FASCISTI DALLA NARRATIVA AL CINEMA

26 apr 2007

PRENDI UN LIBRO COME"IL FASCIOCOMUNISTA", IL SESSANTOTTO, L’AGRO PONTINO E LE NOSTALGIE DEL DUCE, ARRUOLA I DUE VOLTI PIU’ NOTI DEL GIOVANE CINEMA ITALIANO, ED ECCO A VOI, "MIO FRATELLO E’ FIGLIO UNICO".

                      

Luca Telese

 da Roma

 Un altro fascista sul grande schermo? Sì, e a quanto pare ha anche successo al botteghino. Metti gli attori più amati del momento e i temi più spinosi del dibattito politico-culturale, e il gioco è fatto.  Non è scontato: per tanti anni il cinema italiano ha fatto il contrario, e adesso invece "Mio fratello è figlio unico", di Daniele Luchetti, prova a affrontare, tutti insieme, il ’68, il conflitto in famiglia, la guerra civile fra rossi e neri, affidandosi al volto da bel tenebroso di Riccardo Scamarcio, il divo assoluto del momento, e ai tic di Elio Germano (una delle più belle scoperte dell’ultimo anno).

                                                                             

 

 Il film nasce da un libro – e che libro – lo scoppiettante "Il fasciocomunista" pubblicato nel 2003 da Antonio Pennacchi. La storia è quella di un triangolo unano e politico: ci sono due fratelli che sono come due opposti e crescono insieme nell’Italia degli anni Sessanta.  Scamarcio è Manrico: extraparlamentare di sinistra, operaio per scelta, contestatore, amatore di donne e di folle.  Germano è Accio, un fratello minore che si sente schiacciato dal confronto, ama il latino, cresce in seminario, si iscrive al Movimento sociale suggestionato dal nostalgico e carismatico venditore ambulante Luca Zingaretti e dalla città in cui vive, una Latina segnata dalla memoria del Ventennio. 

 

                                                                             

 Ovviamente è una miscela esplosiva.  Se non altro perché nello stuolo di adoratrici e fidanzate di Manrico ce n’è una che piace ad Accio (la solare Diane Fleri).  La famiglia Benassi è povera, vive in un appartamentino striminzito, c’è anche una terza figlia, Violetta (lei è femminista militante e innamorata del prof di filosofia, marxista) e tanto Manrico è prediletto e benvoluto da tutti, quanto Accio viene disprezzato per la sua scelta politica. Il semplice fatto che un fascista sia rappresentato sullo schermo, alla conferenza stampa di presentazione del film, suscita un misto di stupore e incredulità, e anima un dibattito di quasi mezz’ora.

 Racconta Luchetti, incalzato dalle domande: «Quando avevo letto Il fasciocomunista ero stato catturato dal tono scanzonato; ho guardato tutto quel mondo con affetto, anche il personaggio di Accio, il più distante da me.  Ho voluto raccontare una storia di famiglia, una commedia, ma anche una nostalgia per anni in cui i discorsi ideali erano parte importante della società».

 

La trama non è priva di colpi di scena, quello che si può raccontare, ovviamente, è quello che dà il titolo al libro, ovvero il repentino passaggio di Accio dalla sua militanza a destra alle posizioni politiche del fratello.  E la contemporanea migrazione di quest’ultimo, dalla posizione di ribelle di sinistra, a quella di proto-terrorista.  La guerra civile in famiglia è affidata ad alcune memorabili schermaglie dialettiche: «A noi almeno la dittatura ci è riuscita – grida Accio alla ragazza del fratello, rossa anche lei, che vuole sedurre -, a voi ve piacerebbe, ma non c’avete er core!».  Ed ovviamente il film colpisce per la spensieratezza con cui è recitato, «ho girato spesso con la telecamera a spalla – racconta Luchetti – non per qualche vezzo stilistico, ma perché volevo cogliere questo tratto di spontaneità».

 Certo, Scamarcio è Scamarcio, e ogni volta che guarda in camera buca lo schermo, e in conferenza stampa conferma l’immagine di divo: «Non so bene che dire, oggi mi sono svegliato tardi… ».  Oppure: «Magari il mio prossimo film sarà una cagata pazzesca», con una reazione ironicamente indignata di Tozzi: «Veramente anche il prossimo film lo fai con noi… ».  In realtà, Mio fratello è figlio unico (titolo di una canzone di Rino Gaetano che nel film non si sente mai) farà discutere soprattutto per la rappresentazione di un’Italia politica da cui il cinema si è sempre tenuto distante. «Un personaggio come Accio – spiega ancora Luchetti – quindici anni fa sarebbe stato raccontato come un mostro. Vi ricrdate come erano dipinti i fascisti in San Babila ore 12.00? Credo che quello sia stata l’ultima volta in cui un nero ha avuto la parte da protagonista, ma i sambabilini erano rappresentati come delle bestie umane».  Ed è vero che una traccia di questo stereotipo ancora aleggia nell’aria, visto che perfino il protagonista, Germano, dice che ha dovuto fare uno sforzo «per non dare un giudizio su un personaggio che consideravo un figlio di puttana». 

