Curcio, parla Silvia Giralucci

21 gen 2009

LA LOTTA ARMATA NON DÀ LA PENSIONE ” – SILVIA GIRALUCCI AVEVA SOLO TRE ANNI QUANDO LE BR LE UCCISERO IL PADRE – IL “FONDATORE” RIVENDICÒ L’OMICIDIO, PER IL QUALE FU POI CONDANNATO – “RISPETTILA LEGGE COME TUTTI” – QUANDO HO SAPUTO CHE SAREBBE VENUTO A TENERE UNA CONFERENZA A PADOVA SONO QUASI SVENUTA”

Luca Telese, il Giornale

Roma – A volte, quando dicono di Renato Curcio: «non si è mai macchiato di reati di sangue», ha voglia di ruggire. Se non altro perché lei, Silvia Giralucci, sua padre non l’ha mai conosciuto. Graziano fu ucciso nel 1974, a Padova. Il primo delitto delle Br, il primo rivendicato. A scrivere quel comunicato fu proprio Curcio. Per quel delitto è stato condannato: «Concorso morale in omicidio». Ho conosciuto Silvia scrivendo un libro che raccontava (anche) la storia della sua famiglia, nel 2003: aveva tre anni il giorno del delitto, ora 37. In questi anni ha parlato in pubblico raramente. È giornalista, madre di due figli. Ma non ama discutere di quelle storie. Anche la memoria le provoca dolore: «Per me sono ferite ancora aperte». Silvia non è animata da spiriti di vendetta, non sogna la legge del taglione, ma tiene a un principio: «La mia famiglia, le vittime degli anni di piombo, la società, hanno subito lutti irreversibili. Io mi porterò il mio peso per sempre. Credo che, anche scontato la pena, gli ex Br dovrebbero sapersi portare dietro il loro».
Silvia mi ha raccontato che da bambina, a volte sveniva. Così le fecero un encefalogramma. Per giustificare tutti quei fili le dissero: «Serve a capire perché non stai bene. Così, mentre era attaccata alla macchina, lei pensava intensamente: “Voglio-voglio-voglio il mio papà”. Quando l’esame fu concluso guardò il referto e pensò, delusa: «È pieno di scarabocchi. La macchina non ha capito». Aveva solo sei anni. Si parla spesso di Curcio. Per le polemiche legate alle sue conferenze. E ora anche per il fatto che non abbia diritto a una pensione. Si parla anche di Battisti, di pene, di soluzioni politiche. Quando riesco a convincerla a questa intervista, mi spiega: «Il dibattito è impostato male».
Lei si considera figlia di una vittima, ma anche vittima.
«Di mio padre io non ho nemmeno un ricordo. Non ho potuto conoscerlo. Non so che cosa significhi, un padre. Questa è una delle più grandi privazioni che si possano subire».
Ha desideri di vendetta?
«Nessuno. Ma voglio che si applichi la legge, che si scontino le pene».
Ha perdonato?
«La parola non ha significato».
Perché?
«Perché per me, al di fuori di una relazione, il perdono non esiste».
Ha incontrato Curcio?
«Mai. Al processo per mio padre e Mazzola non è mai venuto».
Lui, e altri ex Br denunciano un ergastolo bianco oltre alla pena.
«Quando ho saputo che veniva a parlare a Padova, leggendo il giornale per strada, sono quasi svenuta».
Non doveva venire?
«No. E fossi in lui non andrei a tenere conferenze. Esiste la discrezione»
È giusto definirlo omicida anche se non ha sparato?
«Sapeva che un commando sarebbe entrato nei locali dove erano mio padre e Mazzola. Erano armati, a volto scoperto, con pistole silenziate, di giorno. Potevano andare di notte…».
Curcio sapeva che ci sarebbe stato un duplice omicidio?
«A giudizio del Tribunale sapeva che sarebbe potuto accadere. E dopo che è accaduto, ha voluto, con gli altri capi, una rivendicazione. Per la legge è concorso in omicidio».
Curcio ha definito quel delitto un «incidente di percorso».
«Non entro nella brutalità di questa definizione. Ma non credo fosse sincero»
Aveva già altre condanne, pensa che ne volesse evitare una?
«Molti brigatisti tengono a questa immagine: non hanno commesso delitti, pagano per dei reati politici».
Accade anche per Battisti.
«Condannato a quattro omicidi, ha scontato un anno di carcere. Come si può farlo passare per vittima».
Curcio ha diritto alla pensione?
«Solo nel rispetto della legalità».
Ovvero?
«Se non ha versato i contributi minimi per averne diritto, no».
Non ha maturato il minimo perché ha fatto quasi venti anni…
«Allora forse dovrebbe chiedersi che lavoro faceva prima».
Lei lo sa: faceva la lotta armata.
«È questo il nodo. Non avere contributi è frutto delle sue scelte. È una delle conseguenze che deve affrontare».
Non le pare due volte punitivo?
«No. Perché è così per tutti gli altri cittadini. Se vale per una precaria, o un commerciante, perché non dovrebbe valere per lui?».
Molti ex Br rischiano indigenza.
«Curcio no: non ha diritto alla pensione sociale, quindi sua moglie ha un reddito. Anche questo vale per tutti gli italiani, perché non deve valere per lui?».
Se lui leggesse queste righe la considererebbe ostile?
«Non mi importa cosa pensa Curcio, ma non do la caccia ai terroristi. Se dopo la pena un detenuto trova senso nella vita per me è un dono. Vale per tutti, anche per gli ex Br. Ma le conseguenze le devono assumere. Gli assassini di mio padre non mi pare l’abbiamo fatto».
In che senso?
«Ad agosto sono stati condannati, nella causa civile, a un risarcimento del danno per 350mila euro. Non li avremo mai. Ma il punto è: non hanno pagato neppure le spese processuali!».
Perché?
«Ma molti Br sono nullatententi. Le case in cui vivono, per evitare problemi, non sono intestate a loro».
Curcio desidera la pensione…
«Vorrei tanto che fosse un segnale che è tornato a rispettare lo Stato».
In che senso?
«Dopo aver cercato di abbatterlo, adesso vogliono le sue tutele».
Anche qui non lo crede sincero?
«Spero che lo sia. Molte di queste persone, che non rispettano la legalità, hanno una certa disinvoltura nell’arraffare quello che possono».
Lo Stato fa abbastanza per voi?
«Non l’ha fatto in passato. Non abbiamo avuto, per anni, assistenza: né economica né psicologica»
Come si definisce?
«Una donna, una madre. Ma anche una vittima. Ho in me un vuoto che con gli anni, invece di diminuire, cresce. Mi sento mutilata».

