Archive for gennaio, 2008

LA LETTERA

gen 21 2008 Published by admin under Blog

CARO LUCA, DA QUEST’ANNO RICORDERO’ TUTTI I MORTI PRIVATAMENTE - ROSSI E NERI - SENZA CANTI, INNI E BANDIERE

Egregio sig.Telese,
ho letto d’un fiato "Cuori Neri", prestatomi da poco da un mio carissimo amico.
Innanzitutto a lei vanno i miei più sentiti complimenti per il lavoro di ricerca che è stato effettuato, per la maniera ordinata e scorrevole in cui è scritto, per l’aver saputo intrecciare ogni storia al contesto di quegli anni.
Il suo libro mi ha aperto gli occhi su molte questioni. Ho vent’anni, abito accanto al Trieste-Salario (ancora roccaforte neofascista), ho militato, insomma ho fatto il mio percorso.
Anche io sono andato alle cerimonie in ricordo di Acca Larentia proprio in quella piazzetta dove è avvenuta la carneficina. Anche io ho gridato "Presente" sollevando il braccio teso quando una voce scandiva i nomi dei caduti. Anche io ho provato l’odio e la rabbia per chi ha commesso il fatto e per chi ha permesso che non si scoprissero i colpevoli.
Anche io….
Quest’anno non sono andato alla cerimonia. Perchè?
Perchè il suo libro mi ha aperto gli occhi. Questo suo libro mi ha insegnato a considerare quei ragazzi non più dei simboli, ma solo..persone. Delle persone morte per le proprie idee (anzi, per quelle degli altri) e quindi certo degni di essere ricordati. Ma forse il ricordo più grande va lasciato alle famiglie e alle preghiere, non a delle ritualità inutili che contribuiscono solo a gettare benzina sul fuoco e a tenere vivo l’odio di quegli anni. Per questo non sono andato quest’anno, per questo ho chiuso definitivamente e per sempre con quell’ambiente.
Quest’anno li ho onorati in maniera diversa. Ho raggiunto Piazza Vescovio, quello spartiacque di due mondi degli anni di piombo, e, con un amico e, se mi è concesso il termine, camerata fidato ho deposto una corona di fiori. Senza saluti romani, senza canti, senza stemmi o bandiere. Occhiali scuri, anche se era notte, vestiti neri (in segno di lutto, non per rifarci ai colori del regime), una preghiera. Fine. E io son sicuro che questo mio gesto è arrivato a tutti loro molto più dei saluti romani dei ragazzi che stavano a ricordarli ad Acca Larentia. "Non bisogna dimenticare chi è morto" ha una frase che ha impatto…ed è giusta. Ma appunto perchè non bisogna dimenticarli bisogna evitare che divengano solo dei feticci strumentalizzati da tenersi nell’armadio e da sbandierarsi per raccattare un po’ di voti ed attenzione negli anniversari delle morti.
Ed ora? Cosa posso dire? Al momento mi viene in mente solo la canzone dei 270bis (si anche io ascolto quella musica) scritta per Mikis Mantakas…"io non chiedo la vendetta, non mi aspetto trasparenza, questa terra benedetta non conosce la giustizia. Voglio solo ricordare senza scomodare i morti…ma che almeno i nostri figli non conoscano quei torti".
Sinceri e cordiali saluti.

Enrico
 

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«Così ho illuminato l’Italia sepolta dal buio dei rifiuti»

