I rifugiati francesi

11 ago 2008

La Francia e gli ex terroristi.
In cento temono la svolta

PARIGI — Se uno chiede quanti sono ancora i «rifugiati» in Francia a rischio estradizione, gli interessati arrivano a mettere insieme qualche decina di nomi e poi rispondono: settanta-ottanta. Al massimo un centinaio. Gli altri ormai sono «scaduti», nel senso che non avevano condanne a vita né troppo elevate e quindi è scattata la prescrizione della pena. Sono tornati liberi, insomma.

Ma quel centinaio che non hanno chiuso i conti con la giustizia italiana — compresi quelli per i quali la prescrizione arriverà di qui a poco — sono ancora qui nelle vesti ufficiali di ex terroristi «latitanti», seppure muniti di regolare permesso di soggiorno concesso dal governo di Parigi. E vivono appesi a un filo, che ogni tanto rischia di spezzarsi con l’arresto di uno di loro. Ora è il turno di Marina Petrella, ex brigatista ergastolana, imprigionata nell’agosto del 2007, estradizione firmata a giugno e ricorso pendente al Consiglio di Stato. Da una settimana è arrivato l’ordine di scarcerazione per le gravissime condizioni di salute psico-fisica che la costringono in una stanza d’ospedale. Prima, nell’agosto 2002, era toccato a Paolo Persichetti, ex militante dell’Unione dei comunisti combattenti. E nel 2004 è stato il turno di Cesare Battisti, arrestato, liberato, fuggito e ripescato nel 2007 in Brasile, dove è ancora in corso la disputa legale per ottenerne la riconsegna.

A parte il destino di una donna giunta a pesare 40 chili di fronte alla prospettiva di scontare l’ergastolo in patria dopo che la Francia le aveva consentito per quattordici anni di costruirsi una nuova vita in libertà, il caso Petrella rappresenta per la comunità dei «rifugiati» un punto di svolta. A seconda di come si concluderà, avrà effetti decisivi su tutti gli altri che proseguono le loro «normali» esistenze francesi, fatte di lavori e famiglie ormai regolari, ma sempre col rischio di un «incidente» che può interrompere quella regolarità e riaprire vecchie pendenze penali per fatti di 25 o 30 anni fa. Crimini colorati di politica che in Italia non sono stati dimenticati, soprattutto dai familiari delle vittime, e che la Francia ha deciso di nascondere sotto il tappeto quando s’è ritrovata i responsabili in casa propria; salvo dare ogni tanto un colpo di ramazza. Come ha fatto con Marina Petrella.

Se ora verrà estradata, gli altri dovranno chiedersi chi sarà il prossimo; se invece resterà, potrebbe essere la fine di tante preoccupazioni. Anche se l’incognita rimarrà, soprattutto per quel pugno di persone (una decina) condannate all’ergastolo o a pene tanto lunghe da essere ancora lontane dalla prescrizione. S’è aperta così un’altra fase della tanto discussa — celebrata o criticata, a seconda dei punti di vista — «dottrina Mitterrand», sopravvissuta al presidente socialista e rispettata in passato anche dai governi di destra, con la quale si trova ora a misurarsi Nicolas Sarkozy, e che da oltre un quarto di secolo garantisce asilo agli italiani condannati per fatti di terrorismo. A fasi alterne, con più o meno lunghi intermezzi carcerari per chi è incappato nelle maglie della giustizia locale. Ma che di fatto ha impedito i rimpatri: dei 94 italiani che dal 1982 sono stati arrestati e poi liberati dalla magistratura francese, finora il solo Persichetti è stato riconsegnato materialmente alle carceri italiane. Un topolino partorito dalla montagna di dispute e polemiche che si trascinano da più di 25 anni.

Tutti gli altri (a parte Battisti, e la Petrella ancora sotto giudizio) sono rimasti e hanno ricominciato a vivere la loro vita di post-terroristi. Perché questo aveva chiesto loro François Mitterrand nel 1981, quando promise di non restituirli al Paese d’origine: uscire allo scoperto, mettendo fine al loro status di clandestini, e rinunciare a ogni teoria e pratica della lotta armata. Anche se non esiste una contabilità ufficiale, i «rifugiati» di allora — fuoriusciti dall’Italia e da decine di formazioni terroristiche, non solo Brigate rosse e Prima Linea — erano diverse centinaia. Oreste Scalzone, giunto qui nell’81 e divenuto una sorta di icona degli «esuli», sostiene che arrivarono a seicento. Mitterrand, in una dichiarazione del 1985, parlò di trecento, «cifra approssimativa». Proprio Scalzone fu arrestato nell’agosto del 1982 e la Chambre d’accusation di Parigi diede «avviso favorevole» alla sua estradizione. Disatteso dal governo che non firmò il decreto per rispedirlo in patria. Con tanto di editoriale di Le Monde, intitolato «Lo Stato e la parola data», a spiegare che il tradimento della promessa presidenziale avrebbe significato non solo una brutta figura sul piano nazionale e internazionale, ma anche il rischio di reimmersione nella clandestinità di qualche centinaio di ex terroristi, con conseguenze imprevedibili per la stessa Francia.

Da allora è cominciata un’altalena di decisioni contrastanti. Alla prima ondata di pareri a sostegno delle estradizioni durata fino al 1985 ne seguì una di segno opposto, perché quasi tutti i condannati non avevano assistito ai processi in Italia; un diritto violato secondo la legge francese, nonostante fossero stati gli stessi imputati a sottrarsi attraverso la fuga. Negli anni Novanta il vento cambiò di nuovo, e la Chambre tornò a sollecitare la riconsegna di quegli italiani riparati qui dopo la scarcerazione in patria dovuta all’eccessiva durata dei giudizi. Ma nonostante gli «avvisi favorevoli» delle corti, solo tre decreti di estradizione furono firmati dai primi ministri di Parigi, di destra o di sinistra che fossero. Uno nel 1987, abrogato dal Consiglio di Stato; uno nel 1991, corretto da un successivo contro-decreto che sostituiva il precedente; il terzo, nel 1994, nei confronti di Persichetti. Mai eseguito fino al 2002, quando la falsa pista di un suo coinvolgimento nel delitto Biagi firmato dalle nuove Br convinse i francesi a spedirlo a Roma nel giro di ventiquattr’ore. Dopo quella decisione – e l’invio dall’Italia di una lista di dodici condannati da arrestare, compilata sulla base di criteri mai svelati – i casi Battisti e Petrella (nomi contenuti nella lista) hanno animato il dibattito più in Francia che in Italia.

Oltre ai timori dei «rifugiati», ovviamente. Perché è la Francia che ha consentito a queste persone di ricostruirsi una vita alla luce del sole, con tanto di documenti d’identità rilasciati dalle prefetture, e poi improvvisamente deciso di restituirne qualcuno al suo passato. Secondo scelte che paiono casuali: «Come fosse una roulette russa», mormora chi potrebbe essere colpito all’eventuale prossimo giro. Un governo ha tutto il diritto di rinnegare la famosa «dottrina», ma è la retroattività della decisione che diventa poco digeribile per gli interessati e l’opinione pubblica locale, e rischia di mettere un po’ in imbarazzo lo stesso Sarkozy. E’ quindi alla Francia che gli ex terroristi chiedono di mantenere la «parola data». Perché senza quella «parola» — dicono nei bar parigini dove chiedono di non essere indicati per nome, perché la prudenza non è mai troppa — «non avremmo messo su famiglia o fatto figli. Come Marina». Cioè la Petrella, madre di una bimba francese di dieci anni, presa forse casualmente o forse no in un agosto come questo. E che in una camera d’ospedale aspetta di sapere se avrà ancora il futuro che le era stato garantito. A lei e gli altri.

Giovanni Bianconi, Il Corriere della Sera

39 commenti

  1. Leggete al lettera di Sarkozy a Berlsuconi su Marina Petrella: “La signora, in francia dal 1993 vi ha fondato una famiglia e non ha mai vioalto le nostre leggi. I fatti commessi dalla signora Petrella, anche se inaccettabili in uno stato di diritto, hanno avuto luogo più di 27 anni fa. Il suo arresto per lei ha costituito uno chioc psicologico che provoca oggi delicate conseguenze umane… la sua salute è il pericolo… confido nella capacità di trattare questo caso con una reale umanità”.
    E poi dice che uno vota i postini trotskisti…
    Luca

  2. ugo tassinari

    Luca,
    veramente Mitterand non li metteva neanche sotto rischio di estradizione…

  3. Per UMT, mentre voi ricordate la vicenda che ha come protagonista l’ex-brigatista Petrella, pensate cosa sta avvenendo, invece relativamente ad un vecchio rottame ex-nazista, colpevole solo di essere tedesco!

