Il Foglio e gli anni di piombo

07 dic 2008

QUEI CRETINI ANNI DI PIOMBO – LE BRIGATE ROSSE E I BOMBAROLI FASCISTI – IL FOGLIO: "DUE LIBRI ("IL SANGUE E LA CELTICA" & "IO L’INFAME") UN SOLO GIUDIZIO: UNA MANICA DI IDIOTI TRASFORMATI IN MEFISTOFELE"

Marco Palombi, Il Foglio

 

Il terrore e’ quel che accade fuori campo. Alfred Hitchcock lo sapeva e ci ha costruito sopra tutto il suo cinema. La cosa pero’ funziona anche nella vita, perfino in quella delle nazioni. Con noi italiani, per esempio, ha funzionato. Ci sono stati anni (molti li ricordano, qualcuno li rimpiange) in cui in Italia i treni esplodevano, le banche pure, e poteva capitare che un tizio venisse ucciso per strada o previo rapimento per confusi motivi politici. E’ una dose considerevole di dolore e paura quella che ha corso per le strade della penisola fino a pochi anni fa, che non giustifica pero’ il modo ridicolo in cui continuiamo a raccontarcela: non la meticolosa e dura ricerca dei fatti, non il corpo irregolare e contraddittorio della realta’, ma il giallo a chiave, la spy story d’ accatto, un racconto facile in cui ognuno possa avere la sua parte tra gli stereotipi di genere.
Gli imprendibili samurai delle Brigate Rosse, gli esecrabili bombaroli fascisti, i potenti nessuno del golpismo atlantico: tutto ”male assoluto” che, va da se’, non puo’ essere disgiunto da una certa raffinatezza formale nel pensiero del male. Risultato: di una manica di idioti faciloni e criminali abbiamo fatto dei Mefistofele. E’ un errore ,questo ,che nasce direttamente alle fonti del genio repubblicano, alle radici del nostro immaginario collettivo drogato dallo spirito di parte: la speranza, divenuta presto convinzione, che nella storia esista una razionalita’ da scoprire, una Causa, meglio se grandiosa, adeguata alle aspettative del pubblico.
Non va cosi’ di solito, a pensarci lo sanno tutti:”La causale apparente, la causale principe, era si una. Ma il fattaccio era l’ effetto di tutta una rosa di causali che gli erano soffiate addosso a molinello e avevano finito per strizzare nel vortice del delitto la debilitata ragione del mondo”. Il ”Pasticciaccio” di Gadda non ha colpevole, perche’ non puo’ averlo. Al contrario, la maggior parte della pubblicistica sulla nostra storia recente, soprattutto di quella politico-criminale, non conosce altro che puzzle in cui tutti i pezzi vanno a posto, ognuno col suo colpevole: grandi cause, grandi complotti, grandi vecchi. Merce ideologica scadente, buona per tutti i palati: la pessima politica pero’ non riscatta le miserie della storia, figurarsi la pessima saggistica.
Ogni tanto, comunque, capita anche di poter fare pace con la divulgazione storica: e’ una piccola buona notizia che siano arrivati in libreria nelle ultime settimane due libri- uno, in verita’, ci ritorna- entrambi editi dalla Sperling& Kupfer, che possono riconciliare i loro lettori con quella che potremmo chiamare la meschinita’ del male. ”Io l’infame” di Patrizio Peci e ”Il sangue e la celtica” di Nicola Rao raccontano storie diverse con stili diversi, ma ad un lettore non sedato dall’ideologia suggeriscono un identico pensiero: la storia non la fanno solo i condottieri, i politici, i capipopolo, gli sportivi, e le rock star, una parte considerevole la recitano pure le teste di cazzo.
Il libro-confessione di Peci, in particolare, e’ una sorta di legittimo capostipite del genere, essendo andato in stampa la prima volta nel 1983. L’autore, poco piu’ che ventenne, fu a capo della colonna torinese delle Brigate rosse, arrestato nel 1980 dai carabinieri del generale Dalla Chiesa, comincio’ presto a collaborare, divenendo il primo grande pentito delle Br, l’infame del titolo appunto. Non si vuole qui sottovalutare l’ importanza giudiziaria o storica della testimonianza di Peci, che pure fu enorme, ma sottolineare un merito di piu’ lungo periodo: a vedere la faccia pensosa di Curcio- e’ sensibile alle foglie- o quella sempre un po’ sofferente di Moretti, ci si potrebbe ritrovare a pensare, come una Fanny Ardant qualunque, che questi tizi erano dei coraggiosi idealisti, anche se, certo, le pistole…Peci impedisce tutto questo. Il suo racconto, messo insieme a suo tempo da Giordano Bruno Guerri (cui oggi si aggiungono otto nuovi capitoli sulla sua vita negli ultimi anni) e’ un fenomenale ritratto lombrosiano delle Brigate rosse, della loro pochezza umana, della loro inconsistenza politica. Prendiamo Raffaele Fiore, che all’inizio fu il capo di Peci a Torino, uno dei killer di via Fani, un tipo serissimo che prova fastidio a parlare di se’ perche’ ”la mia storia presa a se’ stante non dice niente” (in ”L’ultimo brigatista” di Aldo Grandi). Ebbene, nel libro di Peci, Fiore e’ una specie di monumento al buzzurro: un tizio con una spiccata propensione al bere, ignorantissimo, che tra un attentato e l’altro, a tavola, trova il modo di levarsi la sporcizia dalle dita dei piedi con un coltello da pane. Memorabile la prima scena del libro in cui Fiore s’ accoppia in una gabbia del tribunale di Torino con la sua donna dell’ epoca, Angela Vai. Quest’ultima in ”Mi dichiaro prigioniero politico” di Giovanni Bianconi, e’ ritratta con le tinte sobrie di una Maria Goretti: tormentata dai problemi della scuola e dell’educazione, sfibrata dalla riflessione sul ruolo della donne nel processo rivoluzionario, la Vai cresceva pure sei fratelli senza dimenticare di accudire la madre malata e sparacchiare a caso per le vie di Torino. La descrizione di Peci e’ una boccata d’aria, un bagno di sana antropologia da mercato rionale: ”Bassotta, non bella, una classica donna da parto,coi fianchi larghi, popputa. Anche strabica, per cui portava gli occhiali. Ma i suoi problemi veri erano psicologici”.Pare infatti che la Vai- vista la storia familiare e tutte le rotture che si doveva smazzare ogni giorno, senza contare i piedi di Fiore- quando arrivava il momento di giocare alla rivoluzione fosse parecchio aggressiva, ”voleva sempre avere ragione e aveva pure il vaffanculo facile (senza contare che sparava da cani)”. Indimenticabili, a loro modo, anche le righe dedicate a Nadia Ponti, profumiera rivoluzionaria. Bella, minuta, consumata dalla voglia di fare carriera nell’ organizzazione, amava girare per i covi ”mezza nuda o con le mutande e basta” e, va da se’, ‘’sventolare cosi’ le tette sotto il naso di chi chissa’ da quanto non toccava una donna non era davvero corretto ne’ gentile”. Per non