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29 Aprile 2011
“Carta straccia”: archivio e castigo

Giampaolo non ha nessuna intenzione di accedere – come molti suoi coetanei – a una vecchiaia omaggiata e sacrale. Non aspira a entrare nel novero dei vecchi saggi che invecchiano bene, centellinano il talento e le esternazioni, amano farsi benvolere da tutti, si risparmiano molto e si fanno celebrare di più. Nel suo ultimo libro, per esempio, Pansa spara su Fabio Fazio, su Ezio Mauro, su Nichi Vendola, su Michele Santoro sul nemico (di sempre!) Giorgio Bocca e tanti altri (ma, stranamente, parla bene di questo quotidiano). E risparmia la destra.
Il fatto è che Giampaolo Pansa ha scritto un altro libro sul giornalismo (si intitola Carta Straccia), e ha – diciamo la verità – un caratteraccio: gli piace che nella sua scrittura si indovini il ghigno dei cattivi del cinema francese in bianco e nero, un Jean Gabin marsigliese tutto sangue e inchiostro. In questa parte della sua vita, per dire, Pansa ama farsi nemici, tirare freccette al curaro su alcuni bersagli privilegiati, fra cui svetta Repubblica, il quotidiano che lo ha consacrato. Non è elegante, ma lui se ne frega. Giampaolo è romantico, passionale, viscerale vendicativo, ma anche cameratesco: ora è a Libero, e “i due mastini” della coppia di direzione si trovano effigiati in un capitolo celebrativo che li mostra un po’ canaglie, ma simpaticissimi.
Pansa, temo, ci seppellirà tutti con uno sberleffo o con una scudisciata a mezzo stampa. Giampaolo, in fondo – se passi ai raggi X la sua bibliografia di ben 45 tomi – ha scritto praticamente trenta libri su due soli argomenti: il giornalismo (e la propria vita); e poi la Resistenza e il fascismo (prima e dopo “il ciclo dei vinti”), su cui ha cambiato clamorosamente idee.
Non lo nega, anzi. Ma l’amore no esaltava la Resistenza e l’eroico partigiano “Infuriato”, il ciclo dei vinti è dedicato alla demolizione della Resistenza (prima “quella comunista”, poi tutte “le altre”). Insomma, questi libri Pansa li ha scritti raccontando sempre la stessa storia (e talvolta persino gli stessi aneddoti) ma virandoli in maniera diversa, in nome di un revisionismo esistenziale che è uno dei motivi per cui una sterminata tribù di lettori almanacca i suoi libri. Meravigliosa contraddizione: un titolo dispregiativo per officiare il culto della stampa.
Anche in questo libro, per esempio, c’è la storia del suo binocolo Zeiss, c’è la redazione de La Stampa conosciuta da ragazzo, e raccontata anche ne Il Revisionista (2009), ma pure nel Romanzo di un ingenuo (2000) che è stata la sua prima autobiografia. C’è di nuovo l’intervista a Enrico Berlinguer che è stata già raccontata in Ottobre addio (1982) e – ancora – ne Il Revisionista (2009). E così c’è da esser certi che arriveranno anche un altro libro e un altro ritorno, perchè Pansa riscrive se stesso cambiando continuamente lo scenario che gira intorno,la fissità del demiurgo che scruta il mondo nel circo immaginario del suo Bestiario.
Giampaolo è meticoloso, a volte maniacale. Un altro, in un capitolo dedicato alla demolizione sistematica e feroce di Fazio non metterebbe mai una frase come questa: “Non mi ha mai voluto nel suo salotto per una colpa imperdonabile: il mio presunto anti-antifascismo, attestato dai libri che andavo scrivendo sulla guerra civile. Però aveva accolto col tappeto rosso quel collaudato fascista di Fini”. Fazio non lo ha voluto e lui ratatatà – squaderna la sua arma più micidiale, l’archivio. Una volta me lo fece vedere, senza compiacimento, come un chirurgo che apre la teca dei bisturi. Un garage della sua casa di San Casciano, un arsenale pronto per essere usato a ogni occorrenza, contro chiunque: “Ho una cartellina anche su di te”, e rideva. Pansa è un vecchio cronista cresciuto nella religione del “cartaceo”: ritaglia anche le lettere dei lettori. Oppure estrae dal garage la raccolta de Il dito nell’occhio, la rubrica che 15 anni fa Nichi Vendola teneva su Liberazione, infilando una antologia antidalemiana: “Massimo è gravemente atlantico”, “cinicamente spoglio di dolore”, “goffamente demagogico”, “con una spocchia da statista neofita”, “livido come i neon del metrò”. Conclusione dell’autopsia: “12 anni fa il deputato Vendola era un polemista dal pensiero violento e dal linguaggio stridulo”.
In fondo Carta straccia, il potere inutile dei giornalisti italiani (Rizzoli, 427 pagine 19.50) è la fusione di uno strumento perfetto e di un umore sulfureo. E’ un viaggio nel garage di San Casciano con intenzioni contundenti, ed effetti sorprendenti. Ad esempio nel capitolo su Il Fatto, che dopo tre pagine sugli strafalcioni dei giornali italiani e un paio di scotennamenti senza rete ti potresti stupire: “Nella Grande crisi della carta stampata un solo giornale si rivelò capace di andare contro la corrente: Il Fatto”. A Giampaolo questo giornale non piace, ma dopo aver tratteggiato i medaglioni di “Beriatavalgio” (copyright di Staino) e di Antonio Padellaro, rende un onore delle armi al successo ottenuto: “Di chi era il merito? Prima di tutto del direttore, Padellaro. Poi della star del giornale, Travaglio. Infine della redazione”. Memorabile l’episodio di un collega di La Repubblica – unico non citato per nome – che propone una brillante intervista al segretario del Psdi Luigi Longo. Il giorno dopo Pansa, all’epoca vicedirettore riceve questa telefonata di Longo: “Ho letto l’intervista. Mi sembra molto fedele, rispecchia bene il mio modo di considerare il momento politico. Ha un solo difetto. Io non ho mai dato nessuna intervista”. Per colpire Bocca (per lui ha la stessa passione che Achab ha per Moby dick) estrae dal’articolo una “intervista doppia” del 1980 sul terrorismo raccolta da un giovanissimo Lucio Caracciolo. Bocca sosteneva che i covi delle Br erano una invenzione, Pansa che le Br erano attive dal 1971. Sul quotidiano di Mauro un intero capitolo, e una sentenza feroce: “Perché non fare di La Repubblica una vera formazione politica? I militanti c’erano. I Soldi pure. Anche il leader non mancava. Era un direttore-segretario caparbio, aggressivo, più carismatico di moti big della casta partitica”. Archivio e castigo.

