Polemiche pisane
Purtroppo non la pensano così alcuni altri personaggi che su Indymedia, lo scorso 3 luglio, hanno tuonato contro quella che considerano "una vergognosa iniziativa di propaganda fascista" e hanno lanciato l’appello "per una mobilitazione unitaria di piazza", lo stesso 19 luglio, al grido: "Il tentativo neofascista e revisionista a San Giuliano non deve passare!". Come se ci trovassimo nel 1936 e io fossi il generalissimo Franco in marcia su Madrid…
Più tardi è apparso sul blog di Beppe Grillo un tonante comunicato stampa, nel quale si tirano in ballo del tutto a sproposito le vittime del nazifascismo e si bolla la semplice presentazione di un libro come violazione dei "valori costituzionali antifascisti", dimenticando bellamente che tra questi valori ci sono anche le libertà di pensiero, di parola, di riunione e di ricerca storica.
Nella convinzione che si debba cercare di ragionare con tutti e che il dialogo tra opinioni diverse sia il sale della democrazia, ho inviato agli organizzatori della "mobilitazione antifascista" la lettera che riporto qui di seguito. Spero che serva a qualcosa, ma non ci conto troppo.
Grazie dell’ospitalità
Antonio Carioti
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Egregi organizzatori della mobilitazione di San Giuliano Terme, chi vi scrive è, almeno indirettamente, il bersaglio della vostra polemica, in quanto la "apologia di fascismo in una sede istituzionale" di cui parla il vostro appello non sarebbe altro che la presentazione del mio libro "Gli orfani di Salò", edito da Mursia. Mi rivolgo a voi perché parto dal presupposto che siate in buona fede e che alle origini di tutta la vicenda ci sia solo un grosso equivoco, generato forse dal titolo del libro (che però è puramente descrittivo, come "La repubblica di Mussolini" di Giorgio Bocca o "Una guerra civile" di Claudio Pavone) e da polemiche locali nelle quali non voglio entrare. Il fatto è che il mio libro non è per nulla una "apologia di fascismo", magari perseguibile penalmente ai sensi della legge Scelba, ma solo un tentativo di ricostruire le vicende che portarono tanti ragazzi a militare nella Repubblica sociale italiana e poi a proseguire quella battaglia sul piano politico, nelle file del Msi, dopo la Liberazione. Non so che idea abbiate voi in proposito. Quei giovani erano dei pazzi criminali? Erano dei mostri? Non appartenevano al genere umano? Certo è che sono esistiti e hanno organizzato le più affollate manifestazioni studentesche dell’immediato dopoguerra. Vogliamo porci questo problema storico e politico (come se lo ponevano, eccome, i comunisti e i gli antifascisti dell’epoca, a cominciare da Ruggero Zangrandi, Palmiro Togliatti, Gian Carlo Pajetta, Enrico Berlinguer), oppure preferite esorcizzarlo ripetendo meccanicamente degli slogan preconfezionati? In allegato a questa mail vi mando il testo del mio libro, che parla dei giovani neofascisti dal 1945 al 1951 raccontando per filo e per segno le loro illusioni, i loro contrasti interni, le loro contraddizioni, i loro successi e le loro sconfitte. Ho raccolto molte loro testimonianze, come deve fare ogni studioso serio, ma non le ho prese per oro colato, le ho confrontate con i documenti d’archivio e i giornali dell’epoca. Se avrete la cortesia di dare uno sguardo al mio lavoro, vi accorgerete che non mi sogno neppure di esaltare il fascismo e tanto meno la repubblica di Salò. Magari potrete dissentire da quello che scrivo e criticarmi anche duramente, ma lo farete a ragion veduta. Accusatemi per quello che scrivo, se volete, non per un’immagine del tutto fantasiosa che vi siete fatti del mio saggio Non è il primo libro di storia che scrivo: mi sono occupato di Giuseppe Di Vittorio (il leader storico della Cgil), del Partito d’Azione, di antifascisti come Giovanni Amendola, Eugenio Reale e Mario Vinciguerra. Mi reputo un convinto democratico, anche se della democrazia ho una concezione lontana dalla vostra, ma non credo che chi ha idee diverse dalle mie vada espulso dalla storia d’Italia. Tra l’altro sul "Corriere della Sera", il quotidiano per cui lavoro, ho dato spesso spazio ad autori ed editori di estrema sinistra, come Antonio Moscato, Roberto Massari, Peppino Impastato, Giuseppe Galzerano, Danilo Zolo. Nella stessa introduzione degli "Orfani di Salò" esprimo sul comunismo un giudizio analogo a quello di Norberto Bobbio, che certo non era un uomo di destra. Non vi scrivo tutto questo per accattivarmi le vostre simpatie. Sarebbe ridicolo. Le nostre opinioni sono distanti anni luce e lo rimarranno. Trovo inaccettabile però che mi etichettiate a scatola chiusa in modo completamente falso. Un minimo di rispetto per chi la pensa diversamente fa parte di quella correttezza e di quella civiltà su cui si basa un’autentica convivenza democratica. Senza rancore Antonio Carioti