Il Fatto Quotidiano

19 Dicembre 2010
Feltri e Belpietro, ‘liberi’ sulla carta

A quanto pare avevamo capito male. Vittorio Feltri aveva detto: “Potrei fondare un nuovo quotidiano”. E il modello? Il direttore de Il Giornale aveva risposto senza esitazioni: “Mi avete aperto gli occhi voi: Il Fatto. Pochi redattori, opinioni forti, servizi esclusivi, libertà”. Ovvero: nessun padrone, e controllo del prodotto in mano a giornalisti e lettori. Una operazione diversa ma speculare, che avrebbe dovuto differenziarsi da Il Giornale sul nodo della proprietà. Evidentemente non eravamo gli unici ad aver capito questo, se è vero che il TgLa7 diretto da Enrico Mentana aveva raccontato l’impresa così: “Nasce un Fatto di destra?”.
Non a caso, dunque, anche l’idea iniziale di Vittorio Feltri era quella di costituire una società ex novo. Evidentemente non deve esserci riuscito, perché l’impostazione iniziale si è successivamente corretta con l’ipotesi di prendere la maggioranza del capitale di Libero. E adesso si parla di un’altra prospettiva, del tutto diversa: ovvero che i due “superdirettori” entrino in possesso del 20% del quotidiano, con la quota di maggioranza saldamente in mano alla famiglia Angelucci.
Mosse ben ponderate – per carità – molto redditizie, e sicuramente oculate. Un potere contrattuale molto forte. Ma il dubbio resta. Come si può fare un giornale di destra, svincolato dalle appartenenze politiche e corsaro, avendo come editore maggioritario e sostanziale un parlamentare del Pdl leale con Berlusconi come Angelucci senior? E questo non è l’unico problema. L’altro gettito forte del quotidiano sono i fondi del finanziamento pubblico della Presidenza del Consiglio. Quest’anno i fondi erano stati erogati ma congelati per via del procedimento in corso sulla Tosinvest da parte dell’Authority. Adesso cosa accadrà con il nuovo assetto? Sarà considerato diverso da quello che aveva prodotto l’intervento dell’Agcom? I due superdirettori, per aggirare l’intervento devono costituire una elaborata alchimia societaria: da un lato fare in modo che il quotidiano resti nelle mani della Fondazione San Raffaele (che attualmente lo detiene, con l’escamotage formale di “affittare” la testata dagli Angelucci). Dall’altro creare un patto di sindacatura che garantisca a Feltri e Belpietro – malgrado posseggano una quota di minoranza – il controllo della fondazione o della società editrice. Come si vede si tratta di un congegno proprietario molto delicato, e – per forza di cose – condizionato da diversi attori ed equilibri.
Ma a parte questo problema, l’operazione è già partita, e procede aprendo la guerra a Il Giornale, con un altro paradosso incrociato. Ad agosto dell’anno scorso Feltri lasciava Libero con l’effetto di condannarlo a una possibile morte per svuotamento. Il Giornale del neodirettore aprì la campagna acquisti, portandosi subito dietro firme come quella di Marcello Veneziani (e Libero, come è noto, fu salvato solo dall’intervento di Belpietro). Adesso il gioco si ribalta esattamente. Feltri va a Libero portandosi dietro (di nuovo!) Veneziani, e strappando al giornale di via Negri un pezzo forte come Massimo De Manzoni è notizia di ieri – che nel nuovo supergiornale diventerà condirettore. L’interessato si trova in una condizione che lo accomuna a molti colleghi: ha lavorato sia con Feltri che con Belpietro ed è in ottimi rapporti con entrambi. Come nello scorso passaggio, ogni redattore strappato al concorrente ha un doppio effetto: arricchire le proprie pagine e indebolire quelle altrui. L’altro obiettivo di calciomercato messo nel mirino è “Il segugio” Gian Marco Chiocci, inchiestista di stanza a Roma, che ieri glissava: “Non confermo nulla”. E Sallusti? Conosce troppo bene i suoi polli per cedere alla logica del rilancio indiscriminato (che fa alzare i costi). Per ora tace e medita – dicono i bene informati – un colpo a sorpresa per spiazzare tutti.