gen 17 2008 Published by admin under Blog


Luca Telese
da Roma


Per giorni, malgrado molti sapessero che preparava «qualcosa», non aveva rivelato nessuna carta, mantenendo una impenetrabile cortina di silenzio sulla sua nuova, imminente «performance». Ieri sera, invece, aveva mandato un messaggino di testo sul telefonino ai giornalisti che lo avevano seguito in passato, enigmatico ma nemmeno troppo: «Domani, 8.30, piazza di Spagna, Azione futurista». Lui era già lì dalla notte prima. Quando poi ho raggiunto Graziano Cecchini, nelle primissime ore della mattina, l’ho trovato in un bar di Trinità de’ Monti che sorseggiava tranquillo un caffè. Aveva calcolato quasi tutto, compreso il fatto di essere «fermato». Ma pensava di essere rilasciato nel pomeriggio, e ancora non sapeva che lo avrebbero messo dentro con una accusa molto più grave di quella che immaginava lui. Però anche stavolta, come ai tempi della Fontana di Trevi, la sua pro
vocazione è chiara.
Cecchini, quando domani (oggi, ndr) la gente leggerà di questa ultima performance cosa dovrà pensare di lei?
«Quello che vuole. Non intendo l’arte come forma di autopromozione, ma come espressione e comunicazione. Se le va, persino poesia».
Però, al contrario del rosso Trevi, in cui lei agì solo, stavolta c’è uno «sponsor». Questo cambia qualcosa?
«Se è per questo gli sponsor sono anche due. Ma persino Michelangelo senza Giulio II non avrebbe combinato un tubo. Anche il Rinascimento senza i Medici…».
Non esageri…
«E perché? Quel che conta e che non ho avuto vincoli o condizioni. Ho pensato l’azione in assoluta autonomia, come un’altra opera d’arte. Che era molto cara».
Quanto hanno messo gli sponsor?
«Più o meno 25mila euro».
Addirittura?
«Ehhh! Non è stato un gioco: 10 camion, 500mila palline colorate…. Ha idea di quel che ci vuole a metterla su, questa impresa?».
Se è per questo vedo anche trenta persone impegnate…
«Nonnò…».
Come no? Non sono qui al suo fianco?
«Per tutte le eventuali conseguenze c’è un unico responsabile, il sottoscritto».
Non vuol mettere a repentaglio i suoi «complici»?
«No, sono dei ragazzi che… Sono qui per caso. Per me l’onore e la lealtà contano qualcosa».
Teme che stavolta la mettano in gattabuia?
«No. Codice alla mano, è difficile giudicarmi per qualunque reato superiore all’imbrattamento».
Ovvero una multa?
«E io, come voi sapete bene, sono disoccupato e nullatenente. Quindi…».
L’altra volta la Fontana di Trevi diventò rossa per protesta contro gli sprechi della festa del cinema e i guasti della precarietà…
«Siccome questa è una forma d’arte, e non di propaganda, ognuno può trovare in questo passaggio dal Rosso Trevi alla Quadricromia quello che crede. Però…».
Però?
«Una bella cascata di colori vuole illuminare questa Italia che oggi sembra sepolta nella cupezza e nelle tinte lugubri delle cataste di rifiuti che ammorbano l’Italia».
La Campania?
«Non solo. Vede quel cestino sulla piazza? Sono qui da stanotte. L’hanno svuotato tre volte. Secondo lei quante volte ci vanno in periferia?».
Il volantino di rivedicazione è «marinettiano»?
«Volutamente. E c’è pure una frase che dovrebbe far riflettere: Noi siam da tempo calpesi e derisi, perché non abbiamo governi decisi».
Ce l’ha con Prodi o con Bassolino?
«Con tutti quelli che per non scegliere ci hanno portato dove ci troviamo oggi».
Decidere su cosa?
«Magari anche solo un inceneritore. In tutte le capitali europee – da Vienna a Berlino – ci sono termovalorizzatori in mezzo alle città, che inquinano molto meno delle cataste di rifiuti».
Che c’è, adesso si prepara alla candidatura?
«Al contrario. Ho rifiutato diverse offerte. Non cerco posti, ma l’arte per me ha una finalità sociale».
Lei si è arricchito?
«Ah, ah, ah… Devo ringraziare il mio avvocato, Antonio Pompò, un eroe che continua a difendermi gratis».
Questa azione è l’ultima?
«Macché ultima e ultima! La prossima volta ce ne andiamo a Parigi».

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