*****

L’ULTIMA BATTAGLIA DI CURCIO: CONTRO L’INPS PER PER LA PENSIONE

ROMA – Allora, Curcio, sei prossimo alla pensione? «Beh, veramente a me la pensione non la danno». Ah no? «L’ Inps mi ha comunicato che non ne ho diritto. Ho lavorato nelle carceri ma non ho cumulato un numero di anni sufficienti». Quella sociale? «No, mia moglie lavora e ha un reddito. Quindi non ho diritto a nulla». Era riuscito a star fuori dalle polemiche sulla mancata estradizione di Cesare Battisti, Renato Curcio, fondatore delle Br mai pentito né dissociato («Degli ex terroristi non parlo»). Ma ne ha alimentata una nuova: quella sui contributi dello Stato agli ex eversori. Scatenando la rabbia dei parenti delle vittime che hanno interpretato le sue parole come una richiesta dell’ assegno mensile. Lorenzo Conti, figlio di Lando il sindaco fiorentino ucciso dai brigatisti minaccia: «Se lo Stato concede a Curcio una pensione pagata dall’ Inps, io chiedo asilo politico all’ America o a Israele che hanno mostrato sempre vicinanza alle vittime del terrorismo e non ai carnefici». Chi era presente allo scambio di battute stempera i toni. «Curcio non ha lanciato nessun appello. Nè si è lamentato» assicura Daniele Falcioni, operaio «da mille euro al mese» e presidente del centro sociale Oltreconfine di Pesaro, che sabato scorso aveva invitato l’ ex terrorista a parlare del suo saggio su lavoro e immigrazione. «Curcio era accanto a me. Vendeva materiale della casa editrice Sensibili alle Foglie di cui è socio, prima che iniziasse la conferenza. Gli hanno chiesto se, dato che ha 67 anni, stesse per andare in pensione e lui ha risposto che non ne ha diritto. Il resto è strumentalizzazione perché qui a Pesaro siamo già in campagna elettorale». Come sia, le parole di Curcio aprono un nuovo squarcio sulla dimensione degli ex rivoluzionari armati entrati nella terza età. Riposto il mitra, costretti ormai a combattere più con la prostata. Come l’ ex comandante militare di Ordine Nuovo Pierluigi Concutelli, tradito da un bisogno impellente lo scorso agosto: venne fermato per la pipì fuori ordinanza, trovato con un «terapeutico tocco di fumo» in tasca e riportato in cella. Ormai fuori dal carcere per i benefici di legge, tra acciacchi, diabete e pressione alta apprezzano il valore della borghesissima pensione. Ma anche il minimo accenno degli ex terroristi ai diritti è fuoco per la ferita aperta delle vittime. «Curcio invece di dedicarsi alla guerra armata e alla rivoluzione proletaria si sarebbe potuto dedicare a svolgere un lavoro normale» protesta Lorenzo Conti: suo padre venne assassinato dalle Br nel 1986. «Pretende la pensione lui quando nemmeno alcune vittime del terrorismo l’ hanno ricevuta» aggiunge, minacciando di autoesiliarsi se l’ Inps dovesse accontentarlo. Curcio nel ‘ 70 fonda con sua moglie Mara Cagol e altri le Brigate rosse. Il 17 settembre la prima azione: viene incendiata l’ auto a un dirigente della Sit Siemens Pino Leoni. Curcio è l’ ideologo del gruppo e rivendicherà questa e tutte le azioni compiute dai compagni armati fino a metà degli anni ‘ 80. Assieme alla Cagol, poi uccisa dalle forze dell’ ordine e Alberto Franceschini, guida le Br quando vengono uccisi Graziano Giralucci e Giuseppe Mazzola, militanti del Msi il 17 giugno 1974, più tardi lo definirà un «incidente di percorso». L’ 8 settembre viene arrestato. Fugge nel febbraio ‘ 75 e torna tra le Br. A giugno Mara Cagol muore. Sei mesi dopo Curcio torna in cella. Non si pente ma fa autocritica: nell’ 87 dichiara chiusa l’ esperienza della lotta armata. E nel ‘ 98 torna in libertà. Virginia Piccolillo * Chi è Ideologo delle Br Nel 1970 Renato Curcio fonda con la moglie Mara Cagol le Brigate rosse. Curcio è l’ ideologo del gruppo e rivendicherà tutte le azioni fino a metà degli anni 80 L’ arresto L’ 8 settembre 1974 viene arrestato. Fugge nel febbraio ‘ 75 e torna tra le Br. Sei mesi dopo Curcio torna in cella. Non si pente ma nell’ 87 dichiara chiusa l’ esperienza della lotta armata. E nel ‘ 98 torna in libertà.

