Lettera di Salvini a Rao

05 dic 2008

LETTERA DI SALVINI (GUIDO) A NICOLA RAO, AUTORE DE "IL SANGUE E LA CELTICA": PER FARE CHIAREZZA SULLE STRAGI NON HA PIU’ SENSO LA STRADA GIUDIZIARIA O QUELLA DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE. SERVE UNA COMMISSIONE DI ESPERTI ESTRANEI AI PARTITI.

”Sono veramente dispiaciuto e mi scuso di non essere con Voi. Una riunione non prevista con la Presidenza del Tribunale cui sono stato chiamato in sostituzione di un collega, mi impedisce di essere oggi a Brescia.
Voglio però testimoniare, come magistrato che ha condotto indagini in questo campo, che il libro di Nicola Rao è prezioso, perché è il racconto più completo, non solo sulla storia, ma sull’ambiente umano della destra radicale dal 1945 ad oggi e sulle stragi di cui il terrorismo nero fu artefice.
Un mondo che è raccontato senza demonizzarlo, ma descrivendolo in preda a quella distonia percettiva che immaginava il golpe che avrebbe salvato la patria, come fattibile e imminente, così come il terrorismo di estrema sinistra viveva nel mito della rivoluzione mondiale alle porte. Un mondo, quello della destra radicale, imbevuto di ultra-nazionalismo, del rancore dei vinti del 1945- che allora era ancor vicino- di miti superomistici e pagani, che si è reso responsabile di alcune stragi: questa è la verità storica ormai accertata e riconosciuta nelle stesse sentenze di assoluzione. Anche perché una parte dei servizi segreti e del mondo militare ha saputo intercettarlo, blandirlo e usarlo come co-belligerante, non tanto per realizzare un golpe, quanto per stabilizzare l’assetto istituzionale moderato e atlantico dell’epoca.
Nel libro, grazie alle interviste di Rao con i protagonisti, ci sono timide aperture da parte di ex militanti di estrema destra che si aprono a qualche iniziale piccola rivelazione su Piazza Fontana, la strage di Brescia, il Golpe Borghese Sono brandelli di verità che bisogna coltivare, anche fuori dalle aule giudiziarie, dato che molte indagini sono finite e difficilmente possono essere riaperte. Lo strumento può essere una Commissione per la verità, composta non da parlamentari con le loro visioni di parte, ma da storici ed esperti indipendenti, senza pretese ‘punitive’, ma con una pretesa di verità risarcitoria, soprattutto per i familiari delle vittime.
Una Commissione che provi a raccogliere quei frammenti che sono sparsi in libri, interviste, memoriali e, forse, nella coscienza di qualcuno e cerchi di unificarli in una lettura almeno storicamente condivisa. Sarebbe un lavoro in favore della memoria del Paese e delle vittime significativo anche in altri casi, come il sequestro Moro e l’omicidio Calabresi, in cui altri segmenti di verità,con uno sforzo di comprensione e non di punizione possono certamente affiorare. Concludendo voglio ricordare che sarebbe sbagliato pensare che il libro si rivolga solo al passato. Ha invece spunti che ci fanno riflettere anche sull’oggi.Il movimento degli studenti contro la riforma Gelmini vede la presenza di giovani di estrema destra che rivendicano il loro ruolo nei movimenti di lotta.
Qualcuno vorrebbe isolarli, qualcun altro si chiede se intendano stare dentro il movimento o, dopo gli incidenti di Piazza Navona, se puntino ad altro come radicalizzare lo scontro e magari far scatenare la repressione.Sono domande che Il sangue e la Celtica ci aiuta a porci in una prospettiva storica, grazie al capitolo dedicato ai fatti di Valle Giulia del 1 marzo 1968, forse il primo atto del ’68 militante, quando agli scontri con la Polizia parteciparono in prima fila Stefano Delle Chiaie e tutto lo stato maggiore di Avanguardia Nazionale, come si vede in una bellissima foto pubblicata nel libro e per la prima volta decifrata. Non ci sono ancora risposte, ma il libro aiuta gli studenti di oggi a cercarle anche in una chiave storica che rischiavamo di dimenticare”.

Guido Salvini

71 commenti

  1. “Un mondo, quello della destra radicale, imbevuto di ultra-nazionalismo, del rancore dei vinti del 1945- che allora era ancor vicino- di miti superomistici e pagani, che si è reso responsabile di alcune stragi: [u]questa è la verità storica ormai accertata e riconosciuta nelle stesse sentenze di assoluzione.”

    Che perla ragazzi!
    Grazie Giudice!

  2. Dall’Espresso di oggi:

    ”’Il sangue e la celtica e’ la prima ‘storia armata del neofascismo’ raccontata dall’interno. Il libro di Nicola Rao contiene storiche ammissioni che riaccendono il dibattito nell’estrema destra di oggi.
    Su piazza Fontana, Stefano Delle Chiaie, latitante per 17 anni, poi assolto, si rimprovera di ‘non essere intervenuto fisicamente su certe persone coinvolte’.
    ‘Una settimana dopo la strage io potevo gia’ uscire dall’inchiesta, ma siccome decidemmo di non accusare nessuno, vent’anni dopo io risultavo ancora imputato con Fachini, che disistimavo. In quel momento un chiarimento non era possibile se non al prezzo di disistimare un intero mondo…”.
    Altrettanto allusiva la sua tesi sulle coperture:” La deviazione verso noi di Avanguardia parte dal Sid, una classica operazione di depistaggio con l’appoggio di un certo gruppo, quello formato da Ventura”. E capeggiato da Freda. L’editore veneto oggi e’ difeso da pochi ex camerati, tra cui spicca Gabriele Adinolfi.

    Come commentano Carlo F, Veterano e compagnia le parole di Delle Chiaie? O loro ne sanno anche piu’ di lui?

  3. Indipendente

  4. Ringrazio il dott. Salvini per le belle parole che ha speso sul mio libro, ma non condivido le sue domande finali, quando scrive che c’e’ chi si chiede se i ragazzi dell’estrema destra che partecipano alle proteste studentesche, in realta’lo fanno per alzare la tensione e quindi provocare la repressione.
    O meglio, io non sono tra coloro che se lo chiedono, perche’ per me la risposta e’ chiara: assolutamente non e’ cosi’.
    Io sono convinto che i ragazzi dell’estrema destra di oggi- cosi’ come i loro predecessori di Valle Giulia individuati e ritratti nella famosa foto- semplicemente vivano lo spirito del loro tempo e della loro generazione.

  5. Delle Chiaie per me può dire quello che vuole. Personalmente posso dire che fare certe dichiarazioni per fornire materiale utile a scrivere libri come “il sangue e la celtica” non servirà a modificare l’assioma: fascisti=stragisti.

    Questa “metodologia” mi ricorda tanto quella di Fiorvanti: combatto contro i cattivi-stragisti-immanicati-con-i-servizi perchè io-sono bello-puro-rivoluzionario. Risultato? E’ uno dei pochi “fascisti” condannato per una strage. Bel paradosso!

    Ma qua non si parla di Delle Chiaie, ma di un giudice che dice una cosa del genere:

    “Un mondo, (…), che si è reso responsabile di alcune stragi: questa è la verità storica ormai accertata e riconosciuta nelle stesse sentenze di assoluzione.”

    Quindi…assolvo uno perchè è colpevole. Per me è allucinante..poi fate voi, e trovate voi le giustificazioni a dichiarazioni del genere, io non ce la faccio. Non fa che aumentare il disprezzo per la “categoria”.

    Poi ormai siamo alla pantomima: un giornalista che dice quanto siano importante le inchieste di un giudice (che, in fondo, non hanno portato ad un beato cazzo)….il giudice che arriva a scrivere una lettera per complimentarsi con il lavoro svolto dal giornalista (che coincide con la tesi portata avanti dal giudice).

    L’Italia ha la sua verità sulle stragi? NO. Le vittime hanno avuto giustizia? NO (anzi se non ricordo male, gli accollarono pure le spese processuali). Quelli che sono stati assolti, e che son subiti anni e anni carcere si sentono dire che “sono assolti, e perciò sono certamente colpevoli”…è proprio il paese di pulicinella, con i suoi degni rappresentati nelle strutture di potere.

