Luca Telese

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Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

Di Pietro: «Aiuto i poveri mazziati dal fisco»

Pronto Tonino?
«Ciao Luca! Scusami: è un brutto momento con il trattorino, puoi richiamare? Tra poco, dammi un secondo». (Click) Pronto Tonino?
«Oh, buongiorno! Gesù, che ora è? Ti sembrerà assurdo, ma adesso c’ è un problema serio con la scuotitrice. (Click) Pronto, Tonino?
Ti ricordi quell’ intervista, per Libero?
«Oh si! Ma dobbiamo fare sabato! Adesso sto al frantoio».
Ma torni a Roma?
«Stai scherzando? E lascio tutto qui, a marcire sulle piante? Mi sa che ti tocca proprio venire a Montenero, ah ah ah ah! Ci sentiamo sabato, ore 14.30 Sii puntuale!».
Pronto, Tonino: indovina?
Sono le 14.30 e… «Oh scusami, stavolta: l’ ora è giusta ma sono sbagliato io».
In che senso?
«È che stavo tendendo la rete, quando dal tronco di un albero è scappato fuori uno sciame di calabroni. Mi hanno punto proprio sotto l’ occhio.
Sto qui al pronto soccorso».
Le interviste a volte sono così. Cerchi qualcuno e finisci per infilarti in un frammento della sua vita. Cercavo Antonio Di Pietro perché ci eravamo fatti l’ idea che la cosa più interessante, in questo momento di scandali e di inchieste era tornare al Di Pietro magistrato, al giustizialista degli esordi. Chiedergli quello che ha da dire oggi su Mafia capitale, Expo, sul suo ex segretario regionale dell’ Italia dei Valori, Vincenzo Maruccio, indagato per rapporti con la ‘ndrangheta nell’ inchiesta Hydra. Sull’ ipotesi ricicciata più volte di una sua candidatura a Milano. Lo cerchi e scopri che Tonino sta proprio da un’ altra parte. Ha indossato un’ altra vita, ti dice con tono tra l’ ironico e il disincantato che potrebbe fare simpatia persino al suo grande nemico, Filippo Facci: «Senti, io adesso per la politica sono un ex. La seguo come un guardone che punta le coppiette». Di Pietro in questo momento sta qui. Dice tutto quello che passa per la testa, abbiamo deciso di pubblicare l’ intervista comunque.
Uno pensa Di Pietro e pensa il magistrato… «Errore: sono un dimissionario e pensionato».
Uno pensa Di Pietro e immagina il leader di partito… «Quale partito?» Come quale? L’ Italia dei valori, il tuo. L’ hai fondata tu.
«Non ho più nulla a che vedere».
Addirittura.
«Si, ma con il massimo del rispetto, senza un filo di pensieri o rancore. Io sto a Montenero di Bisaccia a raccogliere le olive, loro a Roma. So che vogliono entrare nella maggioranza di Renzi».
E non ti convince?
«Mhhhfffg….». Cosa? «Diciamo così. Rispetto ai miei valori è follia. Rispetto alla logica di chi fa politica per la politica può avere senso».
Sei acidino, adesso.
«No, giuro, non mi importa proprio nulla, sto lontano mille miglia. Facciano quello che vogliono, io non c’ entro più».
E il tuo erede, Messina?
«Tanto buono e caro, poverino. Ma sono altrove».
Perché?
« Hanno ucciso il padre, hanno de-dipietrizzato. Io gli ho lasciato un gruzzolo da 11 milioni. Loro se lo amministrano belli belli, è giusto così. Hanno, come si dice? Ucciso il padre, ecco».
Dici Di Pietro e pensi il dipietrese.
«Vedi? Quasi non lo parlo più».
Dici Di Pietro e pensi all’ avvocato.
«Ecco: quello ancora lo faccio, teoricamente».
Come teoricamente?
«Ho lo studio, sono un penalista. Ma per ora ho pochi clienti, e quasi tutti squattrinati».
Non ci credo. Chi non si farebbe difendere dal campione dei tribunali?
«Effettivamente in Aula ho fatto tutto, dal piemme all’ imputato. E poi giudice civile, testimone, l’ indagato, il querelante… Non mi manca nulla».
E quindi?
«Vedi, è proprio quello. Il problema? In linea di massimo ho due tipo di aspiranti clienti che vengono a bussare alla mia porta».
Quali?
«O il grande personaggio, quello con tanti soldi e grandi problemi che la sera lo vedi inguaiato nei titoli dei tiggì … Oppure il caso disperato, quello con il processo già compromesso in Cassazione».
E perché?
«Gli hanno detto: a te ti salva solo Tonino o Lourdes. E lui ha scelto la prima che hai detto.
Hai capito la morale?».
Non ancora.
«O zozzoni o poveri cristi».
Beh, sono clienti: cosa volevi, tutti santi?
«Insomma. È che non me la sento di tradire la mia storia, di andare a fare la balia di un Quattrocentosedici-bis…». Proviamoci. Tu entri con il signor quattrocentosedici-bis, la toga in spalla… «Vedi? Non riesco a immaginarmi con un boss di mafia a fare l’ arringa: è innocente, vostro onore, innocente! Ve lo dice Di Pietro».
Dovresti difendere tutti per deontologia, lo sai.
«Sto dicendo che conosco le regole, ma il problema è mio.
Eppure come vorrei buttarmi in un processo, trovare uno disperato che vale la pena di salvare. Per questo ascolto tutti, valuto».
E in attesa del principe azzurro?
«Patrocini gratuiti, la mia passione».
Adesso, per esempio?
«Mi sto divertendo con due poveracci che c’ hanno sul collo due cartelle esattoriali ammazzacristi».
Il grande Di Pietro e la cartella esatoriale.
