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12 Maggio 2009
Libertà di stampa

di OSCAR GIANNINO

Il criterio usato da Freedom House, a mio giudizio, è larghissimamente opinabile. Per gli interessati, poiché giornalista sono e negli ultimi due anni ho pure avuto la ventura di essere direttore di un quotidiano economico di 24 pagine abbinato a Libero, posso riepilogare in breve la mia esperienza diretta:

– nel sistema radio televisivo pubblico, l’alternanza tra governi di SB e antiSB porta a ondate simmetriche di nomine in testate e reti ASSOLUTAMENTE paragonabili, se poi credete che i ccolleghi orientati a sinitra sono liberi mentre quelli scelti da SB e partiti alleati siano servi questo è un metro che riguarda le vostre opinioni: io le rispetto, ma nelal mia esperienza ospiti, temi, domande e tempi sono militarmente gestiti per esigenze propagandistiche in maniera del tutto analoga e contraria.

– SB mi mandò 5 anni fa su Raiuno per una trasmissione quotiiana dopo il TgUno, dovevo fare tre mesi dopo le 13,30 per rodaggio e poi ripassare dopo quello delle 20 in prima serata, dopo Pigi battista che aveva apena asciato conduzione (lui subentrava a Biagi). Alle 14 non la voleva fare nessono, io passai da 4 milioni di ascolti – numeri pazzeschi, per la tv – a circa 6, lasciando tutti con un palmo di naso. Tuttavia, dopo tre mesi mi mandarono a casa e affidarono la trasmisisone in prim serata a un collega che dava ben diversi affidamenti da me. Infatti, lasciandoli senz aparole, io andavo in diretta tutti i giorni, non comunicavo precedentemente argomento e mi fissavo direttamente in studio appuntamento con l’ospite prescelto, lasciandoe el tutto inutilizzata la redazion di oltre 20 – 20! ci si può fare un giornale di 32 pagine tutti i giorni-  persone che in teoria mi era stata affidata. Inutile dire che dunque non concordavo nulla in precedenza: il muio successore aveva temi, ospiti e scaletta supervisionati e idicati preventivamente dall’alto, e registrva per un’intera mezza giornata! L’epilgo fu che mi venne detto dai "vertici" che il capo non poteva tollerare l’idea di mandare a ruota libera i prima serata uno che voleva il taglio delle tasse più di lui. Risposi che se era così avevano perfettamente ragione, e presi cappello senza far storie né atteggiarmi a vittima.

– se questo riguarda però le nomine di SB, ai miei occhi la lunga collateralità servile di vertici Rai nelle file degli ex partiti pre Pd è del tutto analoga: non ce n’è uno di loro che non debba direzioni e vicedirezioni a D’Alema, Veltroni, Rutelli, e via risalendo nella catena storica. attualmente, fa in ualche misura eccezione il direttore di radio2 e radio3 Valzania, ex democristiano ex udc ed ex sadio quante cose ancora, ma almeno sufficientemente equilibrato, "tollerato" dalla sinistra enon amato dai berluscones, dunque non so proprio se sopravviverà nelle prossime nomine

– quanto ai giornali, nell’ultimo decennio la novità vera NON E’ STATA affatto collegata a SB e presuntui giri di vite per effetto della politica. L’amara verità, che pesa moltissimo nella matera che ci sta a cuore cioè quella e conomica e finanziaria, è che a comandare sono diventate prima due banche e attualmente UNA SOLA. Con ogni probabilità, e per il fatto che avete tutti cose più serie da fare, vi sfugge che a dettare l’ennesima revolving door tra Corriere e Sole, Mieli e De Bortoli, è sata la sola Banca Intesa, che ha respinto con perdite ogni pretesa di Geronzi di diminuirne la presa sui grandi giornali. Mieli è stato abilissimo da par suo , pur perdendo il posto e riparcheggiandosi a Rcs Libri come già aveva fatto e de Bortoli prima di lui, a giocare Intesa contro Geronzi. Immagino sia giusto pensare e che condividiate che anche la pretesa geronziana – e di alcuni soci Rcs più vicini a SB – fosse impropria, ma ciò non toglie che è improprissimo anche che sia Brescia da sola a decidere direttori e vice a Corriere e Sole. Quanto al neo direttore del Sole, che di numeri e bilanci non ne ha mai visti in vita sua ed ha altre qualità, anche la sua scelta è stata "telefonata" da Intesa al vertice di Confindustria ( coe del resto avvenne per la presenza "suo  malgrado" del gruppo Marcegaglia in Cai, e non chiedetemi perché ma è così).

