalla Casta per perpetuare la propria sopravvivenza, è deflagrato dopo il voto di domenica scorsa e sarà sicuramente il leit motiv delle vicende politiche dei prossimi anni.

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