Virginia Piccolillo (Corriere della Sera)

41 commenti

  1. telese ti rendi conto di che falsificatore sei?
    curcio non ha mai detto che vuole la pensione,ha solo detto che non la prendera’ non avendo maturato contributi.

    ma il tuo giornale e il resto della corrazzata berlusconiana ha fatto a gara a falsificare il tutto.

    la mattina quando ti guardi allo specchio non ti viene voglia di sputarti addosso?

  2. “Si parla spesso di Curcio. Per le polemiche legate alle sue conferenze. E ora anche per il fatto che non abbia diritto a una pensione”

    Caro Malachia, ho capito che hai uno standard da fungo allucinogeno, ma se invece che infervorarti per i poveri brigatisti ti leggesti il pezzo – che qui sopra ho riprodotto – scopriresti che non ho falsificato un benamato ciufolo. Dopo che Curcio ha fatto noare (vedi pezzo COrriere) che non ha i contributi, moti si sono chiusti perchè, qualcuno si è anche preoccupato. Io sono andato a sentire una ragazza che ha patito un lutto irreversibile, e che si racconta senza nessun rancore. Solo la pessima qualità della roba che ti spari può indurre qualcuno (magari te stesso) a sputarti addosso.
    Vedi, Silvia Giralucci, dimostra in questa intervista di essere una persona aliena da qualsiasi istinto di vendetta. Dice delle cose che si possono o non si possono condividere. Ma forse a te queste cose danno fastidio. Allora tinieti pure il tuo santino del povero martire. Ma non venire a romperci i coglioni.
    L.

  3. matteo amici

    Con tutto il rispetto per i sentimenti della sig.ra Giralucci, mi sembra che arrivare a sostenere che Curcio è responsabile legalmente (questa è la legge) perchè “sapeva che sarebbe stato commesso un duplice omicidio” e perchè ha redatto il volantino di rivendicazione, mi sembra una forzatura evidente.
    Essere complice (correo) di un duplice omicidio secondo una corretta interpretazione richiede ben di più, a me sembra evidente che la condanna di Curcio per il duplice omicidio di Padova sia frutto della prassi giudiziaria dell’emergenza che dilatò eccessivamente i confini di punibilità dei fatti criminosi legati al fenomeno della lotta armata.

  4. Fra un po’verra’ fuori che tutti questi personaggi, in fondo, son vecchietti di cui bisogna aver pena e compassione perche’ hanno sbagliato in gioventu’,perche’ erano vittime di altrui giochi, perche’ sognavano un mondo migliore, perche’ si meritano di stare tranquilli ai tropici o nei rifugi, perche’ e’ giusto che facciano conferenze, che parlino di quello che hanno fatto e che infondo era per una giusta causa, che la gente morta erano tutti ‘errori di percorso’.
    Ma perche’ non li chiamiamo con il loro nome: assassini?