Il pregio del film sono alcune trovate che rendono il clima del tempo, straordinaria quella del concerto su Beethoven «defascistizzato» organizzato da Manrico-Scamarcio, dove i versi dell’Ode alla gioia, considerati apologia del Terzo Reich, sono sostituiti da un coro marxisticamente corretto le cui parole sono solo «Mao-Mao-Mao!».  Da La meglio gioventù a La peggio gioventù, la cosa buffa è che gli autori della sceneggiatura, Petraglia e Rulli, e il produttore, Tozzi, sono gli stessi.  All’autore del libro, Antonio Pennacchi, il film non è piaciuto, dice che il fascismo di Accio è stato caricaturalizzato. Ma va detto che più che un filtro ideologico, sembra che questo passaggio sia dovuto al registro complessivo del film, che tende alla commedia. Comunque, fra polemiche e tama tam, le scamarcine accorrono in sala e si uniscono al pubblico "colto". Vuoi vedere che sarà l’ultimo sucesso dell’anno al botteghino?

19 commenti

  1. ROBERTO MAGRELLI

    AMICI,
    ATTENZIONE!!!
    GRANDE SUCCESSO QUESTA MATTINA A ROMA DAVANTI ALLA SEDE DEL SECONDO MUNICIPIO, PER LA MOBILITAZIONE CONTRO LA DECISIONE DI CANCELLARE I MURALES DEDICATI A PAOLO DI NELLA E FRANCESCO CECCHIN, MARTIRI DELL’ANTIFASCISMO MILITANTE DEL QUARTIERE TRIESTE/SALARIO.
    C’ERA GIANLUCA IANNONE, LEADER DI CASAPOUND E MOTORE PULSANTE DEI CENTRI SOCIALI DI DESTRA, ACCANTO A GABRIELE ADINOLFI E AD ESPONENTI DI FORZA NUOVA E ALLEANZA NAZIONALE, PER UNA PROTESTA DEL TUTTO TRASVERSALE!!!
    RAGAZZI, SPERIAMO CHE QUESTO NON SIA UN SEMPLICE FUOCO DI PAGLIA, MA CHE SIA L’INIZIO DI UN RICOMPATTAMENTO DI TUTTE LE FORZE SANE E DI DESTRA, SOPRATTUTTO RADICALI, PER IL RAGGIUNGIMENTO DI OBIETTIVI COMUNI.
    SPERIAMO CHE SIA L’INIZIO DELLA FINE DI TANTE STUPIDE FAIDE CHE NON HANNO FATTO ALTRO CHE DISGREGARE E INDEBOLIRE LA DESTRA, FAVORENDO DI FATTO I POLITICI IN GIACCA E CRAVATTA CHE SE NE FREGANO DEL BENE DEL PAESE, A PRESCINDERE DAL LORO ORIENTAMENTO POLITICO.
    SPERIAMO CHE FINISCA PRESTO L’ERA CHE HA VISTO LA DESTRA DAGLI IDEALI “PURI”, DIVISA IN TANTI PARTITINI CHE ALTRO NON FANNO SE NON ANNULARSI L’UNO CONTRO L’ALTRO E NESSUNO RIESCE AD ANDARE IN PARLAMENTO, COME NELLE ULTIME ELEZIONI.
    BISOGNA COMPATTARSI, SCHIERARSI INSIEME, FACENDO CAPO AI NOSTRI COMUNI IDEALI, PERCHE’ METTIAMOCELO IN TESTA, SOLO COSI’ SI PUO’ ANDARE IN PARLAMENTO!!!
    E SOLO ANDANDO IN PALAMENTO SI PUO’ AVERE LA FORZA E LA NECESSARIA LEGITTIMAZIONE POPOLARE, PER CERCARE DI CAMBIARE LE COSE A FAVORE DELLA NOSTRA AMATA ITALIA, DANDO UNA SPALLATA AL VECCHIUME DEI CORROTTI E PORTANDO FINALMENTE UNA VENTATA DI NOVITA’ DAVVERO RIVOLUZIONARIA!!!

    VIVA L’ITALIA!!! GUERRA AI NEMICI DELLA NOSTRA TERRA!!!

