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6 Dicembre 2011
Giornalismo precario

Luca Telese sul cinismo nel mondo del lavoro carta stampata e televisione. Per essere stato un precario del giornalismo, come si definisce, non manca certo di visibilità. Luca Telese, cagliaritano di nascita, si è rivelato uno dalle mille risorse: trasmissioni televisive, rubriche sui giornali, direzione di collane editoriali. Scrive libri e ha persino tre librerie a Roma in cogestione col padre, che ogni tanto gli scova edizioni introvabili o dimenticate di autori come Pasolini. Quasi un tuttologo. Con amici a destra e a sinistra. Come tanti politici percorrono tutto l'arco costituzionale alla ricerca della Casa in cui sentirsi a proprio agio, così lui è passato da portavoce di Rifondazione Comunista – «licenziato in tronco dal figlio di Cossutta dopo quattro mesi» – al Manifesto; dal Messaggero al Foglio e ben dieci anni al Giornale di Berlusconi, lasciato per atterrare al Fatto di Padellaro e Travaglio. In mezzo, un'esperienza al Corriere della Sera ai tempi di Maria Grazia Cutuli, assassinata in Afghanistan nel 2001. Alla collega, all'epoca precaria-precarissima come lui nel giornale di De Bortoli, dedica un capitolo del suo ultimo libro, Gioventù Amore e Rabbia (Sperling & Kupfer, 262 pagine, 17 euro), per dire che di precarietà si può pure morire. E la precarietà è il filo conduttore di questo viaggio simbolico attraverso la crisi che ha colpito l'Italia, partendo da una riflessione legata proprio al mondo del giornalismo, «metafora perfetta della precarietà». Passa per storie di giovani donne che al colloquio di lavoro si sentono chiedere “ma lei ha figli?”, oppure “ha intenzione di farne?” e hanno imparato a mentire: “Sono sterile”. Cinismo per cinismo. C'è poi un capitolo sui cassintegrati dell'Asinara, che con l'intuizione di parafrasare un famoso reality hanno avuto l'attenzione che altrimenti neanche col binocolo. Chiamato da Concita de Gregorio «quando è arrivato Soru», non ci è andato perché «non credevo che si potesse fare un giornale con Soru». Perché no? «Perché l'Unità doveva fare incazzare D'Alema e non Veltroni, quando alle regionali faceva la battaglia a Cabras».
La definiscono un comunista berlusconiano.
«Tra tutte le cattiverie che ho collezionato, questo mai. Sono uno che se lavora con una squadra di sinistra sa interrogarsi sull'altro. Non ho mai demonizzato Berlusconi, sono stato persino suo dipendente, ma se c'è da criticarlo non mi tiro indietro».
Prego, critichi pure. Tanto è caduto.
«Ancora qualche giorno fa ha detto che bisogna combattere i comunisti. Certo che uno così doveva cadere. Tuttavia, non è caduto per questo e nemmeno per lo spread, ma perché l'elettorato onesto del centrodestra non lo reputa più adatto a governare».
E meno male che il centrosinistra c'è.
«Il centrosinistra è ancora più incapace: mai ha avuto il 47 per cento nei sondaggi, un'occasione storica. E anziché tirar fuori un programma, ancora una volta si piega a sostenere i tecnocrati».
Insomma, lei è di destra o di sinistra?
«Sono cresciuto in una famiglia di sinistra. Mia madre, sarda, a sinistra del Pc, e mio padre, napoletano, berlingueriano; mio nonno, di Serramanna, è stato nella Brigata Sassari e da piccolo mi raccontava le gesta di Emilio Lussu. Tra genitori progressisti e un nonno monarchico sono diventato militante alla morte di Berlinguer».
Dieci anni al Giornale diretto da Belpietro. Come si lavora per un giornale di destra?
«Avevo idee diverse, ma non ho mai fatto battaglie contro la cultura del nemico. Chi ha un'identità forte non ha bisgono di inveire contro l'avversario».
Il politicamente corretto è uno sport diffusissimo anche tra i giornalisti. Concita de Gregorio ha appena svelato che da direttore dell'Unità “per disciplina di partito” ha taciuto su un accordo Bersani-Fini per far vincere la Polverini.
«Domina il senso del conformismo. Anche adesso con Monti sono tutti intimiditi, non si può dir male del governo, pure con qualche cazzata di troppo: dopo tre giorni in carica, il ministro per l'Ambiente dice che gli piace il nucleare. Dimenticando molte cose dette».
E in Sardegna?
«Ho seguito il sindaco Zedda sia prima che dopo le primarie. Trovo che sia riuscito dove altri non sono stati capaci, per esempio far fuori i vecchi babbioni del centrosinistra».
In onda su La7, da Costamagna a Porro: con chi è meglio?
«Mi piace la sfida dialettica, e confrontarsi con Porro è una sfida. Lui è di destra e due volte su tre non siamo d'accordo, ma l'idea della doppia conduzione in contrapposizione e non in linea mi piace e mi pare funzioni meglio che con Luisella».
Lei non ha obiettato alla sua cacciata da La7. Ma non era contro il precariato?
«La7 aveva deciso di cambiare formula per non diventare una Rete4 di sinistra: io o lei avremmo dovuto lasciare. Quando hanno deciso che fosse Luisella da destinare ad altra trasmissione, lei non ha accettato, si è arrabbiata, ha detto che La7 è una rete maschilista, e alla fine ha trovato spazio a Raitre. Nessuno l'ha cacciata, ha fatto la vittima».
Una battuta su Minzolini.
«È un fuoriuscito dal giornalismo. Ha compiuto uno dei crimini dell'umanità quando ha dato per assolto Mills ed era solo prescritto».
Solo questo?
«Anche altro, ma con questo voglio dire che c'è modo e modo. Feltri per esempio avrebbe detto “vergogna, hanno condannato Mills”, e sarebbe stato giornalismo schierato ma onesto; diverso è barare sulla notizia».
Su Giovanni Floris?
«Persona perbene, ma professionalmente non mi piace quel suo fare da arbitro. Incarna la sacralità ufficiale del centrosinistra, incalza gli ospiti di destra più di quanto non facciano gli stessi ospiti di sinistra. Non condivido questo utilizzo del congegno televisivo».

