Il Fatto Quotidiano

11 Aprile 2011
Katia una vita da precaria

Katia trova la forza di sorridere, anche se sorride amarissimo, si guarda la pancia, al sesto mese. Sorride di nuovo, ancora più amara, mentre si stringe al suo compagno (precario pure lui): “È una bimba. Avevamo in mente un altro nome. Ma dopo quello che è successo oggi, dovrò chiamarla… Precaria”.
Katia Scannavini ha 36 anni. È romana. È laureata in Sociologia, ha anche un master e un diploma. Ed è la persona che simbolicamente riassume meglio di tutte, nella sua storia, la follia della condizione giovanile, l’ingiustizia feroce e insostenibile di un paese bloccato. Già, perché Katia (non è uno scherzo) lavora a Italia Lavoro (l’agenzia del lavoro del ministero del Lavoro), area formazione. O meglio: ci lavorava fino a ieri. È “una professional” (loro dicono così) impiegata dal 2006 (rigorosamente “a progetto”, senza contratto di assunzione), teoricamente dedita ad aiutare i precari a trovare lavoro. Il suo compito, infatti, era quello di studiare le strategie migliori perché i centri per l’impiego potessero migliorare il proprio servizio. Ma era precaria a sua volta, da cinque anni. Ieri mattina le è arrivata una letterina che recita così: “Dopo la mail che lei ci ha scritto, viene meno il rapporto di fiducia tra lei e la nostra azienda”.
La mail che aveva inviato Katia era molto semplice. Applicando l’articolato dell’ultimo collegato lavoro, aveva scritto all’Agenzia comunicando la sua posizione e la sua anzianità aziendale: “Non era l’annuncio di una causa, non mi passava per la mente. Solo una comunicazione, peraltro richiesta dalla legge, in cui ricordavo la mia anzianità e la mia posizione. La risposta è stata l’annuncio della cessazione del rapporto. Ovviamente ho pensato: tra 30 giorni sarebbero stati obbligati a mettermi in maternità. Questa lettera non è casuale”. Le era stata preannunciata. “Non dal capo del personale che l’ha firmata. Perché il dottor Danilo Mattoccia si rifiuta di ricevere i contrattisti dicendo che non può. Mi ha chiamato il mio superiore, in ufficio e mi ha detto: ‘Sono umanamente colpito da quello che sta accadendo. Mi dispiace – ha detto – non condivido, sei molto brava, ma cosa posso fare?”. Non ha rancori, Katia: “È una persona perbene. Però nessuno si oppone, tutti se ne lavano le mani e così, come la mia, sono partite 40 lettere. Una inviata persino a un mio collega che è stato operato di tumore, ed è in una situazione terribile”.
Ma se devi scegliere, fra le tante che hanno sfilato ieri, una storia che completi quella di Katia, quella di Lucilla è perfetta: “Io non sono più una precaria, sono una sub precaria. Una precaria di serie B”. Lucilla Calabria ha 38 anni. È nata in Puglia ma è cresciuta in Abruzzo, a Francavilla sul mare. È laureata in Lingue, ne parla tre: inglese portoghese e spagnolo. Ha lavorato per quattro anni a Liverpool. Poi è tornata in Italia. “Sai, in Inghilterra c’è l’idea che un lavoro è una scambio in cui tu offri una prestazione, e loro ti danno dei soldi che ti meriti. Qui sembra che ti facciano un regalo”. Lucilla ha stabilito un piccolo primato: “Ho compiuto da poco cento colloqui di lavoro. Poi, ho ricevuto questa comunicazione: ‘Complimenti! Siamo lieti di informarla che lei ha superato la prova’”. Ma subito dopo aggiungevano: “Purtroppo al momento non abbiamo posizioni aperte. Però lei resta nel nostro database’”. In che senso ti consideri una sub precaria? “Adesso, guardando la mia data di nascita, mi chiedono sempre: ‘Ma non è che lei ha intenzione di fare dei figli?”. E tu cosa rispondi? “La prima volta non ho avuto la forza di rispondere. Mi avevano troncato il fiato. Mi sono sentita ferita e umiliata, il discorso è finito lì”. E da quella successiva? “Mi chiedevo se fosse giusto mentire. Poi ho capito che avevo diritto a fare qualsiasi cosa. Alla fine scelgo di prenderli per il culo”. E dunque, “quando mi chiedono se voglio un figlio mi mordo la lingua e dico: ‘Non ci penso nemmeno. Sa, sono una che tiene solo alla carriera!’”. Cento colloqui, cento truffe: “Quelli più belli non si contano. In uno mi chiedevano di propagandare un bidone, il mitico aspirapolvere Kirby. Il nostro compito era intortare  le casalinghe. Alla fine dovevamo dire: ‘Lo sa che questa turbina è stata progettata dalla Nasa?’. Il formatore mi disse: ‘Diventerai ricca e famosa’. E’ una delle poche volte in cui me ne sono andata”. Il sogno di Lucilla sarebbe fare la guida turistica: “Ci sono pure i corsi. Ma c’è la fregatura pure lì. Paghi 700 euro, ma non ti danno il tesserino. Le graduatorie sono bloccate da tre anni. Ti dicono: ‘Noi però ti diamo l’attestato’, e ti fanno capire che puoi provare ad esercitare abusivamente”. Ma allora come campi? “Sono tornata dai miei genitori. Faccio ripetizioni. Avrei voluto garantire la loro vecchiaia, e invece sono costretta a essere garantita dalla loro pensione”.  

di Luca Telese

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32 commenti »

  1. Storie vecchie come il cucco – dicono da noi – che si ripetono ogni anno e con le quali i media propongono i loro servizi tanto per dimostrare di essere dalla parte giusta. Mai che i sudetti propongano soluzioni o almeno tentino di suggerirne alcuna, stimolando così la fantasia speranzosa dei tanti precari… Da buoni Italiani, ammettiamo sempre che tutto va male senza mai attivarci per fare in modo che le cose cambino in meglio. La stessa cosa, la fa l’opposizione, tentando di convincere il volgo che le colpe sono tutte dei governanti attuali – come se noi avessimo capito tutt’altro – e non si attivano mostrandoci programmi sani, ben ponderati e validi a risolvere la grave precarietà di cui l’italia è sommersa. Il loro motto è: “spazzate via Berlusconi e poi noi vi dimostreremo di cosa siamo capaci ! ” Come se noi – almeno quelli che posseggono ancora uno straccio di memoria – non sapessimo più che bene di cos’è capace questo innominabile ricambio politico, asfittico e logorroico!
    Come soleva dire il poeta filosofo saggista, Peeter ten: ( I politici si piccano d’essere i soli a comprendere le vere ragioni del malumore del popolo, il quale, è convinto, di non venire interpretato giustamente dai politici…! ) Povero Garibaldi ! Avrà mai pace nel constatare quanta disunione esiste nella sua Italia unita…?!?

