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5 Settembre 2009
Fischia la gaystreet

Scrivo queste righe sul sit-in della Gay Street senza aver ancora letto cosa hanno ritenuto opportuno scriverne i giornalisti presenti. Ma sono certo che ci diranno tutti, giustamente, che la manifestazione è andata benissimo, che è stata bellissima, anche divertente, e che Vladimir Luxuria, messe da parte le interviste sul suo prossimo intervento, ha condotto la serata con un discorso appassionato ed efficace, facendoci rimpiangere di non averla più in Parlamento. I giornalisti, sono certo, ci diranno la verità: diranno che il mondo omosessuale – ma non solo – ha risposto con decisione e forza al clima che si respira in città, agli ultimi episodi di conclamata omofobia, all’intolleranza e alla paura. Sono certo che dai giornali avremo resoconti benfatti, sicuramente conditi da splendide – ma non sempre significative – dichiarazioni, analisi e espressioni di solidarietà. Per questo io sorvolerò e vorrei provare, non a raccontare anch’io la bella serata, ma a fare una riflessione diversa.
Ovviamente è una riflessione polemica, ma credo possa essere giustificata.
Sarà che son diventato diffidente, ma quello che temo non uscirà sui giornali è che la bella e importante manifestazione, che ha riempito via di san Giovanni in laterano, ha avuto anche i suoi momenti di tensione. Quando? Quando sono arrivati i leader politici, quelli riconoscibili, quelli a cui si stringono le mani e si danno le pacche sulle spalle per dimostrare consenso, sostegno o affetto. Quei leader politici che poi sono gli stessi a cui, per dimostrare dissenso, rabbia, antipatia o sconforto, puoi anche fischiare; e qualcuno ha fischiato in quella via affollata. Un paio di improperi sono arrivati subito seguendo Ferrero, che si aggirava con il suo fido sigaro in cerca della telecamera più vicina. Però quelli sono quasi di routine. I veri fischi e qualche grida però sono toccati alla guest star inattesa, a Franceschini, in pausa dal dibattito congressuale, e al suo Pd. Che poi, chi te lo fa fare, vien da chiedersi. Il partito democratico era già egregiamente rappresentato da Anna Paola Concia, che gioca in casa e non rischia nulla. Invece – e ha comunque fatto bene – lui arriva tranquillo, ma scattano i fischi, tant’è che gli organizzatori spingono Luxuria di corsa sul palco e ci mettono una pezza. L’attenzione si sposta e Franceschini può andarsene senza troppe noie.
Ecco, questo non credo verrà raccontato. Ma forse è meglio così, perché io sono di parte e dire in giro che il segretario del partito democratico viene fischiato da alcuni manifestanti mi fa comodo. E infatti, non fossi stato troppo impegnato a seguire la scena avrei fischiato pure io, tanto per fare un po’ di rumore. Ma aggiungo che avrei allargato la lista dei destinatari di tanta attenzione sonora, che avrei destinato i fischi anche ad altri. Forse un po’ a tutti. Perché? Perché se è vero che la situazione che ci troviamo a fronteggiare, l‘escalation di violenza, gli agguati e le minacce, sono figlie della paura e della diffidenza sparsa a piene mani dalla destra becera, è anche vero che questo incredibile risultato di intolleranza è il frutto di un surreale dibattito sulle unioni civili, sulla questione dei diritti disattesi per le persone omosessuali.
Una parte della responsabilità di ciò che stiamo vivendo è da attribuirsi al modo in cui gli omosessuali sono stati frequentemente rappresentati nel dibattito pubblico, sempre e comunque diversi, fuori dai canoni, sempre e comunque sfascia famiglie. E a raccontare così la comunità omosessuale erano anche esponenti del centrosinistra, forti della sempre buona libertà di coscienza. La responsabilità sta anche nel fatto che nonostante lo si prometta da tempo la classe politica non è riuscita o non ha voluto laicizzare e modernizzare il paese, dando così rinnovato spazio ai razzismi e agli integralismi. Voi non la fischiereste, almeno un po’, una sinistra che – se e quando non ha negato aiuto – s’è rivelata comunque parolaia e inconcludente?

Luca Sappino
www.lucasappino.com

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3 commenti »

  1. Non dici niente di nuovo, caro Luca. E’ il solito atteggiamento ipocrita di una certa sinistra che guarda con interesse elettorale al mondo omosessuale ma non ha ancora superato, a parte i parlamentari o ex parlamentari gay-o trans dichiarati, l’omofobia interiorizzata che la contraddistingue. Vi racconto una scena alla quale ho assistito. Mi è capitato per caso di trovarmi ad un dibattito sull’omogenitorialità, con tanto di proiezione di documentario. Era presente la Melandri che alla domanda sulla posizione del pd sull’adozione da parte delle coppie gay o lesbo ha sciorinato tutto e il contraio di tutto, definendo il pd un partito con molte anime, cattolica e laica, riformista e non, sostenendo con forza che prima o poi il partito deve esprimersi con chiarezza sui diritti degli omosessuali. Ma, alla fine della fiera, lei stessa, dopo aver sfoggiato la retorica di chi gioca al pesce in barile, non ha detto nè si nè no. Sono rimasta allibita, chiedendomi perchè fosse venuta, visto che era nota la scaletta della serata, come scritto sul manifesto dell’evento. Ma ancor più sconcertata di me era Paola Concia, sua compagna di partito. Questo atteggiamento è il paradigma di un pd sempre più impegnato a discutere sulla sua identità e sempre più lontano dalla gente. E questo a gran parte del mondo omosessuale (e non solo) arriva ……..

  2. bello bellissimo
    e’ vero verisimo che questo succede molto spesso
    mi ricorda una poesia di pasolini dedicata ad alcuni dirigenti del PCI , tra i quali Cossutta ( anni 60 ovviamente : Versi sottili come righe di pioggia )

  3. nessuna attinenza con l’argomento, ma il dubbio viene: “Il Fatto” sarà l’organo ufficiale dell’ANM?

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