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29 Settembre 2009
Bea contro Santoro (l’altro)

Caro Angelo Santoro, dev’essere frustrante lavorare per Studio Aperto, in qualità di esperto di gattini che percorrono migliaia di chilometri per ritrovare la strada di casa. Immagino che occuparsi solo di gossip ti abbia fatto dimenticare anche le nozioni base, come la differenza fra una candidatura -dove chi va rappresenta tutti gli italiani- e un qualunque altro lavoro.
Paragoni me alle ragazze che sono state messe in lista alle europee o dintorni, perchè vantavano da curriculum cene con Berlusconi e partecipazioni nei reality show. Oppure, per mettere le cose nel giusto ordine: vai in tv, il capo ti vede, passi la serata con lui e ti ritrovi in corsa per un seggio.
La mia storia è un po’ diversa. Spero che il tuo servizietto sia frutto solo dell’ignoranza, e non della malafede prezzolata (più probabilmente di entrambe). La strada che mi ha portato a scrivere oggi sul Fatto Quotidiano è più che nota, e di certo non passa dalle cene, dalle feste o dai corsi di apprendimento veloce di Brunetta. Quanto al merito del mio articolo, di cui Santoro non si occupa (perchè non trova niente da dire), non uno dei tentativi di critica di Studio Aperto è andato a segno: Mediaset ha censurato le Iene per uno scoop sui migranti morti, e tu non hai certo dimostrato il contrario. Ci hai solo scherzato su, che signore.

Beatrice Borromeo

***

"Caro Dago, nell’edizione de "Il Fatto Quotidiano" del 25 settembre scorso Marco Travaglio mi ha dedicato il corsivo che hai ripreso. Ho inviato alla redazione de "Il Fatto" la mia replica, ma evidentemente nell’edizione domenicale del quotidiano non c’era spazio da dedicami (ancora) e così la invio a te. Fanne ciò che credi. Sostiene Travaglio che io, Angelo Santoro, segugio di "Stadio Aperto", penna armata di Mario Giordano, servo del politico più ricco del mondo, sono colpevole di aver ingiustamente deriso Beatrice Borromeo in un corsivo televisivo. Sostiene Travaglio che nonostante lei sia nobile, ricca, bella ed ex modella ha tutto il diritto di "smascherare una censura Mediaset sulle Iene". E l’aver trascorso lunghe vacanze estive sullo stratosferico yacht del fidanzato monegasco non le impedisce certo di "indignarsi per gli immigrati morti ammazzati nel canale di Sicilia". Travaglio ha ragione, e io sostengo Travaglio. Chi gira su giganteschi e rombanti suv può e deve occuparsi dei pedoni arrotati dai pirati della strada, proprio come i poveracci che circolano al volante di Prinz e Duna. Vale per tutti, nessuno escluso. Beatrice Borromeo ha tutto il diritto di essere paparazzata sui giornali di gossip e diventare allo stesso tempo una splendida giornalista. Così come una ex showgirl, ma è solo un esempio, può essere un buon ministro. E un’attrice – protagonista o comparsa che sia – un ottimo parlamentare. Mi torna alla mente un feroce corsivo pubblicato da un quotidiano qualche mese fa. Sosteneva l’autore, riferendosi ad alcune aspiranti candidate a Strasburgo: "Ciascuna è munita di curriculum di tutto rispetto: le gemelle De Vivo, reduci dall’Isola dei Famosi e da un summit a Palazzo Grazioli, Barbara Matera, già «letteronza» a Mai dire domenica e comparsa in Carabinieri, Angela Sozio, ex del Grande Fratello, ma soprattutto celebre per aver trascorso alcune ore nel cenacolo di Villa Certosa sulle ginocchia del premier, Camilla Ferranti, reduce da Incantesimo e sorella di un consigliere comunale di Terni, Eleonora Gaggioli, direttamente dai set di Don Matteo ed Elisa di Rivombrosa". Il titolo dell’editoriale dava a queste fanciulle zero possibilità di essere prese sul serio, semmai qualcuno avesse voluto farlo: "Eurognocche". Il giornalista le sbeffeggiava affermando in sostanza che il fatto di essere belle e da "reality" rendeva la loro aspirazione politica ridicola. E’ stato pubblicato sull’Unità il 24 aprile 2009 a firma di tal Travaglio. Marco Travaglio. Un caso di omonimia, I suppose.
Angelo Santoro