  2. AMORE PATERNO

    Perché mai ti misi al mondo,
    figlia mia, tanto amata?
    Tu, così tenera e fragile,
    facile preda di chi
    non merita
    la tua bellezza genuina,
    ridente,
    abile di charme ammaliante,
    affabilità pura, sconvolgente;
    ancora oggi invidiata, ambita,
    per il tuo aspetto morbido,
    naturalmente modellato,
    il cui ventre viene stuprato,
    vilipeso, martoriato,
    calpestato da orde di inetti,
    certi che tu sia di facili costumi,
    colei a cui tutto l’illecito è dovuto,
    senza sentirsi in colpa,
    né per il turpe oltraggio inflitto
    né per l’orrenda fine che t’aspetta,
    se non rinsaviranno, i tuoi aguzzini,
    prima che sprofondi, ti inabissi
    nel mare della più stolta indifferenza,
    ove periranno anche coloro che,
    ancora t’amano, ti rispettano,
    Italia, figlia mia sfortunata!

    Firmato, papà Giuseppe.

  3. Appunto LAUREATA IN SOCIOLOGIA . In altri paesi esiste il numero chiuso per ogni facolta .Nessun governo vuole applicare scelte impopolari e cosi si continuano a studiare materie per il proprio diletto . Non ci si puo lamentare se non si trova lavoro . Ma se poi questo lavoro non si trova xche sono venuti 5 milioni di immigrati ?? Tra i tunisini appena arrivati ci sono dei laureati. Vorra dire che occuperanno gli ultimissimi posti di lavoro .

  4. …..e bersani, a parte vagare sui tetti , che propone?

  5. Piccolo stralcio da “Un nuovo contratto per tutti” di Tito Boeri e Pietro Garibaldi:
    “La soluzione è dunque introdurre un contratto unico a tempo indeterminato, per tutti, che garantisca un sentiero graduale, a tappe, verso la stabilità. Il contratto unico deve prevedere due fasi: l’inserimento e la stabilità. La fase di inserimento dura per i primi tre anni di vita del contratto. Durante questa fase il licenziamento può avvenire solo dietro compensazione monetaria, fatta salva l’ipotesi di licenziamento per giusta causa. Nei casi in cui esso sia determinato da motivi discriminatori si applica la tutela prevista dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. La compensazione monetaria, durante la fase di inserimento, aumenta secondo un ammontare pari a quindici giorni di retribuzione per ogni trimestre di lavoro. A titolo di esempio, un contratto unico interrotto dopo sei mesi di lavoro richiede una compensazione monetaria pari a un mese di retribuzione. Dopo tre anni di lavoro, la compensazione è pari a sei mensilità. Superata la fase di inserimento, il contratto unico viene regolato dalla disciplina dei licenziamenti oggi vigente. Per le aziende con più di quindici dipendenti, si applica quindi la tutela reale prevista dall’ordinamento esistente. Per le aziende con meno di quindici dipendenti, si applica la disciplina relativa alla tutela obbligatoria.”

  6. Oh serva italia, di dolore ostello, nave senza cocchiero in gran tempesta, non donna di provincia, ma gran bordello.

    Tutte le volte che inizia un argomento, in italia siamo soliti dire :” in un paese civile……….”

    ma perche’ siamo in un paese civile?

  7. l’università accessibile con qualsiasi titolo di studio : un errore storico . il mito della laurea : altro errore storico .

  8. Fare causa, fare causa, fare causa, fare causa………….riempire i tribunali di cause….

  9. BASTA CON QUESTE STORIE STRAPPALACRIME DEI PRECARI!!!!!
    Innanzi tutto guarda caso sono tutti laureati in scienze politiche,sociologia o giurisprudenza…ossia laureati di serie c perchè è facile laurearsi in quei campi. Prendi una laurea scientifica e stai sicuro che lavori.
    C’è una parte d’italia che da anni lavora, perchè se vuoi il lavoro c’è. Apri una partita iva e vai a farti il culo presso un’agenzia immobiliare. M a si fatica…e i guadagni li vedono gli altri soprattutto all’inizio.
    La verità è che sono 30 anni che in questo paese si sfruttano i giovani o semplicemente tutti se ne fregano.
    Io ho 44 anni ma sono diventato agente immobiliare perchè non c’era altro. Sono diplomato cominciai a studiare economia, ma non potevo permettermi le rette…e quindi cominciai a lavorare. Ne ho viste di tutti i colori, siprattutto a Roma dove se possono nemmeno ti pagano. Conosco persone laureate, che pur non avendo cultura pretendono il lavoro e scartano e schifano lavori umili e semplici arrampicandosi su diritti che di fatto non ci sono.
    Altri..e sono la maggioranza, lavorano, studiano, soffrono e stanno zitti. Sono le maggioranze elette…sono le persone vere di questo paese…Sono tanti tantissimi e sono GRANDI.
    NON TUTTI VANNO A PIANGERE DA TELESE.