parlare del fatto che al povero Cristoforo Piancone, il suo compagno, la cosa non e’ che facesse proprio piacere. D’altronde il problema dell’accesso alla vagina non e’ secondario nel racconto di Peci. Lui stesso, ad esempio, chiese alla colonna torinese ”un affetto”. Risposta:”Appena capita”. Alla fine ne trovano una e gliela presentano, ma c’e’ un problema:”Era brutta davvero. Racchia di viso, bassa, grassa, culo largo e basso, occhiali, piu’ vecchia di me di un anno(…). Insomma, non ne volevo proprio sapere, ma non capitava nient’ altro e a forza di frequentarci per l’Organizzazione dai e dai ci siamo affezionati e ci siamo fidanzati”. Lei e’ Maria Rosaria Roppoli, che oggi Peci accusa di essere la principale responsabile dell’omicidio di suo fratello Roberto (ucciso, dopo il pentimento di Patrizio, dalla fazione brigatista di Giovanni Senzani). E poi ci sono altre scenette piu’ o meno imbarazzanti: i militanti che si lamentano dello stipendio mensile, gli aborti clandestini delle brigatiste, l’irriducibile Prospero Gallinari che, una volta avuti in mano 500 milioni del sequestro Gancia, ci rotola dentro per una mezz’oretta come Paperon de’ Paperoni o Renato Curcio, che in montagna corre ostentatamente a lungo ” per dimostrare di non essere vecchio”. Poi uno si distrae una ventina d’ anni e in tv ci sono Nadia Lioce e le nuove Br e non puo’ non convenire con Fruttero e Lucentini sulla prevalenza del cretino nella storia.
Il panorama non migliora certo a guardare dall’altro lato del campo: i terribili stragisti neri, nella leggenda tizi impegnati di notte e di’ a tramare i crimini piu’ orrendi entrando e uscendo dai palazzi del potere democristiano e atlantico. Gente come Nico Azzi, neofascista milanese del gruppo La Fenice, che il 7 aprile 1973, a ventidue anni, si trova con altri camerati sul treno Torino-Roma, in tasca una copia di Lotta continua, nella mano una borsa di esplosivo. Nico deve innescarla nel bagno del suo vagone, ma si fa esplodere l’innesco in mano, piu’ precisamente tra le gambe. ”Chiamami Nicoletta, scioccone”, gli faranno dire con ironia un po’ greve gli autori di ”Trama nera”, notevole rubrica satirica comparsa alla fine degli anni Settanta sulla Voce della fogna, il ”giornale differente” fondato da Marco Tarchi prima della sua espulsione dall’Msi. E’ questa una delle storie presenti nel libro del giornalista del Tg2 Nicola Rao ”Il sangue e la celtica”: non un ritratto dall’interno del neofascismo ialiani negli anni della strategia della tensione, ma la prima ricostruzione storica in cui, attraverso la voce dei protagonisti, si mettono in fila molti fatti senza scuse reduciste o vittimismi stucchevoli. Ne emerge, anche grazie a materiale inedito, la prima., indiretta, ammissione di colpa della destra eversiva nella stagione delle stragi e dei tentati golpe: fu qualcuno di noi. Il libro di Rao, a differenza di quello di Peci, e’ un lavoro giornalistico: non puo’ insomma essere una testimonianza, ne’ un trattatello sulla meschinita’ del male. Eppure anche da questo punto di vista non manca materiale.
La folle girandola di nazional- rivoluzionari, rottami della Rsi, carabinieri, agenti dei servizi, palloni gonfiati, tutti cosi’ tragicamente impreparati a gestire l’ orrore con cui pure flirtavano e’ istruttiva assai: il caso di Azzi e’ emblematico ma non e’ il solo. La bella morte, l’attitudine catacombale (dopo la sconfitta sono i morti a tenere in vita i vivi), la mitologia del guerriero che nutre la prosopopea infinita di capi e capetti, il culto- in alcuni davvero pazzoide- delle armi e dell’azione: tutta questa miscela di fascisteria piu’ che d fascismo e’ il sottofondo per ogni impreparazione, per ogni dilettantismo. Il golpe di Junio Valerio Borghese ne e’ un esempio gigantesco. L’ora x e’ fissata per la notte tra il 7 e l’8 dicembre 1970, talmente in fretta che Stefano Delle Chiaie detto ‘il caccola’, capo di Avanguardia Nazionale, non fa nemmeno in tempo a rientrare dalla Spagna e s’incazza parecchio. Comunque quella notte alcuni militanti di Avanguardia prendono armi dal Viminale, altri aspettano trepidanti e felici nelle sezioni, nei garage, nei negozi di amici, mentre da Cittaducale una colonna di 200 guardie forestali marcia su Roma con l’obiettivo di occupare la Rai e il ministero degli Esteri. Alcuni congiurati, intanto, che dovevano rapire il capo della polizia Vicari, rimangono bloccati in ascensore (qualcuno sostiene: persino nel palazzo sbagliato). Tutti gli altri? Esercito, carabinieri, marina eccetera? Fanno finta di niente e rimangono in caserma. Borghese, visto che gli hanno tirato il pacco, ordina il dietrofront (sembra su suggerimento di Gelli, che avra’ avuto i motivi suoi). Il caccola, sempre parecchio incazzato, commenta coi suoi, senza ironia:”Se a Roma ci fossi stato io, il golpe si sarebbe fatto’.
Vale la pena, come ultimo esempio, citare Franco Freda, editore padovano con incorporata aura mefistofelica. Il buon Rao voleva intervistarlo visto che il nostro, oltre ad interessarsi con profitto di preparare la civilta’ prossima ventura, in passato s’era occupato pure di certi timer che poi pare fossero finiti in una borsa in una banca di piazza Fontana. Solo che il cronista si e’ trovato di fronte al muro invalicabile del rifiuto dell’editore, comunicatogli via e-mail dalla biografa e collaboratrice dello stesso, Anna K. Valerio. Rao, giustamente, riporta integralmente la lettera, un vero documento antropologico. Eccola: ”L’Editore non e’ disponibile a contrapporre il proprio punto di vista alle opinioni ( e alle insolenze) espressa dagli estroversi a cui Lei si e’ rivolto. Non accetta di confrontarsi su di un piano dialettico. Non e’ interessato a indugiare su fatti e fatterelli trapassati. Non ammette curiosita’ e chiacchiere. Non tollera un nuovo processo, fratellino minore (molto minore) di quelli che in realta’ gia’ gli sono toccati. L’Editore- a differenza di inerti relitti di storie passate del cosiddetto ‘ambiente’- e’ ancora molto impegnato nel perfezionamento del proprio disegno politico e non ha tempo per gli amarcord. Per cogliere la sua interpretazione di certi casi, Lei puo’ rifarsi ai suoi libri, in particolare ai ‘Monologhi’. Per intuirne il significato, Lui raccomanda il mio ‘Infierire’, cosi’ come per un compendio esatto e aggiornato sul suo senso del mondo. Buona giornata. Anna K. Valerio”. In Piemonte hanno un detto: ma levati il tappo.