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60 commenti »

  1. Guido, Tu sei:
    1) Un Troll, che direbbe qualunque cosa pur di fare incazzare, probabilmente lo stesso G.P..

    2) Un pazzo furioso, che arriva addirittura a difendere il “meretricio”, il regime di schiavitù sessuale della donna verso gli uomini di potere.

    Sono quasi certo della prima. La seconda mi farebbe paura. Mi farebbe paura che uno che la pensa così abbia il diritto di voto.

  2. P.s. Le date dei commenti confermano che sì, si tratta della prima. Ma come si divertono questi mattacchioni.

  3. giacomo,
    pensa a mamma’…

  4. Buongiorno a tutti, sono un giovane avvocato e ho letto la querele sul contraddittorio e il programma di Santoro, e vorrei fare un semplice parallelo, affiancando il mestiere di giudice a quello di un conduttore televisivo.
    Consideriamo che il primo amministra la giustizia di un terzo che ha adito il tribunale, il secondo si fa rappresentante di un sentire che “ritiene” comune. Entrambi, in ogni caso, mettono nel proprio lavoro, il loro modo di giudicare un fatto.
    Di fronte questo modo il cittadino, l’utente, è impotente, non in grado di controbattere il pregiudizio del giudicante-conduttore.
    Una sentenza o un programma autogestito impongono l’altrui visione e interpretazioni di fatti, di fronte ai quali un avvocato ha come unica arma solo argomentare le proprie ragioni, rimarcando quanto ci sia di pregiudiziale nei modi di gestire giustizia e informazione.
    Spesso mi accade di trovare il giudicante -monocratico o collegiale- che mette la mano sul bocca, finge interesse e curiosità su quello che dico in udienza, ma al finale il giudizio che dà nella sentenza -e nel corso di un programma nel caso di un conduttore- è di casta e ideologico.
    Nella sentenza si riscontra tutto ciò perchè il giudice si abbandona a giudizi non pertinenti e a valutazioni del tutto personali, stravolgendo i principi di legge e andando oltre il richiesto.
    Il giudice con un “ben vero” e Santoro con un “lo vogliamo dire” sono l’emblema di modi di pensare propri che si impongono al cittadino o allo spettatore, sempre più frustrato di fronte ad un meccanismo difficilmente scalfibile.
    Concludo con un invito ai conduttori-giudicanti:
    immaginate che lo stesso metro con cui giudicate sia usato nei vostri confronti.
    Ciò vuol dire per un giudice porlo di fronte ad un collegio che ne possa sindacare l’agire con totale discrezionalità. Poniamo il caso di un organo disciplinare “terzo”, alternativo al CSM.
    Mentre per il conduttore, che il suo programma sia parodiato con attori-attrici, vignettisti e pubblico contrario.
    Un contrappasso.
    Salvis Juribus