    Gazzettino sul “boia di Bassano”
    I magistrati della procura militare di Verona confermano: martedì hanno avviato formalmente le indagini sulla strage del 1944 Aperto un fascicolo sul boia di Bassano
    In corso contatti con la magistratura tedesca per le verifiche, poi si procederà a chiedere l’estradizione
    Bassano
    Dopo 64 anni di giustizia negata il boia di Bassano, almeno, potrebbe finalmente pagare. Il procuratore militare di Verona, a cui è stata girata d’ufficio la pratica dopo la soppressione della procura militare di Padova, ha annunciato che martedì scorso è stato aperto un fascicolo a carico di Andorfer e Tausch, considerati dagli storici due nazisti responsabili dell’eccidio di Bassano del 1944, quando furono impiccati agli alberi dei viali 31 ragazzi e fuciliati dietro la caserma altri giovani.
    Un fascicolo apposito verrà aperto su Franz Karl Tausch, considerato dagli storici il boia delle impiccagioni, che sarebbe tuttora in vita e risiederebbe in Germania. Intanto in città l’Anpi commenta e pensa ad azioni giudiziarie, mentre da Venezia Galan garantisce che la Regione si costituirà parte civile.
    I magistrati militari di Verona hanno confermato di aver aperto un fascicolo di indagini sui responsabili dell’eccidio di Bassano del 1944
    La Procura: «Chiederemo l’estradizione di Tausch»
    L’uomo considerato dagli storici il boia delle impiccagioni vive a Langen, presso Francoforte. Andorfer invece è già morto da anni
    Bassano
    Dopo 64 anni di “giustizia negata”, e dopo le rivelazioni degli storici sulle identità di due dei responsabili dell’eccidio di Bassano, il comandante Herbert Andorfer e l’esecutore Karl Franz Tausch, considerato il boia di Bassano, la magistratura si muove. Il magistrato della procura militare di Verona Bruno Alberto Bruni ha spiegato di aver aperto martedì scorso un fascicolo a nome di Herbert Andorfer, con coimputato Karl Franz Tausch.
    Ma ha anche aggiunto, alla luce delle rivelazioni di stampa secondo le quali Tausch è ancora vivo (è stato fotografato da un giornalista dell’Espresso a Langen, in Germania, città nei dintorni di Francoforte) che ora molto probabilmente verrà presto aperto un fascicolo apposito solo su Tausch per la strage nazista di Bassano.
    Il caso è stato aperto dalla procura militare di Padova, alla quale erano arrivati gli esposti dei ricercatori di storia. Ma la procura padovana è stata soppressa, per cui la pratica è passata d’ufficio a quella di Verona.
    Andorfer quasi certamente è già morto anni fa. Ciò risulterebbe anche da un procedimento della Procura Militare di Roma che aveva aperto un fascicolo per fatti analoghi a suo carico in Italia centrale. Di Tausch i giudici non hanno notizie, anche se ora il giornalista Paolo Tessadri, che ha firmato un reportage sull’Espresso, assicura che l’uomo scovato e fotografato a Langen, mentre esce di casa per gettare la spazzatura, è proprio lui. Anche il centro Wiesenthal concorda. La procura militare di Verona ora chiederà le informazioni del caso sull’ex brigadiere nazista ai colleghi magistrati tedeschi. Se i riscontri saranno precisi, a quel punto nulla potrà più fermare l’indagine.
    «Verificheremo subito quelle informazioni, anche perché stranamente questo non è stato finora fatto. Se risulterà vivo e a Langen, ne chiederemo subito l’estradizione» ha dichiarato il dottor Bruni.
    Secondo le documentazioni raccolte dagli storici Capovilla, Maestrelli e Residori, Franz Karl Tausch, oggi alla soglia degli 86 anni, sarebbe il boia, il responsabile dell’esecuzione delle impiccagioni, l’uomo che dal camion dei condannati appendeva gli sventurati ragazzi uno per uno ai cappi preparati sugli alberi.
    Se il Tausch di Langen, che ha reagito con grande ostilità alle domande del giornalista e ha solo risposto tre secchi “no”, tentando di prendergli la macchina fotografica, è l’uomo dell’eccidio, dovrà fare i conti con la storia. Casi e possibili connivenze gli hanno fatto fare comunque una vita “normale”, ma dopo 64 anni è scoccata l’ora.
    Claudio Strati
    Galan e Mara Bizzotto: «Dev’essere fatta giustizia il colpevole deve pagare»
    Bassano
    L’altroieri il sindaco di Bassano, Gianpaolo Biizzotto, era stato cauto: «Vedremo gli sviluppi, poi il consiglio comunale deciderà i doverosi passi da fare». Maria Pia Mainardi chiedeva già la costituzione parte civile della città, e da Venezia i consiglieri del Pd Bonfante e Rizzato sollecitavano la Regione a fare altrettanto. Ieri ha preso posizione anche il Governatore veneto Giancarlo Galan: «Se per davvero Tausch è il boia di Bassano, questo assassino nazista il 26 settembre 1944 fece uccidere senza pietà 31 giovani partigiani – ha detto Galan -. Nessun responsabile di quella orribile strage è stato mai processato. Ma per quanto dipende da noi, non resterà impunita. E appena le indagini della Procura militare definiranno capi di imputazione e rinvio a giudizio, la Regione del Veneto si costituirà parte civile. Per evitare inaccettabili cavilli giuridici o insopportabili lentezze amministrative chiedo ai competenti Ministeri di compiere tutti i necessari passi affinché il signor Karl Franz Tausch sia sottoposto al giudizio che la coscienza civile e democratica dell’Italia attende dal 1944».
    Anche la consigliera regionale della Lega, Mara Bizzotto, chiede che il Comune di Bassano e la Regione Veneto si costituiscano parte civile: «Non ci vuole nessuna pietà di fronte ad un mostro del genere. Sono passati molti anni, ma ci sono cose che nemmeno il tempo può cancellare. L’eccidio dei martiri – continua la Bizzotto – è una ferita ancora aperta per Bassano. Chi ha ordinato quell’impiccagione è un mostro nazista che non merita di essere chiamato uomo». La consigliera auspica che la procura militare di Verona sia rapida nel completare le indagini contro Tausch e si augura che le istituzioni facciano la loro parte senza tentennamenti: il ‘boia’ paghi i suoi debiti con la giustizia e con la storia fino all’ultimo giorno della sua vita».
    Parlano il presidente dell’Anpi bassanese e il sindaco di San Nazario, cofondatore dell’Istituto E. Gallo
    Il partigiano: «Lo guarderei fisso negli occhi»
    Bassano
    «Se me lo trovassi davanti, lo guarderei fisso negli occhi e gli griderei “assassino” per aver tolto brutalmente la vita a tanti miei compagni». Così Giovanni Zonta, che guida la sezione cittadina dell’Anpi (Associazione nazionale partigiani), immagina di reagire se incontrasse Karl Franz Tausch, l’uomo che gli storici indicano come il “boia di Bassano”, colui che nel ’44 strinse il cappio attorno al collo dei 31 condannati appesi sui lecci di viale XX Settembre, da allora viale dei Martiri, lungo viale Venezia e via San Vito. L’ex vicebrigadiere nazista è stato rintracciato. Ha 85 anni. Nato nella Repubblica Ceca, vive in Germania, a Langen, un centro dell’Assia poco lontano da Francoforte. Lo ha immortalato un giornalista de l’Espresso, da tempo sulle sue tracce. Di lui parlò e scrisse anche Quirino Borin, già sindaco di Bassano.
    «Quel criminale la vita se l’è goduta fino in fondo nonostante abbia spezzato con inaudita violenza quella di tanti giovani – osserva Zonta commovendosi al ricordo, mentre ripete che lui scampò al massacro solo per un caso – e credo, in considerazione anche dei casi precedenti, che non pagherà mai per quello che ha fatto 64 anni fa. Non farà i conti con la giustizia. Forse con la propria coscienza». Con la diffusione della notizia del ritrovamento di Tausch, l’Anpi bassanese ha deciso di convocare prossimamente una riunione con i soci per affrontare la questione ed eventualmente decidere quali iniziative adottare. «Ci confronteremo con le altre realtà impegnate su questo fronte – fa sapere il presidente dei partigiani – e valuteremo se sarà il caso di promuovere un’azione legale. Ma sono pessimista: non credo che il criminale, autore materiale dell’Eccidio, sarà mai processato. Sappiamo come vanno queste cose: l’età avanzata, i fatti che risalgono a 64 anni fa, poi l’attenuante che si trattava di ordini arrivati dall’alto e via dicendo. Eppure, sarebbe giusto che scontasse in galera almeno ciò che gli resta da vivere. Che affrontasse un tribunale e fosse condannato».
    Ottorino Bombieri, tra i fondatori dell’Istituto storico per la Resistenza E. Gallo di Vicenza, nonchè studioso di quel periodo e sindaco di San Nazario, si dice invece curioso di conoscere il pensiero di Tausch, oggi, su quella drammatica pagina di storia locale. «Vorrei sapere se si è mai pentito di quel massacro – dichiara Bombieri – e se ha mai provato rimorso. Se vorrebbe chiedere perdono per il suo comportamento così efferato ed irriverente. Vorrei chiedergli come ha vissuto questi 64 anni portando un peso così grande dentro di sè, se si è mai reso conto di quello che ha fatto e di come l’ha fatto. Perché uccidere con quella ferocia non è da tutti; nemmeno se si tratta di un’imposizione. C’è modo e modo anche di eseguire gli ordini dei superiori. L’aspetto umano della vicenda è ciò che mi colpisce di più».
    C’è poi il risvolto storico, evidenziato anche dallo studioso di Crespano Lorenzo Capovilla, che assieme ai colleghi Sonia Residori e Federico Maistrello aveva individuato proprio in Tausch uno dei responsabili dell’Eccedio del Grappa. Sono stati loro a raccogliere la documentazione e inviarla al tribunale militare di Padova.
    «Mi auguro che l’ex nazista almeno esponga quei fatti, che hanno lasciato un segno nelle nostre comunità, rispettandone la veridicità storica – sottolinea Bombieri – e che chiarisca i vuoti o i dubbi che persistono, contribuendo a far emergere la verità, senza limitarsi a rispondere che ha eseguito degli ordini. Anche per questo, a mio avviso, dovrebbe essere interrogato e giudicato in un’aula di tribunale».
    Raffaella Forin
    Aperta un’inchiesta sul “boia di Bassano”
    La procura militare si rivolge ai colleghi tedeschi per processare l’ex Ss. Galan: «Regione parte civile»
    Verona
    «Il fascicolo è stato aperto martedì 22 luglio a nome di Herbert Andorfer con coimputato Karl Franz Tausch (nella foto). Ora, probabilmente ne apriremo uno solo su Tausch per la strage nazista di Bassano». Lo conferma Bruno Alberto Bruni, il magistrato della Procura Militare di Verona che ha “ereditato” il caso dal soppresso Tribunale militare di Padova. E dopo quasi 65 anni la giustizia italiana pare finalmente decisa a mettere le mani sui responsabili dell’uccisione dei 31 giovani impiccati agli alberi di Bassano il 26 settembre 1944, ultimo capitolo dell’Operazione Piave portata avanti tra Vicenza e Bassano come ritorsione delle Ss che finì con oltre 300 partigiani ammazzati (solo 30 in combattimento), 170 esecuzioni e almeno 400 deportati in Germania.
    «Per prima cosa dovremo capire se Andorfer e Taush siano ancora in vita e dove vivano. Il primo sarebbe morto anni fa in Austria riprende il procuratore militare – Di Tausch non abbiamo notizie, anche se sarebbe in Germania: in tal caso procederemo subito contro di lui». Secondo quanto riporta il settimanale L’Espresso in un reportage da Francoforte, Karl Franz Tausch vive a Langen, cittadina di 40mila abitanti non lontana da Francoforte. L’anziano sarebbe il responsabile dell’eccidio di Bassano: il vicebrigadiere delle Ss, appena 21enne, è descritto da molti testimoni come quello che stava sul camion dei condannati, li prendeva uno ad uno, li allacciava ai cappi e poi li lasciava penzolare dai lecci del viale. Tausch, nato nell’ex Cecoslovacchia, è ritenuto il responsabile dagli storici trevigiani e vicentini Lorenzo Capovilla, Federico Maistrello e Sonia Residori, che hanno anche consultato archivi londinesi.
    È grazie ad un interrogatorio dei giudici tedeschi negli anni 70 in cui compare il suo nome, che si è arrivati a lui. Ha 85 anni e vive in una villetta a schiera. A Langen nessuno conoscerebbe i suoi trascorsi nazisti. Il procuratore militare Bruni conclude: «Se lo troveremo sarà chiesta subito l’estradizione».
    Intanto ieri il governatore Giancarlo Galan ha commentato: «Una buona notizia che, però, riapre ferite dolorosissime nella memoria dei veneti sulla strage di Bassano. Se per davvero Tausch è il boia che fece uccidere senza pietà 31 giovani partigiani, per quanto dipende da noi, non deve restare impunito. Così, non appena le indagini avviate dalla Procura militare giungeranno a definire i capi di imputazione e il relativo rinvio a giudizio, al fine di accertare in via definitiva le responsabilità di un crimine tanto efferato, la Regione del Veneto si costituirà parte civile. Mi auguro, infine, che inaccettabili cavilli giuridici o insopportabili lentezze amministrative non diventino il pretesto per impedire che la giustizia faccia il suo corso. Chiedo ai competenti ministeri di compiere tutti i passi affinchè Tausch sia sottoposto a quel giudizio che attendiamo dal 1944». Parte civile si costituirà anche il Comune di Bassano.
    Massimo Rossignati
    Articoli tratti da Il Gazzettino del 26 Luglio 2008 – Nazionale e Vicenza-Bassano