  5. Caro Matteo,
    forse la sintesi ti ha fatto perdere qualche passaggio. Curcio era – con Fraceschi e la Cagol – il capo delle Br. Le Br decidono di alzare il tiro, e di compiere una irruzione armata, in pieno centro di una citta’, a volto scoperto, e con pistole silenziate. Al termine di questa azione, due perosne vengono giustiziate con un colpo di grazia dopo essere state immobilizzate. Il “sapeva”, in questo caso, e’ derivazione di un dibattito processuale. Perche’ un capo puo’ dire> non sapevo, non c’entravo nulla. Quanto alla rivendicaizone di un comunicato di rivendicaizone, e’ qualcosa di piu’ di un commentino su di un blog. Era una rivendicaizone di orgoglio: non si sono uccisi fra fasci, l’abbiamo fatto noi. Quindi…

  6. telese tu hai fatto intendere che curcio voleva la pensione per dare piu’ colore all’articolo.
    cosi’ non e’.
    il bugiardo sei tu,e per un giornalista non e’ il massimo.
    ma da uno abituato a voltare le spalle per 30 denari come te cosi ci si puo’ aspettare?

  7. matteo amici

    Ma scusi Telese, Lei stesso dice che i capi decisero un’irruzione armata e non un duplice omicidio.
    Come dicono i giuristi il “pactum sceleris” (accordo delittuoso) che costitisce l’elemento soggettivo del concorso nel reato al di fuori della partecipazione materiale al delitto (in cui il concorso è fuori discussione), ebbe come oggetto l’irruzione, non l’omicidio.
    E sostenere che un duplice omicidio sia conseguenza assolutamente prevedibile di un’irruzione (sebbene armati) è una deduzione che può sostenere solo un magistrato più intenzionato a reprimere duramente il fenomeno della lotta armata che ad attribuire precise responsabilità penali (che secondo la costituzione è personale e mai collettiva).
    La successiva rivendicazione attribuisce all’organizzazione BR l’esecuzione del delitto, e, proprio per il principio della personalità della responsabilità penale, tale rivendicazione non può attribuire a tutti i membri ogni singolo delitto rivendicato dall’organizzazione.
    L’ho già scritto in altri interventi e ne sono sempre più convinto: nel c.d. periodo dell’emergenza, la magistratuta interpretò le norme relative al concorso nel reato e relative ai reati associativi (associazione sovversiva e banda armata) in modo intollerabilmente estensivo fino a configurare una sorta di responsabilità oggettiva per ogni singolo partecipe all’associazione per delitti ai quali esso non aveva concorso neanche con un contributo lato sensu “morale”.
    Capisco che sono concetti un po’ da leguleio ma spero di essermi spiegato.

  8. 1) secondo me la sig.ra Giralucci dice cose condivisibili….in ogni caso Curcio ma anche ad es. Fioravanti, hanno diritto alle garanzie previste dalla legge, nel caso specifico diritto alla pensione se hanno versato i contributi come tutti.
    2) sul fatto che la legislazione d’emergenza abbia dato pene più alte rispetto ai tempi normali, sono d’accordo con Matteo Amici…qualche tempo fa Andrea Colombo ha fatto il caso di quel simpatizzante delle BR presente sul luogo di un delitto che in primo grado al moro ter si vide appioppare un ergastolo senza aver sparato un solo colpo…io ad esempio ricordo che Marcello De Angelis si è preso una condanna per associazione sovversiva e banda armata senza aver mai avuto in mano un’arma….francamente adesso alcune condanne sarebbero più lievi o non ci sarebbero proprio….ma le sentenze definitive condivise o meno vanno rispettate.
    Sul delitto di Padova aver ordinato alla propria organizzazione di alzare il tiro e aver rivendicato l’omicidio ne fa a tutti gli effetti un responsabile e quindi i giudici, come ricorda Luca si sono mossi di conseguenza.
    3) Malachia ….non è il caso di andare via??

