Il Fatto Quotidiano

30 Settembre 2010
Ciarra e il fascismo di cartapesta

E poi Giuseppe Ciarrapico parlò, nell’Aula del Senato, e nulla fu più uguale a prima, come se avesse tirato una bomba a frammentazione: “Speriamo che il presidente della Camera abbia già ordinato le kippà, con le quali lui e i suoi si presenteranno… Chi ha tradito una volta tradisce sempre”.
E poi Giuseppe Ciarrapico parlò, con il sospiro asmatico e un po’ drammatico della vecchiaia che ti taglia il fiato, con il tono dell’invettiva apocalittica di chi ha maneggiato la grande storia che si impasta con le cadenze del romanesco, con la mano appoggiata al banco di palazzo Madama, come per sostenere un peso terribile. Come se tutto il suo intervento fosse un viaggio all’indietro nel tempo, “Ella” per indicare Silvio Berlusconi, con un pronome che fa subito Ventennio, solo a pronunciarlo.
 I deputati di Futuro e libertà – spiega il senatore del Pdl – “sono stati mandati”. Da chi? Non c’è bisogno di dirlo, una vecchia volpe come il Ciarra sa maneggiare la lingua dei sottintesi senza sprecare parole. Annuiscono intorno a lui i suoi compagni di banco, nessuno tra i colleghi del Pdl pensa di doverlo riprendere. Torna così, nell’aula del Senato, sia pur condito con accento bonario,  il lessico feroce dell’antisemitismo. Torna in Parlamento con il coraggio avventato di chi non allude ma dice esplicitamente, mettendo nei guai il centrodestra. Torna evocato insieme al simbolo dei simboli. La kippà: ovvero il sionismo, ovvero l’abiura dei nemici della patria, il complotto pluto-giudaico-massonico.    
“Presidente, ella nobbilmente ha ignorato che c’erano trentacinque rinnegati  alla Cammera dei deputati…”. La cosa più stupida da fare – quando parole di questa portata vengono pronunciate in un’Aula parlamentare – è quella di “mostrificare” l’intervento di Ciapparico, la sua persona. Oppure di demonizzarlo, o macchiettizzarlo, o minimizzarlo, che poi è sempre la stessa cosa. Ciarrapico dice, senza contestazioni e senza ritrattazioni, semplicemente correggendo dopo una flebile nota dei suoi colleghi, quello che un pezzo della classe dirigente del centrodestra pensa da anni. “E' intollerabile – dice in splendida solitudine Fiamma Nirenstein, senatrice del Pdl  –  che nel nostro Parlamento si possa presentare un atteggiamento di questo genere. Tutti condanniamo le affermazioni di Ciarrapico. La guerra contro l'antisemitismo è una questione di civilta'”. Lo dice la Nirenstein, ma basta il commento di SIlvio Berlusconi perchè tutto sia vanificato: “Una parola sfuggita”, ci fa sapere il premier. E aggiunge: “Io mi sento israeliano”. Anzi: ha degli amici israeliani, Berlusconi, a cui ha offerto la cena, e ce lo fa sapere, come nel cliché classico  dell’”amico ebreo”, che sempre si evoca per mascherare l’antisemitismo.
Ma in Aula il premier ascoltava attento, e non gli sono venuto in mente i suoi commensali, mentre Ciarrapico lo guardava durante il suo intervento: “Ella pensava che fosse casuale quel rinnegamento, no! Era necessario. Gli avevano impartito un ordine: non farci raggiungere i 306 voti fatidici”. E al fianco, il suo vicino di banco – Giovanbattista Caligiuri che annuissce scambiandosi occhiate soddisfatte con Raffaele Fantetti: “Sì-sì” (che poi Fantetti è quello ha preso il posto di Nicola Di Girolamo, il senatore della ‘ndrangheta).
Ciarrapico diceva cose condivise da molti, esprimeva un sentimento “fascistissimo” che in un pezzo di Pdl ha cittadinanza: “Non erano rinnegati causali – spiegava parlando dei finiani – Erano rinnegati mandati, erano rinnegati che avevano un compito da svolgere…”. Ovvero: far cadere il governo Berlusconi.
Demonizzare Ciarrapico è tanto facile quanto stupido. Significa appiattirlo sulla sua maschera  senza capire la complessità della sua figura, e magari evocare come una scaramanzia un facile florilegio: “Fini è un islamico sionista!”. Il principe dell’editoria ciociara spiegò il suo legame con il ventennio ai tempi della sua candidatura: “Sono fascista. Ma in senso culturale, non politico. E’ una questione di memoria, di cuore, di storia personale”. E d’altra parte il Ciarra era questo: i libroni con l’opera Omnia del Duce, la casa editrice, la direzione editoriale affidata al giovanissimo Marcello Veneziani e la consulenza a Guido Giannettini (quello di piazza Fontana). Ma Ciarra è anche l’acqua di Fiuggi, gli affari, il legame con l’andreottismo, e soprattutto la mediazione nella guerra tra Mondadori e La Repubblica: “Venne Passera e aveva un camion di documenti, i gli dissi che mi ero portato dietro solo un quaderno a quadretti, e che mi proponevo di adoperare una sola pagina”. Caricaturizzare Ciarrapico in nome dell’”emergenza democratica” significa rimuovere pagine più difficili da spiegare, come la partecipazione alla convention dei Democratici del 2007: “Sono qui per l’amicizia e la stima che ho per Goffredo Bettini”. Allora nessuno evocò il ventennio. 
Minimizzarlo, d’altra parte, significa ripercorrere le ridicole spiegazioni che lo stesso Berlusconi diede al momento della polemica sulle liste: “Noi dobbiamo fare una campagna elettorale e la dobbiamo vincere. L’editore Ciarrapico – si giustificava – ha giornali importanti, a noi non ostili, ed è assolutamente importante che questi giornali continuino as esserlo, visto che tutti i grandi giornali – spiegava il premier – sono dall’altra parte”. Fantastico. Solo l’incredibile fantasia da cacciaballe di Berlusconi poteva degradare il Ciarra al ruolo di “ascaro” di complemento, arruolato per orientare Ciociaria oggi in campagna elettorale.
In realtà, dietro quella somiglianza quasi metamorfica con Aldo Fabrizi, dietro quella bonarietà nostalgica colorata di venature crepuscolari, Ciarrapico non parla di Kippà in Aula per caso, ma per necessità. E non è una sorta  posteggiatore abusivo di reperti mussoliniani capitato per caso nell’agorà del berlusconismo, ma un tassello che gira come deve per necessità nella comunicazione simbolica evocata e voluta dal premier. Più Berlusconi si allontana da Fini – infatti – più nel Pdl prende corpo l’anima fascistissima. Più Fini si avvicina alla fondazione del partito, più Berlusconi schiera la sua argenteria nera. E’ un lavoro di lunga lena, quello dell’altro Cavaliere (il Cavaliere nero): prova a ricostruire un partito Bonsai all’ombra della Destra, parla di “villeggiatura” per i confinati di Mussolini, si presenta in camicia nera alla festa di Atreju, sciorina barzellette simpaticamente hitleriane ai giovani del Pdl. Berlusconi avverte che un pezzo della diaspora fascista per bene guarda con simpatia a Fini per antiberlusconismo, e prova a recuperarla innescando sul suo Caraceni la protesi dell’ideologia. Non fate al Cavaliere il regalo di consideralo fascista. Ditegli piuttosto che il suo fascismo di cartapesta è posticcio.

