Il Giornale

25 Marzo 2009
Sorpresa, Vendola folgorato dal Cavaliere

Già l’incipit è di quelli che non può passare inosservato: «Berlusconi è un individuo geniale…». Fermi tutti. «È una persona che ha veramente tratti strabilianti, un self made man che riesce a costruire un’intera epopea della vita culturale nazionale». No, a parlare così non è Sandro Bondi. E venendo a conoscenza dell’autore di questa frase farete un salto sulla sedia, visto che si tratta di uno dei politici più lontani dalle coordinate di Arcore, il presidente della Regione Puglia – nonché animatore e leader della neonata formazione Sinistra e libertà – Nichi Vendola.
Non è uno scherzo, è tutto vero. Ed è accaduto in radio, ieri mattina, anche in questo caso in un luogo non sospettabile di conflitto di interessi, visto che si trattava di uno spazio «istituzionale» per la politica italiana, come il Faccia a faccia di Radio3, dove Vendola era intervistato da una giornalista di chiara appartenenza progressista, Ritanna Armeni. Passata la sorpresa, l’analisi di Vendola si rivela interessante proprio perché proviene da fonte insospettabile, e perché infrange il cliché stereotipato dell’antiberlusconismo più duro degli ultimi anni proponendo una analisi originale del fenomeno: «Berlusconi – ha proseguito il leader della sinistra alternativa – è un prototipo di uomo nuovo che si è saputo imporre sulla scena italiana. Noi – ha aggiunto Vendola riferendosi alla classe dirigente della coalizione – abbiamo fatto un errore tragico: demonizzare il personaggio e intenderne poco il meccanismo culturale di riproduzione del consenso». Visto che Vendola non è mai tenero con il centrodestra (tre settimane fa a Ballarò duellava con gli esponenti del governo, criticando le politiche sociali del centrodestra, ieri è stato durissimo sul piano casa, «è incostituzionale. Sottrae competenze alle Regioni») la riflessione è interessante. E poi si aggiunge un piccolo retroscena: nei giorni scorsi la nuova formazione battezzata da Vendola e Fava ha scelto (al termine di un dibattito molto acceso) il proprio nome. E, alla fine, i due leader, hanno voluto quel sostantivo – «libertà» – per differenziarsi da Pd (e Margherita) che lo aveva «abbandonato nelle mani del Cavaliere». Un modo per dire che il tratto distintivo della nuova sinistra, che si candida a competere sia con il Pd che con Rifondazione, è proprio la libertà. Così, il ragionamento di Vendola su Berlusconi finisce per essere articolato, e denuncia il cedimento del principale partito di opposizione (sia di Veltroni che di Franceschini) all’egemonia culturale del Cavaliere: «La sinistra – ha spiegato Vendola – è stata molto contro Berlusconi mentre diventava berlusconiana dentro le proprie viscere e i propri accampamenti. Dico che bisogna essere sempre rispettosi nei confronti delle persone, anche Berlusconi. Anzi, apprezzare la versatilità e la genialità di un essere umano. Bisogna invece mettere a fuoco e criticare duramente, e conoscere soprattutto, il meccanismo che riproduce il berlusconismo come una specie di narrazione nazionale». Ultimo tassello di analisi: «Berlusconi ha vinto, prima che nelle urne – ha osservato Vendola – nei sogni e negli incubi degli italiani. Ha plasmato la dimensione onirica. La gente ha iniziato a non avere più sogni collettivi ma individuali. Quello per esempio, della figlia velina… La gente non ha avuto più incubi collettivi come la guerra e la crisi ambientale ma incubi individuali come lo zingaro sul pianerottolo. E questa dimensione onirica – ha concluso il leader di Sinistra e libertà – è il segreto dell’egemonia, del successo berlusconiano».
Certo Vendola non è nuovo a interpretazioni e dichiarazioni anticonformiste e, fin dai tempi della sua militanza nel Pci, si è affermato come leader fuori dai vincoli di appartenenza. E ha sempre tenuto a distinguere le sue opinioni dai rapporti istituzionali. Ma non c’è dubbio che l’intervista con la Armeni sia il primo passo di una campagna che Sinistra e libertà vuole condurre all’insegna dello smarcamento, provando a ritagliarsi un ruolo originale, del tutto distinto da quello dell’Italia dei valori e del Partito democratico. Vendola separa l’analisi sulla vittoria del Pdl (che Veltroni non ha mai ammesso) dal giudizio negativo sulle sue scelte. Fino a ieri, le uniche aperture a sinistra erano venute dall’ala più moderata, spesso sospettabile di «inciucismo», o da esponenti non politici (vedi gli Oscar de Il Riformista di Antonio Polito). Non per caso. Sul dialogo in Bicamerale D’Alema si è giocato molti consensi, mentre Veltroni ha oscillato fra il non nominare il Cavaliere («il leader dello schieramento a noi avverso», diceva), incontrarlo, convocare manifestazioni contro di lui, scavalcando Di Pietro. Chissà che il superamento dell’antiberlusconismo «da sinistra» non abbia miglior fortuna.

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