Luca Telese

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11 commenti »

  1. mi dicono che Libero va malissimo. non mi dire che anche Libero è del san Raffaele !

  2. Mi aveva intrigato il ritratto che Telese aveva fatto di Feltri-segugio che annusa prima degli altri l’aria che tira. Così come mi intrigava l’idea di un giornale frondista tipo un Fatto Quotidiano schierato a destra. Ma ci sono due ma. Il primo è l’assetto proprietario e le regalie governative che limitano la gettata del “fuoco amico” (cioè la possibilità di libera critica del satrapo di Arcore); il secondo -secondo me più vincolante – è il lettorato potenziale. Feltri ha sempre pescato nel torbido, negli umori mefitici della destra meno presentabile, meno illuminata, più xenofoba, intollerante, menefreghista. Bene, c’è qualche lettore che risponde a questo profilo sinceramente antiberlusconiano. Forse qualche leghista duro e puro, disgustato dal malaffare da basso impero che ruota attonro alla corte berlusconiana: ma non basta certo ad assicurare la tiratura che risolleverebbe le sorti di Libero. Quindi mi viene spontaneo chiedere: dove andrà a parare il nuovo quotidiano? Mistero fitto

  3. Ma non saranno ben cazzi loro?

  4. Repubblica l’anno scorso – 17%, l’Unità 47000 copie (poco più del Giornale di Brescia)…

  5. fuori argomento : a barbara berlusconi piace molto matteo renzi e dove lo ha incontrato ? ma al pranzetto di Arcore. chissà se matteo renzi i 17 milioni per Firenze li ha chiesti a tavola davanti a barbara o a tu per tu con b. ?

  6. Per pensare ai soldi di fronte a BB si deve avere una grande fede……

  7. Aridaglie Telese con questi vampiri !E allora dillo che ci vuoi morti !Dipingi questi due pennivendoli come Bob Woodward e Carl Bernstein quando invece sono due strilloni da marciapiede.Ma anche da uno come Feltriacula si può imparare qualcosa, soprattutto quando scriveva degli altri e pensava a se stesso:
    “In Italia le penne sono sempre state sporche. In alcuni casi luride. Motivo? Semplice. Tanto per cominciare, la tradizione. La nostra stampa (quotidiana e periodica) non è nata per informare, bensì per polemizzare. Chi aveva soldi e interessi da difendere, finanziava un giornale, magari con l’intento di farsi eleggere in Parlamento. E farsi eleggere in Parlamento significava, allora come oggi, abbassare gli avversari per innalzare se stessi. Per fare ciò era necessario assoldare giornalisti disponibili. Disponibili a che? A insultare tutti, tranne il padrone che pagava. Così nacquero la penne sporche, che hanno avuto molti figli e molti nipoti. Che a loro volta si riproducono perché, in fondo, il sistema non è cambiato. (prefazione al romanzo di Tito Giliberto, Penne sporche, Stampa Alternativa)”
    Nolite indicare, et non indicabimini ….e intanto compro l’aglio.

  8. ogni tanto Luca dovresti fare come il ns Marco : ripubblicare ciò che diceva e scriveva Feltri quando era di sinistra… perchè era di sinistra….

  9. mentre gli atenei sono in subbuglio io ne approfitto per sfondare i cessi delle donne e scrivere il mio annuncio telefonico per studentesse calde…se vogliono farsi una scopata leggendaria

  10. deve aver guadagnato un sacco di soldi il Feltri per fare l’editore di un giornale che va male

  11. Certo che adesso Libero ha una triade di tutto rispetto come scudo berlusconiano:Feltri,Belpietro e Pansa. Sta a vedere che gli Angelucci hanno deciso di non liberarsi di Libero perchè non volevano lasciare a mezzo servizio il “povero” Pansa.

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