  9. Per una volta, mi trovo concorde con matteo amici.Tuttavia voglio richiamare l’attenzione di tutti, sui pennivendoli dell’epoca, che come per l’incendio di Primavalle, sostennero che si trattava di una faida interna.Anche in questo caso, come per la controinchiesta sulla strage di Piazza Fontana, le Brigate rosse, si guardarono bene dal rendere pubblico il movente e gli autori del duplice omicidio.
    La Costituzione, all’art. 27, comma 1, dice che “la responsabilità penale è personale”.
    Eppure il nostro codice penale (che risale al fascismo e all’anno 1930 e reca la firma del guardasigilli Rocco di Mussolini e Vittorio Enmanuele tuttora in vigore) che nel periodo delle leggi speciali fu peggiorato in più punti, pullula di reati come il “concorso morale” nel reato o la “adesione psichica” allo stesso, nonché di ogni forma di reato associativo che si possa immaginare tra cielo e terra.
    Gran parte delle istruttorie sul terrorismo lavorarono soprattutto su questi elementi, oltreché sui sospetti e le intenzioni (il famoso “essere in procinto di”), su un’idea oltremodo estesa del concorso, del favoreggiamento, delle contiguità.
    Si arrivò a teorizzare il “fine terroristico” come sussistente “al di là dello scopo immediatamente perseguito dall’agente (omicidio, danneggiamento ecc.)” e di definirlo “reato a forma libera” il cui specifico dolo “offre l’elemento unificatore e l’essenza dei delitti terroristici” . In parole povere, terrorista è lo scopo, il fine ultimo, anche a prescindere da fatti concreti. Non c’è quindi da stupirsi se in molti casi si finirono per processare la personalità degli imputati e la loro ideologia, quest’ultima identificabile nel loro essere amici di Tizio e Caio, o nel loro avere ospitato Sempronio.
    Terroristi si è, anche a prescindere da ciò si fa. Terrorista è l’intenzione, contro la quale va combattuta una “guerra preventiva” che è tipica della società del controllo. Sia ben chiaro che non sto dicendo che tutti gli imputati di processi per terrorismo erano estranei a fatti concreti, ci mancherebbe. Tuttavia, molte persone furono processate e condannate non per atti specifici bensì in nome di un’idea astratta di “fattispecie terroristica”. Il proverbiale “processo alle intenzioni” fu reso una realtà dalla Ragion di Stato.
    Gli effetti di quella distorsione sull’opinione pubblica perdurano a tutt’oggi.

  10. Ma una in una irruzione armata le armi a cosa servono? Erano giocattoli o accessori da portare alla cinta? Chi impugna un arma lo fa consapevole di doverla usare, quindi, pronto ad uccidere. Le armi sono fatte per offendere, o per difendersi. Chi fa un irruzione o chi ordina un irruzione armata: attacca, quindi e’ pronto ad usare l’arma. Perche’ non fu ordinata un irruzione disarmata, a mani nude?

  11. matteo amici

    Concordo con Fornasari (oddio cosa succede?)…
    Interessante lo spunto sull’evoluzione di figure criminose create nell’epoca dell’emergenza per il fenomeno della lotta armata verso altre più attuali della guerra globale preventiva.
    Molto intessante.
    Io vedo uno scivolamento progressivo verso forme sempre più palesi di diritto penale che punisce (accantonando ogni lontano simulacro di rieducazione) sempre più le c.d. “tipologie d’autore” (il terrorista, l’enemy combattent, il sovversivo, lo straniero, l’integralista) piuttosto che le azioni che sono commesse.
    Come dicono gli studiosi si punisce una persona “per quello che è” e non “per quello che fa”.
    A pari passo con questa operazione di politica criminale voluta dal potere costituito viaggia un opinione pubblica sempre più passiva e acritica, influenzata massicciamente e pronta sempre più ad accettare principi legali sempre più repressivi e privi di garanzie (come fa uno a difendersi da quello che è o da ciò che è stato etichettato essere?) in nome della sicurezza.

  12. andrea colombo

    A decidere l’irruzione armata di Padova non fu il vertice brigatista ma Susanna Ronconi (allora Br, poi Pl) senza informare l’esecutivo.
    Non è un segreto, lo ha raccontato più volte lei stessa. Di qui l’imbarazzo dell’esecutivo dopo il duplice omicidio e di qui anche lo “strano” comunicato che, se non ricordo male, parlava di “incidente sul lavoro”.
    Capisco fino a un certo punto le distinzioni tra capi br, quelle per cui Curcio e Franceschini sarebbero meno colpevoli di Moretti o Gallinari. Comunque è vero che al momento del primo omicidio deliberato scientemente dalle Br, quello di Coco e della sua scorta, Curcio e Franceschini erano entrambi già stati arrestati.

