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3 Settembre 2011
La Lancia cambia marcia
di LUCA TELESE
 
Contrordine compagni. Però questa volta, a cambiare linea (e slogan) sotto la pressione degli eventi, non sono gli epigoni della sinistra italiana, ma gli uomini di punta del marchionnismo, i manager del pensiero a girocollo.
Fino a ieri, nella azzeccatissima, antibuonista, provocatoria (e martellante) campagna pubblicitaria della Ypsilon al fianco del macho-noir per eccellenza del cinema francese, Vincent Cassel, c’era un unico, folgorante slogan: “Il lusso è un diritto”. Polemiche nel web, messaggi arrabbiati, stroncature e adesioni entusiastiche: tutto aveva contribuito al successo del lancio. Oggi – però – “Todo cambia”: nulla è come prima, sotto la grandine delle finanziarie ad orologeria e dei balzelli a targhe alterne. Il bianco e nero chic è rimasto, il sorriso da cattivo di Cassel pure, ma lo slogan è stato riscritto in modo politicamente corretto: “L’eleganza è un diritto”. I dirigenti della Fiat dicono che un cambio di marcia era già previsto, ma la differenza si sente ed ha un innegabile potere suggestivo.
Come spesso capita, quando l’esattezza scientifica di un refrain fotografa lo stato d’animo di un sentimento collettivo, questo terremoto semantico racconta molto dei destini di una macchina, sul piano dei simboli e delle idee. Intanto perché la Ypsilon non è una macchina come tutte le altre, ma  (speriamo solo per ora), è l’ultimo modello progettato in Italia dalla Fiat. E poi perché  la storia di questo piccolo gioiello del design italiano, riassume in se tutta la recente parabola della fiat marchionniana. Doveva essere la macchina del rilancio della produzione tricolore, la mitologica “Fabbrica Italia” che (con la sparizione del fantomatico Suv di Mirafiori) in queste ore si sta vaporizzando nel nulla. La produzione dela Ypsilon stata poi spostata da Termini Imerese (fabbrica che invece è stata chiusa!) alla Polonia, nella catena di montaggio di Tichy. Ma questo cambio di marcia è ancora più interessante perché la piccola Lancia – al contrario del gippone Freemont – è la quintessenza di un’idea italiana di macchina: molto piccola, molto parcheggiabile, maneggevole (come sua sorella 500), consuma pochissimo, ma è anche dotata – al contrario del modello precedente – di cinque porte, (come sua mamma Panda). E’ equipaggiata di uno di quei motori d’avanguardia che hanno contribuito a alimentare l’orgoglio dei progettisti italiani. Bene, questa macchina, che doveva essere la punta del rilancio della Fiat italiana, si è invece ritrovata chiusa ai box, forzatamente, per mesi. Il lancio era stato ritardato per i cambi di piano di Marchionne, e le nuove priorità dettate dalla sinergia con la Chrysler. Quando alla fine (con un anno e mezzo di ritardo!) è uscita, la Ypsilon ha fatto il botto. Sarà perché ha un sederino sexy – ripreso dalla Delta – sarà perché con il dispositivo stop & go consuma pochissimo, si è diffusa a macchia d’olio: solo il mese scorso, secondo Quattroruote, malgrado un mercato cadaverico, ha visto uscire dai concessionari 5.436 esemplari: la terza macchina più  venduta in Italia. Forse, proprio per questa sua complessa carta di identità, la Ypsilon che doveva esaltare l’idea del lusso stile-Lancia si concede un inedito restyling della propria comunicazione. Olivier Francois, lo stesso pirotecnico Ad della Lancia che aveva portato Carla Bruni a pubbliciazzare la Musa definendola “City limousine”, sente che nei tempi in cui la gente stringe la cinghia l’apologia del lusso diventa stonata. Uno studio riservato della Fiat, dopo la sconfitta di Mirafiori, aveva detto  ai manager di Marchionne che la Fiom aveva bucato e persuaso l’opinione pubblica perché (testuale) “era riuscita a comunicare la dignità e la fatica del lavoro”. Così, con una conversione comunicativa che non ha precedenti, Francois ha cambiato messaggio. Lasciamo da parte “il lusso”, ecco “l’eleganza”. Certo, oggi il cambio di passo viene motivato dal manager francese così: “Questo claim si inserisce in una strategia che prevede tre diversi momenti di comunicazione per posizionarsi sul mercato”. Come per dire: era tutto già previsto: “Il primo atto della nostra strategia – spiega lui – affermava una nuova idea del lusso, non basata sugli eccessi o sull’ostentazione. Il secondo atto – aggiunge Francois – prevede il passaggio dal lusso all’eleganza. Nella nostra testa, però, il lusso è l’eliminazione del superfluo”. Se  è così, anche questo è un cambio di concezione che è interessante documentare.
Dal cattivismo che seduce (ma suona male) al buonismo eticamente corretto. Il prossimo mese, vedere cosa cambia nelle quote di vendita, sarà più istruttivo di una ricerca sociologica.
 
Foto | Flickr
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13 commenti »

  1. Bisogna ammettere che la nuova Ypsilon non e’malaccio.
    In tempi di prezzi del carburante alle stelle,i bassi consumi le danno una marcia in piu’.
    Quanto alla strategia comunicativa bisogna ammettere che per una volta i vertici della Fiat non hanno sbagliato una mossa.

