Archive for luglio, 2008

Polemiche pisane

lug 14 2008 Published by admin under Blog

Caro Luca,

ti segnalo una vicenda per alcuni versi ridicola, per altri deprimente, nella quale sono incappato mio malgrado. La federazione provinciale di Alleanza nazionale di Pisa, nella persona del capogruppo al comune di San Giuliano Terme, Giacomo Mannocci, mi ha cortesemente invitato a presentare proprio a San Giuliano, nella sala del Consiglio comunale, il mio libro "Gli orfani di Salò" (edito da Mursia), che racconta le vicende dei giovani neofascisti subito dopo la guerra, negli anni dal 1945 al 1951. Il dibattito è stato fissato per sabato 19 luglio e in un primo tempo il presidente del Consiglio comunale, Alessandro Betti Degl’Innocenti, non ha sollevato obiezioni.

Purtroppo abbiamo fatto i conti senza l’oste, cioè la faziosità ottusa di una certa sinistra. Questi signori, senza conoscere minimamente il libro e il suo autore, hanno deciso che si trattava di un’esaltazione della Rsi e hanno fatto fuoco e fiamme, proclamando che presentarlo era una lesione allo spirito antifascista della cittadinanza locale.

I capigruppo comunali del Partito democratico, Giovanni Montanelli, della Sinistra democratica, Umberto Sbragia, di Rifondazione, Claudio Bolelli, e dei Comunisti italiani, Marco Carioni, hanno scritto al presidente del Consiglio per chiedere di revocare la concessione della sala. Quest’ultimo – bontà sua – ha risposto che "purtroppo la revoca dell’uso della sala non è possibile a termini del medesimo regolamento d’uso della sala", però poi è saltato fuori che il 19 luglio – guarda caso – la sala sarà forse inagibile per lavori riguardanti l’installazione delle tecnologia wireless.

L’editore Mursia ha risposto inviando a tutti gli autorevoli contestatori una copia omaggio del libro, in modo che possano leggerlo e parlare a ragion veduta, dato che non si tratta affatto di un’esaltazione del fascismo, ma di un saggio storico apprezzato da molti studiosi di sinistra come Mimmo Franzinelli, Luigi Ganapini, Marco Clementi, Luigi Cortesi, Alessandro Roveri. Comunque si può benissimo criticare il mio libro o anche giudicarlo una robaccia indegna, ma prima bisognerebbe conoscerlo.
Purtroppo non la pensano così alcuni altri personaggi che su Indymedia, lo scorso 3 luglio, hanno tuonato contro quella che considerano "una vergognosa iniziativa di propaganda fascista" e hanno lanciato l’appello "per una mobilitazione unitaria di piazza", lo stesso 19 luglio, al grido: "Il tentativo neofascista e revisionista a San Giuliano non deve passare!". Come se ci trovassimo nel 1936 e io fossi il generalissimo Franco in marcia su Madrid…
Più tardi è apparso sul blog di Beppe Grillo un tonante comunicato stampa, nel quale si tirano in ballo del tutto a sproposito le vittime del nazifascismo e si bolla la semplice presentazione di un libro come violazione dei "valori costituzionali antifascisti", dimenticando bellamente che tra questi valori ci sono anche le libertà di pensiero, di parola, di riunione e di ricerca storica.
Nella convinzione che si debba cercare di ragionare con tutti e che il dialogo tra opinioni diverse sia il sale della democrazia, ho inviato agli organizzatori della "mobilitazione antifascista" la lettera che  riporto qui di seguito. Spero che serva a qualcosa, ma non ci conto troppo.
Grazie dell’ospitalità
Antonio Carioti

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Egregi organizzatori della mobilitazione di San Giuliano Terme,

chi vi scrive è, almeno indirettamente, il bersaglio della vostra polemica, in quanto la "apologia di fascismo in una sede istituzionale" di cui parla il vostro appello non sarebbe altro che la presentazione del mio libro "Gli orfani di Salò", edito da Mursia.

Mi rivolgo a voi perché parto dal presupposto che siate in buona fede e che alle origini di tutta la vicenda ci sia solo un grosso equivoco, generato forse dal titolo del libro (che però è puramente descrittivo, come "La repubblica di Mussolini" di Giorgio Bocca o "Una guerra civile" di Claudio Pavone) e da polemiche locali nelle quali non voglio entrare.

Il fatto è che il mio libro non è per nulla una "apologia di fascismo", magari perseguibile penalmente ai sensi della legge Scelba, ma solo un tentativo di ricostruire le vicende che portarono tanti ragazzi a militare nella Repubblica sociale italiana e poi a proseguire quella battaglia sul piano politico, nelle file del Msi, dopo la Liberazione. Non so che idea abbiate voi in proposito. Quei giovani erano dei pazzi criminali? Erano dei mostri? Non appartenevano al genere umano? Certo è che sono esistiti e hanno organizzato le più affollate manifestazioni studentesche dell’immediato dopoguerra. Vogliamo porci questo problema storico e politico (come se lo ponevano, eccome, i comunisti e i gli antifascisti dell’epoca, a cominciare da Ruggero Zangrandi, Palmiro Togliatti, Gian Carlo Pajetta, Enrico Berlinguer), oppure preferite esorcizzarlo ripetendo meccanicamente degli slogan preconfezionati?

