Luca Telese
nostro inviato a Ceppaloni
Questa è una manifestazione che inizia come una processione e finisce come un festival dei fiori, una fiaccolata nella notte del Sannio, si parte da casa Mastella e ovviamente si finisce davanti a casa Mastella. È durata quindici minuti in tutto la deposizione della moglie dell’ex Guardasigilli, ma quasi due ore la manifestazione, che era modulata sulla sua assenza. Lei che non può dire una parola quando esce dalla villa, perché comunque si trova agli arresti domiciliari, ma che si commuove, dietro i vetri della macchina quando assiste al lancio delle rose che oscurano il suo cofano al ritorno.
E allora guardate, qui c’è un paese intero, ci sono le donne del «comitato spontaneo permanente», quelle che Antonello Caporale su La Repubblica ha definito «le donne di Plaza de Mayo» del Sannio, ci sono i bambini, c’è Francesco Tomasiello, che vuole sfilare a tutti i costi, anche se in sedia a rotelle, «perché per me Sandra è come una madre, sono convinto che sia innocente». E poi alla fine, quando Sandra rientra nei suoi arresti domiciliari, c’è il comizio di piazza di Clemente Mastella, il marito ferito, che chiama tutti per nome, tira fuori dalla folla, la signora Anna, 78 anni, la mostra davanti alle telecamere e grida: «Guardatela, questa donna si è laureata in lettere a 78 anni, e mi ha fatto l’onore di aspettarmi il giorno della sua tesi quando sono andato ad ascoltarla. Guardatela, questo è il popolo del boss!».
E poi ci sono suor Claudia, e le sorelle che l’hanno seguita. Insomma venite a Ceppaloni e sembra di stare a Legoland, o in una versione meridionale di Amelie, insomma in un paesino che è più simile al villaggio di Asterix in cui tutti sono parenti di tutti e hanno un ruolo, una storia, un’identità che sembra in ogni caso far capo alla famiglia Mastella. Al corteo sono venuti anche i compagni di stanza di Elio, che ci tengono a dire di non essere iscritti all’Udeur, Nicola ha una barba folta che sembra uscita dalNomedella rosa, un’aria misticheggiante, e si qualifica come «un uomo con un’identità di estrema destra».
Alberto, invece, ha due orecchini sul lobo di un orecchio, ed è più vicino a Rifondazione. «Ma conoscono la signora Sandra dai tempi in cui ci preparava le merende, questa è una carognata, è sicuramente innocente, per questo sono qui». Certo, non tutto è rose e fiori, c’è anche l’inviato di AnnoZero, la trasmissione di Michele Santoro, che viene trattato peggio che un appestato, quando solo si avvicina i paesani si danno di gomito, poi gli si piazzano davanti alla telecamera e gli dicono: «A te non rispondo».
Eppure, quando questa incredibile cerimonia a metà fra la sagra paesana e la cerimonia liturgica si compie, quando Cle-men-te Clemen- te esce finalmente a parlare, l’omelia si compie nel segno della catarsi rabbiosa: «Ho paura, io ormai mi preoccupo per tutti gli italiani, per le persone normali che potrebbero essere arrestate in qualunque momento, se venisse riservato loro lo stesso trattamento che è stato adoperato per mia moglie». Ma poi, alla fine, le parole più dure, Mastella – che stamattina sarà in piazza all’Angelus a San Pietro – se le tiene per l’intervista esclusiva che rilascia nella notte a Sky. Sono forse le parole meno controllate della giornata, quelle che gli saltano fuori dalla gola quando l’adrenalina della giornata gli frigge nella pelle, quelle che gli sgorgano dal profondo, dopo la giornata degli interrogatori: «Noi siamo stati inquisiti da uno che dovrebbe stare chiuso in qualche istituto… Da un povero Cristo che è diventato una macchietta su You Tube».
Poi, di nuovo prendendo fiato: «Uno che diceva il giovedì non vado in procura perché non lavoro di giovedì. Uno che ha introdotto il giovedì fascista nel suo orario di lavoro, un farabutto». E ancora: «Adesso che ho visto finalmente le carte, sono indignato dall’aver scoperto che nelle informative mia moglie viene definita dispreggiativamente la first lady. Ma che Paese è? Almeno nelle carte di un’inchiesta dovrebbero ricordarsi che si chiama Sandra Lonardo. Strano poi che si chieda urgentemente l’arresto a ottobre- novembre e un singolare personaggio esegua l’arresto solo tre mesi dopo ». Poi, proprio negli ultimi minuti il gran finale: «Quello che è accaduto in quest’inchiesta è semplicemente il terrore, l’applicazione del terrore per procurare il terrore. È stato un coup de foudre per tirare giù un ministro». E qui, mentre si mette in carcere una persona come mia moglie, per tentata concussione, c’è un presidente di Regione che non si dimette, forse anche giustamente, non lo so, ma anche con un’accusa di concussione».
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