45 commenti

  1. “Ancora nessun commento”. E voglio proprio veder chi ha il coraggio di postare per primo un commento su questo capolavoro letterario. Mi piacerebbe solo sapere se questo genio, brigate rosse ancora operative, avesse avuto il coraggio di scrivere così. E sciciramente Rao si sentirà onorato del riconoscimento. Come è giusto che sia. I simili si attirano.

  2. Normalmente apprezzo molto Andrea Colombo, per quanto scrive e per la grossa onestà intellettuale. Non condivido però quanto sostiene circa la stupidità di quest’articolo. Non ho letto “Io l’infame”, certo però che, ai tempi “eroici” delle BR avevo 20 anni o giù di lì, e ricordo quanta gente ha creduto (magari rovinandosi la vita) che questi fossero dei paladini della rivoluzione. Scoprirli nelle loro umane miserie fa venire voglia di fare i commenti che fa Marco Palombi, che magari é più giovane ed ha vissuto un altro immaginario. Da un punto di vista linguistico, mi chiedo se qualcuno che non parli Piemontese (e magari da generazioni, come me!) comprende il detto “ma gaute la nata!”, peché la traduzione parola per parola “togliti il tappo” non significa assolutamente nulla, o é addirittura ambbigua. Malattia professionale la mia: facendo il traduttore mi confronto spesso a busillis del genere.

  3. L’articolo di Palombi e’ sicuramente particolare, eccessivo, surreale, provocatorio e dissacrante.
    Con i pregi e i limiti di un approccio di questo tipo a una materia tanto delicata.

  4. SE IL VETERANO DI DESTRA OCCHIEGGIA AI BRIGATISTI DI SINISTRA

    Davvero Veterano scrive una cosa che magari per lui è acqua fresca, e che invece per me è incredibile. Inizamo col dire che lui non ha letto il libro, ma solo una recensione. E d’accordo, è la solita storia di quelli che parlano per tesi fatte, pazienza. Dopodichè anche la sua tesi fatta, fa arricciare i capelli. Dice cioè il Veterano: se Peci avrebbe avuto il coragigo di scrivere un libro così dissacrante ocn le Br ancora ivita, le metavigliose Br lo avrebbero accoppato, si presume, con soddisfazione del Veterano. Ora, la sforutna vuole che il libro di Peci sia stato scritto in due parti. La prima quando le Br erano in piena attività (da cui provengono tutte le citazioni dell’articolo) la seconda (molto più breve, oggi). Quando ho voluto ripublbicare questo libro, con la nuova integrazione, pensavo che fosse importante proprio perchè è+ l’univco libro che rompe l’immagine idealizzata, apologetica, e sostanzialmente falsa dei poveri rivoluzionari sognatori che hanno solo sbagliato a uccidedere qualcuno di troppo, ma che in fondo lo facevano per un ideale. Ci ho scirtto sopra la prefazione, paevo che avrbbe fatto arrabbiare gli irriducibili brigatisti, seocndo cui ancora oggi Peci è un “Infame” perchè con le sue confessioni ha portato alla smantellato le Br. Non credevo certo che questi irriducibli avrebbero torvato dsolidarietà da destra. Invece è accaduto, a pripova che scatta spesso anche una complicità incrediible. COsa unisce il veterano è lgi irriducibili rossi? L?idea dell’onore? No credo. Un sostanziale codice di omertà. Infame è chi ha portato alla somantelamento della lotta armata. Un altro motivo per cui penso di aver fatto bene a publbicare il i libro che è tutt’altro che caricaturale. Spiega la storia di un ragazzo che ha creduto alla lotta amrata. E per fortuna, ne è uscito.
    Luca

  5. matteo amici

    Un giornalista mediocre che scrive su un giornale mediocre che vede nel mondo e nell’umanità solo mediocrità.