  4. Andrea Insabato

    Arrestato il cadavere di Rudolf Hess, dovrà rispondere di atti criminali imprescrivibili, soddisfazione della comunità internazionale.

  5. NAZISTI & BRIGATISTI

    Caro Otello,
    sinceramente non capisco davvero il tuo post. Se Tasch è responsabile dell’inmpiccagione di tentuno ragazzi non si capisce perchè non si dovrebbe aprire un fascicolo nei suoi confronti. Anzi, mi dai l’occasione per fissare una vlta per tutte una bella equazione. Non vedo differenze sostanziali fra nazisti e brigatisti, nè mi commuovo questi ridicoli schemi difensivi: povera brigatista, si era rifatta una famiglia in Francia, è roba di trent’anni fa… Oppure: povero vecchietto, lo andate a seccare per cose di un’altra guerra, adesso deve solo godersi la pensione… Povero Lollo, ha un filgio che parla brasiliano, è un altro uomo, si è rifatto una vita, perchè andarlo a seccare… Per me la latitanza è solo uno sconto di pena illecito e autocerticato. Se sei scappato, lo stato ti deve inseguire finchè campi. E delle tue lagne non ce ne frega nulla.
    Luca

    Non vorrei, Otello, che una certa destra spietata con i brigatisti continui a tediarci con le attenuanti secondo cui, quei poveri vecchietti che rastellavano, torturavano, e massacravano i civili, possano essere considerati die combattenti che “eseguivano gli ordini”. Questo fa il paio con i due ex brigatisti che durante il film di Fasanella dicono che loro non si possono considerare terroristi perchè, al contrario dei fascisti – parole loro – non hanno mai usato coltelli o bombe. Verrebbe volgia di citare Craxi: questo racocntalo a tuo nonno…

  6. ugo tassinari

    Immagino che l’esercizio filologico ti irriti, e le nostre profonde divergenze sono ormai cristallizzate su questo tema, ma i due brigatisti hanno qualche ragione dalla loro.
    D’altra parte tutta la battaglia di Fioravanti Mambro e Ciavardini parte dall’assunto che loro erano sì degli assassini ma dei terroristi stragisti giammai…

  7. ugo tassinari

    PETRELLA: SCALZONE, CACCIA ALL’UOMO? SI ROMPERANNO I DENTI..

    ANSA) – PARIGI, 5 AGO – Se ”il generone politico italiano”
    insiste ”in questo canceroso rifiuto di una soluzione
    classicamente istituzionale come un’amnistia e nell’infima
    pratica della caccia all’uomo in giro per i continenti, il loro
    sara’ il morso di un cane su una pietra: meglio, in questo caso,
    che ordinino delle dentiere”: lo ha detto Oreste Scalzone, ex
    leader di Potere Operaio, commentando con l’ANSA la
    scarcerazione di Marina Petrella.
    La politica della ”caccia all’uomo” – continua Scalzone –
    ”in cinque anni e’ riuscita a scippare di frodo la vita di
    Persichetti e della Algranati (due fuoriusciti estradati da
    Francia e Algeria, ndr), un risultato crudele e ridicolo
    assieme”.
    Quanto alla decisione di oggi, Scalzone ha reso omaggio
    ”alla potenza di un corpo che non vuole piu’ vivere a certe
    condizioni, a una difesa accanita, a una campagna tenace e
    veritiera che hanno spuntato un primo risultato. E’ appena
    l’inizio, ma e’ decisivo. E’ il passaggio da un’agonia alla
    vita”.
    Secondo Scalzone, diventato punto di riferimento del Comitato
    di sostegno a Marina Petrella, ”i primi a mostrare di aver
    capito sono stati i responsabili politici al massimo livello che
    si giocano la faccia sul mercato elettorale e dei sondaggi.
    Sono invece sconfitti i funzionari della crudelta’, i topi sordi
    anonimi annidati negli apparati di stato che fanno carriera sul
    populismo penale senza mai comparire”.
    La decisione di oggi ”ci da’ la carica per ripartire su due
    obiettivi minimi – ha continuato -, la clausola umanitaria
    sembra un vestito su misura per Marina e un decreto che decida
    su questa base l’impossibilita’ di estradarla e’ possibile e
    ragionevole. Una moratoria delle estradizioni e’ gia’ nella
    logica delle cose e nelle stesse parole del presidente Sarkozy,
    che in questi giorni sta decidendo di chiudere il contenzioso
    dei cosiddetti anni di piombo in Francia”.(ANSA).