Luca Telese

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32 commenti »

  1. L’accostamento Pansa-Bocca è sicuramente interessante, Luca, pur se da noi, in piemonte, ha significato diverso, ovvero -pancia e bocca- parti classiche del corpo umano. Accostamento che risalta una differente onestà intellettuale, quella naturale di Pansa e quella accompagnata di Bocca, quest’ultimo, forse, non ancora soddisfatto del suo percorso di scrittore, filosofo e giornalista. Mentre Pansa da l’impressione di essere il classico menefreghista che dice tutto ciò che pensa perché tanto non ha nulla da perdere né da guadagnare. Anche visivamente si nota la noncuranza di Pansa e l’attenta linea politica di Bocca, sempre schierato a sinistra, sempre borioso nel giudicare il prossimo che non rispetta le sue vedute morali ed etiche. Il classico vicario di periferia che predica bene e razzola malissimo, tanto, gli uditori, sono gregge debole ed ignorante!
    Forse, magari solo per una certa simpatia che mi ingrazia Pansa, acquisterei i suoi tomi, mentre utilizzerei quelli di Bocca, regalati ma mai comprati, come abbellimento numerico della mia libreria.

  2. Pansa : avrà cambiato compagna — ah saperlo…

  3. con tutto il rispetto per Padellaro tutti ma proprio tutti comprano il FATTO per TRAVAGLIO

  4. Diversamente da me che acquisterei il quotidiano medesimo se oltre a Padellaro non ci fosse nemmeno Travaglio…, Soltanto Luca senza la Costamagna, degna compagna dei primi due su citati.