    Per la sinistra di bersani, si risolve il problema riassumendo i 700 mila precari della scuola…proprio la scuola che produce assistenzialismo e voto di scambio.
    Questo è quello che la sinistra intende come soluzione….
    La destra invece non si muove…perchè non c’è spazio di manovra. Il mondo è cambiato noi stiamo fuori dal mondo….Se non cambiamo radicalmente il modo di concepire il lavoro creando competività attraverso la rinunzia a diritti DI CARTA che altri non hanno…allora avoja a piagnne da telese.
    Esiste tutto un mondo Luca…che soffre anche se non ha 20 anni…soffre perchè per lavorare deve inventarsi ogni giorno…soffre perchè per pagare le tasse deve pagare un commercialista..sofffre perchè deve anticipare guadagni ipotetici che non ci sono.
    Sono i pesci piccoli come me..sono i ventenni che da 24 anni preferiscono fare che piangere.
    Rispetto per il dolore …..ma schifo totale per la strumentalizzazione dello stesso…un dolore peloso e falso che guarda caso continuerà a piangere presso i servi della sinistra.

  10. Dai commenti che leggo su questo sito mi si accapona la pelle….
    i laureati in sociologia, scienze politiche, giurisprudenza sarebbero laureati di serie B o C e quindi non hanno diritti come gli altri? Il lavoro non è solo per gli ingegneri o per gli informatici….ma scherziamo!!!! Ma basta con questa storiella degli italiani del fare……è solo un pretesto per giustificare una politica governativa a tutela di determinate categorie…(commercianti e piccoli imprenditori in primis) guardate che…..il mondo è fatto anche di persone che pensano oltre a fare!!!!

    O quest’altro campione che invita tutti a lavorare come agenti immobiliari al soldo dei palazzinari che speculano sulle necessità delle persone (solo a Roma i prezzi delle case non sono scesi)…..se ti piace lavoraci tu come agente immobiliare….!!!

    Anche mia moglie lavora (da precaria chiaramente) in quell’ assurda realtà (tutta italiana) che si chiama ITALIA LAVORO, agenzia del MINISTERO DEL LAVORO creata per favorire la domanda tra domanda e offerta di lavoro e che per dieci anni si è servita di centinaia di collaboratori che altro non sono che dipendenti mascherati…..in quanto svolgono le stesse mansioni dei dipendenti…..oggi questi collaboratori vessati sono diventati scomodi perchè hanno messo in mora la società e rischiano di portarla in tribunale……e quindi bisogna intimorirli……Per non parlare po del fatto che mentre la stessa agenzia rescinde i contratti dei collaboratori eroga aumenti di merito, scatti di carriera ai dipendenti!!! TUTTO QUESTO E’ A DIR POCO VERGOGNOSO E CHIEDO CHE IL CASO VENGA PORTATO ALL’ATTENZIONE DELL’OPINIONE PUBBLICA GENERALE PERCHE’ EMBLEMATICO DI UN PAESE E DI UN GOVERNO ASSOLUTAMENTE MIOPE E ASSOLUTAMENTE ORIENTATO A TUTELARE GLI INTERESSI DI UNA DI PARTE (il fantastico popolo delle partite iva……) DEGLI ITALIANI.

  11. Sia chiaro cosa è successo: semplicemente per il fatto di aver inviato all’azienda una lettera con cui ti riservi la possibilità di esercitare un diritto (fare vertenza) che altrimenti il collegato lavoro avrebbe impedito (generando l’ennesima sanatoria, questa volta rivolta alle aziende che negli anni hanno utilizzato co.pro. in luogo di lavoratori subordinati), l’azienda ha licenziato i lavoratori in tronco, da un giorno all’altro (senza neanche preavviso, ma dal momento della ‘ricezione della presente’), una cinquantina.
    Non è questione di pietismo o di competenze, ma di diritti, del diritto di riservarsi la possibilità di esercitare un diritto!!! E se ormai dici la parola diritto due volte nella stessa frase diventi un parassita, nullafacente, ecc???
    La norma in questione del collegato lavoro, da questo punto di vista, sembra diventare un’imboscata ai lavoratori, un modo per farli esporre, per avere i primi nomi e cognomi di chi licenziare.
    E il tutto nel silenzio assordante dei sindacati, che in formule vuote, deboli e concilianti si rendono sempre più complici dell’isolamento del lavoratore, abdicando ormai definitivamente al ruolo di controparte e a quello di rappresentanza di una collettività di lavoratori che invece contribuisce a smembrare.
    Se non ci indigniamo e non reagiamo neanche più per queste vessazioni, e scegliamo di contrapporre la nostra condizione di ‘povertà’ a quella altrui, individuiamo il bersaglio sbagliato, i responsabili se la ridono e noi siamo già morti che camminano, e senza neanche saperlo.

  12. Cambiando argomento……Ieri sera ad Otto e mezzo uno strepitoso Marco Travaglio. Che ne pensate?

  13. mi era sfuggito ma Marcolino ce lo ha ricordato : la figlia della senatrice di Rovigo Alberti Casellati assunta al ministero per aiutare mammà. Marco Travaglio sei sempre il più grande

  14. Ricordo che già trentacinque anni fa si parlava di lauree che non davano sbocco al mondo del lavoro, vedi medicina, filosofia,letteratura e via dicendo.
    Credo quindi che bisognerebbe laurearsi in discipline che abbiano la possibilità di darti più facilmente un’ occupazione.
    Però non capisco tutti questi contratti “strani”.
    Certo alcuni potrebbero andare bene, per esempio se si ha bisogno di una persona per 6/12 mesi, però poi non devi avere la possibilità di assumerne altre.
    C’è anche chi per essere assunto deve lavorare 6 mesi quasi gratis.

    Come Gianluca anch’io,dopo aver svolto il servizio militare, non trovando un lavoro come tecnico in telecomunicazioni, era il 78 mi rimboccai le maniche e mi iscrissi come artigiano senza arte ne parte.
    Avrei voluto poter continuare a studiare ma di necessità si fa virtù.

    Ieri sera ero a scuola (corso computer) e, comunque, credo di non aver perso nulla.
    Secondo le sue teorie, di Lui, come pluricondannato a diritto alla parola oppure no ?
    Quanto vale la parola di un condannato?
    Io condanne non ne ho, ho più diritto di Lui a parlare? Sono più puro? Come funziona?

  15. Caro Marco credo che i tuoi diritti e i diritti di tua moglie siano pari solo al qualunquismo e al nulla di una mentalità che vive alienata. Ci sono precari perchè non c’è lavoro..e per trovare un lavoro ai precari si intasano o vorrebbero intasare strutture pubbliche. La solita solfa.

