Il Fatto Quotidiano

20 Maggio 2012
“C’è il rischio di poteri occulti o deviati”

di LUCA TELESE

A Brindisi c’è stato un attentato vigliacco e devastante. Chi colpisce una scuola, vuole sempre spaventare un intero paese”. Gian Carlo Caselli, procuratore capo di Torino, il magistrato di tutte le inchieste sul terrorismo e sulla mafia confessa di essere scioccato da questa mattina. Il timer, le bombole, troppi elementi perché in uno come lui non scaturiscano interrogativi. Giudice Caselli qual è la prima cosa che ha pensato? Delle ragazze, delle ragazze, delle ragazze innocenti… Non si può estrarre un episodio criminale dal suo contesto e dalla sua violenza. Fino ad ora sono aperte tutte le piste investigative, non esclusa quella del “pazzo”. Ma lei ha dei dubbi, perché? In primo luogo perché io non credo al caso: chiunque sia stato, questa è una strage realizzata da criminali capaci di pianificare l’uso della violenza a livelli di massima micidialità. Il messaggio dominante è la paura. Lei è prudente. Sì. Queste, per il momento, sono le uniche certezze. Per il resto possiamo provare a fare ipotesi. Quali? Se è certo che hanno operato criminali organizzati, è però difficile dire – in base alle prime notizie – se si tratta di criminalità organizzata di matrice mafiosa o piuttosto terroristica. Alcuni elementi vanno nella prima direzione: l’intitolazione della scuola a Francesca Morvillo e Giovanni Falcone, mentre sta per essere celebrato (con l’arrivo a Palermo di migliaia e migliaia di giovani) il ventesimo anniversario della strage di Capaci; l’impegno in percorsi di educazione alla legalità dell’istituto di Brindisi che si è voluto colpire, nel giorno in cui era previsto l’arrivo in città della Carovana della legalità e dell’antimafia. E sul piano locale? C’è l’indubbia presenza in Puglia di clan mafiosi non ancora debellati nonostante un duro ed efficace contrasto. Ad esempio? Con la confisca di terreni poi destinati ad attività socialmente utili, come la coltivazione a opera di cooperative di giovani coordinati da Libera, che l’antimafia ce l’ha nel suo dna. Dicono: la mafia non ha mai colpito dei ragazzi innocenti. Questo non è vero… Lo stragismo mafioso ha dimostrato di essere capace delle nefandezze più bestiali, uccidendo o proponendosi di uccidere cittadini inermi senza distinzioni di sesso o di età, da Portella delle Ginestre a via dei Georgofili di Firenze, fino all’attentato programmato alla stadio Olimpico di Roma. Il terrorismo politico non era mai arrivato alle porte di una scuola. Anche qui, purtroppo, è facile ricordare che anche nella galassia della violenza politica organizzata c’è lo stragismo, che da piazza Fontana, a piazza della Loggia, alla stazione di Bologna, ai vari attentati sui treni ha costellato la storia del nostro Paese di un’infinità di morti. Che si tratti di mafia o terrorismo, poi, non si può certo escludere l’azione di gruppi “autonomi”, capaci perciò di operare secondo logiche “criminali” per vari profili non riconducibili a fatti e comportamenti già visti. Sta di fatto che il clima sta cambiando… Fin da subito si può però dire che fatti magari fra loro assolutamente scollegati – la “gambizzazione” di Genova e l’attentato di Brindisi – testimoniano un complessivo, crescente imbarbarimento nel nostro Paese, la rottura della convivenza civile. Cosa dovremmo fare, per contrastare questo? C’è un problema sicuramente nazionale, di minaccia inquietante alle regole stesse della democrazia, con il rischio che si aprano spazi a poteri più o meno occulti o deviati che non sanno rinunziare alla tentazione di soluzioni autoritarie, soprattutto a fronte di gravi problemi politici ed economici. E poi? Dovrebbero riflettere i “cattivi maestri” che predicano prepotenza e intolleranza e poi si guardano bene dal condannare, talora persino se ne compiacciono, varie forme di violenza cosiddetta “minore”. È uno scenario terribile. È realista. Però sono anche positive le mobilitazioni contro la violenza che vanno diffondendosi in ogni parte d’Italia, le voci delle ragazze di questa scuola in piazza a Brindisi: l’esperienza insegna che l’isolamento dei violenti di qualunque matrice è stata in passato e può ancora essere decisiva.

twitter@lucatelese

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Un commento »

  1. Mi sembra che la situazione sia ancora troppo nebulosa per poter avanzare ipotesi o addirittura trarre deduzioni politiche. C’è una foto del presunto colpevole colto in flagrante, quando sapremo chi è potremo forse capire. Ora come ora mi pare un azzardo

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