«Non sfottere. Perché il bello deve ancora venire: c’ ho una cartellina con un paio di tartassati di multe, e infrazioni varie».
Ma allora, se penso Di Pietro, che devo raccontare ai nostri lettori?
«Coltivatore diretto».
Maddaì!
«È quello che faccio ogni giorno. Quando maturano a novembre, devi macinare il più presto possibile, sennò arriva la mosca».
Hai tante piante?
«Ce n’ ho qualche migliaio».
Mica male…Rendono? «Un quintale, tredici litri» E prima delle olive?
«Raccolta dell’ uva».
Sei biologico?
«Ehhhh… certo. Potato, arato, concime organico».
E l’ uva?
«Pure. Ecche mi metto a infilare le medicine per due quintali in più di raccolto?».
Ci guadagni?
«Ecco il problema. Mentre stiamo parlando il frantoio l’ olio me lo paga sei euro, ma solo se gli spari in fronte».
Ci rientri?
«Scherzi? A me costa 30 euro il litro. C’ ho tre pakistani e tre italiani: contratto di bracciante agricolo. Possono fare i vaucher solo pensionati e studenti».
Quanto ti costa?
«Sono 48,6 euro al giorno. E 70 euro di costo aziendale».
Però incassi.
«Per i due quintali che ho qui sono 1200 euro. Mi spieghi come cazzo si fa?».
Sei tu il coldiretto.
«È che questo contadino non esiste più. C’ ho amici che l’ olio se lo vendono all’ estero, ed è una strada. Oppure vai a finire in una grande macchina, pendono la tua roba, lo tagliano con la polvere di topo, ed ecco l’ olio che ti bevi tu».
Ma tu che ci fai con 35 quintali di olio?
«Venti li vendo, cinque li regalo. Se questa intervista mia piace, e lo escludo, ti becchi due litri pure tu…. Ma lo faccio soprattutto come realizzazione di me stesso».
Vediamo la tabella mi marcia.
«Mi sveglio alle 5.30 della mattina. Carico i braccianti con il pulmino».
Ma ci vai tu?
«Come diceva mio nonno: il contadino sa sempre stare un metro avanti».
Riecco il dipietrese.
«Ti sei giocato i due litri».
Lavorate fino al buio?
«Alle 16.30 metto a posto gli attrezzi, alle 17.30 vado col carico al frantoio».
E i contatti con D’ Alema, Renzi, Vendola…? «Quelli li sente Belpietro al telefono più di me».
Fatica?
«Sì, ma guardala così. Prima prendevo i farmaci per lo stress, non dormivo, crisi epilettiche tachicardia. E ora? Dormo come un angioletto» Ma perdi tutti questi soldi per ammazzarti di lavoro?
«Domanda a Renzi. Se ti mando l’ olio a Natale. Mi dovrei fare autofattura?».
Programmi per stasera?
«Maria, la mia vicina mi ha portato le bietole. Domani si spenna il pollo. Mo’ lascio te e vado a prendere l’ olio fatto al frantoio».
Ma la politica per cui ti stavi prendendo il coccolone?
«La mattina non posso leggere i giornali. Vado al computer dopo cena, guardo le mail, scrivo. Alle 23 sono già a letto».
Ah, ti piace…. «Lo dico sinceramente? La politica si è fatta oscena».
Eri disposto a candidarti a Milano, però.
«Sì, ma tra il dire e il fare c’ è di mezzo il mare. Come li metti in pista 400 candidati?».
Però ti sarebbe piaciuto.
«Tanto. Il giorno stesso il Pd ha detto con lui mai, i Grillini hanno già fatto un loro statuto e li rispetto, ed ecco perché sto qui a Montenero».
Non ti è rimasto nulla?
«Lo dici tu. C’ è stata una bellissima stagione, quella dei referendum. E poi un’ altra molto bella, quella della foto di Vasto.
La rivendico orgogliosamente» Hai perso.
«Perché c’ è stato l’ atto anticostituzionale di fare il governo Monti, altrimenti noi staremmo al posto di Grillo. Sono bivi».
O ti ha ammazzato la Gabanelli?
«Ho una causa in corso, posso dirti questo: con quale intenzione l’ abbia fatto non lo so.
Ma so che la gente ha percepito una realtà distorta».
Quindi non hai fatto errori?
«Eccome: mi sono messo con Ingroia, Occhetto… Ferrero. Pensavo: l’ unione non fa la forza. È stato devastante».
Sempre la querela facile?
«La Santanché è stata condannata a 20 mila euro. Però da quando sono in campagna ho sospeso le cause…». E la scorta? «Prima che la togliessero ho rinunciato. Per me, che l’ ho avuta tanti anni è stata una liberazione. E poi che ci facevo, li mettevo a fare vendemmia?».
Adesso mi dirai che non hai letto di Maruccio.
«Invece seguo tutto: voglio sapere esattamente che cosa è successo».
Lo difendi?
«Era un bravo ragazzo: se ce n’ era un altro lo vedrò. Apprezzo che si affidi alla giustizia e non la contesta».
E Mannino?
«Lo hanno assolto per non aver commesso il fatto. Ci credo punto».
Però sotto sotto…. «No. Si è fatto venti anni di processo: massimo rispetto. A lui e al giudice. Non condivido che lui attacchi i magistrati, e, peggio ancora, che qualcuno si infili in questa cosa per fare campagne».
Ti piacerebbe tornare in aula con questi processi?
«Rimpiango di essermene andato, sì: mi piacerebbe essere in campo».
Adesso sei proprio crepuscolare.
«Non illudetevi che io scompaia, è una stagione interlocutoria. Ci si vede dopo la semina».
Di nuovo dipietrese.
«Lù, a Milano aspettano il tuo pezzo: Corri a scrivere e lasciami in pace!».

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