FRANCESCO CUTILLO
Il Sannio Quotidiano
Amore e morte sono il filo rosso che lega i dieci “racconti-true crime” che la Cairo Editore presenta nel volume “Ti amo ti ammazzo” in libreria dal prossimo 8 novembre.
C’è l’Amore Geloso, come quello della modella Terry Broome che nella «Milano da bere» sparò al playboy Francesco D’Alessio; e l’Amore Mercenario, che tormentava le notti di Gianfranco Stevanin, il serial killer di Terrazzo, assassino di almeno cinque prostitute. L’Amore Infranto, quello tra Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, vittime della mafia nella strage di Capaci e l’Amore Nobile del marchese Casati Stampa, inguaribile voyeur che, dopo aver spinto la moglie tra le braccia di un altro, la uccise insieme all’amante.
E’ la tragica conclusione, quest’ultima, di una storia enigmatica che ha sconvolto e incuriosito l’Italia degli anni Settanta.
A raccontarla, per il libro in uscita (curato da Mauro Zola, direttore di “Noir Magazine”) è uno dei migliori giornalisti italiani della sua generazione, Luca Telese, autorevole firma de Il Giornale e conduttore del fortunato programma “Tetris” (in onda tutti i venerdì in seconda serata su “La7”).
Anna Fallarino, da Amorosi, nella nostra provincia, è la protagonista di un incredibile racconto che, in linea con i migliori gialli, prende il via dalla scena del delitto quando insomma, la mattanza si è già consumata e i poliziotti, accorsi sul posto, avviano i vari prelievi per ricostruire la dinamica dell’omicidio.
Per capire, però, una storia così complessa e inverosimile come questa, è necessario partire dall’inizio. Telese, infatti, ripesca la prima apparizione della ragazza amorosina nel film Totò Tarzan perché, scrive, “Anna ha 21 anni, e una scena di ventinove secondi in un film che sbanca al botteghino può essere il punto di partenza di una scalata al cielo. Se quella scena si fosse chiusa in un altro modo, – aggiunge – Anna non sarebbe mai diventata la marchesa Casati Stampa”.
Ma l’incontro fatale, quello che le cambia la vita, avviene in un ambiente differente: il Marchese Camillo Casati Stampa la difende, si batte per lei, donna sposata, toccata e corteggiata da un playboy “celebrato dai rotocalchi di mezza Europa”.
Entrambi troncano i precedenti legami coniugali per iniziare una nuova vita assieme. Da allora Anna Fallarino sarà per tutti la Marchesa Casati Stampa. Ed è con questo nome che comparirà su tutte le cronache e rotocalchi dell’epoca all’indomani della sua morte. I giornali, infatti, (Telese dedica un intero capitolo al comportamento della stampa) faranno a gara per pubblicare foto inedite e racconti a dir poco osceni riguardanti le perversioni del Marchese. Perversioni che occupano un ruolo centrale nella relazione tra i due.
“Camillino” è un voyeur, come detto, inguaribile. Si scoprirà successivamente, annota l’autore, che in lui “si cela una latente nota di omosessualità repressa e inconfessata”.
Ama vedere la sua Anna tra le braccia di altri … sin dalla prima notte di matrimonio: “La prima notte di luna di miele – scrive Telese – per Anna è la somma di un amplesso incompiuto con il Marchese, e di uno furtivo celebrato con un estraneo. La prova generale di un menage erotico in “appalto esterno” che sopravvivrà per undici lunghi anni”. Fino a quando, cioè, la moglie non si innamorerà di Massimo Minorenti, “il capellone”. “Il Marchese – spiega l’autore – si è sentito padrone finché ha scelto lui le comparse, le ha pagate di tasca sua, fin quando ha detto loro quello che dovevano fare e si è appagato nel veder eseguito il suo spartito. Lui non si è mai chiesto perché godeva nel vedere sua moglie incrociare il proprio corpo con quello di un estraneo. Mai. Ha provato il morso dell’eccitazione nel programmare, nel filmare, nel fotografare”.
La relazione tra Anna e Massimo, dunque, lo infastidisce, si sente tagliato fuori. Pensa al suicidio, scrive alla sua amata chiedendole di andarlo a trovare al cimitero una volta morto. Poi, però, ci ripensa. Convoca i due e li uccide entrambi. Non risparmia la vita nemmeno a se stesso. Sei colpi, tre cadaveri è il bilancio di quella serata del 30 giugno del 1970.
“L’incredibile faccia a faccia a tre chiuso a via Puccini da sei colpi di fucile da caccia, – è l’analisi conclusiva di Luca Telese – è come una mano di poker in cui i tre amanti giocano tutti e tre con una carta coperta sotto il tavolo, ma finiscono la partita rilanciando senza mettere sul piatto il proprio punto, e senza andare a vedere quello degli altri”. La carta coperta sotto il tavolo è quella che l’autore chiama exit strategy. Secondo il notista politico de Il Giornale, infatti, ognuno dei tre protagonisti ha preparato un’uscita di sicurezza: “Camillino ha deciso di lasciare la sua Anna al proprio destino, ma il Marchese all’ultimo momento sceglierà di giustiziarla. Anna ha messo nero su bianco il suo desiderio di lasciare Massimo, ma poi, presa nella spirale degli eventi, si ritrova insieme a lui, complice fino alla morte. Massimo ha la possibilità di non accompagnare Anna, ma fino alla fine, molto più romanticamente di come aveva vissuto, segue il destino della sua donna”.
Insomma, “a questa storia puoi aggiungere o togliere quello che vuoi – conclude Telese -, ma la somma non cambia: era e resta una grande storia d’amore. Un poligono di sentimenti imperfetti, un triangolo erotico con un lato che non tiene. Quando la geometria dei sentimenti prova a calarsi in quella delle passioni, il cortocircuito manda in pezzi ogni equilibrio, l’unica cosa che resta sono tre cadaveri su un pavimento di via Puccini. E un fucile fumante a terra”.
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