    Voi di sinistra volete solo diritti ma i diritti sono anzi si traducono in opportunità se esistono le aziende. Le aziende fanno i loro interessi e non i tuoi, potrà non piacerti ma è così.LA REALTA’ E’ COSI. Se non c’è lavoro o lo crei oppure scrivi cazzate come hai fatto. Il mettersi a lavorare non risponde ad esigenze ideologiche ma di sopravvivenza pura…farlo in contesti dove rischi in prIma persona aprendoti una partita iva è una scelta dettata appunto dalla volontà di sopravvivere.
    L’alternativa sono le bandierine rosse e le piazze di chi come te sogna e accampa diritti di carta come il diritto alla felicità..o alla bella vita.

    Quanto alle laurea di pezza sappi che ci sono eccome. Vai a vedere quanti laureati in giurisprudenza ci sono…e quanti altri stanno a spasso perchè il mercato non cerca certe competenze. Quà se c’è un campione non sono io ma tu e sei un campione di mancanza di analisi…
    La mia è una cosa che puoi verificare…se si vuole lavorare la possibilità c’è a patto che si esca dal concetto del “sono quindi ho diritto” cosa che ormai è fuori dal mondo.
    Il giorno che capirai che ai cinesi,e agli indiani non gli si accappona la pelle allora avremo le condizioni sociali per lavorare invece di pretendere mentre gli altri se la ridono…magari mangiando un belL’INVOLTINO PRIMAVERA…alla faccia di chi ha fatto i loro interessi continuando con i voli pindarici. Ciao.

  16. La partita IVA… questa specie di pietra filosofale dei “Liberaioli de noaltri”. Vorrebbero un intero paese di liberi professionisti, e non si rendono conto, o meglio, se ne rendono conto ma fanno finta di non capire, che qualunque sistema può reggere solo su una stragrande maggioranza di DIPENDENTI, e i liberi professionisti possono essere solo una piccola parte.

  17. Faccio presente che queste sono situazioni che in Italia si ripetono almeno da 20 anni. Faccio presente che quando ero in scuola di specialità (a 35 anni) il mio stipendio era di 1500000 lirette/mese (750 eurini) lordi. E che il primo lavoro (come libero professionista) dopo la laurea mi era retribuito 5000 lirette all’ora (lorde + uso della mia auto). Faccio presente che il primo stipendio l’ho avuto a 36 anni, dopo 23 di studio e che oggi non si assume più un medico che sia uno preferendo fare contratti di 3-6-9 mesi nella migliore delle ipotesi a 2000 euro al mese (a oltre 30 anni). Purtroppo così è la vita e bisogna saperlo prima ed eventualemnte adattarsi. L’alternativa è andare a fare l’idraulico od il falegname.

  18. Giacomo..ti dò ragione. Anche io vorrei avere un contratto a tempo indeterminato, anche io preferirei guadagnare regolarmente anche se poco…e vorrei avere la certezza di una pensione. La partita iva èuna violenza sappilo…perchè molto spesso anzi quasi sempre è l’unica opportunutà per essere pagato. Non vedere un simbolo del capitalismo anche in questo strumento coercitivo.
    Con la partita iva non hai la libertà…ma la stessa schiavitù del precario, solo che non hai accesso nei momenti di bisogno a strumenti sociali di sostegno. Paghi in funzione di guadagni presunti.I liberi professionisti sono pochissimi…e sarebbero quelli da colpire non in quanto detentori di partita iva…ma analizzando i patrimoni.
    Inoltre desidero scusarmi per le parole un pò forti usate nei confronti di marco. Almeno tra di noi dovrebbe esserci quella civiltà nell’esposizione che io ho violato. Mi scuso vivamente.

  19. è da troppo tempo che mi sento così “sola”…ragazzi datevi da fare..italiani, stranieri o immigrati..cosa state aspettando a SBATTERMELO IN CULO???

  20. prima regola per scrivere un pezzo d’autore: esordire con “Berlusconi è un mafioso”…e continuare con unè “imbranato perchè a differenza dei mafiosi veri..spara solo cazzate”…

  21. sono alla disperata ricerca in una parte deil film di romanzo criminale,,ma mi accontenterei anche di una comparsa veloce in un capolavoro di Michele Placido o Nanni Moretti…

  22. IULCA, hai ragione da vendere … speriamo di trovare sempre più acquirenti!

  23. grazie breny…mi sentivo proprio sola anche qui…

  24. Salve Luca, dopo aver letto il suo pezzo a proposito dei precari, provo a scriverle per sapere se quello che penso ha senso o meno.
    Premesso che condivido e sono vicinissimo alla Sig.ra Katia per la terribile situazione che sta vivendo, ritengo che il mondo dei c.d. precari sia da analizzare in maniera più cinica.

    Anzitutto rispetto a venti, trenta anni fa sia il numero dei laureati (maschi e femmine) sia il numero delle lauree sono aumentati in modo esponenziale. Da un lato il nucleo familiare ha bisogno di due redditi (per cui anche la donna deve andare a lavorare) e un titolo di studio aiuta a trovare un posto di lavoro migliore, dall’altro l’offerta delle università si è diversificata a fronte di un maggior numero di iscritti.
    La logica conseguenza è che ci troviamo in una situazione in cui molti ragazzi e ragazze hanno portato a termine studi “matti e disperatissimi” in lauree che, detto terra terra, non hanno uno sbocco nel mercato.
    Faccio un esempio. Una laurea in lettere ha come obiettivo fare l’insegnante o il ricercatore universitario. Il percorso di studi è lungo e articolato, fatto di sacrifici ecc… tuttavia a fronte di un numero elevato di laureati in lettere, il numero di posti è lo stesso di venti anni fa. Quindi, un ragazzo o una ragazza di 19 anni che sceglie la laurea in lettere cosa spera di ottenere se vede che a frequentare il corso sono in centinaia?
    L’opinione mia è che per questi ragazzi fin dal principio non c’era lavoro. Non lo hanno scoperto nel 2011 (tra l’altro nel bel mezzo di una crisi economica…), semplicemente speravano che ci fosse stato un posto di insegnante per tutti…

    Altra cosa sono invece i precari con lauree come ingegneria, economia, legge. Con queste lauree il lavoro bene o male lo si trova. La laurea non è mai eccessivamente specializzata e permette al laureato di poter scegliere tra vari tipi di lavoro. Sta al laureato valutare la propria propensione al sacrificio, sapendo che nel lungo periodo il posto fisso lo trova.