  6. X Matteo Amici,

    Io non leggo il Foglio (preferisco il Manifesto), e non so quanto mediocre sia il giornalista, qui stiamo parlando però di gente che si é eretta giudice dell’umanità, decidendo chi avesse il diritto di vivere e chi no, e allora trovo che sfatarne il mito e mettere a giorno le loro miserie sia cosa buona e giusta

  7. andrea colombo

    Luca, guarda che io parlavo della recensione, non del libro, che hai fatto benissimo a pubblicare. Demitizzare i brigatisti come hanno fatto Peci, su un piano “antopologico”, e Morucci, su un piano più articolato e politco, è sacrosanto, soprattutto a fronte dell’immagine epica che alcuni di loro tendono a offrire di se stessi.
    Però usare quelle demistificazioni per ridurre l’intera vicenda degli anni ’70 a una faccenda demente e granguignolesca (solo animali che tra un’ammazzatina e l’altra si scarnificano la zella col coltello, ragazzine sceme che preparano mattanze sventolando le tette, ecc.)è bugiardo e, confermo, un bel po’ stupido. E per una volta sarei d’accordo con Veterano. E’ anche molto facile. Comodo.

  8. Luca (suppongo Telese) impara a leggere.
    a) Il libro di Peci lo possiedo e l’ho letto;
    b) quello di Rao lo possiedo e l’ho letto;
    c) il mio riferimento era al coraggio da coniglio di chi ha firmato l’articolo da cui parte questa discussione. Sono sicuro che a BR ancora operative quel giornalista non avrebbe avuto tanto coraggio (questo ho scritto: rileggi bene). La sua viltà del resto risulta dal suo modus operandi.
    d) Dire che un vulcano erutta non significa esser contenti della catastrofe che ne consegue.

    L’articolo è costruto come un film di guerra americano: i giapponesi e i tedeschi non solo sono sempre cattivi e truci (mentre gli americani belli e buoni)ma i tedeschi e i gaipponesi sono sempre anche bastardi, viscidi e vili (eroici gli americani). Ora una vittima delle BR magari oltre ad essere vittima era pure un rottoinculo, che invece di pulirsi le unghie con il coltello da tavola, si puliva il deretano con il dito e poi se lo metteva in bocca. Può essere che a quel punto la moglie cornificata di quella vittima delle BR decida di scrivere un libro per vendicarsi delle corna. Il libro sarebbe disgustoso. Ma sarebbe da prendere a sgabellate sui denti chi su quel libro ci gioca come il sedicente giornalista de il Foglio.
    Chi invece gioca ad equivocare — come Luca — più che sgabellate sui denti meriterebbe di peggio. Perché non si tratta neppure di infamità: qui siamo al ruolo del tragicatore, quello che vuole montare tragedie.

    Infame è chi fa il furbo sulle altri tragedie. Altamente quotato c’è un tale Luca Telese che per non passare per infame dovrebbe quanto meno devolvere tutti i lauti guadagni dalla vendita dei suoi libri ai parenti delle vittime.

  9. Il libro di Peci lo possiedo in prima edizione. E dal momento che sono del giro di “Orion” ti segnalo che fu pure recensito a firma Pasquale C. due mesi dopo la sua pubblicazione. Mi sa che all’epoca tu andavi ancora all’asilo.

  10. Anch’io avevo pensato che Veterano si riferrisse a Peci e non all’articolista, ma Veterano ha sempre ragione e siamo noi ad essere stati imperdonabiolmente infettati dal morbo comunista che conduce inesorabilmente a travisare le sue parole chiare e cristalline.

  11. Mi pareva tanto ovvio che il commento fosse riferito all’articolo. Tant’è che alludo al riconoscimento che il collega di Rao gli fa mettendo assieme i due libri. E poi, bakunin, sarebbe il caso che ti svegli: che c’entra il morbo comunista? Io ho tanti di quegli amici comunisti che manco te lo puoi immaginare. E non ho alcuna prevenzione nei confronti dei comunisti. Neppure del comunismo autentico che non è un invenzione di Marx. Quanto ci sia di comunista nelle B.R. poi è un’altro discorso ancora. Ma essendo tu un ammiratore di Telese sicuramente fai fatica ad uscire dalla categoria “destra”-”sinistra”. Veterano non è di destra. Veterano è fascista. I brigatisti di sinistra? Mah!? bisognerebbe chiederlo ai servizi israeliani o agli amici occulti di Moretti (ci deve ancora spiegare l’iter di una certa macchina da stampa già proprietà del ministero degli interni). Altro che Giannettini!!!

  12. Vabbé, ogni tanto cado in toni polemici che non vorrei sinceramente avere, e chiedo scusa. Mi dà comunque fastidio il tuo tono: qualche volta magari qualcuno é tonto e non capisce qualche volta (voglia il cielo che il dubbio ognio tanto ti sfiori!) magari ti spieghi male. Non mi pare comunque di aver parlato di binomio “destra-sinistra”; ho anche provato a rileggere il mio post, ma non ce l’ho trovato. Anche qui poi mi pare ci sia qualcosa da dire, che nella storia delle BR ci siano non poche ambiguità non credo nessuno lo metta in dubbio, distinguerei comunque fra quello che un fenomeno può essere, o può essere divenuto, e tutto l’immagiario che crea intorno a sé: le BR possono essere state quello che vuoi, le centinaia di persone che al convegno di Bologna del ’77 ne esaltavano le gesta erano comunisti eccome, ed il fenomeno nel suo insieme si colloca lì, strumentalizzato o meno.

  13. Indipendente

    La storia secondo il ‘signor Veterano’ da internet: le Br non erano di sinistra ma strumenti dei servizi israeliani e del ministero dell’Interno. Nessun fascista nemmeno lontanamente coinvolto in alcuna strage. Quasi divertente, se non fosse penoso.

  14. Citazione di Bakunin:

    «Anche qui poi mi pare ci sia qualcosa da dire, che nella storia delle BR ci siano non poche ambiguità non credo nessuno lo metta in dubbio, distinguerei comunque fra quello che un fenomeno può essere, o può essere divenuto, e tutto l’immagiario che crea intorno a sé: le BR possono essere state quello che vuoi, le centinaia di persone che al convegno di Bologna del ‘77 ne esaltavano le gesta erano comunisti eccome, ed il fenomeno nel suo insieme si colloca lì, strumentalizzato o meno».