  6. con quella chiosa finale credo che d’ora in poi non credo ascolterò o leggerò qualcosa del giudice salvini , credo che le sue parole si commentino da sole ,se le indagini sono in mano a gente così indipendente…

  7. andrea colombo

    Neanche io condivido i dubbi che il giudice Salvini esprime nell’ultima parte della sua lettera, però trovo un tantinello esagerate le levate di scudi di alcuni post. Quarant’anni fa le infiltrazioni ci furono, non peregrine ma strategiche. Per quanto io sia convintissimo che la storia non si stia affatto ripetendo oggi, non capisco perché avanzare un dubbio, pur se infondato, debba destare tanto scandalo.
    Però, Nicola, non mi pare che quelle ultime righette rappresentino l’essenza della lettera di Salvini, che meriterebbe qualche considerazione in più. Quello che Salvini propone qui noi, a sinistra, lo abbiamo chiesto invano per decenni. Abbiamo detto e ripetuto,inascoltati, che non si poteva delegare agli atti processuali il compito di scrivere la storia. Abbiamo chiesto una “soluzione politica” precisamente per restituire alla ricostruzione storica i suoi diritti, diversi da quelli di un’istruttoria o di un dibattimento.
    Anche se sul versante della destra invece che della sinistra, è esattamente quel che chiede Salvini, ed è anche l’unica via per smettere di usare cinicamente il passato come strumento contundente finalizzato agli interessi politici del presente. E questo dovrebbe essere interesse di tutti, in particolare di chi a quella vicenda è, a vario titolo, legato.
    Qualche parola sul post 5 di CarloF, che, senza offesa, mi riesce poco comprensibile in parecchi punti. Ignorare le dichiarazioni di Delle Chiaie perché non si apprezza il lbro in cui figurano mi pare un po’ forte, e molto comodo.
    Il paradosso sulla condanna di Valerio per strage sarebbe effettivamente stridente se Valerio fosse effettivamente colpevole. Immagino che CarloF sia in grado di capire da solo che non è così.
    L’ironia sulla frase di Salvini a proposito delle sentenze di assoluzione è fuori luogo. Salvini vuol solo dire che, in base alle risultanze degli ultimi processi per piazza Fontana, alcuni imputati sarebbero oggi condannati se non fosse perché la legge italiana (secondo me giustamente) non prevede la revisione del processo nei casi di assoluzione mentre la contempla in quelli di condanna.
    Se smettessimo, tutti, di guardare la storia sempre e solo con gli occhi di un pm o d un avvocato difensore, eviteremmo anche di perdere troppo tempo in scaramucce verbali come queste.

  8. E no, il paradosso sta proprio che Fioravanti voleva fare l’anima-pura, ma è rimasto vittima dello stesso meccanismo che l’ha portato a pensare che vi fossero dei fasciti-brutti-e-cattivi i quali misero delle bombe.

    In sostanza per lui i NAR erano i puri, che volevano fare pulizia dei “bombaroli” (secondo lui, ovviamente, vittima della propaganda…e delle sue manie di grandezza di farsi giudice senza sapere un cazzo)…bene…i “bombaroli” son stati assolti e lui condannato! Ovvio, sono certo che sia innocente.

    Non è che ignoro le dichiarazione di Delle Chiaie (ma non solo le sue…), ma, mi chiedo: cosa si voleva raggiungere con queste dichiarazioni che hanno portato materiale a questo libro? Fare luce? Dare spunti? Pararsi il culo? Rifarsi il trucco con il senno-di-poi? Delle Chiaie non è a posto con la sua coscienza?

    Per me, certe cose dette da un giudice sono molto gravi. Come le dichiarazioni che fece Zorzi su Brescia. Gente che va avanti con i “secondo me, ma mi sbaglierò”, “le verità storiche di colpevolezza, date da sentenze di assoluzione”….

    Allora la via giudiziaria non ha senso, quella della commissione nemmeno…ora arrivano gli “esperti”, esperti di che?

    Ma ho una domanda (può sembrare sempre la stessa, ma non lo è), che rivolgerei volentieri a Salvini (io sono giovane, ingenuo..o tonto, se preferite) o a chi mi sa rispondere.

    Perchè se le prove per ogni processo che vedevano imputati “neofasciti”(quindi gruppi diversi, in processi diversi) collegati alle stragi erano cosi “certe”, cosi “palesi”, hanno portato a delle assoluzioni? Tutti: da p.za fontana a brescia, all’italicus…

    Passi uno. Ma tutti…con persone ogni volta diverse. In sostanza, perchè la via giudiziaria ha fallito…se tutto era così “certo”. Cosa si è intoppato in TUTTI i processi?

    Poi possiamo parlare di una “verità storica”? Non sarebbe meglio “tesi”…perchè domani, se emergessero nuove prove, tale verità non esisterebbe più… “verità” sa di “assoluto”.

  9. Metapolis, Delle Chiaie, Freda, Murelli, Iannone (tanto per citarne alcuni) sono dei soggetti politici, Quel che dicono sul piano politico-culturale-ideologico ha una valenza. Quel che dicono rispetto alle inchieste in cui sono stati invischiati hanno altra valenza. Quel che dicono a proposito di ricostruzioni storiche ha altra valenza ancora. Ognuno ha una prospettiva ed esprime valutazioni opinabili. Quando questi livelli si intrecciano viene fuori un po’ di confusione. E in questo momento indubbiamente Delle Chiaie alimenta confusione. Le sue interpretazioni e ricostruzioni sono soggettive e vanno incrociate e confrontate. Perché non è detto che oggi per scopi suoi (magari politici) dica cose che smentiscono quel che ha detto in precedenza. Del resto le sue sono solo allusioni (grave errore e molto riprorevole) che poi ognuno interpreta come vuole. Per esempio, quando parla di gente che in Spagna aveva incubi c’è chi pensa subito a Rognoni a proposito di p.zza Fontana quando magari allude a Vinciguerra (che faceva il lavapiatti e aveva i tormenti che poi ha elaborato come ben sappiamo) oppure a Francia. O forse aveva in mente proprio Rognoni che aveva lasciato in Italia moglie e figlio piccolo la cui moglie è stata mandata in coma all’ospedale.
    Quando delle Chieie asserisce che la sera stessa del 12 dicembre aveva fatto la sua inchiesta dice palesemente una cazzata enorme. Vuole far credere che allora era talmente potentissimo da poter svolgere una inchiesta in un paio d’ore. Ci si può cvredere se si vuole. Come si può credere a Babbo Natale. E si può credere a Salvini la cui istruttoria con dispendio di mezzi è stata smentita dai giudici giudicanti.
    Che i servizi segreti italiani, americani, russi, israeliani, cinesi ecc. avessero in qualche modo intossicato ogni formazione politica presente sulal piazza questo è lampante e fisiologico. I quali servizi, per esempio, sarebbero stati in gardo di utilizzare gli stessi timer di Freda. I timer che poi avrebbero dovuto essere nelle disponibilità di Azzi (Fenice) il quale invece usa una sveglia dimostrando un livello professionale di terrorista da asilo mariuccia. Stiamo parlano di fumo e di teoremi. Di niente altro. E stiamo parlando di vittime di bombe e di vittime giudiziarie devastate da decenni di persecuzione giudiziaria alla quale ora si aggiunge l’ennesima persecuzione letteraria.

  10. Andrea, intanto ti ringrazio per il bellissimo articolo che oggi sul Manifesto dedichi al libro.
    Nei prossimi giorni lo posteremo sul sito.
    Sulla lettera di Salvini non mi soffermo oltre, solo perche’ sono assolutamente d’accordo con lui nel suggerire una strada diversa da quella giudiziaria (e partitico-parlamentare) per provare a riscrivere la storia di quegli anni.
    Anche se, come giustamente sottolini tu, finche’ i conservatori-trinariciuti della destra e i loro omologhi della sinistra) si chiuderanno a riccio, rifiutandosi di guardarsi dentro ed ammettere gli errori e gli orrori reciproci (come sta accadendo da giorni rispetto al mio libro) la vedo veramente dura…
    Veterano: cosa c’entra l’essere soggetti politici con quello che dice Delle Chiaie? Intanto lui e’ molto chiaro: quando parla di incubi notturni si riferisce ad alcune stragi o tentate tali. C’e’ anche un riferimento a tal Giancarlo.
    E’ chiaro quando racconta, nei minimi dettagli, cio’ che ha vissuto direttamente e personalmente dal 1965 al 1970 (dai manifesti cinesi alle prime indagini per piazza Fontana, a cominciare dalla velina del Sid). E’ chiaro quando racconta dell’incontro spagnolo prima con Labruna e poi con Pozzan. In tutti questi casi parla per scienza e conoscenza diretta.
    Quindi due sono le cose: o gli si crede o non gli si crede.
    Nel secondo caso, pero’, bisognerebbe fornire elementi fattuali che smontino le sue affermazioni.
    Altrimenti continuate a fare il bar sport.
    Carlo F. Guido Salvini ha recuperato e ricostruito tasselli importanti di cinque anni di storia d’Italia, anche attraverso le testimonianze di molti personaggi dell’estrema destra, ma non solo.
    Rassegnati: le ultime sentenze della giustizia italiana stabiliscono che Freda e Ventura sono responsabili di piazza Fontana anche se non sono piu’ processabili. In ogni caso, sono sicuro che, se anche fossero processati di nuovo e magari condannati all’ergastolo, tu sosterresti (a prescindere) che sono vittime sacrificali del sistema borghese…
    Per cui non ha nemmeno senso insistere su questo argomento.