  8. Per Luca, il tuo ragionamento è innacettabile, per la semplice ragione, che ad essere perseguitati sono solo militari germanici. In questi giorni si è commemorato il bombardamento atomico di due città nipponiche, con l’incenerimento dei relativi abitanti. Mi spiegi per quale orribile motivo simili crimini di guerra contro l’umanità non vengono perseguiti? Ma solo perchè gli autori sono americani perdio!Gli stessi italiani sia che in Libia, sia che nell’ex-Jugoslavia, hanno commesso atrocità varie, contro popolazioni inermi, ti lancio una sfida, dammi un nome, un nome solo di un militare italiano, estradato e processato e condannato!Alla fine del secondo conflitto mondiale, sia l’Jugoslavia, sia che la Grecia, avevano inoltrato al governo italiano, una lista di criminali di guerra italiani ricercati; nessuno di essi è mai stato estradato e condannato. E’ mai possibile che a sessant’anni dalla fine del secondo conflitto mondiale, vengano ricercati, estradati, condannati, solo i militari germanici!Ma come si può difendere una causa simile, che gronda ipocrisia, opportunismo, sciacallagine da tutti gli angoli e i punti di vista?Per quanto riguarda certa sinistra che si mobilita per l’amnistia per i brigatisti rossi,io dico, che sono magari gli stessi, che reclamano la “caccia alle streghe” naziste, non riuscendo a capire che tale immonda campagna di stampa si ripecuote in primis, contro i compagni delle BR ricercati e fuoriusciti, che hanno sbagliato!

  9. STORIA. Citta’ rase al suolo, l’ Armata Rossa che avanza: per i sopravvissuti un esodo disperato verso l’ Ovest. Ma per molti non ci fu salvezza
    GERMANIA ‘ 45. L’ estate dell’ odio
    La vendetta sui tedeschi fu di una crudelta’ senza pari. Donne stuprate poi crocifisse bambini e vecchi strangolati. La grande fuga comincio’ con l’ apparire delle avanguardie sovietiche in Prussia: una Caporetto moltiplicata per mille

    ————————- PUBBLICATO —————————— STORIA Citta’ rase al suolo, l’ Armata Rossa che avanza: per i sopravvissuti un esodo disperato verso l’ Ovest. Ma per molti non ci fu salvezza TITOLO: L’ estate dell’ odio La vendetta sui tedeschi fu di una crudelta’ senza pari Donne stuprate poi crocifisse bambini e vecchi strangolati La grande fuga comincio’ con l’ apparire delle avanguardie sovietiche in Prussia: una Caporetto moltiplicata per mille – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – - – “Da Stalingrado e da Leningrado e da tutte le citta’ distrutte della Russia noi portiamo il nostro odio in Germania”. Estate 1945: Churchill, in visita turistica a Berlino durante una pausa della conferenza di Potsdam, legge la scritta ammonitrice su uno dei tanti striscioni tesi dai sovietici sulle macerie della capitale tedesca. Non risulta che ne sia stato impressionato. Al Maresciallo Alexander che lo accompagna e si mostra quanto meno perplesso, dice: “Personalmente, i suoi sentimentalismi non mi toccano”. Non vi e’ motivo per meravigliarsi. Nel febbraio 1945, mentre valanghe di profughi tentavano con ogni mezzo di sfuggire all’ Armata Rossa, mescolandosi con i reparti della Werhmacht in ritirata, abbandonando case e beni, decimati dal freddo terribile, dalla fame, dalla disperazione, Churchill aveva pensato di aiutare gli alleati sovietici bloccando quella marea in fuga per facilitare la loro avanzata. L’ origine del criminale bombardamento aereo, e della distruzione, di Dresda sta in questa pseudomanovra militare, in realta’ una deliberata azione terroristica: il premier inglese che invita il Maresciallo dell’ Aria Harris, noto tra gli stessi equipaggi della RAF col soprannome di “macellaio”, a studiare qualche cosa per “rompere le costole ai tedeschi in esodo da Breslavia”; Harris che concerta un piano con il suo omologo americano Doolittle; la scelta di Dresda come obiettivo: una citta’ priva di qualsiasi rilevanza militare, un gioiello dell’ arte, ma nelle cui strade e nelle cui case si ammassano migliaia di profughi dall’ Est. Ed ecco, alle 22.08 del 13 febbraio, 224 bombardieri inglesi Lancaster sganciare il loro carico di bombe dirompenti e incendiarie, seguiti tre ore piu’ tardi da una seconda ondata di 529 bombardieri e infine appena dopo l’ alba dalle “Fortezze volanti” americane che completano l’ opera. Risultato, Dresda distrutta in un mare di fiamme, almeno cinquantamila i morti, incalcolabile il numero dei feriti, gravissime le perdite di tesori d’ arte. Una delle infamie piu’ scellerate ed inutili della seconda guerra mondiale. E il Maresciallo Harris il giorno successivo avrebbe voluto far colpire Chemnitz, dove si erano rifugiati altri profughi mescolati a superstiti di Dresda, dolendosi perche’ il maltempo glielo aveva impedito. L’ odissea della Germania sconfitta ha nella distruzione di Dresda la sua immagine piu’ eclatante. Ma il quadro e’ vasto, multiforme e cancellato dalla memoria storica dall’ esaltazione della vittoria e dalla nemesi punitrice che si abbatteva sugli autori di tanti misfatti, di tante tragedie, ripagandoli della stessa moneta. Resta il fatto dell’ esodo biblico a cui lo sfondamento dell’ Armata Rossa costrinse le popolazioni terrorizzate della Prussia, della Pomerania, del Meclemburgo, della Slesia, i tedeschi di Polonia, di Cecoslovacchia, di Ungheria: centinaia di migliaia di vecchi, di donne e di bambini in lugubri cortei che si perdevano nelle notti nevose, cadaveri abbandonati, indescrivibili orrori commessi da truppe vittoriose e avide di vendetta, spinte dall’ esasperazione ad eccessi indegni. Donne violate per sfregio, poi uccise, vecchie subito eliminate, case incendiate, altre apparentemente lasciate indenni e poi scoperte piene di cadaveri, morti ancora seduti intorno alla cena, altri pendenti dalle scale, altri ancora massacrati nei letti o sui fornelli delle cucine. Dovunque, con l’ avanzare trionfale delle truppe di Cerniakovskij a Nord, di Zukov e di Konev al Centro e di Rokosovskij a Sud, lo sfogo sulle popolazioni tedesche dei lunghi patimenti e dell’ odio accumulati contro chi aveva, invece, ucciso, deportato, razziato, incendiato nei lager, fucilato e torturato nella nazione che ora si prendeva la rivalsa. Resta l’ espulsione, decisa dalle potenze vincitrici, dei tedeschi dei territori liberati dalle truppe sovietiche, la “nuova” Polonia, la Cecoslovacchia, l’ Ungheria. I metodi erano copiati da quelli gia’ applicati dovunque in Europa dai nazisti, i bandi affissi ai muri, presentarsi entro ventiquattr’ ore, interrogatori brutali; poi interminabili colonne in marcia portando quanto resta di bagagli abbondantemente depredati, treni carichi all’ inverosimile che viaggiano per settimane con i vagoni piombati e quando vengono aperti i morti sono assai piu’ dei superstiti. Al termine del viaggio, i campi di concentramento, o le carceri, o nel migliore dei casi baracche nel Caucaso o negli Urali o nei silenzi della Siberia. Ti sara’ fatto quello che avrai fatto agli altri, capovolgendo il dettato evangelico: e tuttavia, pur condannando la ferocia, appare comprensibile il sottile piacere di una vendetta finalmente appagabile, quasi la volutta’ di far provare con gli interessi a chi li ha commessi i crimini di cui si e’ macchiato. Salvo gli eccessi, per esempio quelli compiuti dai cecoslovacchi sui tedeschi in ritirata: il presidente Benes, tornato da Londra per assumere il governo, vide la strada fino al Palazzo illuminata dai corpi dei tedeschi che bruciavano vivi. Il conto da pagare dai vinti era alto, e doveva essere pagato. Un solo esempio riferito a Paesi occupati ed ora in grado di ritorcere il male sofferto sul nemico in crisi: nell’ agosto del 1944 la rivolta dei polacchi di Varsavia era stata domata dalla Wehrmacht con la distruzione della citta’ (per riedificarla si dovette ricorrere ai quadri del Canaletto che ne aveva raffigurato strade e palazzi), con duecentomila tra morti e feriti. Manco’ soltanto che Hitler ordinasse di spargere il sale sulle macerie. Le vie di fuga erano intasate della valanga dei profughi, a cui si mescolavano i soldati in ritirata, in una ansimante ricerca di salvezza. Si abbandonavano le case, i villaggi, i paesi, lasciando tutto, disperando di tornare, in una Caporetto moltiplicata per cento, per mille. Arrivavano i carri armati sovietici e travolgevano le colonne di profughi. Sulla neve insanguinata restavano cadaveri mutilati, mostruosita’ dilaniate che erano pur state corpi umani. Nelle foreste, donne nude pendevano inchiodate dagli alberi, crocifisse, bambini venivano strangolati dopo che le loro madri erano state uccise; il vento gelido abbatteva i vecchi stroncati dalla fatica e dal terrore, e subito i cadaveri erano spogliati di tutto, dalle scarpe ai barretti, la merce piu’ ricercata erano gli orologi e gli anelli. Uno storico italiano che ha descritto quegli orrori, Marco Picone Chiodo, ha intitolato il suo libro, edito da Mursia, … e malediranno l’ ora in cui partorirono. Mai titolo fu piu’ appropriato di questo. La diaspora era cominciata con l’ apparire in Prussia delle avanguardie sovietiche. Nei villaggi di confine la guerra non era mai giunta, l’ idea di una Germania sconfitta sembrava assurda. La paura dilago’ prima ancora che i soldati russi scatenassero le loro vendette. Casa dopo casa, paese dopo paese, gli abitanti formavano la trafila umana che puntava verso Occidente, senza sapere ne’ dove ne’ quando si sarebbe arrestata. All’ arrivo della pace, centinaia di migliaia di tedeschi erano ancora in marcia verso il Sud, verso la Baviera: e la’ erano ferme le divisioni tedesche nella speranza di potersi consegnare prigioniere agli americani. Ma gli accordi militari con i sovietici impedivano di accogliere quei soldati, mandati ad arrendersi ai russi perche’ contro i russi avevano combattuto. Cosi’ come gli inglesi rispedirono all’ Armata Rossa i cosacchi dell’ atamano Krasnov, passati dall’ Italia in Austria in cerca di salvezza e consegnatisi nelle loro mani, pur sapendo quale sarebbe stata la loro fine. Molti fuggiaschi si tolsero la vita pur di non andare incontro a quel destino. Furono piu’ d’ uno i generali tedeschi che si suicidarono e numerose le donne che presero il veleno per non subire altre violenze e altri sfregi. Oskar Hindemburg, figlio del maresciallo divenuto presidente della Repubblica dopo la fine della prima guerra mondiale, riusci’ a portare con se’ nella fuga dalla Prussia le spoglie di suo padre. Erano sepolte a Tannenberg, dove a ricordo della grande vittoria sui russi la Germania aveva eretto un mausoleo dedicato al suo condottiero. Oskar pote’ arrivare a Koenigsberg con i sarcofaghi contenenti le ceneri del padre e della madre, e di la’ proseguire via mare fino a Stettino. I russi fecero saltare il mausoleo, ma i resti di Hindemburg sfuggirono alla loro vendetta e raggiunsero a Wildpark le salme dei re di Prussia, Federico Guglielmo I e Federico II il Grande. Qualcuno cerco’ di salvare anche i delicati cavalli, unici al mondo, della razza ottenuta da Federico II facendo montare femmine arabe da stalloni inglesi. Inutilmente, bastarono i disagi del viaggio e del clima a stroncarli. I saccheggi furono il Leitmotiv dell’ avanzata sovietica. Ogni soldato russo era autorizzato dai comandi militari a inviare a casa otto chili alla settimana (sedici gli ufficiali) di merce “prelevata” in Germania. Come si effettuassero quei prelievi, si puo’ facilmente immaginare; per contro, secondo il codice di guerra sovietico, chi aiutava la popolazione civile nei territori occupati era giudicato colpevole di reato contro la sicurezza dello Stato secondo l’ articolo 58 e passibile di pene tra i sei mesi di reclusione e la fucilazione. Tutto cio’ si innestava nell’ azione di propaganda svolta tra le truppe dai commissari politici, tesa ad alimentare l’ odio contro il feroce nemico tedesco che aveva aggredito e straziato la patria russa. Il comandante del sottomarino che siluro’ il transatlantico “Wilhelm Gustloff” mentre evacuava da Danzica 3.100 bambini, 1.900 mamme, 373 ausiliarie di marina e 162 feriti gravi, scomparsi quasi tutti negli abissi del mare, fu premiato con il titolo di “eroe dell’ Unione Sovietica”. Il bilancio dell’ occupazione russa tra il 1944 e il 1949 costituisce la ignorata postuma tragedia della Germania. Tra esodo ed espulsione furono coinvolti 16.500.000 tedeschi. Picone Chiodo fornisce le cifre della crudele statistica e precisa che, di essi, 2.409.000 “soccombettero per stenti, maltrattamenti, deportazione, esecuzioni capitali. Dei vivi, 10.326.000 trovarono rifugio nella Repubblica Federale, 3.324.000 nella Repubblica Democratica, il resto in Austria”. Anche questo va messo nel conto del dramma in cui Hitler coinvolse la Germania e il mondo.

