
PESCARA. Nello stesso giorno in cui l’ennesimo morto sul lavoro è caduto sul campo, in Abruzzo, l’uomo dei referendum contro la precarietà è arrivato in Abruzzo. Si sa, le coincidenze non esistono, e le vittime di questi anni sono tutti martiri che vogliono dirci qualcosa, così come Maurizio Landini, oggi, ha qualcosa da dire a questo paese.Kevin Laganà, il più giovane tra le vittime della strage di Brandizzo, ci ha mandato un video dall’oltretomba per l’effetto temporale sfalsato dei social. Ecco perché gli ultimi attimi di vita filmati con il suo telefonino, sono apparsi solo dopo la sua morte. Sua madre disse: “Non voglio la sua bara: non c’è lui, dentro, ma solo un puzzle del suo corpo”. Lo stesso effetto orrorifico ha avuto, su di noi, la vicenda di Luana D’Orazio, giovane madre lavoratrice, con il corpo ridotto a gomitolo, dopo essere finita tritato in una orditrice a Prato. Sua madre ha detto, con voce ferma in Senato: “Le leggi che ci sono oggi devono essere cambiate”. Ma nessuno, in Parlamento, ha raccolto questo appello.Lo stesso si potrebbe dire per gli operai ingoiati, avvelenati e uccisi da una nuvola di gas venefico nelle fogne di Palermo, o dell’aspirante pensionato colpito in fronte da un gancio mortale, in Veneto: maneggiava una gru, a 78 anni, perché ancora gli mancavano i contributi per la pensione. Questi morti, esattamente come l’ultimo di loro, Yassine Guerouahi, schiacciato proprio ieri sotto una catasta di lamiere di acciaio, a Valle Castellana, ci dicono che, soprattutto per chi fa lavori pesanti, le norme devono cambiare. Ed ecco perché – tra i cinque quesiti – il più incandescente e attuale è quello che impone la responsabilità nei subappalti multipli: «Pensate – spiegava ieri Landini – «li chiamano subappalti “a cascata” perché passano da una società all’altra, senza limiti, abbattendo ad ogni giro, il costo del lavoro, regalando ad ogni intermediario un profitto. A chi serve – si domandava Landini – questo meccanismo? A chi vuole comprimere diritti, per fare profitti». Altra pausa: «Io conosco decine e decine di imprenditori che amano i loro dipendenti e li tutelano: e so una cosa importante: sono anche loro vittime del primo meccanismo distorsivo nella legislazione sul lavoro in Italia: gli appalti al massimo ribasso penalizzano i più virtuosi, e premiano chi vuol far soldi violando le regole e abbassando la qualità».Cambio di luogo, cambio di tema. Sorride, Maurizio Landini, nella sala mensa della Pilkington, la più grande fabbrica di cristalli di tutta Europa. Ha incontrato i dirigenti dell’impianto, che fanno miracoli per sostenere il crollo produttivo nel mercato dell’auto. Seicento operai sono seduti ai tavoli, molti di loro in piedi, non vola una mosca: «Pensateci: con un solo voto, in un solo giorno, potete cancellare gli errori accumulati da governi di sinistra, di destra, di centro e tecnici, in oltre 25 anni di storia. Non è bello?».La prima cosa da dire su questa assemblea è che il colosso dell’automotive non è un’aziende in cui la Cgil è maggioranza. Ci sono attenzione, curiosità, molti elettori di centrodestra, in questo uditorio e anche in tante delle piazze che il leader incontra nella sua prima giornata abruzzese.Voglio raccontare, tra le tante cose che mi hanno colpito, nel tour del segretario Cgil, un aneddoto illuminante raccontato a fine giornata: «Ero andato a distribuire dei volantini con la spiegazione dei nostri quesiti in un mercato. Un signore mi ha ascoltato parlare, in silenzio, attento, e poi mi ha detto: “Sa che lei mi ha convinto? Ma con tutte queste schede dove la dobbiamo votare?”».Risate, pausa teatrale. Landini prosegue: «Ho pensato che quella domanda spiegasse molte cose, e soprattutto le tante astensioni nelle ultime tornate elettorali. Se alle Europee ci fosse stato lo stesso quorum del 50% che c’è per i referendum quelle elezioni non sarebbero state valide». Altra pausa: «Il problema, dunque, è che in questi anni abbiamo sempre pensato che si dovesse votare per qualcuno e non per qualcosa. Così ho risposto, molto serenamente, al signore: “Io non sono candidato a nulla: non le sto chiedendo un voto per me. Le sto chiedendo un voto per suo figlio, per suo nipote, per i tanti giovani che lasciano l’Italia perché fuggono dalle leggi della precarietà”».Ed ecco i cinque diversi quesiti, collegati tra di loro: quattro sul lavoro, e uno – importantissimo – sulla cittadinanza dei nuovi italiani. «In un Paese con soli 370mila nati l’anno», spiega il segretario, «dovremmo fare di tutto per aiutare i nuovi italiani ad acquisire la cittadinanza. In un Paese in cui per fortuna aumenta l’età media, dovremmo aiutare tutti i giovani italiani che hanno studiato e vivono qui ad entrare nel mondo del lavoro».Anche questo è indubbio, difficile da contestare, dati Inps alla mano. C’è anche il tema, enorme, della reintroduzione dell’articolo 18 sulla reintegra del lavoratore espulso da una azienda (solo per i casi in cui un giudice riconosce che il licenziamento sia stato discriminatorio e illegittimo), ma a me sta a cuore dire perché questi quesiti riguardano tutti. Non si vota un partito, si vota per cambiare uno scenario, un clima, una rete di leggi – magari nate con le migliori intenzioni – ma scritte male, applicate peggio. Non da una sola parte, ma da tutte le parti. Qualunque sia stata la ragione per cui si è arrivati a quelle norme (le spiegheremo e le approfondiremo in dettaglio nei prossimi giorni) è tempo di cambiarle.Per questo i referendum di Landini, che non deve essere eletto da nessuna parte (neanche alla Cgil, per via del limite di due mandati) sono lo strumento con cui possiamo dire: ci va bene così. Oppure no, bisogna cambiare. In Italia è già accaduto tante volte: per i diritti civili, dalla legge sul Divorzio in poi. E contro il clientelismo politico, con il referendum sulla legge elettorale del 1993 che mise fine alla prima Repubblica. In queste scelte i partiti non c’entrano, siamo tutti liberi.Fatelo per Kevin, diventato un puzzle di ossa. Fatelo per Luana, ridotta a gomitolo di carne. Per chi verrà. Fatelo per tutti voi/noi.
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