  11. Mha…convinto tu. (di quello che sosterrei io “a prescindere”)..

    La risposta però non c’è. Perchè la via giudiziaria ha fallito in ogni dove? (e fallisce pure se reputa colpevoli chi ha assolto in cassazione dopo 15 anni di processi).

  12. xRao
    In relazione a Delle Chiaie: che anima candida che sei! perché non ti vai a rileggere anche le interviste passate di Delle Chiaie e non ti procuri quella rilasciata a Biagi? A quale dei due Delle Chiaie diamo retta? A quello esplicito delle passate interviste, a quello delel dichiarazioni in Corte d’Assise o a quello “sfumato” e passibile di interpretazione di oggi?
    Un soggetto politico compie analisi politiche. Un imnputato ha anche diritto di dire e non dire e di mentire. Sono due livelli diversi.

  13. Veterano, non hai risposto alle mie domande.
    Insisto: leggi quello che dice esplicitamente Delle Chiaie nel mio libro.
    Non so tu a cosa ti riferisca quando parli di interviste precedenti, ma ne ‘Il sangue e la celtica’ lui e’ molto esplicito, a proposito: delle responsabilita’ del Sid nella criminalizzazione di Avanguardia per piazza Fontana,
    del tentativo del servizio di coprire Giannettini, del ruolo di Giannettini sia nella compilazione della famosa velina che nella sua partecipazione alla riunione padovana con Freda del 18 aprile 1969,
    del tentativo di Ventura di accusare lo stesso Delle Chiaie per allontanare da se’ i sospetti sulla sua (di Ventura) partecipazione agli attentati del 12 dicembre,
    degli incubi e dei ripensamenti notturni di alcuni camerati ‘esuli’ in Spagna, compreso Rognoni.
    Questo e’ cio’ che esplicitamente dice a me Delle Chiaie.
    E su tutto questo (come sulla gran parte di quanto pubblico nel libro) continuo a non leggere da parte vostra nulla di serio o di motivato, o argomentato o informato. ma solo di pregiudizialmente ostile e negazionista.
    E probabilmente continuero’ a non leggerlo.

  14. ugo tassinari

    Nicola: ma per quel che ti risulta delle Chiaie sapeva che aveva fatto Vinciguerra a Peteano quando lo integra nella sua struttura?

  15. Bella domanda,Ugo. Non gliel’ho mai chiesto. Provvedero’ quanto prima.
    Pero’, come sai, Peteano e’ sempre stata vista e vissuta dall’ambiente non come una vere e propria ‘strage’ ma come un ‘atto di guerra’ contro ‘militari nemici’.

  16. Per i cuorineristi.
    Oggi, accanto al bello e serio articolo di Andrea sul Manifesto, de ‘Il sangue e la celtica’ parla anche il Foglio, in un dissacrante e provocatorio (verso l’ambiente) articolo a firma di Marco Palombi, che mette insieme ‘Io l’infame’ di Peci ed il mio libro.
    Il titolo del pezzo e’:”Quei cretini anni di piombo. Le Brigate Rosse e i bombaroli fascisti. Due libri, un solo giudizio: una manica di idioti trasformati in Mefistofele”.
    Posteremo presto anche questo articolo.

  17. Credo che spetti a Ventura confutare Delle Chieie. Il quale è ora dicventato l’oracolo dopo essere stato il Grande Satana delle stragi. Cissà poi perché le allusioni vanno a Ventura e Facchini ma non a Freda.
    Cosa implica poi che Ventura abbia tentato di colpevolizzare delle Chieie? Per colpevolizzare i fascisti servizi, procure e giornalisti si son sempre serviti dei piccoli Badoglio.

    Complimenti! Il libro di Peci in tandem con il tuo. Perfetto.

  18. Il libro di Peci e’ un interessante testimonianza dall’interno sulle dinamiche antropologiche delle Br. E’ uscito nel mio stesso periodo e Palombi ha, spontaneamente, deciso di farne un’unica recensione, traendone, a suo giudizio, elementi di contatto, elemento di contatto ,ovviamente, non tra me e Peci, ma tra i contenuti dei due libri.
    Per il resto: come volevasi dimostrare.

  19. ugo tassinari

    Vedi Nicola, uno degli aspetti drammatici del nostro lavoro è che spesso si sono date per verità acquisite assiomi o addirittura voci incontrollate.
    Un soggetto interessato e interessante mi ha chiesto ad esempio se ci sono carte che dimostrano che Palladino ha cantato Vale. Io non ho saputo o potuto rispondergli. Eppure è considerato un fatto acquisito.
    Su Peteano io trovo assai pertinente Galli che nota che la strage si consuma a tre settimane dal trionfo elettorale del Msi da parte da tre scrausissimi militanti di periferia
    a pensare male …

  20. Ugo, pero’ questa si che e’ dietrologia ‘adinolfiana’. Si studia il contesto storico-politico che circonda un fatto, se ne analizzano gli effetti e in base a quello si fanno ipotesi.
    Io invece parto dallo svolgimento dei fatti, cerco di ricostruirne la genesi e non viceversa.
    Quanto a Palladino e Vale, e’, ovviamente, argomento oggetto del prossimo libro, consentimi di mantenere il riserbo…:-)
    Ps: Concutelli colpito da ictus e, cosa incredibile, l’unico giornale che oggi ne parla e’ Liberazione…

  21. Già, Concutelli, sbattuto nuovamente in galera per una canna. Che sia uno come lui a pagare in questo modo é un’ironia tragica.

  22. Maurizio Murelli

    Vedo che le tesi di Salvini vengono rilanciate dall’Espresso. Poi ci si domanda come nascano le “trame”. Anche se oggi siamo davanti ad una novità. Prima partivano le pseudoinchieste dei giornali tipo Panorama, Espresso, Paese Sera etc., poi partivano le inchieste dei PM (l’overture è di Violante). Oggi siamo al paradosso che i PM fanno gli storici sostenendo apertamente che sono impotenti per via giudiziaria. E facendo gli sorici i sociologi e i politologi fanno passano il materiale ai giornalisti. Così esce il libro di Rao il quale poi è commentato da lettere come quella qui sopra riportata che diversamente condita finisce su l’Espresso (anche se non citata). Perfetto. Vedremo a cosa porta questa roba. Personalmente sono già stato convocato da una questura lombarda dalla Digos.
    Sarò io il Grande Vecchio?

  23. Scusa, Murelli, ma cosa c’entra quello che scrive l’Espresso con la lettera di Salvini al sottoscritto? Sarebbe come collegare un articolo sulla seconda guerra mondiale ad un’inchiesta sui black bloc.

  24. Tra l’altro, io l’ho letto velocemente quindi potrei sbagliarmi, ma non mi pare che nell’articolo in questione si parli di te.

  25. Maurizio Murelli

    La chiusa della lettera di Salvini è qui sopra e basta leggerla. La chiusa dell’articolo dell’Espresso recita:
    «Oggi a Roma Casa Pound è il faro, (…) Nelle inchieste però manca il terzo livello: sopra i “pischelli” con le svastiche, sopra i “senatori” che muovo soldi e cocaina, c’è gente più alta e più grossa. E ora i giudici chiedono ai pm di indagare sulle ‘direttive impartite alla massa da personaggi non identificati’»

    Rao, nessuna assonanza con quel che dice Salvini? Tra l’altro larticolo parla di epicentri collocati a Roma e Milano. Insomma, si ripropone il logoro canovaccio.

    Curioso poi cquel passaggio: “i giudici chiedono ai pm di indagare”. Non si era mai vista una cosa del genere.

  26. Maurizio Murelli

    Nell’articolo non si fanno troppi nomi ma molte allusioni. Vedremo. Io non so neppure cosa vogliano da me né se altri hanno ricevuto convocazioni. Vedremo, c’è possibilità che qui si vedrà in presa diretta come si costruisce un meccanismo che poi diventerà teorema.