    Bertoldi Silvio

  10. Giuseppe Liguori

    UN TERRORISTA DI NOME ZORZI

    Delfo Zorzi e’ sempre libero in Giappone: di lui non ne parla nessuno in questo sito ? I terroristi neri devono godersi la vita, mentre quelli rossi devono soffrire ?
    Come sempre, l’estrema destra usa due pesi e due misure.

  11. Andrea Insabato

    Bisognerebbe impiccare tutti i respnsabili dei bombardamenti sull’Italia allora, par condicio!
    San Lorenzo a Roma, Gorla, Foggia per citare solo tre città simbolo, atti stragisti voluti calcolati previsti.
    Ahò ma c’avete la mortadella sugli occhi?
    Beh levatela, costa troppo, mettetece du strisce de lonza.
    Dopo trent’anni la giustizia deve accettare la sconfitta, la giustizia ha un senso se tempestiva, altrimenti perde senso.
    I vendicatori eterni sono di un’altro animo, non fanno parte della civiltà giuridica, perchè altrimenti l’istituto della prescrizione?

  12. Qualche considerazione “random”:
    Fornasari, l’unico a parlare dei crimini russi in Germania durante la Seconda Guerra Mondiale fu l’ebreo comunista, erotomane (a detta Sua) Wilhem Reich. Al di là delle nostre polemiche personali, é un fatto ormai assodato da tutte le persone in buona fede che vi furono atti orrbili dall’una e dall’altra parte e che le guerre moderne videro raramente all’opera le gran virtù dei cavalieri antiqui (ammesso siano esistite da qualche parte che non siano i telefilm di Ivanhoe!). Ricordo il padre di una mia amica che mi raccontava di donne partigiane italiane costrette per mesi a vestirsi da uomo perché se i soldati russi se ne fossero accorti vi lascio immaginare che cosa sarebbe successo.
    Il mio amore per prigioni e chiavistelli vari che lascio ad altri giudicare se qualcuno, a 80 anni suonati, meriti di andare in galera o meno, se é vero che ha messo il cappio al collo a 31 (31!!!!) ragazzi e li ha visti morire l’uno dopo l’altro, e riesce a dormire la notte, quello che provo é schifo ed orrore profondi. Le battute su Rudolph Hess non fanno ridere, e spero qualcuno ci risparmi il dire che la bomba di Nakasaki fu fatta esplodere per colpire i Cristiani.
    Il non volersi definire terroristi perché non si sono usati bombe o coltelli, non mi facesse incazzare, mi farebbe ridere. Ho troppa stima di UMT per non chiedergli di chiarire quella che mi sembra una palese assurdità. Per contro, mi pare onestamente di capire la posizione di Mambro e Fioravanti su assassini sì stragisti no, ed al loro posto ci terrei anch’io. Fermo restando l’orrore per la morte, se fossi al loro posto, e fossi effettivamente innocente per la strage di Bologna, accetterei di confessare di aver colpito persone che allora ritenevo nemici o traditori, facendoci magari i conti personalmente con la mia coscienza, se fossi innocente farei di tutto per scrollarmi di dosso l’accusa di aver ucciso 80 persone sparando nel mucchio: personalmente sono due atti che trovo profondamente diversi.