    Infine ci sono i precari con lauree scientifiche (fisica, matematica…. non mi vengono altri esempi ora). Queste sono lauree che hanno come unico sbocco di lavoro la ricerca. Il pro è che sono pochi coloro che terminano questi studi, il contro è che i soldi destinati alla ricerca pura sono sempre troppo pochi.

    Fatto questo quadro (perdonami se approsimativo e generico) si possono fare tutte le riflessioni del caso. A mio parere chi deve iniziare un corso di studi è bene che abbia chiaro cosa lo aspetta. Personalmente io ero un fanatico di astronomia. Ma sapevo che mai avrei trovato lavoro con quella laurea. Così ho scelto economia e commercio per fare il commercialista.
    Chi invece si ritrova a 30, 35 anni con una laurea “inutile” (sigh…) deve farsi forza e accettare qualsiasi lavoro gli venga proposto.

    Cordiali saluti
    Nicolò

  25. Il discorso è ampio e non si risolve con semplificazioni sulle partite Iva…
    Premesso che, per non attirare le ire del sig.Gianluca, preciso che lavoro e ogni giorno mediamente sono in ufficio dalle 8:40 alle 19, sarebbe il caso di iniziare a studiare un pochino di economia e ancora di più di politica economica…
    Giusto per dirne una, se i contratti precari aumentano e aumentano anche le partite IVA(spesso fasulle perché a fronte di monocommittenze)i consumi vanno incontro ad un’ovvia contrazione visto che il percettore di reddito tende ad una maggior accumulazione per i periodi di vacatio del reddito…e se i consumi calano si chiama stagnazione…e da lì la strada è in discesa, a meno che il sig.Gianluca non aspira ad un mondo con una diversa diatribuzione produttiva e reddituale, ma fino ad ora l’umanità ne ha sperimentate un paio, o l’organizzazione non consumistica tribale(insomma facciamo come nelle migliori zone dell’Africa del sud)oppure la divisione censuaria con la nobiltà che governa(è una possibilità, ma andrebbero riconvertite qualche milione di fabbriche tarate sulla produzione su larga scala e chiusi, di fatto, i 3/4 dei fornitori di servizi…)…

  26. Caro Gianluca,
    sorvolo sulle pesanti accuse di qualunquismo (i tuoi diritti e quelli di tua moglie sono pari solo al qualunquismo e al nulla di una mentalità che vive alienata) mosse, probabilmente, da chi non è abituato al confronto sereno con gli altri….ma certo non posso sentirmi accusare di mancanza di analisi

    Cerchiamo di chiarire meglio la sostanza delle cose:

    1) tu dici che “ci sono i precari perchè non c’è lavoro..e per trovare un lavoro ai precari si intasano o vorrebbero intasare strutture pubbliche” Quello che dici è’ falso: quelli che tu chiami precari sono lavoratori come gli altri entrati in queste strutture pubbliche con la qualifica di collaboratori a progetto (CO CO Pro), perchè costava meno assumerli….quasi tutti sono laureati (in giurisprudenza, scienze politiche, ma anche economia se questo ti fa stare meglio) poi col sono diventati “precari” (nella forma contrattuale e non certo nelle funzioni che svolgono….spesso lavorano più e meglio di tanti dipendenti) perchè le diverse strutture (scuola ed enti pubblici) pur non volendosene privare in quanto servono, preferiscono non regolarizzarli semplicemente perchè costa di più…….
    La verità è che la “fantastica” riforma BIAGI è rimasta incompiuta: le forme di contratto atipiche (co co co, co copro, tempo detrminato ecc) create dovevano servire (e sono servite) solo a facilitare l’entrata dei giovani nel mondo del lavoro, è mancata l’ attuazione della seconda parte della riforma, quella che avrebbe dovuto portare alla successiva trasformazione di tali forme contrattuali in contratti regolari a tempo determinato.

    2)Voi di sinistra volete solo diritti ma i diritti sono anzi si traducono in opportunità se esistono le aziende.. Altra grandissima stupidaggine…innanzitutto lavorare nelle aziende (poi di che aziende parli? private, pubbliche, grandi , piccole perchè le realtà sono molto diverse) deve essere una delle opportunità di lavoro e non l’unica in un Paese civile.
    Le aziende esistono se esiste la domanda di beni e di servizi, la domanda esistono se le le persone consumano, viaggiano, si muovono, tutte attività che si fanno se le persone hanno un reddito. Se la gente non lavora stai tranquillo che molte aziende sono destinate a chiudere. Questo governo non sta aiutando nè le aziende, nè i consumatori….sta solo facendo gli interessi rafforzando le rendite e i privilegi di alcune categorie (lavoratori come gli altri sia chiaro) e non combattendo l’evasione fiscale (che inevitabilmente viene prevalentemente da quelle stesse categorie) che in questi anni si sono arricchite a scapito di altre.

    3) Tu scrvi…..Il mettersi a lavorare non risponde ad esigenze ideologiche ma di sopravvivenza pura…farlo in contesti dove rischi in prIma persona aprendoti una partita iva è una scelta dettata appunto dalla volontà di sopravvivere.

    non ho mai detto, nè pensato che lavorare risponde ad esigenze ideologiche: chi però lavora da 5 o 10 anni in una stessa Agenzia dipendente dal Ministero del lavoro prima come collaboratore, poi con contratto a tempo detrminato penso abbia il diritto di aspirare ad essere assunto a tempo indeterminato…..e ti assicuro che con quegli stipendi in una città come Roma non si fa certo la bella vita come la chiami tu…..ma si sopravvive.