  5. Mi sembra di capire che in pochi siano interessati a valutare se Beatrice sia brava o no, alla maggior parte sembra interessare solo quanto sia privilegiata o meno, e sia stata favorita nell’acquisire un posto al Fatto.
    Sinceramente, con tutta la gente che vediamo in giro altrettanto raccomandata ma palesemente incapace, mi sembra sia abbastanza ingiusto farle una colpa del nome che porta nel momento in cui dimostri di fare seriamente e proficuamente il proprio lavoro.
    A chi fa della meritocrazia la propria bandiera chiedo: se una ragazza dimostra di meritare il ruolo che ricopre, è giusto NON riconoscerglielo per l’avere un cognome piuttosto che un altro?
    Discriminazione non è solo dire “non hai appoggi importanti e quindi questo lavoro non te lo do”, ma anche “sei in gamba, ma con quel cognome il lavoro non te lo do perchè non voglio passare per quello che da la precedenza ai “figli di”.
    Al Fatto fortunatamente si preoccupano più della sostanza che non dell’apparenza, e di fronte a una praticante volenterosa e promettente non si fanno fisime sul cognome che porta.
    In fondo se Beatrice avesse voluto giocare a fare la giornalista senza fatica o gavetta le sarebbe bastato chiamare il cognato per entrare dalla porta principale nell’autorevole e potente giornale vicino a fiat, piuttosto che farsi sputare addosso qualsiasi cosa ad Annozero prima e al Fatto adesso.
    Evidentemente ha scelto di lavorare con le proprie capacità e non grazie ai propri agganci, ma incredibilmente è criticata proprio per questo.
    Se si accontentasse di fare la contessina di professione, magari comparsando qua e là in reality e pomeridiani insulsi come una Giada De Blanc qualsiasi, non vi sarebbe nulla da dire essendo ciò che ci si attende da una come lei.
    Che sia frivola e decorativa, e ne faccia un mestiere lasciando il cervello in naftalina.
    E’ proprio vero che non siamo proprio mai contenti.
    Personalmente apprezzo il suo lavoro, cosa scrive e come.
    Lo apprezzo a firma Borromeo, lo apprezzerei a firma Vattelapesca.

  6. La Borromeo sullo stesso piano delle veline, delle escort o delle raccomandate? In un certo senso si. Lei non è stata scelta per la sua competenza ma per la sua bellezza (appariva sulle riviste di moda, noto luogo di alto ed impegnato giornalismo) e la sua ricchezza (nota chiave di accesso alle amicizie che contano, almeno in Italia). Che dire, la Borromeo non si è prostituita, almeno lei non ne ha avuto la necessità per sfondare. Ma questo, ovviamente, non è certo un merito.

  7. Che la Borromeo sia una dislessica incapace è evidente a tutti, tranne che a chi non vuol vedere.Il fatto che voglia fare la giornalista o sia piena di buona volontà è irrilevante, il mondo è pieno di gente con ambizioni superiori alle proprie capacità. Beatrice Borromeno non vale nulla come ” giornalista”, è una replicante di Travaglio o Santoro, che almeno hanno mestiere alle spalle. Già il fatto che anche i suoi ammiratori chiamino in causa tale Giada de Blanc la dice lunga : appunto, per apprezzare questo personaggio dobbiamo compararla ad una starlette della tv. Forse chissà,è meglio la de Blanc, almeno è conscia dei propri limiti. Alla praticante praticona Borromeno un bel 6+ per l’impegno, va.

  8. “è più credibile Silvio che fa feste invitando tutti i più tamarri del mondo (zoccole, magnaccia, presidenti, veline e giornalisti) nelle sue mega ville piuttosto che l’ aBORRO che sfreccia in acque lontane dagli sbarchi di clandestini”

    Che strani paragoni si leggono in giro… E’ singolare che persone, sensate in altri ambiti, sostengano tesi tanto bizzarre senza un attimo di smarrimento; uno sgomento che però viene lasciato interamente a chi legge.
    A volte l’ammirazione (o l’innamoramento?) per una figura politica obnubila il cervello tanto quanto una passione divorante. Penso a Mussolini, a Hitler, a Stalin che furono idolatrati al di là di qualsiasi loro delitto o follia.
    Qui di seguito riporto una frase di Mussolini, e chissà che qualche suo estimatore non sia indotto a una sana riflessione o, se non altro, a qualche ragionevole associazione con personaggi di stretta attualità.
    “Quando manca il consenso, c’è la forza. Per tutti i provvedimenti, anche i più duri che il governo prenderà, metteremo i cittadini davanti a questo dilemma: o accettarli per alto spirito di patriottismo o subirli”.

  9. Bel dibattito.

    http://ilnichilista.wordpress.com/2009/09/30/beatrice-borromeo-angelo-santoro-e-i-corsi-di-apprendimento-veloce-di-travaglio/

    L’importante è capire con chi hai a che fare.