In allegato a questa mail vi mando il testo del mio libro, che parla dei giovani neofascisti dal 1945 al 1951 raccontando per filo e per segno le loro illusioni, i loro contrasti interni, le loro contraddizioni, i loro successi e le loro sconfitte. Ho raccolto molte loro testimonianze, come deve fare ogni studioso serio, ma non le ho prese per oro colato, le ho confrontate con i documenti d’archivio e i giornali dell’epoca. Se avrete la cortesia di dare uno sguardo al mio lavoro, vi accorgerete che non mi sogno neppure di esaltare il fascismo e tanto meno la repubblica di Salò. Magari potrete dissentire da quello che scrivo e criticarmi anche duramente, ma lo farete a ragion veduta. Accusatemi per quello che scrivo, se volete, non per un’immagine del tutto fantasiosa che vi siete fatti del mio saggio

Non è il primo libro di storia che scrivo: mi sono occupato di Giuseppe Di Vittorio (il leader storico della Cgil), del Partito d’Azione, di antifascisti come Giovanni Amendola, Eugenio Reale e Mario Vinciguerra. Mi reputo un convinto democratico, anche se della democrazia ho una concezione lontana dalla vostra, ma non credo che chi ha idee diverse dalle mie vada espulso dalla storia d’Italia. Tra l’altro sul "Corriere della Sera", il quotidiano per cui lavoro, ho dato spesso spazio ad autori ed editori di estrema sinistra, come Antonio Moscato, Roberto Massari, Peppino Impastato, Giuseppe Galzerano, Danilo Zolo. Nella stessa introduzione degli "Orfani di Salò" esprimo sul comunismo un giudizio analogo a quello di Norberto Bobbio, che certo non era un uomo di destra.

Non vi scrivo tutto questo per accattivarmi le vostre simpatie. Sarebbe ridicolo. Le nostre opinioni sono distanti anni luce e lo rimarranno. Trovo inaccettabile però che mi etichettiate a scatola chiusa in modo completamente falso. Un minimo di rispetto per chi la pensa diversamente fa parte di quella correttezza e di quella civiltà su cui si basa un’autentica convivenza democratica.

Senza rancore

Antonio Carioti

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Merlino e Delle Chiaie

lug 01 2008 Published by admin under Blog

Valle Giulia 1968: chi sono quelli in prima fila?


di Andrea Garibaldi, Corriere della Sera

ROMA — Riappaiono in via VI miglio, una di quelle traverse della Cassia che nei due sensi non ci passano due auto. Mario Merlino e Stefano Delle Chiaie, archiviati dalla cronaca come due fra i più grandi eversori di estrema destra. Merlino ha la camicia rossa, ha portato con sé — data l’occasione — il Libretto di Mao, si è ingrossato, capelli e barba lunghi, bianchi oramai. Sorride molto: «I bambini mi indicano alle mamme: "Guarda, Babbo Natale!"». Delle Chiaie ha una maglietta celeste, sempre piccolo e nervoso, fuma, risponde secco. Merlino è stato tre anni in galera, venti nei tribunali, per la strage di piazza Fontana, in particolare. Delle Chiaie, accusato per piazza Fontana, strage di Bologna, golpe Borghese, omicidio Leighton per conto di Pinochet. Alla fine, tutti e due sempre assolti.

La scena è il «Teatro stabile del giallo», l’organizzazione di PuntoZenith (destra radicale). Ci sono anche gli scrittori Adalberto Baldoni e Gabriele Adinolfi. Pubblico, una quarantina, anche tatuaggi, pantaloni mimetici, muscoli. Titolo del dibattito: «Valle Giulia 1968: chi sono quelli in prima fila?». E c’è una foto, la Celere che fronteggia gli studenti. «Molti di noi, in prima fila — dice Merlino —. Con la consapevolezza che con l’unità generazionale potevamo far scricchiolare il potere. Poi ci furono gli scontri alla Sapienza, il 16 marzo. Msi, Pci e ministero dell’Interno contro gli studenti di destra e di sinistra. Noi siamo ancora qui. A sinistra, tanti sono i miracolati che hanno attraversato il Mar Rosso grazie al Mosè di Arcore». Dice Delle Chiaie: «Anni ’66-67, c’erano molti contatti fra Avanguardia nazionale e i filocinesi, contro il sistema. Fummo separati: il potere aveva necessità degli opposti estremismi».

Stefano Delle Chiaie ha 72 anni. Ha avuto un pub a Roma, quartiere Casilino, ha gestito una tv privata a Lamezia Terme, Tele Tirreno. Entrambi chiusi. Ora lavora per aprire una tv satellitare a Roma. Gli spettatori del dibattito lo salutano con deferenza, si chiamano fra loro camerati. Come vede l’Italia di oggi? «Grigiore completo. Unica cosa interessante, il libro di Tremonti sui guasti della globalizzazione: spero che alle parole seguano i fatti». Ha votato? «Ho votato per Alemanno a Roma e per un movimento di destra alle Politiche».

Merlino scrive libri e da venti anni insegna storia e filosofia a Centocelle, liceo scientifico «Francesco d’Assisi»: «Una scuola culla di brigatisti. Qui studiarono Savasta e Maccari. Figuriamoci come fui accolto… Ho tenuto dei corsi sulla Repubblica sociale e sulla guerra civile. Portavo i ragazzi da Cossutta, da Vassalli. Da cinque anni la scuola me lo impedisce. Ora sto facendo il commissario d’esame al liceo "Cavour" vicino al Colosseo. Pochi giorni fa è comparsa una scritta: "Merlino il tuo onore puzza di detonatore". Il giorno dopo avevano cancellato Merlino e ci avevano scritto "Bentivegna", l’attentatore di via Rasella…». Ha votato, Merlino? «Di solito, evito. Ma stavolta ho votato Popolo della libertà, per un motivo estetico, per godermi le facce rabbiose dei professori di sinistra». Che succede in Italia? «Oggi c’è una grande melassa, con violenza latente. Ma esploderà, ci sarà una rivolta. Ogni giorno un sogno s’infrange, un altro ne sorge…».

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