  5. però Luca Grillo parla male dei politici e allora perchè un suo accolito vuole diventare sindaco di Milano ? battaglia persa naturalmente

  6. vivo vicino a S.Anna dove i nazisti,guidati da fascisti locali purtroppo mai scoperti massacrarono centinaia e centinaia di persone con crudeltà inaudita.Da allora a ora si rincorrono voci che attribuiscono la responsabilità della strage ai partigiani,che sarebbero stati incapaci di difendere il paese:probabilmente anche in altri paesi dove ci sono state le stragi naziste si rincorrono le stesse voci miserabili.Come se stragi di quella fatta potessero avere una qualche giustificazione.Pansa con i suoi libri è come se alimentasse quelle voci.nei trattti del suo viso vedo i solchi non del tempo ma dell’invidia:Brutta malattia.Mi piace molto quello che scrivi Luca ma su Pansa non siamo d’accordo

  7. Sugli ultimi libri di Pansa dedicati alla “Saga dei vinti” è uscita una bella recensione qualche mese fa proprio sul FQ, che ha rimesso molti puntini sulle “i” alla ricostruzione di quel periodo storico tentata da Pansa. Non parlerò dei libri in questione, perché non li ho letti; quello che mi invece mi dispiace è che Pansa, che ho amato tantissimo quando leggevo il suo Bestiario sull’Espresso negli anni ’90 (la mia lettura preferita dopo gli editoriali del compianto Claudio Rinaldi), sia passato dalla parte dell’allora odiatissimo Berlusconi perché offesosi delle critiche ai suoi libri (in alcuni casi decisamente sopra le righe, ma come si fa ad abbandonare per un piccolo gruppo di facinorosi tutti i suoi lettori storici di sinistra?) o perché attratto da un nuovo pubblico pagante bramoso di letture “di destra” e soprattutto di una rivincita a parole a una sconfitta in armi (e dignità). Ecco, per me Pansa ha fatto benissimo a dire la sua su quegli anni, ma il passaggio a destra è stata una delusione devstante.

  8. pansa vorrebbe trattato come è stato trattato quando è venuto nella mia citta (RE) a presentare il suo libro.Uno puo cambiare idea,ci mancherebbe……quello che non si pou fare è passare dal comunismo al nazismo dei nostri tempi,cioe il berlusconismo,dove ogni tipo di falsita viene detta e fatta passare senza che nessuno paghi pegno.

    firmato
    un comunsta emiliano.

  9. Poi parlar male di Fazio perché non lo ha invitato in trasmissione per fargli fare la pubblicità ai suoi libri – ma questo è un esempio di grande giornalismo o una faida (interessata)? Caro Telese, lei che è una persona intelligente, eviti – la prego! – di identificarsi o di prendere come modello queste prime donne pateticamente gonfie di sé e prenda una posizione netta (che vuol dire: soppesare le cose, vederle in una prospettiva, in una gerarchia di importanza, e non narrarle e accatastarle una accanto all’altra così, senza critica – per questo bastano le agenzie di stampa).

  10. Fatto Quotidiano e Libero sono in sintonia sul libro di Pansa , entrambi gongolano come pazzi per il veleno su Repubblica e la sinistra in genere; ottima cosa, mi piace trovare conferme di quel che scrivo:-)) FQ e Libero sono due facce dela stessa medaglia
    p.s. Telese, Disegni oggi ti schianta (ormai del fatto amo solo lui, il babbione più figo d’Italia)

  11. Nella tua città, comunista Eros, i soliti quattro gatti, quattro ma idioti e violenti quanto basta per risaltare anche sulle pagine dei quotidiani, hanno usato appunto modi violenti con Pansa.
    Io stimo motlissimo Pansa.
    Io non c’ero all’epoca dei fatti.
    E non diciamo ignoranti bestialità: Pansa non è passato al nazismo.

  12. @ vitaliano
    Mio padre, partigiano della prima ora, internato e fortunatamente sopravvissuto, raccontava atrocità indicibili perpetrate da alcuni partigiani nascosti sui monti piemontesi, alcuni di questi, passati per le armi nel luogo stesso in cui avevano compiuto i misfatti, da altri partigiani. Pansa sa bene cos’è accaduto e lo racconta per le sue ragioni, ma con questo, dire che racconta falsità, è davvero scorretto.