    Io penso che nella vita si facciano delle scelte e se hai scelto di lavorare in proprio aprendoti la partita iva sicuramente lo hai fatto con convinzione valutando i pro (possibilità di maggiori guadagni, maggiore libertà lavorativa, ampia possibilità di non pagare le tasse ma di accedere comunque alla spesa sociale) e i contra (rischio di impresa, stress ecc), allo stesso tempo devi però accettare chi fa il lavoratore dipendente (io lavoro dalle 09:00 alle 19:00 )

    4) se si vuole lavorare la possibilità c’è a patto che si esca dal concetto del “sono quindi ho diritto” cosa che ormai è fuori dal mondo.
    Il giorno che capirai che ai cinesi,e agli indiani non gli si accappona la pelle allora avremo le condizioni sociali per lavorare invece di pretendere mentre gli altri se la ridono

    Queste si mi sembrano frasi qualunquistiche…..il concetto del “sono quindi ho diritto” sarà pure fuori dal mondo (il tuo di mondo fatto di cinesi e indiani che lavorano 24 ore al giorno….quello è sfruttamento, non lavoro) ma attenzione a calpestare troppo i diritti delle persone…perchè poi questo PAESE non avrà più futuro….altro che partite IVA.

    La vera ingiustizia caro gianluca è che in questo Paese esiste un buon 40% di persone che non paga le tasse o ne paga una minima parte (e sai benissimo che non sono certo i lavoratori dipendenti)…ma continua ad accedere alla spesa socale (sanità, trasporti, scuole, asili nido ecc) ecco i veri parassiti del 21° secolo…..altro che i precari!!!

    Lo Stato è costretto a tegliare posti di lavoro nel pubblico e dare meno sevizi perchè incamera meno soldi dal gettito fiscale

    Ti saluto…..non aspiro a convincerti…..ma volevo almeno chiarire!!

  27. Caro Marco…

    La visione del mondo del lavoro è purtroppo da una parte condizionata da quello che è la realtà dall’altra bloccata da quella che è l’ideologia.

    Da che mondo è mondo una società si plasma e si trasforma in funzione di come è la realtà…una cosa che spesso sfugge per tanti motivi.

    Ti posso garantire che la realtà sociale nasce da scelte individuali (come anche tu hai detto) il problema è che forzando la realtà verso l’ideologia la tua posizione viene condizionata…questo genera la mancanza di analisi che ti dicevo.

    Innanzi tutto cominciamo a correggere delle imprecisioni da te dette. Devi sapere che chi detiene una partita iva come ti ho già detto paga come se non di più. Il contribuente onesto versa al di là dei guadagni..quasi 2400 euro all’imps ogni anno, oltre gli anticipi sull’iva…irpef….calcolati su una base imponibile fittizia….perchè non esistente nella realtà….soldi che puoi non avere e spesso non hai.
    Il problema è che c’è troppa gente che evade…ma tanti tantissimi non hanno la possibilità di farlo lavorando per aziende che hanno tutto l’interesse a fatturarti tutto dato che tu sei per loro un costo deducibile.

    Io ho avuto, un controllo da studio di settore, per un meccanismo automatico assurdo…e ne sono uscito con la letterina d’elogio e un costo di 800 euro aggiuntivi per il commercialista in un momento nero….inutile dirti come ho usato la letterina….

    Quando sento o leggo persone che non la pensano come me, ma che usano una sorta di caricatura sociale basata SUL PREGIUDIZIO e sulla non conoscenza delle cose …francamente mi dà fastidio.

    Nessuno nega le difficoltà del precario, dei contratti atipici ma io direi di smetterla con la rottura che i buoni siete voi i cattivi siamo noi…

    Molto spesso il precariato è una scelta di vita caro mio..chi decide di lavorare in certi ambienti…(vedi scuola) lo fa a suo rischio…perchè era inevitabile che per sistemare il bilancio dello stato si mettesse mano a vere e proprie campagne di inserimento sistematico in certi contesti lavorativi..avvenuti solo per puro interesse politico.

    Questi settori…scuola e sanità….producono deficit.ma soprattutto situazioni esistenziali difficili.

    La legge che tu citi è troppo avanzata per un tessuto sociale come quello italiano ancorato a presunti diritti e non pronto al cambiamento della mentalità che deve essere generale e non isolata.

    Dico presunti perchè un diritto matura se ci sono le condizioni sociali ed economiche..altrimenti resta lettera morta…anche se previsto da una costituzione intoccabile solo per chi ci campa politicamente su situazioni da sanare.
    Il mondo che ti piaccia o no è cambiato Marco..in peggio ma è cambiato. Io ero abituato alla figura di mio padre ufficiale giudiziario e di mia madre casalinga…a ROMA mia città natale. Nel valore del posto fisso c’ho sempre creduto. Ma crescendo in mezzo alle tribolazioni di un futuro che non vedevo ed a una stabilizzazione economica che inseguivo…ho fatto una scelta dettata da quello che a molti manca….Ossia l’accettazione del fallimento di un sistena guida che mi porta a detestare da una parte chi evade dall’altra chi pretende l’inclusione a forza…in strutture che ormai non possono reggere più.

    La tua lezione di economia non fa una piega…il problema è che si spende se si può…e si lavora SE C’E’ LA POSSIBILITA’ Marco.

    Ci sono persone che non hanno una collocazione perchè ora come ora non servono..sono in esubero…E’ brutto dirlo ma è così. Questi che per anni hanno appesantito il sistema- stato hanno contribuito al pari dell’evasione alla situazione attuale perchè DOVEVANO lavorare.

    Per quanto riguarda lo sfruttamento di cui parli…direi che è molto opinabile la cosa. I sindacati politicizzati..per la Fiat hanno parlato di sfruttamento a sproposito…e anche all’estero il rapporto Impresa lavoratore non è certamente impregnato di tutta una serie di “DIRITTI” CHE DI FATTO GENERANO mancata competività.
    Aggiungici pure la mancanza di infrastrutture, di tempi logici per una causa, e di costi energetici altissimi…beh…direi che hai un quadro completo. Bene… il 90 per cento di tutto ciò in Italia è stato causato dall’eccessiva burocritizzazione del pensiero, legato comè a schemi ideologici degli anni 70.

    Ma vedi Marco per persone che ragionano come te…sarà sempre meglio dare la colpa ad altri che prendersi la responsabilità di una sana analisi CRITICA… di una visione a 360 gradi.

    Io con l’ideologia non ci mangio….tanti Marco si.

