Il Fatto Quotidiano

26 Marzo 2010
“Teleweb-sogno”, la mossa di Michele per superare le gabbie

Chiamatelo, se volete, un grande "esperimento" tele-democratico. Perché, ovviamente, se non ci saranno colpi di coda drammatici e imprevedibili, e disposizioni disperate dal bunker, giovedì "Annozero" potrà ricominciare. "Noi non abbiamo paura di nulla", ripete più scaramantico che spavaldo Michele Santoro. Eppure, la manifestazione di ieri, costituisce in ogni caso un precedente, una sorta di numero zero possibile, la sperimentazione di una inedita public company televisiva, Teleweb-sogno, se volete darle un nome che renda l’idea, sulle tracce del grande esperimento mancato all’alba degli anni Novanta. All’epoca, infatti – quando quel progetto fallì – c’erano già tutti gli ingredienti di oggi tranne uno: la potenza micidiale rifrattiva e amplificativa della Rete e del Web.
La prima conseguenza di questo fattore è evidente: "Questa volta non hanno potuto spegnerci", ripete da giorni Michele Santoro, mentre "Libero" invita la Rai a non rassegnarsi e a fare causa contro di lui per "violazione dell’esclusiva". A difendere il conduttore, dal punto di vista legale, c’è un’arma molto forte: il patrocinio della Federazione della stampa, primo promotore dell’evento. Ma, a parte queste incognite, sta di fatto che, per la prima volta, intorno a "Raiperunanotte" e all’evento del Paladozza, si è costituita una inedita "syndacation": testate Web, un quotidiano come il Fatto, editori di libri come Feltrinelli, televisioni indipendenti come Current – la tv di inchiesta di Al Gore – la Federazione della stampa, Fastweb che hanno tutti contribuito con un gettone di oltre 10 mila euro. La Cgil, poi, ha fornito uomini e mezzi per la logistica.
E poi il fattore decisivo: quella miriade di piccoli versamenti, non "donazioni", ma una sorta di azionariato popolare. Insomma, 60.000 euro sono arrivati da privati cittadini attraverso la Rete per la prima volta in Italia sul modello delle grandi campagne americane, come quella di Obama. Una tassa di scopo? Una sorta di canone democratico? Sta di fatto che il bilancio di 120 mila euro che copre tutte le spese della puntata è stato coperto con questi due gettiti e per la metà con i contributi privati: editori contributori da un lato, cittadini sottoscrittori dall’altro. Certo, Michele Santoro è cauto: "Ci sono oltre cento persone che hanno lavorato gratis, questo non si può dimenticare". Però è anche vero che prima di ieri – con l’eccezione de Il Fatto nella carta stampata – non era mai accaduto che si creassero forme di partecipazione al finanziamento e per importi così importanti. Dopotutto, ogni puntata di Annozero (versione Rai) costa 230 mila euro, una cifra non impossibile da coprire, con un’organizzazione adeguata.
Altrettanto interessante, poi, è il circuito che in parte in modo pianificato, in parte spontaneamente si è creato intorno alla puntata anti-bavaglio. L’evento del Paladozza è trasmesso dal Web, ovviamente, con connessioni molto curate. Ma anche il digitale terrestre, grazie a Repubblica Tv. Ma anche il satellite grazie a Current, SkyNews24, Rai-News24 e Youdem tv. E allora la domanda che si pone, e ci si porrà, da domani è: "Se è accaduto una volta, si potrebbe ripetere anche in futuro, per aggirare o scalfire la potenza di un monopolio televisivo?". Lino Paganelli, l’editore di Youdem tv (ma anche il responsabile nazionale delle feste del Pd) è riuscito a mettere su, con pochi mezzi, il controfestival di Sanremo e ora riflette: "Se si creasse di nuovo una situazione di emergenza, un gruppo di giornalisti di rango ha la forza di catalizzare l’attenzione e la massa critica che serve ad attrarre risorse e audience". Insomma, si è creata una rete potenziale. Da un lato bisogna auspicare che non serva più, che rimanga come un paracadute da aprire solo in caso di emergenza.
Dall’altro ci si può porre una domanda. Ma se gli appassionati del calcio possono pagare un canone di 70 euro l’anno per le partite della loro squadra del cuore, gli appassionati della democrazia non potrebbero "finanziare" programmi di informazione alternativi e non censurabili? E questo strano trust che si è creato quasi per caso, di televisioni che sono contemporaneamente distributrici e finanziatrici, potrebbe trovare forme di coordinamento più stabili. Forse non ce ne sarà bisogno mai. Ma nel paese del Caimano, anche la deterrenza è un’arma importante, forse decisiva.