  27. Di certo c’e’ che Salvini non e’, da anni, titolare di nessuna inchiesta sul cosiddetto ‘ambiente’, quindi non ha nessun titolo, ne’ ruolo, per avviare, suggerire o tantomeno promuovere un’indagine giudiziaria.
    Quanto alle sue ipotesi sulla presenza strumentale e provocatoria di gruppi di estrema destra nella protesta studentesca, la penso in maniera diametralmente opposta dal dottor Salvini, come ho scritto in un post precedente.
    Ma, ripeto, per come l’ha scritta lui, mi sembra piu’ una sua personale curiosita’, di tipo storico-politico, che non un ‘input’ alle forze della repressione in chiave antifascista…
    E poi, scusa, se nemmeno tu sai perche’ sei stato convocato, come fai ad essere sicuro dell’accostamento lettera Salvini-Espresso-convocazione della Digos?

  28. ugo tassinari

    Che ormai siano i giornalisti a dettare la linea alle indagini è emerso con chiarezza, a esempio, nel caso Toghe Lucane, non è solo questione di stragismo o eversione politica…
    Nicola: i fatti sono l’esplosione di un’autobomba a Peteano, l’esplosivo usato è ancora controverso, figurati…
    il coinvolgimento di Pagliai a brescia, ad esempio, è un’opinione, autorevole, di persona imputata in procedimento connesso, ovvero di un soggetto che per il diritto italiano ha diritto di non testimoniare (quanto è + lineare il diritto Usa con il 5° emendamento). Né più né meno di uno studioso autorevole e, credo, disinteressato…

  29. Ugo, il coinvolgimento di Pagliai a Brescia (su cui, ovviamente, non posso avere certezze), non e’ un’opinione (se ti riferisci a quanto Zani mi dice nel libro), ma un convincimento, per quanto de relato, da lui attribuito ad Azzi.
    Come sai bene, Pagliai e’ stato riconosciuto responsabile (insieme al suo compagno di universita’ a Parma, Marco de Amici, condannato per questo) di detenzione di esplosivo, dalla magistratura bresciana.
    E i due erano a loro volta amici e compagni di universita’ di Silvio Ferrari. Ma, ripeto, questa e’ solo una strada che io indico. Ovviamente ce ne sono anche altre.
    Quanto ai giornalisti che dettano tempi e modalita’ delle inchieste, e’ vero’, nulla di nuovo. Ma di per se’ non ci vedo nulla di scandaloso o grave. Nel nostro Paese spesso i cronisti hanno sopperito agli insabbiamenti di certe procure, facendo delle vere e proprie inchieste parallele e scoperchiando pentoloni che altrimenti sarebbero rimasti ben coperti.
    Ma, sinceramente, non credo proprio che sia il caso di quanto scrive l’Espresso nell’articolo di cui parla Murelli.
    Mi pare si tratti di episodi scollegati tra loro, senza un minimo comun denominatore, per di piu’ a bassissima ‘intensita” criminale.

  30. Scusa Ugo, non ho capito l’ultima frase del tuo intervento. Potresti esplicitarla?

  31. Maurizio Murelli

    L’Espresso dice le stesse cose che dice Salvini che dice le stesse cose che dicono altri magistrati alla presentazioni di libri, simposi, convegni.
    Quanto alle ragioni della mia convocazione, dato anche che so quale Questura mi ha convocato, penso di essere un po’ meno pirla di quanto non appaia tanto da poter desumere e presumere a priori. Prossimamente ne vedremo delle belle. Tutto è già nell’aria. Alla fine si avranno processi come quello attualmente aperto a Brescia. Cioè processi farsa… ma costosi, a carico degli imutati, che devono perdere giornate di lavoro, pagare avvocati e rimanere sbattuti per anni e anni.

  32. ugo tassinari

    Zani mi ha riferito la stessa circostanZa all’epoca dell’intervista per il dvd (quindi luglio 2004). Non ha ovviamente menZionato AZZi che all’epoca era vivo. Mi è scattato un vecchio riflesso da ragaZZo di strada e ho deciso di ritenere non ammessa una indiscreZione su un morto.
    Anche avendo precisato la fonte a te (un altro morto) il coinvolgimento di Pagliai nella strage di brescia non è un fatto
    è un’opinione espressa da una fonte autorevole
    perché delle due l’una
    o la fonte (non neutrale: è stato indagato per lo stesso reato e chi l’ha prosciolto ha dichiarato di essere persuaso della sua responsabilità) era interno e sapeva per diretta conoscenZa il fatto
    o è una testimonianZa de relato e quindi di scarso peso.
    Il concetto: Nicola, a poste giudiZiarie o penitenZiarie aperte non c’è speranZa di verità. E questo vale anche per il diritto di immagine. Finché esisterà il doppiopesismo tra la legittimità politico-democratica e/o rivoluZionaria della Gladio rossa e della sovversione di sinistra e il male assoluto dell’eversione di destra e non sarà senso comune che nella guerra civile a bassa intensità tutte le parti hanno giocato sporco e quindi tana liberi tutti, Adinolfi e Murelli, che del coinvolgimento dei manovali e delle pedine nere nello scacchiere della strategia della tensione sono state VITTIME, continueranno questa disperata battaglia…

  33. ugo tassinari

    Poi, uno è fuori ed è contiguo a Pagliai, l’altro è dentro da un anno e gli spiega chi è il colpevole. Ti suona bene? A me no…

  34. ugo tassinari

    Quanto al cortocircuito giustizia media so che fa danni sociali e finché posso, nel mio piccolissimo, mi ci opporrò

  35. Maurizio Murelli

    Ugo, ma tu ti chiedi mai cosa tiene in piedi la colpevolizzazione della “destra”? Cioè quanta gente manda assolta l’attribuzione stragista al neofascismo? Resta aperta anche la giustificazione dell’uccisione di Calabresi (per dire la cosa meno importante). Tra l’altro Rao nel suo libro ha omesso il meccanismo con il quale si tentò di attribure a Nardi e altri due l’omicidio. Quel tentativo di incriminazione fa scuola. Tentativo disintegratosi per un granello di sabbia imprevisto. Ma quando poi non ci sono i granelli di sabbia sparati nel meccanismo dal vento (caso) i meccanismi restano in piedi. Inutile dire che anche in quel caso lì c’erano dati di fatto, testimonianze, veline ed indiscrezioni.

    A Terracciano, poi, per aver mandato un articolo a Zani che poi lui ha pubblicato per Quex si sono aperte le porte del carcere per 2 anni. Che importa se l’articolo parlava degli ebrei in Russia? Con il gioco delle contiguità si può incastrare chiunque.

  36. Allora, continuando ad aspettare che tu chiarisca la frase del post 28 (”ne’ piu’ ne’ meno di uno studioso autorevole e, credo, disinteressato…”), proviamo a fare un po’ di chiarezza.

    1)La confidenza di Azzi a Zani e’ piu’ di un’opinione, almeno cosi’ lui la presento’ a Fabrizio. Se la unisci, poi, alla comune convivenza a Parma di De Amici, Pagliai e Ferrari, alla loro comune detenzione di esplosivo, alla morte di Ferrari ed a quel che ne e’ seguito (ma provo a taccontarlo analiticamente nel libro e non ha senso sintetizzarlo qui), se, ancora la unisci alla confidenza che mi ha fatto un ex detenuto nero dell’area ‘lombarda’ dei primi anni settanta, che mi ha pregato di mantenere l’anonimato sull’esistenza di una lettera ‘criptata’, fatta arrivare nel ’75-76 in carcere da alcuni latitanti della Fenice che rivendicavano a loro Brescia. Se metti insieme tutto questo, una ipotesi credo emerga.
    Tutti questi elementi (o pochi, o pochissimo, come vuoi) ho ritenuto giornalisticamente giusto riportarli (con condizionali e cautele d’obbligo) nel libro.
    Non faccio il pubblico ministero, ne’ il poliziotto. Per cui non e’ che da questi elementi posso pensare di aver risolto l’enigma della strage di Brescia. Tu hai ritenuto, con gli elementi che avevi, di non scriverlo ed io invece, con cio’ che avevo raccolto, ho ritenuto di fare diversamente.