  13. Virginia, il tuo ragionamento è di un’illiberalità clamorosa, e tu non te ne rendi conto. Il fatto di recensire un libro di Pansa (recensione non del tutto positiva, sempre che tu sappia leggere), accosta il quotidiano e il giornalista estensore della recensione a Libero? Tu l’hai letto almeno l’articolo polemico, sempre di Telese peraltro, di qualche tempo fa sul Fatto sulla piega che stava prendendo il revisionismo di Pansa? Credo proprio di no. Articolo che peraltro è “costato” a Luca una serie di prese in giro da parte dello stesso Pansa, riguardanti la trasmissione In Onda (perchè Pansa ormai agisce e scrive solo spinto dalla bile).

    P.S: Tra l’altro, a farlo tutti i giorni il confronto tra Repubblica e Il Fatto, la differenza tra le notizie date si trova eccome, oltre ai buchi presi per poi essere costretti a inseguire, magari senza neppure citare la fonte (per non parlare delle notizie di economia, soprattutto il modo in cui vengono date, in modo che si capisca come, scrivere in un quotidiano non appartenente a capitani d’industria, faccia la differenza)

  14. caro Luca, ti ho sempre detto che ti stimo anche se non sempre condivido quello che scrivi e per questo motivo permettimi di augurarti una lunga ma serena vecchiaia sperando di non ridurti come il bilioso e invidioso Pansa: la vecchiaia affrontata con livore è una brutta bestia.

  15. quanto irritante la Luisella questa sera con Nanni Moretti

  16. che delusione in Onda : Nanni che si giustifica la Luisella che non capisce nulla del film tu Luca nel panico. Nanni sta meglio nei suoi film e da fazio. Francesco Piccolo è insopportabile. scoprire che Marina Terragni scrive sul Foglio !

  17. @ Antonio: FQ ha aperto con Celentano (no dico Celentano! ma chi cazzè?) per due giorni, oggi apre con Sposini e il ritardo dell’ambulanza (ovvero l’ordinaria amministrazione italiana); se per te va bene no problem; a me pare che stia diventando sempre più un giornaletto autoreferenziale impegnato, più che a informare, a tenersi caldi i suoi lettori. Sai, io lo trovo brutto a livelli imbarazzanti, eppure le firme ci sono; la vicedirezione a Travaglio non ha giovato anzi dimostra che per dirigere un giornale carisma e bellezza non bastano.
    Quanto alle notizie che sarebbero su FQ e non su Repubblica bisognerebbe comparare i numeri avendoli davanti entrambi; noi lo facciamo quasi tutti i gg ( ho due colleghi che leggono FQ ma sono anche loro molto critici) e ti assicuro che alla fine è solo una questione di gusti personali; in fin dei conti non tutti pur pensandola allo stesso modo abbiamo le stesse priorità; solitamente le lettere dei Vip si mettono su un lato o in basso, per dire. Una mia amica mi segnala un pezzo del Fatto su alcuni blogger russi a cui piace Celentano e che riportano la lettera il link a FQ, e tu ci fai un pezzo! se questo non è provincialismo. In questo senso io lo trovo davvero il Libero desinistra e non solo per la demagogia e il populismo strillati ma proprio per questo guardare il proprio ombelico.

  18. cara virginia perchè ci leggi ? leggi qualche altro quotidiano no ?

  19. cao Luca Telese quando io leggo un libro cioè tutti i giorni ho vicino qualcuno che me lo spiega ? no di certo e allora perchè Moretti deve spiegare ogni scena di un suo film ?