  2. E’ dagli anni ’70 che ci parlano di ‘diritti’, si può sapere quando si comincerà a ri-parlare di ‘doveri’?

  3. @lux
    sono d’accordo con te. Potremmo chiederlo ai precari dei call center, o ai lavoratori di Mirafiori che qualche mese fa avevano votato si ad un’accordo che prevedeva la produzione in loco di un SUV in cambio di una riduzione di diritti come quello allo sciopero. E’ di questi giorni la notizia che quel tipo di produzione invece verrà fatta in america e visto che è un dovere il rispetto degli accordi, chi è che ha mancato il dovere di rispettarli?

  4. Peccato per il “contrordine”,ci avevano convinto che anche il lusso era diventato democratico. Aspetteremo la prossima occasione !…

  5. Lux,
    quello che dici può valere per i dipendenti pubblici, in generale s’intende o per le grandi aziende dove qualche imboscato c’è sempre.
    Per il resto, cioè per la maggior parte dei lavoratori, è vero casomai il contrario.
    Vai a chiedere a un dipendente di una piccolissima ditta quante volte ha aderito a uno sciopero ….

  6. Scusate se vado fuori tema,ma ogni volta che mi imbatto nell’assurda vicenda che vede coinvolti Europa7 e il suo editore Di Stefano perdo letteralmente la trebisonda.
    Questa storia tipicamente italiana ,dimostra tutta l’ottusita’ e mediocrita’della classe politica italiana.In particolar modo, evidenzia,se ancora ce ne fosse bisogno, la totale inettitudine morale del centro-sinistra rispetto all’inaudito e indecente conflitto d’interessi incarnato da Berlusconi.Qui di seguito gli ultimi aggiornamenti sulla vicenda, grazie al lavoro del sempre ottimo Claudio Messora.
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/09/05/di-stefano-lo-spartacus-delletere/155318

  7. ieri sera a IN ONDA un’insegnante decisamente anziana ha dichiarato di guadagnare mille euro al mese….

  8. mi sono stupita che oggi a Venezia la Coop non abbia aderito allo sciopero .

  9. Silvio Forever.
    Mi sorge il dubbio che Mentana abbia voluto togliersi il classico sassolino dalla scarpa destra, la più usata quando ancora era la camicia – o il deretano…? – del Cavaliere mascarato.
    Il dibattito che ne è poi seguito, ha rimarcato questa mia impressione cogliendo sovente, l’infausto Mentana, in battutine, per lui molto esileranti, ma che a me, hanno fatto cadere letteralmente le braccia.
    Per non parlare poi dei giornalisti intervenuti e delle loro stantie affermazioni o rimembranze sul percorso fatto dal personaggio principale del film, scandagliato sino alle mutande, indumento di cui, nelle intercettazioni, pare non se ne veda traccia.
    L’unico, a mio avviso, che ha detto una ovvietà, è stato Ferrara, ovvero, che comunque vada, Berlusconi rimarrà nella storia, a differenza dei nani che lo hanno combattuto e di cui, non ne rimarrà traccia neppure dopo un lustro.
    Sarà perchè io ammiravo Piroso, il quale mi era anche molto simpatico, quanto invece mi è antipatico Mentana, a farmi ragionare in codesto modo? Forse. Ciò non toglie che, fra i due, lo scarparo…. –
    così li chiamano al paese che non è mio, quelli come il mentana – da vittima, si è ricostruito carnefice, un po’ para ed un poco deretano.
    La cosa che mi rammarica, non è tanto l’invasività di questo media, osannato e preferito dallo staff della sette, ma la differente impostazione di una linea giornalistica che non ritengo all’altezza di una TV così liberale progredita e progressista. La parte monotona, spettava a Gad Lerner: perchè ampliarla?

  10. Anch’io ho visto Silvio forever.
    Ah beh, un filmone, non c’è che dire, originale, rivelatore di novità assolute!
    O perlomeno, a me ha annoiato molto e non capisco come possa aver suscitato delle polemiche un film così.
    E del dibattito che ne è seguito, ho ascoltato solo i primi 5-10 minuti.
    Che barba che noia che noia che barba.
    Poi c’è anche da dire che pure Rizzo e Stella hanno trovato il loro bel filone redditizio.

  11. @ breny
    Mi consola il fatto che qualcuno abbia avuto le mie stesse impressioni, riguardo Silvio forever: credevo di essere una mosca bianca… Il ricordo che mi stimoli circa la coppia Mondaini Vianello di che noia che barba, che noia che barba, è la sola cosa gradevole di questa incresiosa vicenda filmata e spacciata come se meritasse L’Oscar. Inizio ad avere forti dubbi sui programmi de- la sette- un tempo, meno genuflettente verso un lato politico che non l’altro!

  12. Sì, Piero e – ad esempio – un Paolo Mieli che si sente in dovere (perchè è questa l’impressione che ho avuto) di dire che il film gli è piaciuto addirittura moltissimo mi ha fatto un po’ cascare le braccia.

  13. Siete solo i giullari del vostro padrone……puttane più squallide della daddario e della minetti………

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