    2) Non credo che Adinolfi e Murelli abbiano bisogno di un avvocato difensore. Io ho scritto un libro sui rapporti tra neofascismo e violenza, tra neofascismo e terrorismo e, parlando del quinquennio terribile 1969-1974, mi sono imbattuto in una serie notevole di rivelazioni, confidenze, ammissioni, denunce, fatte da diversi neofascisti sia ai magistrati, che ai Ros che al sottoscritto. E le ho offerte al lettore come elemento di riflessione.
    Chi nega che sia esistita anche una Gladio rossa? Chi afferma che la violenza sia stata solo nera? E’ come se un giornalista scriveasse un libro sulle Br e da sinistra lo contestassero dicendo: ma come, c’era il terrorismo nero e tu ti occupi solo del terrorismo rosso? Che senso ha? Un libro racconta una storia, un altro libro ne racconta un’altra e un terzo un’altra ancora.
    Dove e quando ho mai sostenuto che la violenza in questo Paese e’ stata solo nera? Dove e quando ho mai affermato che la violenza rossa fosse giusta e legittima e quella nera il ”male assoluto”?
    Che tu, che vieni da sinistra, quasi quasi voglia ricordare a me le ingiustizie subite per decenni dall’ambiente neofascista (peraltro l’unico motivo per cui ho cominciato a militare a destra, dopo aver visto le liste di proscrizione davanti alle scuole di ‘fascisti’, presunti tali e loro amici, le scritte sotto casa, gli incendi alle auto dei genitori, la discriminazione antropologica dei ‘fascisti’ di cui era vittima un ambiente umano e politico) e’ quasi grottesco.
    Ma tutto questo non giustifica la negazione aprioristica, cieca, violenta e ottusa di alcune persone verso fatti ed avvenimenti che, diamine in questo Paese sono avvenuti davvero, con la compartecipazione di alcuni fascisti o comunque sedicenti tali.

  37. Il fatto che la destra in Italia sia stata perseguitata, oppressa e discriminata, non giustifica assolutamente la cecita’ o la negazione di errori (ed in qualche caso anche orrori) commessi da alcuni fascisti.

  38. Lo studioso autorevole e credo disinteressato è Galli: l’autorevolezza è riconosciuta da tutti, non so se ha poste personali in gioco e quindi uso un’espressione eufemizzante…
    Tu pensi che il convincimento di Zani valga di più di quello di Galli?

  39. ugotassinari

    ovviamente sono io
    non so perché il pc ha preso un altro id di default
    umt

  40. ugotassinari

    Quello che Azzi detenuto da 15 mesi dice a zani su Brescia è un’informazione de relato. Un’opinione, una chiacchiera di cortile o come la vuoi chiamare tu. Ma ha peso giudiziario zero.
    E poi. Ammesso che prendiamo per buono quello che dice Azzi, ritenendola persona di specchiata onestà intellettuale, allora dobbiamo prendere per buona anche la sua difesa sul treno e cioè che non aveva nessuna intenzione stragista.
    E quindi per inseguire un problematico coinvolgimento della Fenice nella strage di Brescia perdiamo per strada la certezza di un coinvolgimento del gruppo in un attentato dinamitardo su un treno di evidente potenzialità stragista. Che mi pare invece abbondantemente acquisita. E che io mi tengo stretta perché avvalora l’ipotesi a cui sono pervenuto e che cioè manovali neofascisti agissero nel quadro di iniziative ad egemonia atlantista (Fumagalli, maggioranza silenziosa,ecc.) in funzione di contenimento anticomunista.
    E poi. Perché Zani quando mi ha parlato della responsabilità di Pagliai non ha nominato Azzi? Boh, lo sa lui…
    E’ un’indiscrezione a te e una a me.
    Che dica che uno gli ha detto una cosa non la rende più credibile. Anzi che si schermi dietro un morto (io sono napoletano e con una cultura di strada) me lo rende meno credibile. Anche perché Fabrizio era fuori, a stretto contatto di gomito con i milanesi e Azzi in carcere da un anno. Quindi piuttosto io mi sarei aspettato che dovesse essere lui a spiegare all’altro i fatti e non viceversa.

  41. Maurizio Murelli

    Io sono stato in cella con Azzi a San Vittore per quasi un anno. Mentre ero lì ci fu di passaggio Zani (2 mesi? non ricordo) che Azzi conosceva poco e quasi niente (cioè non lo aveva frequentato prima, fuori). Poi con Azzi fui trasferito a San Giminiano dove fummo coinvolti in un tentativo di evasione e dove scappò il morto. Poi fummo assieme a Procida dove fummo coinvolti in un’altra tentata evasione. Ci ristyrovammo poi a San Vittore per i processi di appello e fummo assieme ancora Spoleto. Ora io non capisco una cosa. Con azzi avevo del vissuto anche prima di San Vittore e di lui so cose che non appaiono mai nelle varie memorialistiche. Bene, perché avrebbe fatto una rivelazione (Pagliai) del genere a Zani e non a me? E perchè quel che io so di Azzi non lo sa Zani che avrebbe raccolto le confidenze?
    Nel chiacchiericcio carcerario io non escludo che ad una domanda del tipo: “Ma secondo te se a mettere la bomba a Brescia è stato uno dei nostri, chi potrebbe essere stato?” Azzi volendo fare il saputo abbia buttato lì “Puttino”. Non lo escludo. Ma escludo che si sia trattata di una seria conversazione.
    Quanto alla lettra immersa nel te questa è un’altra cretinata immensa. Ma veramente immensa.
    Inosmma io non capisco il gioco delel confidenze selettive e perchè a Zani venga fatta una confidenza che invece non viene fatta ad achi per convivenza e condivisione avrebbe accoglierla con più sicurezza e merito. Ovviamente anche a questo Rao troverà una logica. E lo dico senza falsa modestia e veramente sorridendo della cosa, ma io, nell’ambiente carcerario per quel che riguarda l’ambito milanese (a tortissimo, ma così era) almeno fino al 1978-1979 ero ritenuto un punto un mito. Perché a me non confida niente nessuno e tutti si confidano tra di loro?

    Pagliai. Quando venne ucciso su “La Notte” Stenio Solinas scrisse un articolo ributtante parlando di Pagliai come di un traficante di droga e altro ancora. Venne a Milano per presentare un libro e come capitò a Tarchi ebbe il giusto riconoscimento: gli si presentarono in sala una cinquantina di paracadutisti che lo alzarono di peso. E ovviamente pubblicamente si rimangiò tutto l’articolo con annessi e connessi. Perché accade questo? Perché si aveva di “Puttino” l’idea di uno stragista?

  42. Dal giugno del ’74 fino al suo arresto, Zani fu a stretto contatto di gomito solo con Di Giovanni, con cui fu preso a Varese e prima lo era con Ferri, ma non lo era mai stato con la Fenice. E comunque Azzi per il treno non dice che non avrebbe dovuto essere una strage, ma riferisce cio’ che gli aveva assicurato Rognoni e cioe’ che sarebbe stata fatta a un giornale una telefonata in tempo per far disinnescare l’ordigno, salvo non dire ne’ a lui, ne’ a Marzorati, ne’ a De Min chi e quanto tempo prima avrebbe dovuto fare quella benedetta telefonata…
    Certo che quella di Zani e’ un’informazione ‘de relato’ ed ovviamente dal punto di vista processuale vale zero, ma non puoi isolarla dagli altri elementi che ti ho scritto prima. Ed in ogni caso, non siamo in un’aula di giustizia, la mia e’ solo una ipotesi, cosi’ come la tua.
    Sbaglio o parli di ‘manovalanza fascista” per Brescia? Ma anche tu, allora ,sostieni che alcuni fascisti furono compartecipi della strage…

  43. ugotassinari

    Nicola, mi dispiace, ma la vis polemica ti annebbia.
    Tu hai fatto un’ottimo libro, ricco di cose di varia qualità.
    Il problema, dal mio punto di vista, è che le fonti coinvolte direttamente nei fatti non sono credibili.
    Per questo ho accettato come condizione per parlare con persone interessanti come Zani, Nistri o Macchi di NON PARLARE DI FATTI SPECIFICI. E credo comunque che mi abbiano dato un contributo importante di conoscenza.
    io mi limito a spiegare/ti perché per me l’appello di Battista e Staiti cade nel vuoto…
    quanto a Murelli e Adinolfi non sono affatto il loro difensore, tant’è che sono convinto e ho detto a chiare lettere che non condivido la loro linea totalmente negazionista
    tant’è che non perdo occasione di esprimere la mia posizione che almeno tu dovresti avere capito (ma se ti è sfuggita la potrai rileggere nel messagio precedente)
    comunque tvb

  44. Per Murelli, quel che ha scritto Solinas e’ responsabilita’ sua ovviamente.
    Per il resto, non so perche’ Azzi puo’ aver detto delle cose a Zani e non a te.
    Forse perche’ Zani gliele chiedeva e voleva capire?
    Forse perche’ Zani aveva avviato una sorta di screening per individuare se e chi fosse ‘colluso’ con i servizi e dintorni? Forse perche’ Zani e’ piu’ estroverso e curioso di te?
    Insomma, i motivi possono essere tanti.
    A meno che tu non creda che Zani si e’ inventato tutto di sana pianta.
    Sulla lettera intinta nel te’, ripeto, riporto quanto dettomi da una persona che secondo me e’ affidabile.
    Poi, ovviamente, mica abbiamo la prova matematica, sono solo ipotesi, tentativi di capire e ricostruire.