  13. Irruzione armata con armi silenziate. In piena mattina, nel pieno centro di Padova, con due perosne dentro. E dopo che Susanna Ronconi aveva fatto un sopralluogo. Vedete, se uno è un direttore della Thyssen e manda a lavorare lgi operai senza estintori – giustamente – gli accollano l’omocidio. Se un è il capo dell’organizzazione che accoppa due perosne in quel modo, tutti dicono. Ma insomma, non esagieramo. Sono stupito . Se non altro perchè l’unica cosa degna che potrebbero fare gli ex terorristi è accollarsi tutte le loro responsabilità. Invwece si cavilla.
    Luca

  14. matteo amici

    No caro Luca, mi spiace ma non ci siamo.
    Capisco che un giornalista non è un giurista ma fare della demagogia con i principi del diritto non ci sto proprio.
    Lei dice che “giustamente” al direttore della Thyssen hanno “accollato l’omicidio” e io le rispondo che, secondo una corretta interpretazione della responsabilità penale, anche questa imputazione è illegittima dal momento che il procuratore Guariniello ha formulato un’imputazione per omicidio volontario con dolo eventuale in un evidente caso di omicidio colposo (non volontario) con un grado di colpa paricolarmente alto (alta prevedibilità della morte dei lavoratori), ma di sicuro non voluta intenzionalmente.
    Quindi io non uso due pesi e due misure e non cavillo, dico che entrambe le imputazioni sono, per motivi diversi, errate.

  15. io invece, che non sono giustizialista anzi….ribadisco per i motivi che ho scritto nel post 8 che secondo me l’ergastolo a Curcio ci sta tutto, e aggiungo la speranza che il direttore della Thyssen venga condannato per omicidio volontario plurimo.

  16. Sono d’accordo con Raffaele. E’ molto probabile che la Ronconio e compagni abbiano agito di testa loro, e che i vertici delle BR si siano trovatio ad avvallere. Resta il fatto che Curcio era il capo dell’organizzazione, i morti ci sono stati e la rivendicazione (volens nolens) é stata fatta. Più di una volta ho scritto che secondo me ci vorrebbe una soluzione “sudafricana” agli anni di piombo: accetamento completo delle responsabilità ed amnistia una volta accertate le responsabilità. Omicidio volontari per la Thyssen é suonato eccessivo anche a me. Rimane il fatto che la pericolosità degli impianti di fonderia non é una novità dall’inizio del secolo scorso, e non solo non c’erano gli estintori, ma il personale sulla linea non aveva neanche la formazione minima, al punto che hanno gettato acqua sulle fiamme, il che sortisce notoriamente l’effetto contrario. La legge non ha eccessive gradazioni, ma effettivamente “omicidio colposo” nello specifico é troppo poco.

  17. Un respiro di sollievo…
    Indro Montanelli -che per altro non è mai stato, ne prima ne dopo “la mia tazza di te” (come dicono i francesi)- tanti anni fa dedicava la seguente frase di Renan ad Eugenio Scalfari ed al suo editore De Benedetti: “Nella mia vita ho conosciuto tante canaglie che non erano moraliste, ma non ho mai conosciuto un moralista che non fosse una canaglia.”
    Dedicato ai “giustizieristi”, “travaglisti”, “dipietristi” & congeneri di oggi, ieri e domani.

  18. Mi sembra di averla già letta :-)
    Comunque “Not my cup of tea” é Inglese e non Francese, anche perché i Francesi non bevono troppo thé, preferiscono il rosso.

  19. Scusate, non per fare publbicità, ma vi invito a leggere il bellissimo libro di Diego Novelli che ho commissionato e che è stato publbicato dalla Sperling. Oppure a vedere il documentario della Ercolani. La linea della Thyssen fu tenuta in piedi non con la possiblità che morisse un operaio. Ma con la certezza matematica. E lo si fece soltanto per profitto, ingnorando ogni manutenzione, fregandosene dei dieci incendi che precedettero quello fatale e devastante. Questo perchè la vita di quegli operai per la Thyssen valeva meno di un soldo di cacio. Non c’era l’eventualità della morte. C’0era la cerrtezza. E per questo Guariniello – Dio ce lo conservi – ha giustamente ipotizzanto la volontarietà State per certi che se questa condanna andasse in porto operai arrostiti non ne vedrremo più.
    Vi segnalo, se ve le siete perse, le lettere riservate dell’azienda – trovate dai magistrati – in cui si diceva che i superstiti facevano le star, e che passata l’onda mediatica si sarebbero dovute predisporre delle adeguate rapresaglie contro di loro.
    Luca

  20. matteo amici

    Si d’accordo: allora facciamo un bel pastrocco con dentro responsabilità civile, responsabilità penale e responsabilità morale.
    Con un bel tocco finale di operaismo sentimentale et voilà, eccovi confezionato il solito casino all’italiana in cui si esigono condanne esemplari stravolgendo ogni regola di diritto, giusto per far volare un po’ di stracci.
    A cosa serve pretendere una “pena esemplare” se da anni si denunciava la pericolosità della fabbrica in questione e nessuno, dico nessuno, ha mosso un dito.
    Certo, a cose fatte, quando poi ci scappa la strage è facile cavalcare l’onda dello sdegno, ma poi?

