di Laura Berlinguer
Un giorno Bianca disse a mio padre: “Papà, voglio fare la giornalista”. Lui rimase un attimo in silenzio. Poi la guardò: “Allora impara l’arabo. Se vuoi raccontare il mondo di domani, dovrai partire da lì”. Per mesi mia sorella si aggirò per casa con dei tomi ponderosi: grammatiche, dizionari, quaderni di esercizi. Declamava ad alta voce frasi di cui nessuno di noi riusciva a capire il senso. Andò a finire così: l’arabo non lo imparò mai. Però diventò giornalista.
Il direttore di Panorama, Giorgio Mulè, mi ha chiesto un ritratto di mia sorella. Non sono la persona giusta per almeno due motivi: di sicuro non posso essere imparziale. E – per giunta – lavoro a Studio Aperto, che del Tg3 è un concorrente. Così quello che segue è il racconto di un interno domestico. Bianca non è il tipo che si affeziona agli oggetti. Eppure, nella sua libreria, c’è un caschetto di plastica, sopravvissuto anche ad un trasloco epico. E’ quello che le regalarono i minatori del Sulcis, dopo i mesi passati in Sardegna a raccontare la loro lotta contro la chiusura delle miniere. Il rapporto fu intenso dal primo momento. I Tg parlavano da giorni degli scioperi, ma i collegamenti si aprivano con la ripresa fissa sull’ingresso delle gallerie. Lei disse: “Per spiegare quello che state provando, bisognerebbe calare la telecamera nei cunicoli”. E loro: “Ma tu ci verresti sotto?”. “Sì”, rispose. E scese. Le diedero un caschetto: sopra ci sono le firme dei minatori. E’ il suo portafortuna.
Tra me e Bianca ci sono dieci anni di differenza. Lei la prima, io l’ultima di quattro figli (noi due, Maria e Marco). Il che vuol dire che Bianca mi ha fatto da sorella, ma anche un po’ da madre. Avevo tre anni, fu lei a portarmi a vedere Biancaneve al cinema. Ancora oggi, ridendo, racconta che io, terrorizzata dalla strega, ogni volta che appariva scoppiavo a piangere. La costrinsi ad andarcene prima della fine. Le è andata ancora peggio quando usciva con i suoi amici e io – regolarmente – mi aggregavo: “Mi porti con te?”. Non so perché, non mi ha mai detto no. Ancora oggi le capita di rimproverare sua figlia Giulia così: “Stai buona, Laura!”. Il lapsus mi fa sorridere, ma è una traccia di questa storia.
Ricordo il giorno in cui Sandro Curzi chiamò per annunciarle: “Ti prendo al Tg3”. Eravamo solo io e lei, nella sua prima casa, aveva 30 anni. Si mise a saltellare per la gioia. Era il suo sogno. Bianca si entusiasma per le cose che fa, si appassiona alle storie che racconta, è determinata come un carroarmato. Ogni tanto si arrabbia.
Ha un cane lupo, Macchia, che è uno di famiglia. Se lo porta ovunque vada, se viene a cena a casa mia, persino al ristorante (le levatacce per portarlo fuori la mattina, però, le rifila al suo compagno, Luigi). Credo di non averla mai vista così felice come il giorno in cui mi ha chiamato raggiante: “Sono incinta. Speriamo che sia femmina!”. Un’immagine familiare, nei pomeriggi insieme, è quella di lei che controlla i compiti a Giulia. La gente che la vede in tv mi dice: “Ma come è seria tua sorella!”. Sorrido: ce l’ho davanti agli occhi, sul divano, con Giulia, totalmente rapita da “Ballando con le stelle”: insieme tifano per i concorrenti, fanno pronostici. Bianca ha anche un gusto molto pop. Legge i giornali prestissimo, la mattina. Ogni volta che le hanno proposto di candidarsi, qualcuno le diceva: “Che bello andare in Parlamento!”. Lei non ha avuto dubbi: “Il mio mestiere è un altro”. Non ha mai imparato l’arabo. Non si è fatta eleggere. E oggi dirige la redazione dove è cresciuta. Mi sa che anche il suo Tg3 sarà femmina.