  13. Giuseppe Liguori

    L’INTOLLERANZA DELLA DESTRA RAZZISTA

    C’e’ rabbia in tutti gli italiani onesti dopo le immagini della donna nigeriana umiliata dalla polizia municipale di Parma. Si tratta di una persona costretta a prostituirsi che, come si vede nella fotografia, e’ distesa a terra, piena di polvere e seminuda.
    E’ questa la destra di Berlusconi ? E’ questo il rispetto della donna ? Volete forse ritornare ai tempi del fascismo ? Sappiate che se ci sara’ un nuovo caso Matteotti o se ricomincerete ad uccidere gli ebrei, ci saranno 5 milioni di italiani pronti a prendere il fucile e a riportare la legalita’ nel Paese.
    Noi italiani onesti siamo stanchi del nazi-fascismo di Berlusconi.

  14. Giuseppe Liguori

    INTERROGAZIONE PARLAMENTARE SUL CASO DI PARMA

    Interrogazione scritta al Ministro dell’Interno per sapere:
    - Premesso che: Il quotidiano la Repubblica, nella versione on line, il giorno 11 agosto ha pubblicato una fotografia che dichiara essere stata scattata all’interno di una cella di sicurezza del comando della Polizia Municipale di Parma. La foto si riferirebbe ad una prostituta di nazionalità nigeriana arrestata nel corso di un’operazione contro la prostituzione condotta fra l’8 ed il 9 agosto, avvenuta alla presenza di giornalisti, fotografi e dell’Assessore alla sicurezza del Comune di Parma, Costantino Monteverdi seguita di pochi giorni ad una analoga effettuata dai Carabinieri. Nell’articolo a corredo si sosteneva che la donna “si era lasciata cadere a terra senza più forze”. Sempre nell’articolo, l’assessore assicura che non c’è stata alcuna violenza e che tutto si è svolto secondo le procedure, sostenendo che la donna sarebbe stata rinchiusa in una camera di sicurezza con pareti in gomma (contrariamente a quanto appare nella fotografia pubblicata, dove si vedono un pavimento polveroso ed un elemento architettonico evidentemente manufatto in muratura o cemento, privo di protezioni in gomma). In dispacci di agenzia, l’assessore ha sottolineato che non è in corso nessuna “stretta contro la prostituzione”, ma che si è trattato di un normale controllo anti-prostituzione e che a Parma non è prevista alcuna ordinanza ad hoc rafforzativa rispetto alle disposizioni del decreto Maroni. Secondo la polizia municipale, una volta portata al Comando la donna si è rifiutata di fornire le proprie generalità agli agenti scoppiando in lacrime e urla. Pare che temesse la reazione dello sfruttatore. La donna, infine, secondo l’assessore, è stata rilasciata il mattino successivo insieme alle altre donne controllate.

    Per sapere:
    - se non ritenga il Ministro che i poteri e le forme di intervento dei reparti della polizia municipale devono essere conformi alle disposizioni di legge e che le persone sottoposte a provvedimenti anche temporanei di limitazione della libertà hanno il diritto ad essere trattati civilmente e con tutte le garanzie previste dalla legge;
    - se la predetta operazione di controllo anti-prostituzione effettuata dalla polizia municipale di Parma rientri nell’ambito delle sue competenze, sia per quanto concerne la tipologia di controllo, sia per quanto riguarda le modalità di trattamento della prostituta fermata;
    - per quali motivi l’operazione è stata preannunciata alla stampa con il coinvolgimento di giornalisti e fotografi, unitamente alla presenza dell’assessore senza che venisse adottata alcuna precauzione a garanzia e tutela delle persone fermate;
    - se risponde al vero che presso la polizia municipale di Parma esiste una struttura di detenzione di sicurezza dotata di imbottiture perimetrali, tali da proteggere l’incolumità di ospiti irrequieti. – se risponde al vero che la prostituta ritratta nella foto, oggetto dell’articolo sia stata effettivamente custodita in detta struttura di sicurezza;
    - Quali provvedimenti intenda prendere il Ministro per verificare quanto accaduto.

    Sen. Marco Perduca
    Sen. Donatella Poretti
    (12 agosto 2008)

  15. Personalmente sono favorevole all’amnistia per i reati di terrorismo, avvenuti in Italia negli anni 70/80. Una volta che la guerra è finita, i prigionieri devono tornare a casa liberi tutti, rossi e neri compresi. Ma pure i militari germanici, devono essere lasciati morire in pace!Questa perenne mobilitazione antinazista a livello planetario, è studiata a tavolino,a mio modesto avviso, dal centro Wisenthal, dal Mossad israeliano,per avere le mani libere in Palestina, ed attuare rappresaglie di stampo nazista, quotidianamente ed impunemente contro i palestinesi.Io personalmente non riesco a capacitarmi, come attenti osservatori che partecipano a questo blog, non riescano a vedere l’ abominevole strumentalizzazione, che viene fatta a carico di vecchi ultraottantenni, decrepite larve umane, che si tenta di rescusitare dal letargo in cui sopravvivono!Ipocrisia, malafede, strumentalizzazione, dabbenaggine, altro non posso aggiungere! Al Priebke fu negato di portare il conforto alla propria moglie morente;egli è costantemente sotto tiro, ed ogni iniziativa umanitaria cozza contro un muro di odio, risentimento e strumentalizzazione!Come è possibile tutto ciò Luca?Perchè Amnesty International non interviene?Il Papa non spende una parola per il suo connazionale, così pure Angela Merkel il Cancelliere tedesco; non suona falsa e stonata simile campagna di odio?Ma la sinistra garantista, non si accorge della strumentalizzazione in atto, di simili campagne di odio?

  16. Per Liguori, temo che sei proprio una “anima bella”. Brutalità, sevizie, maltrattamenti nei confronti di arrestati, fermati, extracomunitari, nomadi, tossici, sono all’ordine del giorno, non solo in Italia, ma penso in ogni comando di polizia dell’intero globo terracqueo!Anzi penso che finire nelle camere di sicurezza di alcune forze di polizia sud-americane, africane, asiatiche sia un vero e proprio incubo. Con questo non voglio dire che tutto ciò sia giusto; dico solo che fa parte delle miserie umane! Ovviamente credo che nessun poliziotto oserebbe toccare con un solo dito, un capo mafioso, un boss del narco-traffico, del terrorismo internazionale…ma quando a finire in gabbia sono dei poveracci, che Iddio ne abbia pietà di loro! Tutto il resto è noia, è strumentalizzazione da parte del quotidiano “Repubblica”, che ha come scopo il recente decreto Maroni, sui poteri conferiti ai sindaci,che sono le figure emergenti della politica italiota, una sorta di ras e podestà fascista di ben triste memoria! I corsi e ricorsi storici!Nulla di nuovo sotto il sole!

  17. ugo tassinari

    Zorzi è stato assolto in due processi su tre… E il terzo deve andare ancora a dibattimento

  18. Il diritto alla dignità non si discute, ed il fatto che la dignità di qualcuno sia calpestata, qui o in qualunque altra parte del mondo non é una giustificazione, sennò, accettiamo le miserie del mondo, diciamo che non possiamo farci niente e andiamocene a giocare a boccie. Lei pensi, Fornasari, che ho litigato con un gruppo di sindacalisti africani con cui lavoravo, che mi dicevano che le priostitute nigeriane “offendevano la dignità della donna africana”. Allora, donne che fuggono dalla fame, sono qui le ultime delle ultime, sfruttate inoltre dai loro maschietti che vanno in giro con le collane d’oro senza fare un tubo tutto il giorno, che vendono loro a peso d’oro passaggi in macchina, videocassette, abiti e quant’altro, di solito mandano i soldi a casa ed i parenti se li bevono, ed i “compagni” sindacalisti che se la prendono con loro perché feriscono la “dignità”….

  19. Andrea Insabato

    Le prostitute africane o no, offendono la loro dignità.
    E ci son tante altre dignità calpestate, nel momento in cui l’uomo e la donna non si ritengono figli e figlie di Dio.
    Seguire l’idolo denaro, potere, successo è un altro modo di offendere la propria dignità, sacrificando ad essi verità e giustizia.