Luca Telese

Condividi:

 

15 commenti »

  1. E be’, direi! Considerare fascista Berlusconi, la dimostrazione vivente dei limiti della democrazia, uno che esiste grazie alla democrazia più spregiudicata, sarebbe proprio da imbecilli. Salvo ridurre la politica alla mera contrapposizione destra-sinistra in stile Peppone-Don Camillo e schierersi dietro a Berlusconi perché “e’ contro i comunisti”.

    Cmq se ha amici israeliani e’ a posto, anch’io p. es. non sono omofobico, ho anche degli amici froci! ;)

  2. “L’unico merito di certe persone e quello di riuscire a farsi dimenticare”Ciarrapico chi? Ah il ristorante..E basta con questa solfa sei di destra o di sinistra ed incominciamo a dividere le cose e anche i deputati tra stupidi e intelligenti,tra onesti e disonesti,tra capaci ed incapaci ,tra venduti e coerenti !Non c’è dietrologia in certe scelte ci sono solo convenienze da vecchie comari.

  3. Caro Luca, ciò che colpisce di questa triste e lunga parentesi italiana è la sensazione di immobilismo, di paralisi che traspare dai discorsi, dai volti, dagli insulti di bossi ai meridionali, dalle invettive antisemite di ciarrapico, dalle barzellette di B.
    E’ come se le lancette di questo sventurato paese si fossero fermate, è un corpo ormai in cancrena devastato dai vermi.
    Penso che il giornalismo debba occuparsi soprattutto dei problemi veri, di quei tanti cittadini che sono le vittime di questo sistema. Usate In Onda per dare la parola al paese vero e non sempre a quei sepolcri imbiancati dei politici. I retroscena del teatrino sono divertenti ma inutili.