  20. virginia perchè sei sempre così incazzata ? leggi il bellissimo pezzo di travaglio sull’Espresso

  21. @ Margherì: ma posso sapere quali termini o espressioni che ho usato danno l’idea che io sia incazzata? è che ho studiato e quindi sono abituata a d esercitare una sana critica su fatti e cose. Dovrebbe piacerti l’incazzatura peraltro: mi sembra la molla fondamentale che spinge il lettore medio di FQ.
    Detesto l’incazzatura perenne perchè ci fa pensare con la pancia ed è per questo, oltre la debolezza e la paraculaggine della sua proposta, che non reggo Grillo.
    Travaglio sull’Espresso mi piace sempre molto, è proprio questo che non riesci a capire: Travaglio come giornalista mi piace sempre; ma non mi piace come politico nè come opinionista anche se lui ripete spesso, sgranando i suoi magnifici occhioni, che lui è solo un giornalista…seeeee

  22. Nanni ieri sera è stato sublime, la Costamagna “sul selciato” lo ha guardato con un sorriso ebete tutto il tempo ma è stata comunque brava. Telese davanti ad una vera primadonna era contuìinuamente in affanno, momenti comici:-)))

  23. anch’io ho studiato

  24. nanni per niente sublime quando aprpova ciò che scrive Marina Terragni

  25. la cosa più bella del Fatto di oggi : la lettera dei nipoti… avvocato PANIZ

  26. approva

  27. le parole sono importanti dice Nanni però ieri sera mi è caduto anche lui sul ” come dire “

  28. @ Margherita (che scrive: “cara virginia perchè ci leggi ? leggi qualche altro quotidiano no ?”): se non accettate le critiche dei lettori avete sbagliato mestiere.

  29. Tutti, o, almeno, in molti, parlate di “lettori” di un giornale, dando per scontato che essere letttori significhi condividere commenti, proposte, posizioni del giornale letto.
    Leggo, anche se non tutti i giorni, il quotidiano locale(soltanto per non fare la brutta figura di mancare ai funerali di qualche amico), poi Repubblica, Il Fatto, Il Giornale(o Libero), Liberazione(o Il Manifesto, L’Unità).
    A qulcuno vorrei far notare che, soltanto il leggere cinque giornali al giorno significa spendere Euro 180 al mese!!!!!
    Sapete che, per tanta gente, questa cifra rappresenta il 30% del reddito mensile?
    Se poi qualcuno, certamente non Margherita, si azzardasse a comprare libri, per diventare “intellettuale” e fare citazioni dotte, come fanno Travaglio, Telese, Padellaro, Mascali, Borromeo, Colombo Furio, Barbacetto, Gomez etc.., come farebbe a mangiare e bere?
    Non vi permettete di dire che sto facendo demagogia; io, queste cose, posso permettermele!
    Quando scriviamo o parliamo, cerchiamo di fare in modo che i nostri mesaggi possano giungere a tutti, non soltanto agli eletti.
    Concludendo, almeno per il momento, vorrei mettere in evidenza, ammesso che non si sia capito!, che io sono un grande dispreggiatore del “Il Fatto”; eppure ne sono un lettore!
    Per vincere le partite(Per Gicio, se ha terminato il dopo-scuola, ma prendendo da Xenofobo), bisogna studiare a fondo l’avversario!
    Edmondo

  30. caro luca,
    per capire il “livello culturale”di un giornale oggi è possibile e fattibile:basta leggere i commenti dei suoi lettori.
    Un giornale è i suoi lettori! Il resto sono discorsi da osteria.
    Il fatto , non si distingue da libero , giornale , unità , padania , ecc , ecc ,
    Guerra mediatica , spazzatura santoriana o fediana.
    Cercati un posto più consono al tuo sentire.

  31. Con la sua grande abilità, Pansa si è infilato in un revisionismo avviato da storici seri (“La guerra civile”) per ricavarne vendette personali e consistenti guadagni.Idem per l’odio scatenato contro Reèpubblica, che è stata la sua culla professinale.E’ vero, su quella faccia stampata nella controcopertina di “Carta straccia” ci sono i segnali di un animo tormentato, solchi di rughe che testimoniano abissi e tempeste umorali terrificanti.Misera fine di un grande giornalista

  32. Siete bravi su in onda, anche se vi sovrapponete troppo. Un grande dispiacere, Invitare quel vergognoso Borghezio che alla fucilazione di massa di ragazzi ne capisce le motivazioni. Dimissioni subito.
    Lucio Favaewrro
    Aergio Coccato
    Emanuela Bruschi
    Paola del Pesce
    Adriano Medusa
    Giorgio Favaro
    Carla Iozzo
    Paolo Carmignotto
    Elisabetta Roman
    Paola Roman
    e tanti tanti altri

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