Il direttore di Panorama, Giorgio Mulè, mi ha chiesto un ritratto di mia sorella. Non sono la persona giusta per almeno due motivi: di sicuro non posso essere imparziale. E – per giunta – lavoro a Studio Aperto, che del Tg3 è un concorrente. Così quello che segue è il racconto di un interno domestico. Bianca non è il tipo che si affeziona agli oggetti. Eppure, nella sua libreria, c’è un caschetto di plastica, sopravvissuto anche ad un trasloco epico. E’ quello che le regalarono i minatori del Sulcis, dopo i mesi passati in Sardegna a raccontare la loro lotta contro la chiusura delle miniere. Il rapporto fu intenso dal primo momento. I Tg parlavano da giorni degli scioperi, ma i collegamenti si aprivano con la ripresa fissa sull’ingresso delle gallerie. Lei disse: “Per spiegare quello che state provando, bisognerebbe calare la telecamera nei cunicoli”. E loro: “Ma tu ci verresti sotto?”. “Sì”, rispose. E scese. Le diedero un caschetto: sopra ci sono le firme dei minatori. E’ il suo portafortuna.
Tra me e Bianca ci sono dieci anni di differenza. Lei la prima, io l’ultima di quattro figli (noi due, Maria e Marco). Il che vuol dire che Bianca mi ha fatto da sorella, ma anche un po’ da madre. Avevo tre anni, fu lei a portarmi a vedere Biancaneve al cinema. Ancora oggi, ridendo, racconta che io, terrorizzata dalla strega, ogni volta che appariva scoppiavo a piangere. La costrinsi ad andarcene prima della fine. Le è andata ancora peggio quando usciva con i suoi amici e io – regolarmente – mi aggregavo: “Mi porti con te?”. Non so perché, non mi ha mai detto no. Ancora oggi le capita di rimproverare sua figlia Giulia così: “Stai buona, Laura!”. Il lapsus mi fa sorridere, ma è una traccia di questa storia.
Ricordo il giorno in cui Sandro Curzi chiamò per annunciarle: “Ti prendo al Tg3”. Eravamo solo io e lei, nella sua prima casa, aveva 30 anni. Si mise a saltellare per la gioia. Era il suo sogno. Bianca si entusiasma per le cose che fa, si appassiona alle storie che racconta, è determinata come un carroarmato. Ogni tanto si arrabbia.
Ha un cane lupo, Macchia, che è uno di famiglia. Se lo porta ovunque vada, se viene a cena a casa mia, persino al ristorante (le levatacce per portarlo fuori la mattina, però, le rifila al suo compagno, Luigi). Credo di non averla mai vista così felice come il giorno in cui mi ha chiamato raggiante: “Sono incinta. Speriamo che sia femmina!”. Un’immagine familiare, nei pomeriggi insieme, è quella di lei che controlla i compiti a Giulia. La gente che la vede in tv mi dice: “Ma come è seria tua sorella!”. Sorrido: ce l’ho davanti agli occhi, sul divano, con Giulia, totalmente rapita da “Ballando con le stelle”: insieme tifano per i concorrenti, fanno pronostici. Bianca ha anche un gusto molto pop. Legge i giornali prestissimo, la mattina. Ogni volta che le hanno proposto di candidarsi, qualcuno le diceva: “Che bello andare in Parlamento!”. Lei non ha avuto dubbi: “Il mio mestiere è un altro”. Non ha mai imparato l’arabo. Non si è fatta eleggere. E oggi dirige la redazione dove è cresciuta. Mi sa che anche il suo Tg3 sarà femmina.
(da Panorama)
bene, dunque sorella “di” e moglie tua, telese
poi venite pure a fare le pulci all’Italia in genere e a quello che non funziona e intanto ognuno di voi si è preso il “posticino”, il “programmino”, la “rubrichetta” pontificando sui politici e alcuni capi di governo
è avvenuto, però, che con questi BLOG, si è entrati in diretto contatto con i giornalisti
se ne sono osservate tutte le magagne; dove scrivono; quando copiano; come insultano; come manipolano la notizia gridando e rinfacciandosi colpe con i colleghi dell’altra sponda
rassegnata all’idea che difficilmente questo sistema sia rovesciabile e che la meritocrazia sia più presente in paesi anglosassoni, non mi resta che dire una cosa un po’ offensiva, che mi fa scendere di livello, che è proprio l’ultima spiaggia:
SIETETUTTIMOLTOTAMARRI
lo si vede dalla tv, da quello che scrivete e come raccontate la vostra vita privata
una racconta che porta il bebè a spasso e che s’è sposata e mantiene il proprio lavoro perchè lei può (per-benini)
un’altra racconta che la sorella usa l’elmetto dei minatori come porta fortuna
te fai i programmi che simulano l’entrata in campo dei cristiani che stanno per essere sbranati dalle belve
un altro parla di “pompini” in prima pagina (feltri junior)
un altro ancora inveisce contro le donne su un giornale per donne, risultando peggio di un talebano, perchè sbandiera pure la laicità
disastro!
in ogni caso sono sicura che leggerete avidamente queste righe, perchè intanto vi portano alla realtà e soprattutto non sono inventate come quelle stupide letterine che vi scrivete nelle rubriche dedicate alla Posta
f.to blogger
p.s. il mio nome è ben conosciuto
non mi si venga a richiedere di firmarmi perchè sarebbe rivelare ad altri quello che per voi addetti è il segreto di pulcinella
buon dì
Ma chi è ‘sta sciroccata? Un’altra frustrata, di sicuro. Sicuramente non la caga nessuno e allora dice che le lettere nella rubrica della posta altrui sono inventate. Ma andare in analisi, no?
