Dalla parte degli ultimi e dei primi
Questo giornale è nato – anche – la mattina in cui l’operaio Petrillo, di Irisbus, ci ha chiamato da Valle Ufita, dove la sua fabbrica sta per essere smantellata, dicendo: “Lo sapete, siamo in cassa integrazione, non abbiamo molti soldi… Ma troveremo il modo di fare degli abbonamenti per sostenervi”.
Questo giornale è nato – anche – nella notte della Bastiglia, quella in cui la Francia ha scelto il cambiamento, seguendo una classe dirigente che ha deciso di andare dritta, sulla strada del suo programma e dei suoi valori, senza scorciatoie e zig zag. É nato – anche – con un omaggio al giornale del cambiamento in Francia, e quello dell’anticonformismo in Spagna e Portogallo.
È nato portandosi nel cuore i ragazzi della legione straniera dei talenti, che abbiamo costretto a emigrare in giro per l’Europa. È nato – anche – nel tempo della crisi perché tornasse la speranza.
È nato perché c’è bisogno di ricostruire e non solo di distruggere. È nato – anche – perché vuole combattere le sottoculture tetre, vittimistiche, millenaristiche. È nato perché oggi c’è bisogno di meno estremismo, per non perdere il contatto con la realtà, e di più radicalità per andare a fondo, quando si tratta di difendere i valori.
Questo giornale è dalla parte degli ultimi – cioè di tutti coloro che la crisi e la speculazione stanno cercando di espellere dalla società civile – e dei primi, quelli del merito vero, dell’eccellenza del talento, che sono l’unica salvezza di questo paese. Questo giornale pensa che le leggi sulla diversità non possano essere scritte dalla Binetti. Questo è un giornale generazionale, non perché si balocca in qualche pierinismo giovanilistico, ma perché pensa che gli anziani debbano essere maestri e non caporali.
Questo è un giornale nato grazie a te, che ti sei abbonato, perché non ha alle spalle palazzinari, imprenditori assistiti, faccendieri. Questo giornale, da settembre, metterà in discussione la sinistra degli affari e quella delle reliquie ideologiche. Questo giornale racconterà la politica del cambiamento – tutta – ma non apparterrà a nessun politico. Questo giornale sarà pubblico conto l’egemonia delle privatizzazioni a spese nostre e dello statalismo a spese di tutti.
Questo giornale sarà un giornale che si batte per difendere i saperi, la cultura, le belle bandiere di cui parlava Pier Paolo Pasolini, che sventolano oggi in questa testata, senza farsi arruolare nelle salmerie di Palazzo. Questo giornale è Pubblico – anche – perché l’informazione era, e resta, un bene pubblico. Come l’acqua, l’aria, l’energia. E il coraggio.
Luca Telese
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