  4. vorrei un tuo commento Luca sullo strano ” attentato ” a Belpietro e su Gad lerner che va alla redaziione di Libero a portare la sua solidarietà a Belpietro

  5. GAD ha fatto benissimo. Chi può immaginare che Belpietro si inventi una cosa così?

  6. e se fosse stato l’inverso tu pensi che Belpietro sarebbe andato da GAD ? ma ti prego… l’attentatore maldestro sarà un disgrasià

  7. disgrasià in veneziano

  8. mi fa male leggere e ascoltare di una “destra europea” che vuole la banda di fini..questo vuol dire che Fini in realtà non è mai stato un vero “fascista” ma un socialistoide moderato..di quelli che una volta venivano reputati “traditori” da Mussolini che mal sopportava l’idea di una deriva “social democratica dai paesi slavi, passando per le colonie africane fin su l’inhilterra emancipata e capitalista…avrebbe vomitato all’idea di una desta “europea” di quell’europa legata alle burocrazie, alle leggi opprimenti, all’uso politico dei giudici, all’ abuuso politico delle banche….cheVOMITO!!!!

  9. sull’attentato a belpietro..la relatà è che la mafia è arrivata cnhe al nord e se non stiamo attenti avremmo una “calabria2” ben presto anche nel milanese dove i “cartelli” della camorra e ndrangheta fanno affari con la mafia ticinese per reciclare danro sporco

  10. l’attentatore di belpietro con la scacciacani sarà stato un ladro

  11. Ha ragione Margherita. Sicuramente era una scacciacani, al massimo un flobert….. Chi vuoi che spari a Belpietro. Come? Quelli che hanno sparato a Biagi? Ma dai quelli sono dentro. Si, beh, certo, li hanno messo dentro “dopo”. Ma in fondo anche il Biagi se l’era cercata…. Eh! Certo. Bastava che non avesse detto quello che pensava o pensato quello che diceva… Come? Come dici? Dici che anche Belpietro lo fa? Ostrega (in veneziano) gheto rezon…. Non ci avevo pensato. Anzi, non pensavo. Anzi, non penso…. nel senso ..mai ..io non penso mai, aspetto che mi dicano quello che devo pensare… per cui…. uccidere un fascista non è reato. Si, vecchio, ma ci riporta al “Grande sogno” e suona bene. E’ estetico.Belpietro non è fascista? Massì che lo è… tutti quelli che non la pensano come me sono fascisti, perchè io sono “la purezza”, “la giustizia”… insomma….

  12. Per Fausto. Ma la Mafia non era amica di Berlusconi… anzi ….è Berlusconi. Ahh, dici che adesso il Caimano licenzia così i sui servi? In fondo aveva detto che “certi giornali ci fanno più male che bene”…. Si, si, secondo me è proprio così…. L’attentato Belpietro è stato commissionato dal Nano e uno dei suoi, magari Galliani, che ha infatti aplicato la stessa tecnica che usa per gestire il Milan. Infatti ha fallito.

  13. P.S. Per Telese. Tu che hai bazzicato i reietti fascisti (per scriverne, per carità) sai che l’universo dei post-ex-ante fascisti ha una parte (piccola) antisemita, che scimmiotta slogan e atteggiamnenti tedeschi, ed una parte (grossa) che non considera semplicemente il problema, proprio come aveva fatto il fascismo fino a quando a potuto. Come me, che al limite posso avere ammirazione e simpatia per gli ebrei, pur vedendo le loro contraddizioni (ma chi non ne ha?). Per cui basta con sta storia. Fini ha fatto ammenda per qualcosa che fisicamente, cronologicamente e poiliticamente non era colpa sua. Era solo pubblicità. Il Ciarra ha detto quello che ha detto perchè forse era uno di quei pochi, ma non credo. Ha cercato solo una frase per dare fastidio, più che per comunicare un concetto. Un aneddoto. Un paio di anni fa conobbi una collega israeliana. Al momento della presentazione mi fu detto che era “di destra” ed a lei che io ero “di destra”. Incredibile pur essendo entrambi “di destra”, secondo gli schemi inutili e vecchi del secolo scorso eravamo “nemici mortali”………

  14. Si Belpietro scrivo qui a fianco.

  15. Caro Luca,
    Ciarrapico è senatore perché editore, tra l’altro, di una serie di giornali locali piuttosto diffusi (a proposito, una domanda che potreste fare a quelli de “Il Giornale” è se nell’incremento delle copie che tanto vantano sono comprese quelle distribuite gratuitamente come supplementi di Ciociaria Oggi o Latina Oggi), non perché fascista.
    Questo è il punto della situazione.

    Ci stupiamo del clown diventato deputato in Brasile, e non ci accorgiamo dei clown di casa nostra.

Lascia un commento