Il simbolo non ha nessuna pretesa futurista, anzi. Niente Balla né Boccioni, molto azzurro, molto verde, un anagramma grafico per recuperare le proporzioni di quello di Alleanza nazionale senza copiarlo: ti dicono c’è l’idea dell’ecologia, ma in realtà la cosa che resta di più è quel nome scritto a caratteri cubitali “FINI”.
L’atmosfera ieri, nel fortino di FareFuturo in via del seminario è ancora una volta quella incerta di questi giorni: leggera e terribile, spensierata, ma sempre sull’orlo del possibile dramma. Nelle foto che resteranno negli album di fondazione, da un lato del tavolo c’è Adolfo Urso vestito come per il matrimonio, con il gessato, la cravatta di raso giallo ocra (finiana pure quella, a dire il vero). Dall’altro lato, invece, c’è Italo Bocchino, in maniche di camicia bianca, un Clark Kent futurista. Anche questa selezione della coppia non era scontata. È il duo di conduzione del movimento, con il supporto istituzionale di Pasquale Viespoli, il capogruppo al Senato che non a caso prende anche lui la parola. Poi si fa una foto di gruppo che sembra quasi di famiglia: ecco Flavia Perina, dietro c’è Fabio Granata, quello in mezzo è Luca Barbareschi. Dice Urso, in modo quasi sibillino, nella dichiarazione cesellata con cura perché vada sui tiggì: “Il governo metta in cantiere le riforme, altrimenti – avverte il Viceministro – saremo costretti a parlare noi con il Paese e ad assumerci le nostre responsabilità”.
COSA vuol dire assumersi le proprie responsabilità? La verità che nessuno dice esplicitamente (ma che tutti conoscono), alla fine è questa. Tutti aspettano la riunione della direzione del Pdl di domani per capire che cosa accadrà e regolarsi di conseguenza. E il vertice di Futuro e libertà si riunirà venerdì, proprio per valutarne gli effetti: “Cosa darei per andarla a seguire”, sospira Flavia Perina. Ma anche i pidiellini attendono di capire cosa c’è nel manifesto che verrà presentato in questo weekend. E così alla fine il paradosso è tutto qui: i finiani giocano di sponda aspettando la direzione del Pdl, e i pidiellini giocano di sponda in attesa del discorso di Fini di domenica. Lo stallo si consolida e sono soprattutto gli errori, l’impatto delle inchieste e gli effetti speciali, a fare la differenza.
Intanto, però, qualcosa già filtra, sul piano dei contenuti, quello su cui – almeno in prima battuta – non si producono sfracelli. Tutto il testo sarà articolato intorno a quattro parole d’ordine: “Etica” e “responsabilità”, “cittadinanza” e “identità nazionale”. Sarà la concomitanza con la presentazione del simbolo, ma la suggestione fa sì che sembri quasi un manifesto elettorale. Potrebbe diventarlo, tra breve, se le cose precipitassero nella spirale delle elezioni anticipate. E che i finiani vogliano tenere il governo sulla graticola, lo dimostra anche il fatto che ieri circolava come notiziola di corredo del giorno il fatto che Futuro e libertà possa passare rapidamente a un “appoggio esterno”.
IN UNA GIORNATA come questa, l’attività ferve su entrambi i fronti. Silvio Berlusconi arriva a Roma nel pomeriggio e si trincera a Palazzo Grazioli con Umberto Bossi, l’alleato che continua a professarsi “fedele”, ma intanto sogna le elezioni anticipate. Con lui ci sono il capogruppo del Carroccio alla Camera, Marco Reguzzoni e Roberto Calderoli. Nelle curiosità di basso impero si segnala la partecipazione di Renzo Bossi, detto “la Trota”, proiettato in un corso serale intensivo nel Cepu della politica. Ma la notizia è un’altra: forse proprio per fare spazio a questo incontro, forse proprio per stringere il rapporto privilegiato con il Carroccio, ieri è saltato il vertice di maggioranza. In tarda serata arrivano i due capigruppo, Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliariello: il premier si consulta solo con i suoi fedelissimi. Ilvertice si farà questa mattina, proprio il giorno prima della direzione. Ma il messaggio che Berlusconi vuole mandare è chiaro: “La linea non cambia: o riusciamo ad andare avanti o si va al voto, non possiamo stare fermi”.
Il premier cerca di ostentare sicurezza, si mostra in pubblico al Salone della Moto a Milano: “C'è la massima tranquillità sull'attività del governo e sul fatto che il governo ha ancora una maggioranza e che governerà fino alla fine della legislatura”. Ma proprio a quel Berlusconi risponde gelido Bocchino: "il governo deve governare. Se Berlusconi non è in condizioni di farlo, lo dica al Paese, ai suoi alleati, al Parlamento. Io – dice il numero due di Futuro e libertà – non ci tengo a sostenere un governo che non si occupa dei problemi degli italiani”. La prova che nella maggioranza il malumore per le strategie dilatorie dei finiani sia palpabile è nelle parole sarcastiche e stizzite del ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli: “Da stamane – dice l’ex fedelissimo di Fini – Fli ha lanciato messaggi contraddittori. Prima parlano di appoggio esterno, poi dicono che non vogliono staccare la spina. Subito dopo avvertono che il governo ha cinque giorni di tempo. Io voglio ricordare in proposito che alle donne di servizio di solito si danno 8 giorni di preavviso…”,
È sera, Umberto Bossi esce da Palazzo Grazioli sollevando il braccio in direzione dei giornalisti, con il pugno chiuso. Almeno questa volta non è il dito medio. È già qualcosa.
Luca Telese
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