    Per finire vorei dirti che nessun ammortizzatore sociale è previsto per gli autonomi…nessuno..al contrario di chi fa il precario di professione lavorando poi anche in nero.
    Quindi prima di tutto cerchiamo di essere intellettualmente onesti se vogliamo fare un’ analisi…..
    Anche io ti saluto, mi scuso ancora…..e ti ringrazio.

  28. A dir la verità, pur non schierandomi assolutamente con Italia Lavoro la cui “politica del personale” (quand’anche ne avesse una) giudico da anni vergognosa, devo dire che trovo penosa la replica di Luca Telese all’Agenzia del Ministero del Lavoro anche perché è una replica alla loro replica, come a voler sostenere a tutti i costi una causa come fanno i bambini quando litigano: “Ho ragione io! No io! No, tu sei cattivo! Non è vero!” E poi, quando questi piccoli litigi capitano a scuola si finisce con un: “Lo dico alla maestra!”. In questo caso il nostro bravo, altruista, generoso Robin Hood che porta il nome dell’Evangelista Luca, invece della maestra ha i suoi lettori, pronti come lui a dare addosso a chiunque o a qualunque Istituzione nel nome di un anacronistico diritto che troppe volte in questi ultimi anni è stato accampato da tutti coloro che in qualche modo se ne sono sentiti o se ne sentono defraudati: il diritto al lavoro.
    E’ troppo facile, caro alfiere di tutti gli esseri vilipesi e maltrattati, “dare all’untore” addebitandogli il 100% delle colpe, accusandolo di disumanità e scrivendo articoli che ad altro non servono se non a continuare a fomentare l’odio di “coloro che sono fuori” nei confronti di “coloro che hanno il culo al caldo” per usare la colorita espressione da lei usata nella sua replica. Sia ben chiaro: ho tutta la comprensione e tutto il rispetto per la situazione di Katia che oggi ha deciso di diventare l’emblema dei precari. Lo dico sinceramente perché anche io ci sono passato, e più di una volta. Ma se raccontassi io a un giornale l’epopea dei miei trascorsi professionali, questa farebbe impallidire la pur commovente storia di Katia. Dico solo che per non rimanere disoccupato, più di una volta ho accettato proposte di lavoro che mi hanno portato molto lontano dal mio paese, l’Italia che amo. E dico che queste scelte hanno, per forza di cose condizionato la mia esistenza, al punto da impedirmi di costruire una famiglia ed avere quindi dei figli. La vita di tutti noi è fatta di scelte caro Telese e suoi lettori. Anche Katia ha fatto le sue. A me chi me li ridà i figli e la famiglia che non ho potuto formarmi? Il Governo? Ma quale Governo poi, quello di destra o quello di sinistra? Tutte cazzate. La vita di tutti noi è fatta di scelte che si basano, oltre che sulle nostre giuste aspirazioni e inclinazioni, ahimé sempre più su “quello che passa il convento”. Katia ha deciso di rimanere a Roma? Bene, a Roma la situazione è questa ma lei comunque con qualcuno deve prendersela e con chi se non il Governo? C’è anche il detto, piove Governo ladro. Magari Katia (ma potrebbe essere qualunque altra precaria o precario) avrebbe difficoltà ad accettare una proposta di lavoro a Roma sud (abitando lei o lui a Roma nord). Ad avere un figlio però non ha rinunciato nonostante avesse ben chiaro che il mondo in cui vive non è esattamente quello descritto da Keynes dove il mercato tende automaticamente (o con piccoli interventi dello Stato) alla piena occupazione e tutti sono felici. Katia, caro Luca Telese e suoi lettori, come tutti i precari oggi giustamente incazzati, sa da sempre di appartenere ad una generazione per la quale la teoria di Keynes è solo una bella favola e il mondo del lavoro un campo di battaglia. E questo succede in Italia come altrove, non stiamo a raccontarci che in Francia è diverso o che negli Stati Uniti è più facile trovare lavoro solo per riempirci la bocca col qualunquismo di quelli che dicono che il nostro paese è una m…. o che il Governo è incapace. Ogni paese oggi deve fare i conti col problema dell’occupazione oltre che con mille altri problemi che non esistevano all’epoca di Keynes. Il problema del lavoro è ormai da qualche anno un tema bollente ovunque perché la popolazione mondiale ha raggiunto la ragguardevole cifra di 7 miliardi di esseri umani gran parte dei quali (se non tutti) vorrebbe avere un lavoro comodo, ben retribuito e sicuro. I contratti atipici, che Katia in una intervista alla radio definisce una piaga sociale, hanno nel frattempo permesso a migliaia di persone di entrare nel mondo del lavoro offrendo loro la possibilità di inserire nel proprio curriculum l’esperienza fatta. I lavoratori che usufruiscono di questo tipo di contratto (io stesso ne ho firmati diversi) sanno benissimo che sottoscrivono un rapporto di lavoro la cui durata è legata al progetto per il quale vengono contrattualizzati. Non ha senso quindi parlare di licenziamento come fa il paladino dei diritti Luca Telese nei suoi “toccanti” articoli dimostrando, oltre al già menzionato qualunquismo, una buona dose di ignoranza. Detto questo e posto che nessuno al mondo può negare che la situazione dell’occupazione non è un problema solo italiano ma di portata planetaria, ognuno di noi è artefice del proprio destino. Consiglierei pertanto alle persone che si trovano in situazioni simili a quella di Katia di utilizzare le proprie energie non tanto per far sapere al mondo che esistono (non occorre infatti sbandierare casi pseudo pietosi per far conoscere un problema fin troppo chiaro ormai a tutti), quanto per allargare la propria ricerca di un’occupazione oltre i confini che ciascuno si pone nella speranza di restare vicino alle proprie comodità e soprattutto continuare a formarsi non scartando l’ipotesi di imboccare eventualmente altre strade laddove sia necessario. Ripeto: questo è il mercato del lavoro con cui dobbiamo fare i conti, un mercato limitato e che assorbe solo chi gli garantisce la gestione efficiente di un servizio pubblico oppure una contropartita economica nel caso del sistema privato. Il sistema pubblico comunque non può più permettersi di mantenere l’enorme massa di persone che sono pronte a calpestarsi pur di sedersi alla scrivania dove, inutile essere ipocriti e mentirsi fra di noi, il più delle volte non si produce nulla.
    Cara Katia io ti capisco, ho ascoltato anche l’intervista che hai rilasciato alla radio, anche io ho provato odio quando ho subito ingiustizie ma non me la sono presa con nessuna legislatura (fra l’altro quando è successo a me c’era tutt’altro Governo) e non ho preteso il lavoro da nessuno. L’articolo 1 della Costituzione esprime un concetto diverso da quello che alla gente fa comodo immaginare: l’Italia è un paese che si fonda sul lavoro nel senso che affida al cittadino la responsabilità del proprio futuro e valuta la dignità di ogni individuo in base a ciò che riesce a realizzare, indipendentemente dalle condizioni di partenza. Non dice: “Il Governo garantisce un’occupazione a tutti”. Detto questo, è chiaro che l’obbligo del Governo è dare la possibilità a tutti i cittadini di accedere alle strutture formative e a tutte quelle forme di politica attiva del lavoro che possano permettere alle persone di ottenere un lavoro oppure di crearselo da sole. Non entro del merito di questo ultimo concetto perché questo non vuole essere un dibattito politico sull’operato di questo Governo. Quello però che voglio dire è che è inutile farsi illusioni sul fatto che cambiando Governo verranno risolti i problemi di tutti i precari. I problemi permarranno, anzi aumenteranno fin tanto che il sistema si baserà sulla necessità di crescita permanente del PIL. E’ stato già appurato da più di una voce autorevole che il benessere sociale non si accompagna alla crescita indiscriminata del prodotto interno lordo anzi, questo sviluppo a cui ormai non è più possibile rinunciare costringerà il bambino che oggi Katia porta in grembo a lottare ancora più della madre per accaparrarsi la sua fetta di reddito in mondo dove, nel momento in cui nasci hai già un debito nei confronti dello Stato e forse del mondo.
    Allora, se proprio vogliamo fare le manifestazioni per urlare la nostra rabbia non continuiamo, vi prego, ad accusare i nostri Governi per qualunque e ripeto, qualunque iniziativa prendano per tentare di limitare i danni (annullarli è impossibile). Potremmo invece per una volta incazzarci con la UE che ignora un problema come quello dell’immigrazione, fenomeno che certo non aiuterà a creare occupazione nel nostro paese e che contribuirà a far aumentare i problemi sociali, oppure incazziamoci con i cosiddetti “leader” africani che ci stanno rovesciando addosso il risultato delle loro fantasmagoriche dittature.
    E soprattutto basta di credere che il nostro benessere si possa misurare esclusivamente in base al fatto che il PIL sia cresciuto o diminuito.
    Auguri a tutti.