    ROBERTO MAGRELLI comandante della Brigata Sandokan

  2. Ma qualcuno sa se le scritte sono state cancellate?
    Luca

  3. Sì, vabbè…ora manca solo il panegirico di Caterina va in città e siamo al completo. Ma possibile che non si possa fare a meno di dare del fascista una visione caricaturale?
    Chi é Accio alla fine? Uno sfigato, un escluso che si lascia suggestionare dalla demagogia di un venditore di fumo, ma che poi diventa di sinistra e si ricongiunge con il fratello. Come potremmo definirla? Una commedia di formazione? Dalla parte sbagliata si giunte alla verità.
    L’unico commento riportato nell’articolo che ho apprezzato è stato proprio quello di Germano: «ho dovuto fare uno sforzo per non dare un giudizio su un personaggio che consideravo un figlio di puttana». Ebbene io lo preferisco alle caricature.

  4. penso che quelle scritte facciano parte della storia del nostro caro vecchio quartiere trieste…

  5. Veltroni ha annunciato che non fara’ cancellare la scritta per Paolo Di Nella. Non mi pare abbia detto nulla a proposito di quella per Francesco Cecchin…

  6. E pensare che Daniele Luchetti (classe 1960) andava al Vivona – sezione B. Chissà che ricordi avrà degli anni terribili in cui da giovane militante della FGCI assisteva inerme – piccolino e magrolino com’era – agli scontri epici del Collettivo Politico, allora assai numeroso, partecipato e “ben armato”, contro lo sparuto gruppo di militanti di destra: Giuseppe Dimitri, Dario Pedretti, Paolo Lucci Chiarissi e pochissimi altri.
    Io che sono stato studente la Vivona in quei anni burrascosi non ho ricordi precisi di violenze subita da Luchetti – ma potrei sbagliarmi.
    Non ho visto il film – ma mi piacerebbe immaginare cosa sia passato nella mente del regista quando con la mente richiamava il ricordo del suo passato all’Eur, e quale sia stata la sua idea della militanza di destra, che aveva già allora una forte caratterizzazione ideologica e culturale e se tutta questa esperienza di “vita vissuta” sia stata usata per caratterizzare i personaggi della commedia.
    Mi sembra dalle brevi recensioni che ho letto che poco sia trapelato della esperienza di Luchetti nel film, ma anche di questo potrei sbagliarmi e quindi vorrei avere la possibilità di vederlo prima di esprimermi più compiutamente.
    Tuttavia – e bene che tutti lo sappiano – Luchetti è stato testimone oculare del clima epico e tragico degli anni ’70, e qundi avrebbe potuto metterci “del suo” nel raccontare la vita e le piccole storie quotidiane che accadevano, che sono la trama e la struttura portante di questo suo nuovo film.

  7. Pennacchi si è giustamente incazzato. I “fasci” sono mostri oppure coglioni. Niente di nuovo sotto il sole.

  8. Purtroppo temo che la rappresentazione cinematografica della generazione in nero non potra’ che essere una ‘autorappresentazione’, cioe’ recitata, diretta, ideata o girata, da chi in quel periodo militava a destra.
    Ovviamente, non essendoci molti autori, attori, registi o sceneggiatori con un passato simile, la cosa la vedo alquanto complicata…
    Del resto un solo film ha rappresentato realisticamente gli anni settante. Nei dialoghi, nei tipi antropologici, nel modo di vivere, muoversi, camminare, gesticolare dei suoi protagonisti. E, non a caso, era una realta’ impolitica: Romanzo criminale.
    Sia perche’ l’autore del libro, il magistrato De Cataldo, ne ha seguito passo dopo passo anche la trasposizione cinemetografica, sia perche’ il regista, Michele Placido, ha un ricordo personale degli ambienti di mala romana degli anni settanta (quando lui faceva il poliziotto a Toma), sia perche’ gli attori (tutti romani, tutti trentenni) si sono ritrovati nel modello del ‘coatto’ che e’ comunque un modello umano che hanno personalmente conosciuto nella loro esperienza di vita e quindi e’ stato piu’ facile da rappresentare…

  9. E’ un simpatico eufemismo quello di Rao che spiega di vedere complicata una rappresentazione della generazione in nero perché “…non essendoci molti autori, attori, registi e sceneggiatori con un passato simile…”
    Personalmente non conosco un solo attore o regista che sia, indipendentemente dall’età, e quindi dalla possibile conoscenza diretta del mondo di “destra” dei ’70, dichiaratamente di quest’area.
    Autori e sceneggiatori ne conosco pochissimi in assoluto, quindi non saprei dire, ma credo che dato l’andazzo…
    Chi è un simpatizzante di destra nel mondo del cinema o del teatro o dello spettacolo?Escludendo i simpatizzanti di Berlusconi, che non sono propriamente di destra, anzi se Berlusconi fosse schierato a sinistra si troverebbero più a loro agio, non riuscirei a fare che pochissimi nomi.
    E allora non resta che attendere qualche coraggioso di sinistra che sfidi l’impopolarità e il boicottaggio, e ci mostri un dì a venire una rappresentazione del mondo politico dei ’70 più onesto e veritiero, con le tracce di quei giovani in nero non caricaturali, né mostrificati, ma semplicemente veri come chi lo è stato sa.
    A questo siamo ridotti, un po’ per una battaglia persa, un po’ per una battaglia mai combattuta.
    E quest’ultimo l’errore più grande.