    Concordo. Molti brigatisti erano dei puri. Esempre su “Orion” puoi trovare un elogio di Mara, per esempio.

    Citazione Indipendente:
    «La storia secondo il ’signor Veterano’ da internet: le Br non erano di sinistra ma strumenti dei servizi israeliani e del ministero dell’Interno. Nessun fascista nemmeno lontanamente coinvolto in alcuna strage. Quasi divertente, se non fosse penoso».

    Che le BR siano state manovrate dagli Israeliani non sono io a sostenerlo. Forse lei farebbe meglio a leggersi tutta la memorialistica BR.
    Sì, nessun fascista coinvolto nelle stragi. Sicuramente l’abiente neofascista infiltrato, intossicato e strumentalizzato dai servizi del Ministero degli Interni. Sicuramente trasformati in capro espiatorio. E il giochetto è riuscito solo dove c’erano dei poveri pirla alla Fioravanti che in fatti è rimasto incastrato sulla strage di Bologna. Il giochetto non è riuscito con Freda, Tuti e accindentalmente con Esposti. Felice che Lei si diverta. Siamo qui per questo.

  15. Repubblica — 23 gennaio 1985 pagina 14 sezione: CRONACA
    GENOVA – I servizi segreti israeliani erano disposti a fornire armi e soldi alle Br. Lo ha dichiarato ai giudici di Venezia Enrico Fenzi, ora pentito, un tempo eminenza grigia del partito armato. Le Br, però, non accettarono. “In quegli anni – ha detto Fenzi ai giudici che lo processeranno assieme ad altri brigatisti nel marzo prossimo per il sequestro Taliercio – le Brigate rosse avevano messo in piedi la strategia dell’ attenzione nei confronti dei palestinesi. Una frangia dell’ Olp – è sempre il pentito che parla – fornì armi alle Br. Armi che furono trasportate in Italia con il panfilo Papago e sbarcate nel Veneto da Vincenzo Guagliardo e Nadia Ponti. “Si trattava – ha continuato Fenzi – di missili terra-aria e simili. Roba inutile per la strategia delle Brigate rosse”. A tenere i contatti con i palestinesi – ha continuato l’ ex professore genovese – fu Mario Moretti. “Furono contatti del tutto personali – ha spiegato – che non coinvolsero mai l’ intera struttura dell’ organizzazione”. Fenzi ha anche parlato dei rapporti fra le Br e l’ Hyperion, l’ istituto di lingue parigino sospettato di essere stato un centro internazionale del terrorismo. “Curcio e Franceschini – ha raccontato Enrico Fenzi – tennero, nei primi anni settanta, contatti con i professori parigini”. Contatti di breve durata. “Per i due Br, in quella scuola, operavano soltanto dei cospiratori da salotto”.

  16. Storia: Brigate Rosse, ottava puntata.

    Alberto Franceschini, storico leader brigatista, racconta di un contatto che le nascenti Br ebbero con il Mossad, servizio segreto israeliano. Mario Moretti, colui che uccise Moro, dà la sua versione.

    Decidiamo di sequestrare Michele Mincuzzi, dirigente del personale dellAlfa di Arese, organizza e gestisce tutto Moretti. Lo prende, lo carica su un furgone, lo porta fuori città e lo fotografa con un cartello al collo. La foto viene pubblicata sul Corriere della Sera. La guardiamo e ci accorgiamo che il simbolo Br disegnato sul cartello non era una stella a cinque punte ma a sei. Tutti i giornali sottolineano lanomalia di unazione brigatista firmata con la stella di Davide, simbolo dello Stato dIsraele () Molti anni dopo, un ufficiale dei Carabinieri che ha speso la sua vita a indagare sui terroristi, mi ha detto: <>. E una risposta, in effetti, ci fu. Alcuni mesi dopo, nel dicembre 1973, venimmo contattati, tramite il giornale Controinformazione, dai servizi segreti israeliani, interessati a allacciare un rapporto con noi. () Il messaggio che ci arrivò era questo: non vogliamo dirvi che cosa fare, a noi interessa solo che voi esistiate, e noi vi diamo armi e denaroMa allofferta rispondemmo nuovamente di no.

    La versione di Moretti sullaccaduto ascrive lerrore a un semplice incidente di percorso e non accenna a nessun contatto con il Mossad: è stata Mara (Mara Cagol, moglie di Renato Curcio, cofondatrice delle Br) che mi ha insegnato a fare la stella a cinque punte dopo che lho vergognosamente sbagliata sul cartello al collo di Mincuzzi quando lo rilasciamo davanti ai cancelli dellAlfa Romeo. Io sono esperto nel disegno tecnico, è il mio mestiere, ma per fare come si deve la nostra stella ci vuole un pizzico di fantasia: si prende una moneta da cento lire…

    Il brigatista pentito Alfredo Bonavita confermerà il contatto con il Mossad: Alcuni emissari dei servizi segreti israeliani proposero alle Br di offrire armi, finanziamenti e coperture di vario genere, anche allinterno di alcuni settori degli apparati statali, nonché addestramento militare richiedendo in cambio un più accentuato impegno diretto alla destabilizzazione della situazione politica italiana.

  17. “Se CIA e Mossad avevano infiltrato le BR prima del rapimento di Moro e ciò era noto ai servizi segreti deviati italiani e a giornalisti ad essi legati come Mino Pecorelli, esiste una complicità di Stati Uniti e Israele nella fine dello statista DC, reo di voler aprire le porte del governo ai comunisti”
    Commenta così Gigi Malabarba, capogruppo PRC al Senato e membro del COPACO, le affermazioni dell’ ex vicepresidente del CSM e vicepresidente vicario della DC, Giovanni Galloni, in un’intervista a RAI NEWS 24.
    “Ho presentato un’interrogazione al Presidente del Consiglio perché USA e Israele ai loro massimi livelli politici e di intelligence forniscano informazioni immediate, perché, se ciò fosse confermato, la storia del nostro paese andrebbe riscritta e personaggi screditati come Antonino Arconte (inviato dai servizi in Medio Oriente prima del rapimento di Moro per trattare il suo rilascio) presi in seria considerazione – aggiunge Malabarba -”.
    “Alla luce dei recenti episodi di azione illegale della CIA nel nostro paese, come il rapimento dell’imam egiziano Abu Omar, il governo deve smettere di essere latitante e porre in atto tutte le iniziative adeguate a far luce su episodi che mettono in luce una condizione dell’Italia a sovranità limitata, in cui agivano un tempo “servizi deviati” e oggi “accordi segreti” Usa – governo italiano per aggirare costituzione, leggi e trattati internazionali – conclude Malabarba.
    Roma 6-7-2005
    L’Ufficio Stampa del Gruppo PRC Senato