  10. Aristarco, non credo sia corretto imputare alla Borromeo la sua mancanza di esperienza. E’ un fattore invariante, che dovresti attribuirle anche se si firmasse Vattelapesca.
    D’altra parte anche un Telese, un Travaglio e un Padellaro avranno ben avuto 20 anni, 20 anni fa, no? Qualcuno ha dato loro fiducia, e sono cresciuti a divenire i professionisti che sono.

    Non hai capito invece evidentemente il confronto con la De Blanc, che voleva avere questo significato: a partire da due condizioni di partenza identiche (giovani, bionde e belle, blasonate), due scelte di vita diverse: vivere del proprio essere giovani belle e balsonate e di più non chiedere (vedi De Blanc), crescere professionalmente indipendentemente da questo dato di partenza senza porsi dei limiti.
    Peraltro potrei ribaltare paro paro il ragionamento: pur di dare addosso a una Borromeo che almeno ci prova ad uscire dal clichè della biondasenzacervello, si arriva a far assurgere la “biondezzasenzacervello” di una De Blanc attribuendogli una meritoria “dignità professionale”… :)))…

    “Meno male che una almeno ci prova!” Mi sono detta la sera che a Tetris ha preso a schiaffoni l’ex Ministro Castelli, come non ricordo lo abbia suonato neppure Santoro in persona.
    Io apprezzo chi ha il coraggio di farlo, facendosi veicolo anche del mio personale disprezzo per questa gente, altrimenti privo di rappresentanza in queste tv.
    Se lo fa la Borromeo ben venga. Il problema per te mi sembra di capire essere che ci provi una biondona esaltata alle prime armi, per me è semmai l’esercito di papaveri del giornalismo dietro di lei con ben altra esperienza, curriculum e potenziale capacità che ha rinunciato anche solo a pensare di provarci da 15 anni a questa parte. Che dirti, ognuno ha le proprie priorità e urgenze.

    Se l’espressione di quello che è anche il mio dissentire è nelle mani di una bionda ragazzina aristocratica, ANCORA GRAZIE che è ancora nelle mani di qualcuno con voglia di spenderlo.
    Chi di limiti professionali non dovrebbe averne abbiamo avuto tristemente modo di apprezzare come si comporta, un esempio a caso, nel corso delle ultime puntate “monoteiste” di Porta a Porta, conduttore incluso.
    Quello sì uno spettacolo veramente pietoso, un insulto alla professione giornalistica, piuttosto che il praticantato di una Beatrice.

    Se devo indignarmi e stracciarmi le vesti, me le strappo per queste schiere di giornalisti esperti e autorevoli ormai muti e come tali INUTILI.
    Inutilmente esperti e inutilmente professionisti, se non fanno neppure le domande e obiezioni che una praticante “con troppi grilli per la testa” e giornalisticamente parlando “nata-ieri” avrebbe fatto al loro posto… :)…
    Se al Fatto hanno deciso di assumere una simile invasata, direi che hanno fatto una scelta coerente con la loro linea editoriale, guardando la sostanza e non il cognome. O doveva essere discriminata per questo?

    Personalmente quindi di sospendere il giudizio e accordare un capitale iniziale di fiduca a chi ancora ci prova, a prescindere dall’età e dall’esperienza, visto che è in virtù di tale sforzo che ho ancora una probabilità di essere sufficientemente informata da orientare sensatamente le mie scelte, soprattutto in cabina elettorale. Siano bionde, brune, blasonate o squattrinate, vip o sconosciute, bellissime o cozze inguardabili, purchè abbiano l’ardire di provarci.
    Se poi abbiamo davanti carne da Pulizter o un fuoco di paglia ce lo dirà il tempo, non vedo perchè avere tutta questa fretta di appiccicare un’etichetta definitiva.

    Il carretto finiscono per tirarlo i puledri perchè troppi stalloni si sono arresi per non rischiare qualche segno di scudiscio sulla schiena, a voler puntare il dito dovremmo quindi scegliere bene su chi puntarlo e perchè.
    Per fare un paragone politico, sarebbe un po’ come crocefiggere una Serracchiani senza chiedersi come da semisconosciuta sia potuta sembrare credibile e papabile per molti elettori PD nel confronto con i blasonati papaveri di partito… :))))……
    Oooooops! … :)))….

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