Antonio, de minimis non est disputandum
come si fa a scrivere che tg3 e studio aperto sono concorrenti?
il tg3, fino a prova contraria, è un telegiornale (assai fazioso)
studio aperto è un rotocalco di pseudo-informazione
Minchia blogger, che sfoggio di cultura, complimenti. Visto che sostieni che il tuo nome è ben conosciuto, dimmi un pò: per caso le tue iniziali sono G. (nome) S. (cognome) ?
a me sembra invece un romantico ricordare una sorella che è tutt’altro rispetto a quello che sembra in tv,carino ,non da premio in quanto ad originalità ma è sempre interessante conoscere aspetti delle persone che non ti aspetti….
Anche i Comunisti hanno un’anima…..
Baci.
certo che hanno un’anima
ma quanto all’elmetto, piuttosto che considerarlo un portafortuna, ricordiamo che è il salva vita di minatori che c’hanno spesso rimesso la pelle a fare quel lavoro
poi si critica il paganesimo e quell’altro “esimo”
Povero Blogger,
non capisco proprio che cosa ti passi per la testa, che cosa muova il tuo rancore. Capisco che tu voglia restare anonimo, però, sono sentimenti scomposti, proteggiti. Dunque, tu rimproveri a Laura di avere una sorella? O di avere una sorella conosciuta? Oppure di avere – pensa tu – sia una sorella che un compagno? Oppure rimprooveri a me di avere una compagna che ha una sorella? Oppure per te è concesso di avere una sorella e un compagno, ma a patto che non siano giornlaisti entrambi? Oppure vuoi insinuare che ci siamo aiutati nelle carriere: se fosse così vuol dire che sei pieno di informazioni ma non sai un tubo, perché non c’è un solo momento in cui le nostre storie professionali – diversissime – si sono incrociate. E quindi?
Non capisco quale sia il peccato. Vedo che però ci soffri, e quindi mi diapiace per te. Auguri
Luca
Luca Telese,
non fa onore a nessuno, neppure a te, la difesa del nepotismo. E cercare di offendere, senza riuscirci, chi svela certe cose.
Auguri, ma solo a chi li merita.
Ciao Laura
complimenti, un bel ritratto di famiglia.
Ti immagino un pò nervosa e gesticolante mentre scrivi queste righe su tua sorella Bianca e tra una frase e l’altra ripieghi i capelli su se stessi e li leghi con una pinza.
Queste tue righe emanano molto calore… tu che sei restìa a parlare di te (voi)… Con affetto, un bacio.
La Pelosa? Non sarai Maria?
Ma qualke nepotismo? Evidentemente non conosci il significato della parola: nepostismo significa favorire qualcuno in virtù della propria parentela. Chi avrei favorito io? Stattene buonino, dài. Non è umiliante ammettere di aver detto, o scritto, una emerita bischerata.
Luca
saro’ tonta ?? non riesco a capire certi commenti!
per me è solo un bel articolo che ricorda una sorella
grazia- dalla Sardegna-
attento, bloggher, ora c’è la fase “facciamo finta di niente” e “abbassiamo i toni” (dopo averli alzati troppo)
Trucchetti
Ciao Luca,
so che non c’entra molto questo mio commento a questo post del blog ma ti scrivo dopo aver letto il tuo ultimo articolo su IL FATTO QUOTIDIANO in cui critichi il giornalismo feltriano.
Mi dispiace ma leggerti provoca sempre in me un certo malessere… mi chiedo come diavolo tu possa essere rimasto li in quella latrina di giornale e nn aver mai scritto quello che ora sembra da sempre il tuo credo assoluto.
Mi dispiace, anche se mi sei simpatico, non riesco ancora a perdonarti (e come me credo tanti altri) il tuo passato da giornalaio per la carta da cesso di Feltri (prima di quell’altro porco di Giordano).
Cmq buon lavoro…
Luca Telese,
c’è logorrea in giro sul nepotismo, che va inteso in senso lato. Non basta quanto ne scrive Wikipedia, ma ricorrere anche ai sinonimi, per esempio su Vista ed altri.