  21. Amici, non basta aver letto un paio di libri gialli per dare lezioni su codici e pandette!

  22. Maurizio Murelli

    Quanta viltà e infamia nel nascondersi dietro i sentimenti dei parenti delle vittime. Aggravata quando è ad uso giornalistico con aggiunta di manipolazione. Tra l’altro il parente della vittima non ha né più meriti né più diritti (anche di parola) di un qualsiasi altro cittadino. Il cittadino nello stato di diritto delega l’amministrazione della giustizia e l’erogazione della pena allo Stato. Il quale stato presenta un conto al reo. Quando il reo ha pagato il suo conto è un cittadino come tutti gli altri è riacquista i suoi diritti. Questo dice la Costituzione e tutto l’impianto giuridico di questo paese. E sia chiaro: lo dice uno a cui questa Costituzione fa in massima parte schifo e l’impianto giuridico idem.
    Quindi piantatela di ripararvi dietro le lascrime eterne dei parenti delle vittime per far dire loro quel che non avete il coraggio di dire voi. E sopra tutto piantatela di farlo quando questo far parlare i parenti delle vittime serve solo a far “strillo” sui media.

    A proposito, Telese: il compagno di Curcio non è Franceschi ma Franceschini.

  23. Scusate, mi sono letta tutta la discussione e sono allibita. Tutti qui parlano come se sapessero le cose e come se il processo non fosse stato celebrato. Chiariamo prima di tutto la questione della legislazione emergenziale: Curcio; Moretti e Franceschini sono stati condannati in primo grado per l’omicidio di mio padre nel 1990. Avevo 3 anni quando l’hanno ammazzato e facevo la maturità quando è arrivata la prima sentenza di condanna. In quel periodo erano già state approvate le leggi sui pentiti e sulla dissociazione. I brigatisti dissociati fornirono una ricostruzione dei fatti che non corrispondeva in nulla a quanto era emerso dalle perizie balistiche e medico legali. E per questa falsa ricostruzione ottennero lo sconto di un terzo della pena. All’epoca mi sembrò francamente una beffa, altro che legislazione emergenziale. Due: il concorso morale. Non è una mia opinione, è quanto hanno stabilito tre gradi di giudizio, in un periodo in cui appunto l’emergenza era del tutto finita. Volete sapere sulla base di quali prove? Se volete ne discutiamo, sto cercando con altre persone di portare avanti un progetto per rendere disponibili in formato digitale le sentenze principali degli anni di piombo. Però per favore, se non conoscete gli atti, se avete letto trenta articoli che di solito si scopiazzano da uno all’altro, almeno fidatevi del giudizio dei tribunali. E se non vi fidate, documentatevi per farvi un’idea vostra. Questo principio vale per me come vittima, ma anche per gli assassini che a volte si ritrovano attribuiti vox populi reati che non hanno commesso e per cui non sono stati condannati. Quanto a Andrea Colombo, la Ronconi ha detto molte cose. Bisogna anche vedere se quel che ha detto ha trovato riscontri. A me per esempio – oltre a tutto il resto – è sempre sembrato abbastanza singolare che delle due persone che entrarono nella sede del Movimento sociale (in pieno centro, di mattina, a volto scoperto, in un luogo di forte passaggio..) quella che secondo i dissociati impugnava l’arma che ha sparò i colpi di grazia fosse, guarda caso, l’unico terrorista che nel frattempo era morto (Fabrizio Pelli, di leucemia). Non discuterò oltre, non mi sembra il caso di fare un quarto grado di giudizio in un blog. Solo mi piacerebbe che degli omicidi si discutesse senza pregiudizi ideologici.

  24. L'osservatore

    Grazie Signora Silvia, per il Suo intervento lucido ed umano. Purtroppo ci sono persone che per giustificare se stesse attaccano il dolore altrui.

  25. Per Silvia,scusi il cinismo, io l’ho scritto e lo ripeto citando Mao tse tung: “ci sono morti che pesano come piume, altre come montagne”. E’ evidente che per un familiare, la morte del proprio congiunto è un mancigno insopportabile da portare, per un estraneo al dolore …una piuma.Ma vede egregia Silvia, quello fu un episodio sanguinoso di una guerra a bassa intensità, ma sempre guerra fu!Le pongo io una domanda, le sembra giusto che un rottame, un relitto del secondo conflitto mondiale, l’ultraottantenne Erich Priebke, cui d’altro canto gli italiani portano le stesse responabilità nello scatenamento della guerra dei tedeschi, debba a settanta dico settanta anni di distanza dalla rappresaglia, scontare l’ergastolo finchè vive? E i criminali di guerra italiani, americani, russi, perchè non hanno scontato un solo giorno di prigionia?Quanto deve durare la pena? Nei secoli? Ribadisco il concetto quando le guerre finiscono i prigionieri tornano a casa! Piuttosto della vicenda che ha visto suo padre come vittima, io se fossi in lei, perdonerei gli autori materiali dell’omicidio, ma non le “puttane” della carta stampata e della televisione, che a cadaveri ancora caldi, come per Primavalle, scrissero e affermarono che si trattava di una “faida” tra neofascisti!Questo è imperdonabile!