  45. ugotassinari

    di Azzi ho anche letto che in realtà si sarebbe ferito per un tardivo ravvedimento…
    e comunque Azzi avrebbe saputo in carcere da qualcuno che stava fuori che Pagliai aveva … e l’avrebbe detto a Zani…
    e Zani che era amico di Cavallini non lo avverte che l’amico che l’ospiterà in Bolivia è uno stragista?
    sul terreno delle congetture e delle ipotesi ci si perde…

    ovviamente il messaggio 43 è stato scritto di seguito al 40 senza leggere i due in mezzo…

  46. Intanto Zani e Cavallini non stavano sempre insieme nell’ultimo periodo dei Nar. Come sai, per lunghi periodi Zani svernava a Torino.
    Inoltre, sei sicuro che Zani abbia saputo prima da Cavallini che lui doveva andare in Bolivia da Pagliai?
    Ma queste sono domande a cui, ovviamente, solo Fabrizio puo’ rispondere.

  47. ugotassinari

    No, Nicola, non ci siamo: tu ragioni nel merito.
    Io sottolineo soltanto il paradosso di questo dispositivo: si può dimostrate tutto e il contrario di tutto e nel gioco degli specchi ci si perde
    tvb sempre
    umt

    Ps: Giusto per rompere i coglioni. Nello specifico, se si accettano le verità giudiziarie Belsito è sospettato di aver ucciso Neidda perché non ha fornito i documenti per Gigi e quindici giorni dopo Zani consegna a Cavallini la Golf di Nistri che sarà usata da Sordi e Cavallini x l’attacco all’Olp. Quindi, in quei giorni si vedevano…

  48. Maurizio Murelli

    La memoria fa brutti scherzi e trattiene cose che colpiscono soggettivamente tanto più se le si può ricollegare ad un proprio “disegno” mentale. Io e Cesare Ferri siamo come fratelli: oserei dire di più. Perchè abbiamo l’uno dell’altro un profondo e radicato rispetto che non ci derviva dal vincolo di parentela. Ci siamo scelti come amicie camerati fin dalla fine del 1969. Epppure una sera (l’anno scorso), in occasione di una chiacchierata davanti a un bicchierino e in compagnia di amici, Cesare si è “inversato” con me perché io sostenevo essere accaduta una certa cosa a San Vittore e lui la negava. Io sono sicuro che quella cosa è avvenuta e forse quella cosa per me era “iportante”, aveva colpito la mia sensibilità diversamente da Cesare. Il quale negando che sia avvenuta non mi sta mentendo. Non la ricorda. Che Zani abbia trattenuto una boutade tipica di Azzi nei momenti in cui voleva fare il “saputo” nel bel mezzo del suo duplice tentativo di giustificare a noi a) di aver comunque portato una bomba sul treno b)di aver denunciato Rognoni facendolo passare per quello che non era, io non lo escludo affatto. Ma mentre io e Cesare (tra gli altri) conoscendo le “tare” di Nico non abbiamo preso sul serio alcune sue considerazioni e quindi non le tratteniamo nella memoria, Zani evidentemente sì. Perché non lo conosceva come lo conoscevamo noi che lo frequentavamo a San Babila o in via Giuriati. Ma escludo che abbia cominciato a farlo nel 1975. Zani retrodata quelle che poi sono diventate le sue convinzioni a partire dal 1978-79. Quella che faccio è una pura ipotesi per spiegare l’esternazione di Zani. In pratica una chiacchiera dal valore pari a zero che finisce per diventare rilevante in quanto da una parte sostiene la tesi di Zani e dall’altra (nel canovaccio di Zani) finisce per servire a sostenere la tesi di Rao o di qualche giudice.
    Un po’ come accade per alcuni passaggi di Delel Chiaie… oppure come la storiella che Freda sarebbe stato sfreggiato perché stragista e preso a proscittate da Loi per la stessa ragione. Da vissuti fatti di ore, giorni, anni si isolano piccoli episodi, si da rilievo al riporto di tre parole o di un nome e si concatena il tutto. Questo è uno zibaldone da far impallidire quello di Leopardi.

  49. Scusate se ritorno un po’ indietro:
    Colombo all’intervento n.7 diceva:
    “Se smettessimo, tutti, di guardare la storia sempre e solo con gli occhi di un pm o di un avvocato difensore, eviteremmo anche di perdere troppo tempo in scaramucce verbali come queste”.
    Bene, partendo da questa prospettiva (magari aggiungendoci anche lo strabismo del giudice istruttore),vorrei capire come, da un punto di vista squisitamente politico, Freda potrebbe rientrare in un disegno stragista colluso con servizi deviati o non deviati, agenti NATO, prospettive di colpi di stato nel segno della reazione ecc. Io, nel mio piccolo, proprio non riesco a capirlo.

  50. andrea colombo

    Confesso di seguire con una certa difficoltà il serrato scambio tra Nicola, Ugo e Murelli. Non conosco a sufficienza i fatti specifici e non conosco affatto le persone chiamate in causa. So perfettamente che episodi come quello che ipotizza Murelli a proposito delle cose dette da Azzi a Zani succedono e sono successi: uno che butta là avventatamente un nome, magari sulla base di una sua discutibile convinzione, un altro che dà alla rivelazione più credito di quanto non meriterebbe, il coro delle dicerie che fa il resto.
    Come potrei, non conoscendo neppure i soggetti in questione, giurare che non sia andata proprio così?
    Proprio per questo diffido tanto dei tentativi di affrontare la storia di quegli anni solo sviscerando dettagli. E, da un punto di vista complessivo, la veridicità o meno del singolo “de relato” o della specifica “messa a verbale”, resta comunque un dettaglio. Magari fondamentale in un dibattimento, ai fini di una sentenza, ma per il resto pur sempre dettaglio.
    Per quanto riguarda il quadro complessivo, invece, non capisco le certezze di Murelli, o di Veterano, e la conseguente levata di scudi contro il libro di Nicola, o contro la lettera di Salvini.
    Che tra la fine dei ’60 e i primi ’70 una parte dell’estrema destra puntasse al golpe mi pare certissimo, Che questa strategia comportasse infiltrazioni e provocazioni è altrettanto certo, nonché documentato.
    Che, nello stesso periodo, spezzoni della medesima estrema destra avessero dimestichezza con gli esplosivi è ancor più certo, e non solo per l’ “incidente” capitato a Azzi.
    Che diversi spezzoni dei servizi, nazionali ed esteri, sfruttassero la situazione per brigare e intrigare, un po’ nel quadro della guerra fredda e molto in quello della guerra che si facevano gli uni con gli altri, mi sembra infine altrettanto assodato.
    In questa cornice si può anche dire che Lorenzon era pazzo,Fabris imbeccato, le sentenze per le bombe del ’69 pre-piazza Fontana addomesticate.
    Che Vinciguerra è un mitomane, Azzi (nel memoriale, non nei de relato) lavora di fantasia, Concutelli (quando racconta che Freda gli chiese di farsi passare per il misterioso Hadid) mente o equivoca, Digilio inventa per garantirsi l’impunità, Siciliano si accoda perché ce l’ha con gli antichi camerati, Delle Chiaie, con le sue non troppo oscure allusioni, pesca nel torbido, Zani ha capito male oppure sfoga qualche antico livore.
    Si può ipotizzare che le cose stiano proprio così e posso capire che qualcuno lo faccia. Non posso capire, invece, l’assoluta assenza di dubbio, la certezza granitica che non ci sia nulla da capire e chiarire, e il conseguente disinteresse, anzi l’ostilità, per ogni operazione chiarificatrice (storico-politica,non giudiziaria), come quella tentata nel libro di Nicola.
    Ma senza operazioni di questo genere, di qui a poco, la storia degli anni ’70 non la scriveranno neppure più i giudici. La scriverà gente come quel mio collega che firma il pezzo sul “Foglio” pubblicato in questo stesso sito. Pezzo che non è né dissacrante né sottilmente ironico. E’ stupido.