  10. io il film l’ho visto ieri, mi ha fatto abbastanza sorridere e non è stato per niente male.
    prima diandarci avevo il terrore che i neri sarebbero passati da “mostri” tanto che poi Accio passa dall’altra parte e viene più valorizzato e i rossi come al solito come quelli la cui lotta è giusta, i cui ideali sono migliori e a cui è consentito tutto…invece mentre i neri sono raccontati come meglio non potevamo aspettarci, fanatici, aggressivi e a volte picchiatori ma tra di loro più che coi rossi e senza condannare il loro retro-pensiero fascista, nè giudicarlo a priori – tanto che spesso Accio e Mario ribattono ai comunisti “difendendo” il regime con le cose buone fatte dl Duce (tipo la costruzione di Sabaudia) – (e tra l’altro non sono neanche d’accordo con l’autore del libro sulla caricatura di Accio perchè secondo me Manrico e compagni in alcuni casi fanno davvero delle figure ridicola – a parte la scena del concerto citata da luca, ce n’è anche una al quanto divertente durante una riunione in sezione)i rossi non sono per niente mitizzati anzi a parte le scene ridicole che citavo, anche la fine non è delle migliori per loro…
    perciò chi si aspettava una condanna dei fascisti di quegli anni è rimasto alquanto deluso e chi come me si aspettava una mitizzazione dei rossi è rimasto piacevolmente sospreso, tanto più che ai miei amici pseudo-comunisti il film non è piaciuto e il personaggio di Accio è risultato antipatico, mentra a me e a chi era con me chiaramente di centrodestra il film è piaciuto e Accio ci ha fatto una grande simpatia e tenerezza, e per una volta credo che scamarcio sia passato in secondo piano…un grandissimo Elio Germano per un film che alla fine fa capire che con gli estremismi si finsce male ma questo non significa perdere di vita gli obbiettivi per i quali si combatte…
    ale

  11. Tutto quello che volete, ma da qui a farne il panegirico per il manifesto del popfascismo ce ne passa. Passi per “fascisti su marte”, ma ora si sta esagerando. Per la cinematografia i fascisti o sono dei mostri, o sono dei coglioni; da questa spirale purtroppo non si scappa. Certo é che, se mi é concesso scegliere, preferirei entrare nella prima categoria, il male ha pur sempre il suo fascino.

  12. I Cattivi non sono forse i personaggi più interessanti?

    Chissà se troverò mai qualcuno interessato a leggere un mio “soggetto cinematografico” sui NAR da anni riposto in un armadio (i cassetti son tutti pieni…).

    Magari potrei postarlo su questo blog…

    P.S.
    Non si tratta di una forma di “autopromozione”, ma visto che si tratta di cinema “in nero”…

    Andrea

  13. Andrea, mi paicerebbe leggere il tuo testo, ma non ti consiglio di postarlo qui. Internet e’ un porto di mare e c’e’ il rischio che chiunque te lo possa copiare o se ne possa appropriare illegittimamente…

  14. Nicola, a me piacerebbe molto fartelo leggere. Non per “frenesia di celebrazione” ma, dal momento che nessuno l’ha letto mai, per avere semplicemente opinioni e pareri.

    Se mi fornirai un recapito, sarò felice di inviartelo.

  15. Ok, volentieri. nicolarao@tin.it

  16. Andrea, anche a me piacerebbe leggerlo.
    Se vuoi, puoi mandarmelo qui: aragorn84@lycos.it

  17. Allora,
    non credo che le sorti dei protagonisti compongano la morale del film: perchè come giustamente rileva qualcuno, è vero che Accio a suo modo si converte, ma è vero anche che Manrico diventa terrorista…
    Luca

  18. Qualcuno dei fequentatori del sito sà dove indirizzarmi per avere una copia del film San babila ore 20 un delitto inutule
    di Carlo Lizzani

    PS: film di becera propaganda cattocomunista e denigratorio ma mi piacerebbe rivederlo dopo molti anni
    al boia chi molla
    Riccardo

  19. Ciao Luca, non sono riuscito a leggere il tuo libro. Perchè non mi piace quello che ci gira intorno. E se trovo giusto e nobile riportare a galla la verità riguardo tante morti dimenticate, mi sembra intollerabile che questo debba succedere sull’onda del revisionismo imperante e nel contesto della rivalutazione dell’attivismo fascista di ieri e di oggi.
    E questo blog nero, con i commenti dei “pischelli” di casa pound e posti simili, mi fa un po’ schifo.

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