Caro Vito,
Io critico il giornalismo feltriano e posso farlo: se non altro perchè me ne sono andato dal giornale tre giorni prima che Feltri si insediasse. Vedi, il giornalismo vendicativo è molto pegio di quello fazioso. Forse tu non vedi la differenza ma io sì. Non amo la faziosità, ma ammetto e credo legittimo che possa esistere un giornalismo schierato. Mentre credo che sia del tutto inaccettabile un gornlaismo a bersaglio. ti faccio un esempio: se Libero scrive che “Mesiano ha fatto carriera grazie alla sentenxza sul lodo” non sono d’accordo, ma credo che questo sia un modo duro di esprimere un diritto di critica. Ovviamente non credo che Mesiano abbia fatto carriera, ma penso che si possa scrivere. Andare a fare la caccia sotto casa sua è un’altra cosa. tutto qui.
Luca
Si Luca sono Maria, ti seguo sempre.
Un bacio…. anche al piccolo Enrico.
Ciao Maria! Che coincidenza, Stamattina Enrico ha detto: “papà possiamo tornare da Maria in sss-ardegna, adesso?”.
Luca
Ciao Luca,
Non sarebbe una cattiva idea…. organizziamo un fine settimana….. La Pelosa in questa stagione è incantevole.
Venite in aereo ad Alghero… Proponilo a Laura.
un bacio al mio dolce Enrico.
caro telese sono contenta di sapere che sei il marito di laura berlinguer. ho sempre avuto la sensazione che ci fosse una sorta di legame tra quello che ti ascoltavo dire e il mio passato politico
Ma tua moglie non ti chede mai che te sei mangiato?
Caro Luca,
Sarà perchè tua Madre è iscritta nella mia Sezione di SEL, ed è una Compagna preparata!
Avolte mi fermo, ci fermiamo coi Compagni, a far due chiacchiere a fine serata,durante le feste di Partito nel nostro Municipio.
Non dico questo per un malinteso senso di piaggeria o altro.
Assieme ad altre Compagne emana una forza, pur se minuta nel fisico, ed una preprazione da vecchia Scuola, attenta nei dibattiti ed alle decisioni che da essi scaturiscono.
Quindi ho tratto la giusta impressione che da un genitore così impegnato poi qualcosa di buono venga fuori.
Ora non so della polemica di Laura giornalista a Rete 4!
Non conoscevo il Segretario di persona se non da storie raccontate dagli uomini della scorta di Stato e dalla Vigilanza del PCI.
Storie di onestà e di affetto verso la persona Enrico Berlinguer…
Da un Uomo come Enrico Berlinguer siamo certi che i figli hanno appreso…Onestà, Dubbio, Impegno …
Laura Berlinguer lavora a Rete 4…e allora?
D certo non vedo R4…ma secondo un vechio proverbio…
Puoi camminare coi Re o con i Mendicanti e restare umile e dignitoso…
Tutto il resto non ha senso…comprese le polemiche senza anima.
Un saluto
Stefano Abei
Telese, non sei certo tu a fare “nepotismo”, ne sei semplicemente il beneficiario avendo sposato la figlia del “mitico” berlinguer… e non venirmi a dire che questo non ti ha favorito nella carriera perchè non ci credo. stammi bene.
Credo che tutta questa lamentela, comprensibile, sul nepotismo nasca dalla crisi economica che stiamo attraversando. In particolare mi colpisce, e credo che sia un rimprovero inavvertibile in alto ma che parte dal popolino più minuto, che nonostante i natali agiati (vedi anche la contestatrice di Brunetta, figlia dell’on. Russo Spena), a pochi della “seconda generazione” sia venuto in mente di rischiare i beni e i risparmi di famiglia (tanti, rispetto alla media) per creare imprese, lavoro e occupazione e lasciare questi molto ben remunerati rapporti di lavoro dipendente e a volte indeterminato ad altri. Così non è stato e parte della crisi economica parte anche dalla mancata redistribuzione della ricchezza che da un po’ di tempo avviene in Italia.
Nepotismo che a Mediaset coinvolge, accidenti, figli e parenti degli sponsor (la crema degli sponsorizzatori italiani, la crema delle aziende delle imprese delle industrie delle banche e degli enti pubblici). In Rai, ultimamente, a star dietro alle cronache, è più un entrare dalla porta di servizio di amanti. Il duopolio si riduce a questo, e l’incapacità della nostra classe dirigente di vedere nel concorso pubblico un meccanismo universale e onesto di assunzione in ogni settore faccia capo allo stato è una concausa della crisi attuale.
Ma ogni sistema chiuso, organizzato a caste, determinato sullo status quo, congelato, autocastratosi a baciare il futuro si rivela impotente e crolla. Perché esaurisce in fretta le proprie energie vitali. E infatti stiamo decadendo rapidamente.
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