    Intervista a Giovanni Galloni
    Tratto da RaiNews24 – http://www.rainews24.it/ran24/magazine/next/default.htm

    L’eco suscitato dalle clamorose dichiarazioni rilasciate martedì 5 luglio dall’On. Giovanni Galloni, Vice Segretario Vicario della DC ai tempi del rapimento di Aldo Moro, aprono squarci nuovi su cosa accadde in quella primavera del 1978. Perché uno dei più importanti leader politici italiani fu rapito? Perché rimase 55 giorni nelle mani degli uomini delle Brigate Rosse senza che i servizi segreti riuscissero a trovare il covo dove era detenuto? Perché uno Stato sovrano come il nostro non riuscì a salvare la vita di uno dei suoi politici di maggior prestigio? Quale è stato il vero ruolo giocato dai servizi segreti stranieri sull’intera vicenda? Quale era il quadro storico-politico di riferimento che determinò le scelte e in ultima analisi il destino di Aldo Moro e della Repubblica? Di fronte agli eventi di queste ore, sembrano domande relegate al passato remoto della nostra memoria collettiva, ma anche di fronte ad una generazione intera di italiani che non sa o non ricorda che cosa accadde non si può lasciare che questi interrogativi rimangano tali in eterno. Fino a quando ci sarà qualcuno a conoscenza di fatti che possono illuminare un tratto di quel buio e sia disposto a parlarne, abbiamo il dovere di ascoltarlo.

    A questo link potete ascoltare l’intervista a Giovanni Galloni sul Caso Moro.
    Dice Galloni: “Moro mi disse che sapeva per certo che i servizi segreti sia americani sia israeliani avevano degli infiltrati all’interno delle Brigate Rosse. Però non erano stati avvertiti di questo”

  18. Si è divertito a sufficienza signor Indipendente o devo continuare? Non è Veterano a sostenerlo, ma come vede i brigatisti.

  19. Il fatto che Veterano volesse fare eliminare Marco Palombi e non Patrizio Peci è confortante … non l’avevo capito, gliene do atto. dopodiché temo che meriterò altre sgabellate, perchè ovviamente, l’idea che le Br siano una longa manus dei perfidi servizi israeliani, e non purtroppo un frutto avvelenato dell’album di famiglia della sinistra italiana (tutt’al più “coltivato” dai servizi segreti italiani, perfettaemnte ariani …) mi crea ancora più disagio.
    detto questo, vorrei provare a dire una cosa a Veterano. Ma davvero lui è uno che ama dividere il mondo in buoni e cattivi, che chiunque non è d’accordo con lui merita sgabellate in faccia, che sono tutti infami, tutti prezzolati, tutti intenti a costruire complotti contro l’onorabilità della sua storia? siccome io sono il contrario, e scremo sempre l’apparato di insulti e di rabbia anche quando tende ad offendere me, devo dire che non lo credo così rozzo come lui tende a rappresentarsi.

  20. Indipendente

    Franceschini, Fenzi e Bonavita confermano solo che le offerte degli israeliani furono respinte dalle Br. E allora?
    Galloni dice cose per sentito dire.
    I nomi: i nomi degli infiltrati, degli agenti, dei loro capi, fatti, episodi.
    Cioe’, se dieci o venti fascisti fanno nomi e citano episodi precisi del coinvolgimento di alcuni di loro in trame sporche o in alcune stragi, per voi sono solo chiacchiere, invece le parole generiche di Galloni, dopo 30 anni, sono prove?

  21. Citazione Indipendente

    «Franceschini, Fenzi e Bonavita confermano solo che le offerte degli israeliani furono respinte dalle Br. E allora?
    Galloni dice cose per sentito dire.
    I nomi: i nomi degli infiltrati, degli agenti, dei loro capi, fatti, episodi.
    Cioe’, se dieci o venti fascisti fanno nomi e citano episodi precisi del coinvolgimento di alcuni di loro in trame sporche o in alcune stragi, per voi sono solo chiacchiere, invece le parole generiche di Galloni, dopo 30 anni, sono prove»?

    Ma perché ribalta la frittata? A parte il fatto della macchina da stampa di cui disponeva Moretti e proveniente dal ministero degli interni, io controbatto al vostro metodo usato per accusare i fascisti. I contatti con gli Israeliani ci sono stati. Poi si dice che non hanno fruttato. Ma intanto ci sono stati. Che poi abbiano fruttato lo lascio decidere a Lei e agli altri. A me inporta poco.

  22. Quoto Luca.
    Secondo me Veterano sta solo recitando la parte del ‘soldato politico’ duro e puro per la ‘platea’, ma e’ il primo- perche’ persona intelligente, sufficientemente informata dei fatti e, fondamentalmente onesta- a sapere che la vita non e’ divisa in bianco e nero, in infami e irriducibili, ma che e’ piena di sfumature e tonalita’ diverse, anche all’interno della stessa persona.
    E che alcuni fascisti- siano stati strumenti consapevoli o inconsapevoli di trame piu’ grandi di loro, siano stati manovrati o strumentalizzati o ingannati da chissa’ chi e chissa’ perche’- forse una manina in qualche strage ce l’hanno messa. Come ammette, peraltro, anche un autore molto apprezzato dall’ambiente di Veterano, come Ugo Tassinari.