  51. Quoto Andrea. E lo ringrazio ancora.

  52. Per Murelli e Ugo.
    1) non emetto sentenze
    2) il mio e’ un libro che tenta di chiarire alcuni misteri, non un atto giudiziario
    3) Ho utilizzato TUTTI gli atti giudiziari solo come materiale di informazione (dichiarazioni o rivelazioni di persone che ormai sono morte o irreperibili o non piu’ disponibili a parlare, risocstruzione degli eventi fatta dalla polizia giudiziaria a caldo, perizie balistiche, psichiatriche, calligrafiche e quant’altro).
    4) Non ho pubblicato una sola conclusione di un processo (siano esi condanne o assoluzioni) perche’ non mi interessava.
    5)Brescia: la ”rivelazione” di Zani su Pagliai occupa TRE RIGHE TRE in tutto il libro. Non una di piu’. Le attribuisco quindi l’importanza che merita.
    In quello stesso capitolo provo a ricostruire i rapporti strettissimi tra Ferrari, De Amici e, attraverso Pagliai, l’ambiente della Fenice.
    Ricordo la condanna nei confronti di De Amici per l’esplosivo nascosto a Parma, insieme a Pagliai e Ferrari.
    Mi chiedo come sia stato possibile che la polizia si sia fermata davanti all’alibi dello stesso De Amici (il 28 maggio 1974 risultava ”presente” in classe al liceo Tumminelli) quando lo stesso preside-rettore Tumminelli, tempo dopo, confessera’ ai carabinieri che quel giorno De Amici era entrato in classe con un notevole ritardo.
    A questo aggiungo la confidenza ‘de relato’ di Zani ed un altro particolare, che mi e’ stato confessato da una persona che mi ha pregato di mantenere l’anonimato, a proposito di una lettera, spedita da latitanti della Fenice a camerati detenuti, in cui si rivendicava Brescia. E vi assicuro che l’informazione e’ piu’ particolareggiata di quella che ho dovuto-potuto scrivere e non e’ Azzi la fonte ‘primigenia’. Di qui la deformazione della notizia, fatta tempo fa da Vinciguerra, che parlo’ di una ”confessione” scritta affidata dai responsabili di Brescia nelle mani di Mario Tuti. Evidentemente anche lui, in carcere, recepi’ questa informazione che, o gli e’ arrivata sbagliata, o lui ha volutamente deformato.
    A tutto questo sempre un ex detenuto, per me affidabile (ma non e’ l’unico ad avermelo detto) aggiunge anche un altro particolare (stavolta fonte Azzi): a far scattare la ferocia anticomunista sfociata nella strage di Brescia, sarebbe stato il pestaggio selvaggio di Anna Cavagnoli e Piero Battiston nel luglio del ’73 da parte dei compagni.
    Da tutti questi elementi io, che non sono ne’ un poliziotto ne’ un magistrato, ho tratto una pista, una ipotesi per spiegare Brescia.
    In ogni caso, dal punto di vista processualpenalistico, e’ una pista morta, visto che Rognoni e’ stato gia’ assolto dalla strage con sentenza definitiva, Pagliai e’ scomparso, gli altri della Fenice erano in carcere al momento della strage, forse solo De Amici ed altri personaggi minori, in teoria (ma molto in teoria) potrebbero essere di nuovo processati.
    Pista flsa? E’ possibile, ma non piu’ di altre, che si basano non su elementi di fatto o informazioni pere quanto de relato, ma solo su letture dietrologiche, contestuali e complottistiche della realta’, senza partire, appunto dai fatti.
    Ma che tutto quello che io scrivo nel libro si basi SOLO su una confidenza de relato fattami da Zani (dopo essere stata ‘scartata’ dal ‘ragazzo di strada’ Tassinari) e’, sinceramente, offensivo per la mia professionalita’.

  53. ugo tassinari

    Anche io quoto Andrea. E gli pongo una domanda secca: tu credi davvero che a Rosolina – come ha poi raccontato 33 anni dopo – Morucci volesse uccidere Negri o potesse solo pensarlo?
    Eppure Valerio non ha mentito: solo che ha ricostruito quella vicenda con l’accumulo di sangue merda orrore, estremo slancio che ha poi segnato la sua vicenda umana.
    Così è per Zani che ha un percorso un po’ più complicato di Morucci ma rilegge e ricostruisce la sua storia ex post.
    Ma così è anche per Adinolfi, che vent’anni fa era un convinto assertore dell’asservimento di Avanguardia alla P2 (e credo che in qualche misura questa consapevolezza abbia concorso a strutturarla proprio zani).
    Murelli, no, avendo una struttura della personalità più rigida (e potrei anche spiegare perché) è il soggetto che ha mantenuto una sua assoluta linearità e questo gli consente di partecipare alla “faida” con grande serenità e signorilità.
    Al di là degli schermi dialettici, Freda ha detto e AKV ha scritto (nel pamphlet su p Fontana) due verità importanti:
    1) che il suo gruppo ha elaborato e praticato un progetto rivoluzionario
    2) che Giannettini era un militante NR infiltrato negli apparati e non viceversa.
    Siccome sono convinto con Sciascia che la letteratura spesso assurge a verità storica prima degli storici (e figuriamoci quindi dei giudici e dei giornalisti) a me è sufficiente Camon: nel sistema di pensiero di Freda la strage era compatibile. E a quel livello di confronto, irreale eppure potente, Freda non si è sottratto.
    Andrea, ricordi la splendida uscita di Sansonetti contro Giovagnoli che criminalizza la lotta della mensa e gli ricorda che l’avevano fatto insieme.
    Quanti militanti del Pci sono entrati nell’ordine giudiziario e hanno proseguito la lotta politica su un altro terreno? Molti di questi hanno poi finito di convincersi che erano astratti paladini del diritto.
    Che ne pensi?

  54. ugo tassinari

    Nicola, è inutile che ti offendi. Io non ho mai discusso la tua professionalità. Né ho mai battuto i tacchi essendo a tutti noto il mio gusto sfrenato della libertà e dell’andare controcorrente. E quindi mi diverto di più a fare le pulci. Ho, in tutta onestà, spiegato le ragioni per cui questo tuo rush non mi appassiona. Ma non ho mai emesso una fatwa. Tutto qui.
    E sono comunque convinto che l’esercizio di esaminare le proprie pulsioni migliora sicuramente se stessi. Quando si scrive, certo, ma anche quando si parla.
    Quanto ai cacaminuzzoli: non mi pare che Rognoni sia mai stato processato per p- della Loggia. Posso sbagliarmi ma credo che sia stato imputato solo x Milano…
    E ripeto all’ossessione: piuttosto che inseguire esiti processuali improbabili, io troverei, come dire, + interessante, capire ad esempio, anche in questo caso se le voci su Pagliai erano arrivate a Delle Chiaie e l’uso che ne ha fatto. E quanti altri sapevano, a prescindere dall’effettuale responsabilità penale del “puttino”. Perché anche le voci, come i deliri paranoici producono effetti di realtà. Pensa appunto al ruolo giocato dalla diceria sui rapporti organici AN-AA.RR. E sono sicuro che se parecchi sapevano (come tu sostieni, e tu sei irascibile e un po’ testa di minchia, ma uomo di onore) e nessuno ha preso le distanze o desolidarizzato, allora torniamo a Camon: la DR era compatibile con la strage.
    E non ricordatemi De Luca: la sinistra radicale lo era altrettanto con l’omicidio politico (nella fattispecie Calabresi). Lo so perfettamente.

  55. Ugo, se dici cose che reputo sbagliate o offensive te lo dico, ferma restando la nostra antica amicizia.
    Potrei osservare che io non mi diverto a fare le pulci ai lavori altrui (a cominciare dai tuoi), ma non per questo ti critico se tu lo fai.
    Rognoni mai inquisito per Brescia?
    La tua vis polemica offusca la tua memoria, per usare terminologia a te cara…:-)
    Dai, rinfreschiamocela insieme e abbassiamo tutti i toni, cominciando dal sottoscritto, che fa anche pubblica ammenda per aver appena scritto una imprecisione: Rognoni non e’ mai stato assolto dalla strage di Brescia con sentenza definitiva, ma prosciolto in istruttoria ”in ordine alle imputazioni di concorso in strage e porto illegale di esplosivo”-insieme a Fabrizio Zani, Marco Ballan e Luciano Benardelli- dal giudice istruttore del Tribunale di Brescia, Giampaolo Zorzi, nella sentenza-ordinanza del 23 maggio 1993.

  56. Per Andrea Colombo.

    Un conto è sostenere che la destra radicale è stata infiltarta, intossicata, ha creduto nel golpe e nelle forze armate, che spesso era reazionaria e conservatrice (anche se esistono delle differenze specifiche tra le varie destre e quella Radicale ha una sua anima che la contraddistingue da tutte le altre) e altra cosa è sostenere la partecipazione alle stragi. Io nego che qualcuno della Destra Radicale sia direttamente coinvolto nella pianificazione e nell’esecuzione di stragi.
    E tutto va a sostegno di questa verità lampante tranne le chiacchire letterarie di PM e giornalisti. Punto.