  20. Indurre qualcuno a prostituirsi per fame (inseguire il dio denaro, ma fatti furbo!)sfogare la propria libido disprezzando l’oggetto del proprio piacere significa non avere dignità. Chi conosce la realtà di certi mondi fa attenzione a quello che scrive

  21. Non tutte le prostitute sono delle vittime. Ci sono donne che nascono puttane, altre madri.Alla fine è il mestiere più antico del mondo; se non fosse connaturale alla femminilità, non sarebbe mai esistito. Non mi risulta che in miniera o nei cantieri ci siano delle donne. Probabilmente esiste una percentuale di esse che vengono ingannate e violentate; ma un alto numero di esse, lo fa perchè non lo trova per nulla immorale e alla fine conveniente.Ovviamente la violenza nei loro confronti è da condannare, meritano il dovuto rispetto; meglio sarebbe per tutti che si riaprissero le case chiuse e la si facesse finita con un falso moralismo.Andare a puttane fa parte dell’iniziazione di ogni maschio, degno di questo nome!Non nascondiamo la testa sotto la sabbia, per fingere di non vedere il problema.

  22. Caro Fornsari,
    ogni tanto ti salta fuori la paranoia. Continui a definire germanici delgi ex ufficiali delle SS, ma io non definisco la Petrella “ex studentessa italiana”. Quanto ai piloti di Enola gay, hanno commesso delle atrocità, ma non hanno raso al suolo le nostre città. Quindi a noi spetta perseguire chi ha brutalizzato il nostro territorio, dai furbacchioni del Cermis (americani, che andrebbero ingabbiati pure loro) agli ameni vecchietti nazisti che hanno superato in ferocia qualsiasi altro soldato regolare o non. Se vuoi negare questsa evidenza, prego. Temo che potresti farlo. Quanto a Tassinari è incomprensbile, direi. Almeno dai atto che la Petrella e gli altri amici parigini di Scalzone sono dei vigliacchi. Perchè non ce n’è uno che ammetta le proprie responsablità Uno. E questo io lo considero vigliaccheria. E la vigliaccheria di quelli che hanno sparato o fatto sparare, a me, è quella che mi da in assoluto più fastidio.
    Luca

  23. Nessuna testa sotto la sabbia, mi creda, Fornasari. Il mio non era un discorso da Libro Cuore, Fornasari, e su certi punti di vista Le dò pure ragione. Salvo che in tempi molto antichi ed in certe civiltà si chiamavano “energizzatrici” e non “puttane”, il che rende la sessualità non sporca e non svilisce le donne. Mi sa che il Barone che Le piace tanto inorridirebbe e qualcuno invocherà il rogo per un seguace della “vecchia religione”. Quello che Le posso dire con conoscenza di causa, visto che il mio lavoro mi porta spesso a misurarmi con la realtà africana, che quelle donne sono proprio le ultime delle ultime: da parte mia solidarietà piena per loro e chi se la prende con loro perché sono quelle cha hanno meno diritti di tutti é un vigliacco.

  24. ugo tassinari

    No, Luca, qualcuno ce n’è. A cominciare da Scalzone, che ha tanti difetti, ma si considera responsabile persino delle cose fatte dai suoi compagni contro la sua volontà e finanche esplicitamente a suo danno (succedeva anche di questo nei gruppi armati).
    Per passare a Roberto Silvi, una nobile figura di gentiluomo di altri tempi, che non ha condiviso la scelta delle armi dei suoi compagni dei Pac (il gruppo di Battisti, per intenderci) ma non si è mai sognato di non sentirsi altrettanto responsabile fino ad ammalarsene a morte.
    E finire a taluni “irriducibili” come il pluriergastolano Guagliardo che ha attinto posizioni di assoluta e intransigente non violenza ma non ne fa mercato.
    Che poi ci siano persone fisicamente intollerabili (Lollo, Battisti) è indubbio.
    Comunque Luca non ti pigliare collera: io sono stato contento persino che non è andato in galera Previti, figurati se non brindo a Petrella, che tra l’altro è una bella persona…
    Posso infine ribadire la mia solidarietà a Fasanella, un collega da cui mi separano molti punti di vista, ma che sta subendo un linciaggio ridicolo e infame?

  25. No caro Luca, proprio non ci siamo.Becero e criminale è l’atteggiamento persecutorio giudiziario con relativa estradizione di vecchi decrepiti.Come definire diversamente l’accanimento contro dei residuati bellici del secondo conflitto mondiale, solo esclusivamente basato sulla nazionalità, che deve essere strettamente germanica o al massimo austriaca, o comunque di ex- collaborazionisti del Terzo Reich.Gli anglo- americani non hanno messo a ferro fuoco l’Italia!Simile corbelleria da te non me la sarei mai aspettata. Che cosa furono i bombardamenti terroristici sulle città italiane del 1943? Ma tralasciamo i crimini dei “liberatori” anglo-americani, con il contributo di marocchini, polacchi,ecc.ecc.e veniamo a tempi più recenti. In una inchiesta del giudice milanese Guido Salvini, sembra che gli istruttori dei bombaroli di ordine nuovo veneto, fossero alti ufficiali dell’esercito USA, di stanza a Vicenza. Base che a quanto sembra Berlusconi prima e Prodi dopo,vogliono ampliare, nonostante il parere contrario di enti, forze politiche locali. Ma non basta: mai sentito parlare del missile di Ustica, mai sentito parlare delle responsabilità della CIA nel terrorismo italiano? Scusami Luca, ma qui di paranoico c’è solo che si pretenda di processare e condannare dei vecchi ultraottantenni germanici,stendendo un velo pietoso su tutti gli altri crimini di guerra, commessi da parte di tutte le forze armate del mondo, durante la seconda guerra mondiale. Concludo con una domanda: quando verranno estradati e processati con relativa condanna, i militari israeliani, per fare un esempio, colpevoli della rappresaglia di Sabra e Shatila?

  26. Foranasari, vuol farsi dare Lei dell’anima candida? Come direbbe M. Verdoux (film di un ebreo comunista quale Charlie Chaplin, che, mi creda, non nutre di troppa della mia simpatia) “Il Numero legalizza”: Uno dei mandanti di Sabra e Shatila fu Sharon, per non parlare di begin, autore in primis del massacro di Deir Yassin, cui Arafat strinse la mano…

  27. Per Bakunin, esattamente quello che volevo dire io. Cito il grande timoniere della Cina comunista, Mao Tse Tung, il quale soleva dire: “ci sono morti che pesano come montagne, altri come piume”.Perchè i morti assassinati per mano dei tedeschi pesano perennemente come macigni, mentre gli altri morti, o non pesano quasi per nulla, oppure vengono negati molto semplicemente. Ho lanciato una sfida a Luca, di farmi un nome, un solo nome di un militare italiano, accusato di crimini di guerra, dall’ex-Jugoslavia o dalla Grecia, nazioni che nel 1945 avevano fatto pervenire alla Farnesina, lunghi elenchi di criminali di guerra italiani da estradare e processare. Fuori un solo nome per favore? Ma ti rendi conto Luca, che quì di paranoico c’è tale impudente domanda di vendetta antigermanica!Io sarò un fissato, ma penso che ci siano ben evidenti responsabilità in questa campagna di odio antigermanico; forse per avere le mani libere in medio oriente. Vuoi vedere che sono gli stessi autori della strage di Sabra e Shatila!

  28. Onestamente non tendo a vedere complotti, per principio e per formazione non amo vedere complotti dappertutto. Spesso, semplicemente, chi vince scrive la storia (e soprattutto la fa leggere). Quello di cui sono certo é che, invece, per me, tutti i morti pesano uguale e di fronte a qualcuno che spara nel mucchio, o che ammazza dei ragazzi sapendo che la guerra é comunque perduta provo solo ed esclusivamente ribrezzo.

  29. Io, invece avendo studiato autori come Preziosi ed Evola, vedo l’unico e perenne complotto che incombe, e più studio e mi documento più divento un “complottista” convinto!Certo che i morti “nostri”, pesano molto di più che quello dei morti nemici, su questo mi ritrovo d’accordo con Mao.Solo che voglio giustizia, per tutte le vittime di violenze bestiali e non solo per mano germanica.E’ proprio questo il punto di disaccordo con Luca. Ripeto che qui di paranoico c’è questo Centro Wishental, queste comunità sparse in occidente,questo ricorrere a leggi liberticide che mandano tranquillamente in galera dei storici, colpevoli di aver scritto dei libri, che mettono in dubbio la versione ufficiale della storia, che poi alla fin fine altro non è: “che i vincitori hanno sempre ragione, i perdenti sempre torto”!.Alle ricerca perenne, prima che muoiano tutti, di larve e di sopravvisuti reduci della guerra persa, dei veri e proprio rottami del secondo conflitto mondiale, con una opzione di base esenziale: che siano di nazionalità teutonica!

  30. Giuseppe Liguori

    FORNASARI, NESSUNA DONNA NASCE PUTTANA

    Sig. Fornasari, la sua affermazione e’ gravissima e offende la dignita’ di tutte le donne. La prostituzione non e’ il mestiere piu’ vecchio del mondO,
    MA LO SFRUTTAMENTO PIU’ VECCHIO DEL MONDO.