  23. Ma perchè su ogni avvenimento accaduto, qualcuno deve dire che ci sia stato o stata la mano di chissà quali servizi.

  24. Telese, ci fai o ci sei? Dove AUSPICO che il giornalista venga sparato? Ho detto che il giornalista coniglio non avrebbe scritto quell’articolo se le BR fossero ancora operative. E a dividere il mondo in buoni e cattivi è proprio il giornalista di cui sopra.
    Io sono rozzissimo, privo di sovrastrutture. E me ne vanto. Non per niente faccio lo zappatore.

  25. Concordo con R. Probabilmente perche’ cosi’, entrambe le parti coinvolte in questa guerra civile a bassa intensita’. sia l’estrema destra che l’estrema sinistra. per un verso sminuiscono la ‘purezza’ e la ‘spontaneita’ di quanti militavano dall’altra parte della barricata e per un altro verso ‘scaricano’ su entita’ misteriose e occulte le nefandezze della propria.

  26. R chi? Rao?

    Infatti non è vero che i servizi sono dietro tutto. E neppure è vero che Gelli è dietro i maestri fabbricatori di pizza. Comunque credo che non sono io quello più adatto a rispondere.
    Sono comunque convintissimo che i servizi stiano dietro alla manipolazione di tutti gli accadimenti anti-sistema dopo che questi si sono verificati. Dietro tutti, nessuno escluso. Neppure sulla questione stadi. E tieni presente che la maggior parte degli agenti dei servizi, da sempre, è aruolata tra i giornalisti. Ogni tanto ne pizzicano qualcuno a farla fuori dal vaso, come il caso Farina ben dimostra.

  27. Ma Rao, ma se sei proprio tu a menare il torrone per oltre 400 pagine con i servizi che pilotano i neofascisti!!! Ma a che gioco giochiamo qui dentro?

  28. Veterano, io riporto fatti, episodi e storie, se tu da tutto questo hai capito che io per 400 pagine i ”servizi pilotano i neofascisti”, ok. No problem
    R del post 23, Veterano.
    Non hai idea di come funzionino e chi lavori nei servizi, caro il mio Veterano.
    Intanto, se fossero dietro a tutto, dovrebbero avere non qualche migliaio di dipendenti (come e’ in realta’), ma uno stato di polizia con decine, forse centinaia di migliaia di collaboratori, tipo Stasi o Securitate. E non e’ cosi’.
    Quanto ai giornalisti che lavorano per i servizi cosa vuoi dire? Se tu parlassi chiaramente, si eviterebbero fraintendimenti, come auando hai scritto prima che se le Br fossero state operative, Palombi quell’articolo non lo avrebbe scritto o come quando, subito dopo, hai aggiunto che Telese meriterebbe piu’ di sgabellate sui denti…

  29. errata corrige: alla seconda riga:
    che io SOSTENGO per 400 pagine che ”i servizi pilotano i neofascisti”, ok. No problem

  30. Sì, non ho idea di come funzionano i servizi (sommessa risata). Basta osservare quel che accade in tempo reale tra la procura di Salerno e quella calabrese per capire come si fa ad intervenire “post” e a deviare in un senso o nell’altro un fatto. Oppure sull’affare Telecom Serbia; oppure sul caso Mitrokin…. oppure, oppure… Per fare queste cose i giornalisti sono indispensabile e non sono pochi quelli a busta paga dei servizi. Se penso che tu lo sia? No, non ce n’è bisogno. Tu sei il frutto della devianza già operata e quindi un semplice ripetitore.

    Tu non hai riportato i fatti. Tu li hai arbitrariamente concatenati e sui fatti esprimi tesi. Alle allusioni dai le interpretazioni che ti fanno tornare i conti, così come prima di te hanno fatto i PM alla Salvini.

  31. Guarda che c’e’ una legge che vieta espressamente non solo l’assunzione, ma anche la collaborazione con i servizi ai giornalisti professionisti e altre categorie.
    Tant’e’ vero che Farina-Betulla, per questo, e’ stato radiato dall’ordine. E’ vero, non tutti rispettano le leggi e qualche collega ogni tanto viene pizzicato con le mani nella marmellata, ma di qui a dire, come hai fatto tu, che ”la maggior parte degli agenti dei servizi, da sempre, sono arruolati tra i giornalisti” ce ne corre, non credi?
    Io ho concatenato i fatti?
    Io ho fatto delle ipotesi, ponendomi e ponendo delle domande. Citando quanto dichiarano a magistrati, carabinieri ed al sottoscritto numerosi neofascisti su piazza Fontana e Brescia.
    Gli stessi neofascisti che non dichiarano nulla a proposito dell’Italicus, tanto che e’ evidente, dal mio libro, la probabile estraneita’ dell’estrema destra a quella strage.
    Laddove non ci sono elementi, confidenze, rivelazioni, confessioni, lo metto in evidenza. Laddove ci sono, idem. Comincia a chiederti se tutto questo e’ frutto della perversione di alcuni giudici e dell’infame Rao o forse se qualcosa di vero ci sia…
    Salvini, pero’, quando conduce l’inchiesta sugli assassini rossi del povero Ramelli allora non e’ un piu’ un ex anarchico (o meglio di Lc), ne’ un persecutore di fascisti, vero? Insisto, caro Veterano: la vita non si divide in buoni e cattivi, in infami e irriducibili. E’ qualcosa di piu’ complicato.

  32. Paragonare l’inchiesta Ramelli all’inchiesta p.zza Fontana è assurdo. Non poteva che prendere atto di dati di fatto conclamati.
    Un giornalista ha mille filtri per lavorare per i servizi. O meglio: i servizi hanno mille filtri che possono usare. Mettono in piedi un’agenzia che fornisce materiale, per esempio. Il giornalista a quel punto è pagato da un’agenzia o da una casa editrice, non dal servizio.