Anna Piccioni – L'Unione Sarda

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5 commenti »

  1. A mio avviso, Luca, sbagli quando asserisci che Berlusconi è caduto per colpa del suo elettorato onesto. Da quel marpione che è, se n’è andato -momentaneamente- lasciando ad altri l’onore, il compito di assumersi i malumori di tutta la gente che verrà tartassata da questi
    banchieri travestiti da ragionieri alla Fantozzi. Con questo gesto ha preso non due, ma tre piccioni con una sola fava; primo dei quali, non si è lasciato sfiduciare dal suo stesso elettorato. Secondo, non ha concesso l’onore delle armi ai suoi avversari politici e, terzo motivo, il più importante,. che non sarà ricordato come colui che ha massacrato con le tasse, la povera gente. Oltre tutto ciò, le sue dimissioni – che può vantare come gesto di benevolenza verso la sua patria – gli valgono minor accanimento della stampa, e di riflesso della magistratura, tanto da rendergli – dopo la prescrizione del processo Mils e l’assoluzione per mancanza di prove, nel processo Ruby- una fedina linda, e sarà pronto per essere rieletto dallo stesso elettorato che, nelle condizioni odierne, l’avrebbe affossato. Ritornerà come eroe rinato per ritogliere l’ICI, ora IMU. Presenterà balzelli diversi e seguiterà a governare, col benestare della chiesa, alla quale condonerà subito l’IMU che questi tecnocrati avranno certo introdotto anche per i banchieri della fede…!

  2. Feltri per esempio avrebbe detto “vergogna, hanno condannato Mills”
    Mah,io non direi proprio.In tutti questi anni i vari direttori alle dipendenze di Berlusconi si sono affannati a scambiare le molteplici prescrizioni a carico del loro padrone,come delle vere e proprie assoluzioni.

  3. Dunque,vediamo se ho capito bene:la De Gregorio e’conformista perche’ ha taciuto sul persunto accordo Bersani-Fini per far vincere la Polverini e magari anche perche’ha accettato di dirigere un quotidiano edito da quel antipatico di Soru,mentre lui,Cicciobaffo Telese e’ un anticonformista perche, per ben 10 anni ha scritto sul Giornale riuscendo anche ad essere “molto libero” perche’ ometteva di parlare di Berlusconi.
    Non fa una piega!

  4. La definiscono un comunista berlusconiano.
    «Tra tutte le cattiverie che ho collezionato, questo mai. Sono uno che se lavora con una squadra di sinistra sa interrogarsi sull’altro. Non ho mai demonizzato Berlusconi, sono stato persino suo dipendente, ma se c’è da criticarlo non mi tiro indietro».

    Eh Cicciobaffo, qua esageri,ricordati che piu volte hai scritto che il tuo modo di essere molto libero al Giornale dipendeva dal fatto che non scrivevi di Berlusconi.

  5. “La7 aveva deciso di cambiare formula per non diventare una Rete4”.
    Buon cielo Cicciobaffo. che ha che non va Rete4?Il suo Tg per caso.Be’, se la metti cosi,mi chiedo quale sia il tuo giudizio su Studio Aperto…..

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