  57. ugo tassinari

    Nicola: ti stai scordando i termini fondamentali del diritto penale. Io ho affermato che mi pareva che non fosse mai stato processato. E tu confermi: lui e gli altri sono stati prosciolti in istruttoria e quindi non sono mai stati imputati.
    Giusto per fare un altro po’ di burdello: quel gip era convinto della colpevolezza dei prosciolti e lo disse a chiare lettere (facendo inferocire Fabrizio).
    Quindi è meglio che i convincimenti uno se li tiene o li usa con parsimonia…

  58. andrea colombo

    Sono del tutto d’accordo. E non credo che Morucci, a Rosolina, pensasse sul serio a uccidere Negri. Ma proprio perché, inevitabilmente, si finisce per riscrivere almeno in parte la propria biografia, è fuori luogo affidarsi alla ricostruzione dei particolari prima e invece che al quadro generale. Il quale dice, appunto, che nel sistema di pensiero di Freda la strage era compatibile e che Giannettini era probabilmente più un infiltrato “nei” servizi che “dei” servizi.
    Però dice anche che nel gioco di strumentalizzazione reciproca tra le diverse aree dei servizi (non deviati, termine idiota, ma lottizzati e in feroce competizione tra loro) e la destra estrema, le prime erano senz’altro le più forti. E usavano i loro rapporti con la destra estrema a fini di lotta politica interna.
    Nel ’69 la Dc cambia segretario tre volte. Nel ’69 il Psu si scinde su input del partito americano. Nel ’69 si consuma la morte del vecchio centrosinistra, con tutto quel che ciò comporta, anche negli anni seguenti, in termini di feroce scontro di potere nell’area dei partiti di governo, e all’interno di quello principale.
    Si può imamginare che tra questo quadro terremotato e le esplosioni non ci fossero intrecci, che questa traiettoria non abbia incrociato quella del golpismo e quella della guerra fredda?
    Certo, ci si può chiedere che senso abbia inseguire una ricostruzione vera di quella fase a quarant’anni di distanza. Mi sa che in proposito ognuno ha la sua risposta. Personalmente, mi dà parecchio ai nervi sapere che la storia di quegli anni e di una generazione politica verrà derubricata a faccenda di bombaroli dementi e altrettanto dementi serial killer.

  59. Beh, io non ho convinzioni, ma solo domande e dubbi.
    Ma ora la cosa diventando perfino stucchevole per chi ci legge da settimane. Tanto ognuno rimane dei propri… ‘convincimenti’…

  60. Mi riferivo al post di Tassinari, ovviamente.

  61. ugo tassinari

    anche perché pur questionando io e te riusciamo a essere tutti e due perfettamente d’accordo con il grande vecchio Andrea (e sulla necessità di coltivare i dubbi)

  62. andrea colombo

    L’accordo di cui parlo nel post prcedente, è ovviamente con quel dice Ugo nel post 53.
    Mentre scrivevo ne sono usciti altri, tra cui quello di Murelli. Pur conoscendo poco quell’ambiente, io sono del tutto convinto che esistessero differenze specifiche, penso enormi, tra le varie anime della destra di quegli anni, e anche all’interno di quella radicale. Non sono invece convinto della assoluta esraneità di quell’intero ambiente agli attentati, e mi piacerebbe ch Murelli credesse che ciò non dipende dalla condivisione dei pregiudizi in materia propri della sinistra, che detesto quasi quanto lui.
    Non sono convinto di quella estraneità un po’ per i motivi che ho scritto nel post 50, e un po’ per altre ragioni.
    Mi affido a un esempio relativo alla sinistra armata, vicenda che conosco un po’ meglio. Buona parte di questo paese è convinta che Mario Moretti fosse un infiltrato e che abbia sequestrato Moro su telecomando, o almeno che nei 55 giorni abbia intavolato col potere trattative inconfessabili.
    Io so perfettamente che non è così, e lo so non solo in base alle risultanze effettive, ma anche perché conosco Moretti e tutta quell’area. Dunque se Murelli mette in campo, a proposito di questo o quell’episodio, la sua conoscenza di un ambiente, non posso che dargli almeno parzialmente ascolto.
    Ma se qualcuno mi viene a dire che nell’intera area della sovversione armata di sinistra non ci sono mai state atrocità peggiori della “semplice” lotta armata, o gesti di incredibile ferocia che smentivano in radice le motivazioni stesse che avrebbero dovuto animare gli artefici di quelle atrocità, non potrei dargli ragione. Altrimenti si torna, in qualche misura, all’assurdo assioma “un compagno non può averlo fatto”.
    Possibile che invece Murelli, a differenza di Delle Chiaie (mi pare) o di Vinciguerra, Fioravanti, Azzi, Zani, neppure consideri l’ipotesi che una parte della destra radicale si sia lasciata coinvolgere in quegli episodi, senza per questo coinvolgere l’intera area politica di provenienza?

  63. Andrea, purtroppo e’ proprio cosi’.

  64. ugo tassinari

    Io amo quest’uomo anche se si è scordato di recensire “Naufraghi” come mi aveva promesso…

  65. andrea colombo

    Per Ugo
    Capo cosparso di cenere, e a mia ulteriore vergogna c’è pure il fatto che ero troppo impegnato a distruggere, con Rif, il poco che restava della sinistra per mantenere la promessa. Troverò modo, spero, di fare ammenda.

  66. Ho una curiosità su Delle Chiaie da chiedere a Nicola o ad Ugo (e a tutti gli altri). Nel luglio 1983 su MERIDIANO (un giornale latinoamericano), comparve una intervista allo stesso Delle Chiaie in cui egli sosteneva che, fin dagli anni sessanta, Avanguardia aveva infiltrato alcuni suoi militanti nelle strutture del sistema. “Oggi” avrebbe detto Delle Chiaie “molti di loro occupano posti utili a penetrare i segreti del regime. Per questo motivo, e non per altro, siamo riusciti sino ad oggi ad anticipare i movimenti dei nostri nemici politici”.

    Se ben ricordo, nella audizione del 1987 alla Commissione Bianco, a Delle Chiaie venne posta una domanda sulla veridicità di tale intervista ed egli rispose di non ricordare di averla concessa. Anche se uno dei parlamentari che gli pose la domanda non gli parlò del giornale latinoamericano MERIDIANO, ma gli citò l’italiano “IL MERIDIANO D’ITALIA”.
    Dunque, non si è mai ben capito se l’intervista del 1983 è apocrifa o se, in qualche modo, fu davvero rilasciata da Delle Chiaie.

    E’ solo una curiosità la mia, ma, a voi cosa risulta di questa vicenda?
    Perchè se l’intervista fosse veritiera, aprirerebbe scenari molto interessanti (simili, per fare un esempio, a quelli di cui si parla nel libro PIAZZA FONTANA, UNA VENDETTA IDEOLOGICA su Giannettini infiltrato della destra nei servizi……).

  67. Quindi? Perchè ogni processo è un buco nell’acqua?

  68. Giacomo, come hai visto nel libro, Delle Chiaie racconta solo di avere avuto, nella seconda meta’ degli anni sessanta, a libro paga alcuni sottufficiali dell’ufficio politico della Questura di Roma, che avvisavano qualche volta in anticipo Avanguardia di cosa si muoveva dentro San Vitale.
    Delle parole che tu citi in questa intervista non ne so nulla e lui, nei nostri numerosi colloqui, non me ne ha mai fatto cenno. Quando gli chiedero’ della curiosita’ di Ugo (se cioe’ sapeva che Vinciguerra aveva ‘fatto’ Peteano quando lo accolse in Spagna), gli faro’ anche quest’altra domanda.

  69. Si infatti, la curiosità mi era venuta anche in conseguenza di quello che dice Delle Chiaie nel tuo libro.
    Questa intervista è sempre stata un pò fantomatica, in quanto la rivista MERIDIANO scrisse che il contatto con Delle Chiaie avvenne tramite un anonimo che telefonò alla redazione, sostenendo (se ben ricordo) che Delle Chiaie voleva fare una dichiarazione all’opinione pubblica boliviana e che dunque, di li a poco, avrebbe inviato un testo scritto al giornale.
    Che fu poi quello di cui ho parlato nel precedente post.

    Chiaramente, una simile procedura, rende il documento molto dubbio, ma, proprio in conseguenza di quello che Delle Chiaie dice nel tuo libro, mi incuriosiva sapere qualcosa di più di questa vicenda…..

  70. Si, anche a me sembra un mezza bufala, ma glielo chiedero’ e ti sapro’ dire.

  71. io so che la gente segue il tg2 perhè il tg2 lo seguano tutte le persone umane il recapito tel e:3403277235

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