  29. Quante belle parole….un vero e proprio festival dell ‘ipocrisia e del qualunquismo…..da parte di chi non ha neanche il coraggio di firmarsi con il proprio nome

  30. PREMESSO CHE (PPP siamo tutti in pericolo):

    D – Che cos’è il potere per te, dov’è, dove sta, come lo sani?

    P – Il potere è un sistema di educazione che ci divide in soggiogati e soggiogatori. Ma attento. Uno stesso sistema educativo che ci forma tutti, dalle cosiddette classi dirigenti, giù fino ai poveri. Ecco perché tutti vogliono le stesse cose e si comportano nello stesso modo. Se ho tra le mani un consiglio di amministrazione e una manovra di borsa, uso quella. Altrimenti una spranga. E quando uso la spranga faccio la mia violenza per ottenere ciò che voglio. Perché lo voglio? Perché mi hanno detto che è una virtù volerlo. Io esercito il mio diritto-virtù. Sono assassino e sono buono.

    Italia Lavoro è stata, a mia opinione, per i risultati reali raggiunti e per la struttura organizzativa del lavoro che ha instaurato, una Beast Practice nel mondo istituzionale e ciò è in linea con molte istituzioni a finalità pubblica nel Paese.

    Io conosco “qualcosa” di questa realtà che definirei di neo-neoconsociativismo trasformista, ma a guardar bene (da ex-militante di base del movimento ’77) vedo molte facce note di quelli che allora erano i ns Guru (cui sempre PPP dedicò La Poesia della Tradizione in Trasumanar e Organizzar, sui quali, pagando, sbagliò profondamente la conclusione) ed ora sono Dirigenti agentivi (miserabili traditori psico-social-football club) ben saldi QUI attaccati al seno materno dello Stato di Cose.

    Se vuole approfondire l’argomento con fatti ad es. su come in Italia Lavoro – ente strumentale del mistero del lavoro – si sia giunti in dieci anni, dal maggio 2000, attraverso una dirigenza “di sinistra senza il di” ad una situazione di simile malagestio, io glielo posso scrivere se mi lacia una pagina libera o esplicitare a voce se mi intervista e la manda in onda.

    Adriano Londei dipendente di Italia Lavoro SpA

  31. Concordo pienamente con Iulca: qui si sta discutendo di diritti. E l’erosione dei diritti di chiunque danneggia tutti: si parte sempre dalle categorie più vulnerabili, ma difficilmente ci si ferma lì.
    Sono anche io una dipendente di Italia Lavoro e, proprio per questo, non posso che essere solidale con i miei colleghi come Katia. Tutti noi sappiamo bene come l’azienda ha utilizzato le collaborazioni, creando di fatto lavoratori di serie A e B nonostante l’identità di profili professionali e mansioni.
    Katia e gli altri sono stati spinti in un cul de sac: rinunciare alla possibilità di esercitare un diritto, oppure esporsi alla ritorsione. La loro è stata, secondo me, una scelta di giustizia e una lezione di dignità.

  32. Siamo il paese fondato sui valori della famiglia, ma non si può sempre avere il lavoro servito su un piatto!
    Le donne giovani e piacenti non dovrebbero avere problemi: è sufficiente contattare Lele Mora o Emilio Fede. Un po’ d’iniziativa ragazze! Smettiamola con questa mania paleolitica di studiare e di cercare un lavoro che garantisca uno stipendio alla fine del mese come le vostre mamme e nonne!

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