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4 commenti »

  1. Caro Luca,

    Ho anche io seguito attentamente la “puntata speciale” di Annozero che si è tenuta ieri.

    Una tuttavia due piccole precisioni da fare:

    1. In realtà, anche se nessuno ne ha parlato, qualche anno fa anche Sabina Guzzanti – in occasione della chiusura del programma satirico RaiOT – organizzò una trasmissione in diretta trasmessa sul satellite e sui maxischermi di molte piazze italiane. In quell’occasione – analogamente all’intervento di Luttazzi di ieri – memorabile fu l’intervento di Corrado Guzzanti.

    Questa precisione ovviamente nulla vuol togliere alla grande mobilitazione di ieri, che è stata anche a mio vedere importante (anche se purtroppo non risolutoria).

    2. Giusto per continuare a parlare di cifre, tanto di moda in questi giorni, vorrei far notare che le statistiche degli accessi online alla trasmissione non tengono in conto tutte quelle persone (come me) che hanno seguito la diretta su justin.tv, un sito che permette di condividere tra gli utenti eventi video, dal momento in cui i portali “ufficiali” erano intasati.

  2. Caro Luca, condivido la tua analisi. Vorrei anche io precisare però due cose:

    – l’evento è stato ritrasmesso anche da numerose tv locali (e so che molta gente dove lo stesso era disponibile, lo hanno guardato tramite proprio le tv locali, in analogico e/o in digitale, a seconda della zona)
    – anche la radio ha fatto la sua parte: per esempio, Popolare Network (diffusa in tutta Italia e via satellite) ha fatto la “radiocronaca” dell’evento, dando un senso un po’ surreale a qualcosa che, pur essendo stato pensato per la tv, in realtà reggeva bene pure il mezzo radiofonico.

  3. L’articolo di Telese spiega bene le POTENZIALITA’ di questo strumento comunicativo.
    A me sembra che la trasmissione abbia mobilitato cittadini già politicizzati.
    Già oggi sulla rete è possibile trovare tutta l’informazione che serve su ogni argomento possibile.
    Non mi auguro che a fruire di queste possibilità siano solo personaggi della presunzione di sé pari a quella di Santoro (davvero è difficile arrivare a tali sentimenti di onnipotenza)
    Per l’informazione di cittadinanza di domani mi aspetto giornalismo professionale, che cura la qualità informativa. Insomma, spero che Il Corriere della Sera, La Stampan il partito di Repubblica trovino al strada per ricavare qualche euro dai loro siti, in modo da far convivere per almeno un decennio carta stampata e informazione virtuale
    Non auguro futuro all’happening circense di Santoro

  4. Caro Luca,
    concordo su quanto detto da te, pongo tre punti di riflessione sulla futura “Teleweb”:

    a. I contenuti devono essere gratuiti. Tutti gli esperimenti a pagamento sulla fruizione dei contenuti giornalistici sul web a pagamento hanno fatto flop, anche con grossi investimenti alle spalle.
    b. La televisione on web è un medium differente dalla televisione, bisogna prevedere una maggiore interrattività con il pubblico, quindi si sarà cosa ben diversa dalla “televisione”.
    c. Cosa aspettiamo… facciamola! L’azione anticipa sempre la chiarezza.

    Io e tanti altri tecnici della comunicazione siamo pronti!

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