– in conclusione, la mia esperienza è che sulla carta stampata di politica si possa scrivere praticamente tutto e di più, purchè ci si sia posizionati in una testata coerente al proprio eventuale bipolarimo tribale (il mio problema è che stavo a Libero, che più tribale di così non si può, solo come prezzo da pagare per avere la libertà di fare un giornale economico separato e autonomo ogni giorno, ma naturalmente dopo due anni mi han tagliato la testa proprio per quello e allora col cavolo che a Libero ci resto: di conseguenza, però, nessun altro giornale mi assume perché oguno mi consdiera "bollato" in un modo o nell’altro, e dunque con ogni probabilità dovrò cambiare mestiere). In tv, si ottiene, si cresce e e si conta solo a patto di essere caudatari dello schieramento protempore at the helm.

– ma, in economia e finanza, l’osservanza al prepotere dell’intermediazione bancaria è praticamente ferrea, gra ni ti ca. Quando uscì 2 anni fa Liberomercato, feci fare dieci puntate sullo scandalo di Unicredit Banca d’Impresa che risaliva agli anni 2002-2005, con 7 miliardi di euro di perdite patrimoniali addossati da prodotti derivati complessi a 8ooo piccole imprese italiane (più di 400 fallite, circa 500 andate in contenzioso). Non ero certo io l’unico a saperlo, ma nessun giornale aveva ritenuto opportuno scrivere una riga prima. Il vertice della banca chiese subito al mio allora editore di buttarmi fuori. L’anno successivo, quando in una trimestrale ballarono quasi 3bn di capitale di vigilanza a Banca Intesa che non lo dichiarava al mercato, ma la cosa era visibile solo a chi sapeva leggere le cifre controluce, feci titoloni ( ripresi da nessuno) e il vertice di quella banca non solo fece stessa richiesta, ma depositò causa da 450 mio di euro. L’editore a quel punto iniziò a pensare di buttarmi fuori sul serio, e a poco è servito che sei mesi dopo naturalmente Mediobanca riclassificando bilanci e qualità degli asset mi abbia dato ragione, perché nel frattempo la decisione di chiudermi era bell’e che presa….

Conterà poco, ma la mia esperienza sul campo dice cose assai diverse dai criteri di Freedom House.. . saluti a tutti 

Oscar Giannino

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5 commenti »

  1. articolo non malvagio ma che tuttavia trascusa due aspetti fondamentali, che a mio modo di vedere stanno alla base della declassificazione dell’italia operata da freedom house.
    1) verissimo il discorso sulle nomine rai nominate da ambo i governi. la differenza sostanziale è che quando al governo c’è il centrosx se c’è uno scandalo che li coinvolge o cmq notizie scomode, ci sono 3 telegiornali mediaset pronti ad avventarvicisi (giustamente) e quindi i tg rai sono obbligati a mandare le notizie pure loro. scandalo rifiuti in campagna elettorale è un ottimo esempio. quando invece al governo c’è SB, ecco che allora perchè una notizia sgradita al governo esca e raggiunga il grande pubblico serve un miracolo o quasi. condanne di dell’utri e previti sono, mills ecc sono solo esempi.
    2) riguardo ai giornali, qui il discorso coinvolge tutta la classe politica: quando c’è una notizia che è sgradita in modo più o meno bipartisan (furbetti del quartierino, inchiesta why not ad es) ecco che le notizie scompaiono, sono molto distorte se non completamente ribaltate (la guerra tra procure) e i giornalisti che provano a raccontare le cose come stanno vengono sollevati dal loro incarico (vulpio docet). insomma. per me freedom house ha più che ragione, ed il fatto che si critichi annozero per la trasmissione “unilaterale” contro SB nel caso veronica (ma c’era ghedini) mentre lo stesso SB la sera prima aveva dato la sua versione senza il minimo contraddittorio da vespa e senza suscitare nessuno scandalo, ne è una conferma.

    Ciao,

    Andri

  2. tutto bello e tutto vero quello che ha scritto solo che mi sembra che si sia dimenticato nel conteggio delle tre reti mediaset immuni per quanto riguarda il ricambio dei vertici al cambio di governo.

    saluti,

    MB

  3. e, aggiungo ancora, si è dimenticato di menzionare il controllo capillare di publitalia dsulla distribuzione della pubblicità a tv e giornali. chiedere all’unità di colombo e padellaro per dettagli, che pure tirava molte più copie di altri giornali che rivìcevevano e ricevono molti più finanziamenti in pubblicità. strano che un economista si “dimentichi” di questo dettaglio.

  4. Forse con una redazione più corposa avrebbe scritto una lettera con meno errori di battitura.

  5. Forse con una redazione più corposa avrebbe scritto una lettera con meno errori di battitura.

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