  26. L'osservatore

    Come paragonare Priebke a Battisti? Ma mi faccia il piacere! Coraggio Signora Silvia, non le fanno mancare proprio niente

  27. Mi spieghi lei dov’è la differenza, io proprio non riesco a scorgerla!Credo che Priebke sia l’ultimo prigioniero militare del secondo conflitto mondiale (preistoria!!!) al mondo ancora ristretto in cattività. L’unica deroga per lui, è quella di scontare la pena agli arresti domiciliari, vista la veneranda età.Proprio nel paese che fu alleato nello scatenamento del conflitto, nel paese che varrò le leggi razziali, salvo poi a correre in soccorso ai vincitori, pugnalando alle spalle, gli ex alleati, creando un falso mito di una presunta resistenza, che fu opera di minoranza, mentre la maggioranza degli italioti osannava il duce. Forse è questo che si vuole replicare con Battisti?

  28. una qualunque

    Grazie Silvia per la sua testimonianza dolorosa e misurata, così dissonante rispetto alle crudeli farneticazioni (per usare un eufemismo) di alcuni imbrattablog. Non se ne curi…non meritano risposta.

  29. matteo amici

    Risposta che Lei unaqualunque si guarda bene dal dare a quanto pare.
    Non credo sia questo il modo di discutere.
    Non credo sia questo il modo per aiutare la sig.ra Giralucci a dare un senso alla sua vicenda.
    Io, onestamente, di queste anonime attestazioni di cordoglio non saprei davvero che farmene…

  30. Dietro la tastiera di “una qualunque” il nulla assoluto!Si ribatte argomento su argomento, si polemizza portando ragionamenti ed argomentazioni storiche e un senso logico alla discussione, ma mi rendo conto che da ” una qualunque” pretendo l’impossibile e concludo ancora una volta con l’esortazione a darsi alla calza!

  31. L'osservatore

    Brava una qualunque, non preoccuparti dei vaniloqui dei cadaveri olezzanti, in particolare del Gatto e la Volpe

  32. matteo amici

    Certo che esprimere un’idea, un’opinione, un pensiero invece che lanciare piccoli insulti comodamente protetti dall’anonimato non è sintomo nè di capacità argomentative, tantomeno di coraggio.

  33. una qualunque

    Per L’osservatore

    Mai preoccupata: “Talking with a fool is like trying to saddle a cow. You work like hell, but what’s the point?”. :-)

  34. Attenta, Una qualunque, il Signor Amici, dietro lo stile molto per benino, poi insulta come un carrettiere

  35. matteo amici

    Se qualcuno ha qualcosa di interessante da dire oltre alle frecciatine da asilo Mariuccia (anche se scritte in inglese non è che la sostanza cambi di molto) sarebbe ora che lo facesse.
    Diversamente la discussione non ha molto senso e rischia di diventare oltremodo tediosa.
    Diversamente, buona ricreazione a tutti!

  36. L'osservatore

    Amici, pensi di essere un genio? Pensi forse di aver inventato la puzza?

  37. Per “una qualunque” già il nickname scelto la dice lunga….io vorrei polemizzare con lei e non insultarla, anche se mi riesce difficile farlo poichè non replica con argomentazioni e deduzioni logiche, si trincera dietro una sorta di “puzza al naso” pieno di sussiego e di arroganza. Per non parlare dell’”osservatore” al quale ricordo, che i ragli d’asino non salgono al cielo!

  38. L'osservatore

    Ma quelli del Gatto e la Volpe si!!!!!!!!

  39. Rosso di sera bel tempo si spera…

  40. toni garatti

    La canaglia rossa quando vuole se la racconta ed ovviamente ce la
    racconta. Vogliono stendere un velo ipocrita perchè il tempo
    secondo loro rende risibili i sentimenti delle singole persone e
    bisogna guardare avanti nell’interesse generale; proprio loro che
    processerebbero i centenari per fatti di 60/70 anni fa (già fatto).
    La viltà morale e fisica è il loro comune denominatore, non bisogna
    far altro che disprezzarli e combatterli anche quandi si travestono da agnelli.

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