  31. Andrea Insabato

    Chi non vuole esser schiavo, combatte e muore.

  32. Illustre Liguori, per capire il mio punto di vista è cosa saggia buona,oltre che indispensabile, che lei legga, o meglio studi approfonditamente, uno dei più grandi geni universali mai esistiti, morto a soli 23 anni suicida. Mi riferisco a Otto Weininger; egli fu uno dei maestri di Julius Evola. Legga per favore “Sesso e carattere” e poi venga a fare polemiche con il sottoscritto; quello che può sembrare una forma di becero maschilismo, in realtà è qualcosa di metafisico.E non dimentichi di leggere pure il libro di Evola:” Metafisica del sesso” che sviluppa ed amplia notevolmente le vedute di Weininger.Termino con una semplice definizione di Weininger sulla femmina: “missionaria del coito” e mi fermo qui per il momento!.

  33. Mi spieghi però una cosa, Fornasari, un ebreo morto suicida a 23 anni che non le stesse simpatico sarebbe la prova dell’incapacità di vivere, dell’amoralità ecc., se invece Le sta simpatico diventa un genio…

  34. Per Bakunin e Liguori,prendete nota di quanto segue:
    Otto Weininger,Saggista austriaco nel 1903, pubblica Geschlecht und Character (Sesso e carattere), libro che diventò popolarissimo dopo il suo suicidio all’età di 23 anni. Ai nostri giorni, quest’opera è spesso denunciata come sessista ed antisemita, anche se altri continuano a considerarla come opera che attesta una grande saggezza spirituale.
    Studente brillante, si iscrive all’università di Vienna una volta conseguita la maturità. Studia soprattutto filosofia e psicologia ma anche le scienze naturali e la medicina. Ha nozioni anche di molte lingue straniere (l’italiano, il francese ed il norvegese poiché ammira Ibsen).
    Nell’autunno 1901, Weininger prova a trovare un editore per “Eros e Psiche”, opera che propone per il conseguimento della sua tesi di laurea nel 1902. Incontra Sigmund Freud che non raccomanda tuttavia il suo testo a nessun editore. La sua tesi è accettata e Weininger consegue la laurea. Il 21 giugno 1902, si converte al protestantesimo.
    Dopo avere viaggiato per un po’ attraverso l’Europa, torna a Vienna dove inizia a soffrire di depressione. Nel giugno del 1903, dopo due anni e mezzo di lavoro accanito, il suo libro “Sesso e carattere – un’indagine fondamentale”, rimaneggiamento della sua tesi di laurea, è pubblicato da Braumüller & CO, editori viennesi. Questo lavoro è, secondo l’autore, un tentativo “di illuminare le relazioni sessuali di una luce nuova e decisiva”. Anche se il libro non è respinto dalla critica, non crea il clamore atteso.
    Il 3 ottobre 1903, Weininger affitta una camera al 15 Schwarzspanierstrasse, nella casa in cui Beethoven morì. Il giorno dopo, è trovato in stato di incoscienza, steso a terra, il petto squarciato da una ferita procurategli da un proiettile. È portato d’urgenza all’ospedale dove muore all’età di 23 anni. August Strindberg scrisse all’amico intimo di Weininger, Artur Gerber, l’ 8/12/1903: “Quale uomo sconosciuto e misterioso, questo Weininger! Nato con la colpa, come me! (…) il fatto che abbia deciso di andarsene per me vuol dire che aveva perfettamente il diritto di farlo”.
    Sesso e carattere
    Nel suo libro Sesso e carattere, Weininger afferma e tenta di provare scientificamente che tutti gli esseri umani sono composti da un’associazione tra una sostanza maschile ed una sostanza femminile. L’aspetto maschile sarebbe attivo, produttivo, cosciente e morale/logico; il suo pendant femminile sarebbe passivo, improduttivo, inconsciente e amorale/alogico. In questo senso, la dualità maschile/femminile è una versione della dualità metafisica tradizionale carne /spirito.
    Questa dualità maschile/femminile che Weininger riconosce in ogni individuo è associata ad una tematica morale che dimostra una forte influenza di Kant: ogni individuo ha il dovere di raggiungere un superamento della sua componente femminile o carnale a favore della sua componente maschile o spirituale, cosa che risuona come un’eco all’imperativo categorico kantiano che prescrive al soggetto di superare la sua parte sensibile a favore della sua parte intellegibile. Weininger sostiene che quest’ emancipazione dovrebbe essere riservata alle “donne maschili”, per esempio ad alcune lesbiche, e che la vita di una donna sarebbe consumata nella funzione sessuale: dall’atto sessuale, come prostituta, e dal suo prodotto, come madre. La donna sarebbe così un’ “unificatrice”. All’opposto, il dovere dell’uomo o meglio del “maschile” della personalità, sarebbe di cercare di essere un genio e di superare la sessualità a favore di un amore astratto di Dio, dell’Assoluto, che troverebbe in sé stesso.Una parte significativa di questo libro tratta del genio, senza alcuno dubbio scritta sulla scorta della sua esperienza personale. Oltre al suo evidente ancoraggio romantico, questa preoccupazione per il tema del “genio” denuncia ulteriori influenze kantiane. Weininger afferma che alcune persone non sarebbero geni per esempio per la matematica o la musica, ma che esisterebbe soltanto il genio universale, nella quale tutto esiste ed ha un senso. Avanza l’ipotesi che tale genio sarebbe probabilmente presente in ogni individuo, ad un certo grado.
    In un altro capitolo, Weininger, egli stesso ebreo convertito al cristianesimo protestante nel 1902, analizza l’archetipo ebreo come “femminile” e profondamente non religioso, senza vera individualità (cuore) e senza senso del bene e del male. Il cristianesimo è descritto come la “più alta espressione della più alta fede”, mentre il giudaismo è chiamato “l’estrema codardia”. Weininger attacca la decadenza dei tempi moderni e la attribuisce in grande parte alle influenze femminili e dunque ebree. Da questa decadenza discende che tutti presentano una parte di femminilità, ciò che egli chiama tout-court “Ebraicità”.
    Weininger si suicidò con un colpo di pistola al cuore a Vienna, nella casa in cui Beethoven, l’uomo che considerava come il più grande dei geni, morì. Questa fine lo rese famoso, ispirò molti suicidi mimetici e decretò al suo libro un successo immenso. Il suo lavoro ricevette l’apprezzamento lusinghiero di August Strindberg, che scrisse che quest’ultimo “aveva probabilmente risolto il più complicato dei problemi”, il “problema della donna”.
    Influenze
    In una lettera a Jacques Le Rider, resa nota nel 1986, Emil Cioran dice che ciò che l’affascinava in Weininger era “l’esagerazione vertiginosa, l’infinito nella negazione, il rifiuto del buon senso, l’intransigenza mortale, la ricerca di una posizione assoluta, la mania di condurre un ragionamento al punto in cui si distrugge egli stesso e dove manda in rovina l’edificio di cui fa parte”.
    Karl Kraus, Robert Musil, Ludwig Wittgenstein, e in Italia Italo Svevo e Julius Evola furono fortemente influenzati da Weininger.

  35. Ok, ha copiato ed incollato la voce di Wikipedia che avevo appena letto anch’io (uno dei vantaggi delle nostre schermaglie é che sto diventando una persona colta!), ma la domanda di cui sopra permane!

  36. Maestro Manzi

    tOGLIERE IL COPIA INCOLLA AD OTELLO VUOL DIRE LEVARGLI IL SENSO STESSO DELLA VITA

  37. No, semplicemente che condivido molto, del pensiero di Weininger pubblicato nel suo capolavoro; non credo che ci sia nulla da aggiungere, nulla da togliere.Non vorrei abusare della pazienza e dello spirito di sopportazione di nessuno, ma il copia incolla rende l’idea più intellegibile ed evita citazioni a memoria ,che spesso vista la non più verde età, potrebbero essere incomplete o parziali.Ora però mi attendo le bacchettate sulle mani da parte dell’esimio maestro Manzi,è vero sono proprio un discolo!

  38. Personalmente trovo il copia e incolla un gesto gentile nei confronti di chi volesse casomai approfondire l’argomento. Mi dà personalmente fastidio quando qualcuno lo usa per propagandare iniziative che nulla hanno a che vedere con ciò di cui si sta discutendo, o come bacheca per le iniziative di proprio gruppo e/o partito, ma qui non era certo il caso. Personalmente lo evito perché, per la cronaca, si rischia di infrangere la legge sulla proprietà intellettuale. La mia era un’obiezione nel merito.

  39. Don Abbondio

    Bonello, chi era costui?

Commenti