  33. andrea colombo

    Oh madonna, un altro convinto che Mario Moretti sia un pupazzo dei servizi, e che proprio a ricompensa del servigio reso eliminando Moro si sia fatto una ventina d’anni di galera e sia, a tutt’oggi, uno dei pochi brigatisti, e credo l’unico tra quelli coinvolti nel sequestro Moro, a non trovarsi in condizionale.
    Con tutto il rispetto, Veterano, con Giannettini il comportamento è stato lievemente diverso: i servizi l’hanno spedito in tutta fretta all’estero e hanno fatto carte false (non per modo di dire) pur di coprirlo.
    Vorrei aggiungere che i tragitti di quella stampante che ha tanto colpito la fantasia di Veterano, nonché di un esercito di fantasiosi “dietrologi” per lo più provenienti dal Pci, non sono mica tanto misteriosi. A Roma, all’epoca, li conoscevano pure i gatti del Colosseo. Attualmente sono minuziosamente (e precisamente) descritti nel libro di Vladimiro Satta “Odissea nel caso Moro”.

  34. Veterano, ma che film hai visto? I servizi italiani che, per pagare un giornalista, addirittura mettono su o si comprano una casa editrice? Ma dai.
    Sull’omicidio Ramelli Salvini aveva elementi tali che non poteva che prenderne atto? Ti assicuro che quella inchiesta non fu cosi’ semplice e indolore.
    E comunque ”una serie di elementi tali che non potevo che prenderne atto”,sono proprio le parole che ha usato Salvini a proposito della riapertura dell’inchiesta su piazza Fontana. Riaperta, come avrai visto leggendo il libro, imbattendosi casualmente nel memoriale Azzi nascosto nell’archivio di Avanguardia Operaia, su cui Salvini indagava proprio per l’omicidio Ramelli.

  35. matteo amici

    X Bakunin: chiunque nella vita sperimenta miseria e nobiltà, opportunismo e altruismo, volgarità e piccole o grandi meschinità fanno (più o meno) parte della vita di chiunque.
    Qual’è allora il senso di focalizzare l’attenzione sui rutti e le scurregge che si potevano udire anche (probabilmente) nei covi quando questi esseri umani hanno così pesantemente condizionato la vita politica e di tantissime persone?
    Per togliere valore alle loro idee?
    Perchè?

  36. Matteo, di rutti escoregge non ne parla in giornalista mediocre, ma qualcuno che quelle idee le ha condivise per un certo periodo, E poi,oggi ho orrore dell’omicidio molto di più di quanto ne avessi 30 anni fa e quando le idee servono ad ergersi a giudici ed a decidere chi ha diritto di vivere e chi no, se queste sono le idee, meno male che, come direbbe il compianto Giorgio Gaber, la mia generazione ha perso

  37. matteo amici

    Sarà, ma io credo che la storia non si scriva nè facendo pubblica emenda con un cero in mano (come mi sembra tu faccia un po’ troppo spesso), tantomeno divulgando le piccolezze della quotidianità dei protagonisti dei fatti.
    Il giornalista è mediocre perchè nella piccolezza della quotidianità ci sguazza, come se descrivere la meschinità della quotidianità delle persone coinvolte in certi fatti, potesse togliere valore o aggiungere disvalore a ciò che hanno fatto e alle idee che hanno professato.
    Lo trovo un modo di fare informazione davvero meschino, degno del giornale che lo ospita e del suo ineffabile direttore.
    Come dire: in mancanza di migliori argomenti buttiamola sul personale…

  38. Matteo Amici, inutile andatre avanti, tanto non ci capiamo, risparmiati solo battutine idiote sui ceri, OK?

  39. E comunque, visto che probabilmente le piccole meschinità sono consentite a tutti, il cero mettitelo su per il culo!

  40. matteo amici

    Noblesse oblige…
    Non è che non ci capiamo, sei tu che ti rifiuti di capire che il problema della lotta armata, dei lutti e dei disastri che ha provocato non riguarda la moralità delle persone che l’hanno praticata ma il contesto storico e politico in cui nacque e che la sua soluzione deve partire da proposte politiche (e/o giuridiche) e che la sua ricostruzione deve essere strettamente storica.
    I diari di vita quotidiana servono a poco più che niente quando si affrontano temi così ampi.
    La battuta sul cero che ti ha così offeso deriva da questa constatazione, dallo spirito troppo intimista e individualista che leggo in tanti tuoi interventi tipo: “adesso ho capito che era sbagliato”, “adesso questo mi fa orrore mentre prima lo tolleravo”, ecc. ecc.
    E’ in questi contenuti che trovo uno spirito di emenda che non condivido.
    La tua reazione scomposta è conferma del fatto che ho fatto centro, probabilmente sono critiche che altri ti hanno già rivolto e che non riesci ad accettare.
    Però a questo punto il problema è tuo.

  41. Ti devo qualcosa per la sessione psicanalitica? Pirla!

  42. matteo amici

    No non mi devi nulla.
    Il miserevole spettacolo che stai dando di te stesso è sufficiente ricompensa delle mie esatte intuizioni.
    Una persona che insulta dietro un schermo di computer non merita alcuna ulteriore risposta.
    Un solo consiglio: abbi nella vita lo stesso coraggio che mostri con una tastiera e un monitor.

  43. Ma bravo il mio sputasentenze che ha capito tutto, di me e della vita: io mi chiamo Marco Bonello, e tu rimani un pirla!

  44. Gambetta@gmail.com

    BONELLO, NA NA NA NA, UN’ALTRA IDENTITA’, IN CAMBIO DEL SUO INFERNO, TI DA DUE ALI SAI…

  45. Non ho capito il commento, Gambetta, ma forse possiamo chiudere la polemica qui ed é meglio per tutti. Semplicemente, faccio notare che io avevo espresso opinioni (personali e quindi discutibili)ma non avevo fatto nessun riferimento o tentativo di psicoanalisi da Bignami alla persona che le esprimeva; il commento sul cero mi é sembrato banalizzante ed accetto tutto, ma non di essere banalizzato, allora mi inc… e rispondo male. Fra l’altro, secondo me c’é un’enorme differenza fra cercare di comprendere le responsabilità storiche ed anche il contesto psicologico (non solo mio, ma di una generazione) e fare uno pseudo- cattolico atto di contrinzione e di richiesta di perdono di cui il personaggio in questione mi accusa. E’ assolutamente fuori dalla mia cultura ed anche infantile. Comunque, nessun inferno, al massimo lunga degenza in Purgatorio….

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