
La Flotilla, con il suo segno non-violento, è diventata un simbolo di “vendetta” della società civile per il massacro di Gaza
Luca Telese
ROMA. Una fregata della nostra Marina farà da scorta ai pacifisti. Il miracolo lo hanno fatto le piazze per Gaza, un milione di persone scese a manifestare in tutte le città d’Italia. Ma se serviva un clamoroso choc, ieri lo abbiamo avuto in dono, con un colpo di scena imprevedibile, come in un film di Frank Capra. Poco dopo le 12.30 – infatti – la notizia era stata anticipata dalle prime agenzie di stampa, e poi si era diffusa in un baleno: una fregata italiana, spiega il ministro della Difesa Guido Crosetto, scorterà le navi italiane della Global Sumud Flotilla fino a Gaza. Già questo stupisce: è un governo di destra dunque (e meritoriamente), il primo che nel mondo scende in campo a sostegno di quelli che il ministro israeliano Itamar Ben Gvir ha definito così: «Terroristi che verranno accolti come terroristi» (ovvero con abbordaggi e cannonate).
Di più. Spiega il ministro in un comunicato dai toni sorprendentemente caldo: «Per garantire assistenza ai cittadini italiani presenti sulla Flotilla, questa notte alle 03.50, pur essendo in Estonia, dopo un confronto con il Capo di Stato Maggiore della Difesa, dopo aver condotto una valutazione (veloce e sommaria) dell’accaduto», racconta Crosetto, «mi sono sentito con il Presidente del Consiglio e ho autorizzato l’intervento immediato della fregata multiruolo Fasan della Marina Militare, che era in navigazione a Nord di Creta, nell’ambito dell’operazione Mare Sicuro, che sta già dirigendo verso l’area».
Prima conseguenza: se gli israeliani, seguendo la linea di Ben Gvir, pensavano di poter accogliere la Flotilla con un fuoco di sbarramento militare (scelta folle, ma in linea con tante altre di questi mesi) adesso non potranno più farlo. Seconda conseguenza, già intuibile nelle prime reazioni internazionali che trovate nell’articolo di Gabriele Cappi: il gesto italiano rende quasi inevitabili scelte emulative degli altri paesi presenti nelle diverse nazionalità degli equipaggi della Flotilla. Una reazione a catena.
Ma quella della Meloni e di Crosetto è una scelta ancora più clamorosa, se si ricorda che il nostro governo era tra i pochi che nel mondo avevano rifiutato di riconoscere lo stato di Palestina. Come mai questa accelerazione, dunque? La risposta che suggerisco è quella di una grande onda di opinione pubblica in Italia, segnata da momenti simbolici e da mobilitazioni. La Flotilla, con il suo segno non-violento, ha bucato mediaticamente su tv e giornali, ed è diventata il simbolo di una “vendetta” della società civile per il massacro di Gaza.
Se i grandi della terra non hanno il coraggio di fare nulla, dunque, qualcuno si carica di questa missione di supplenza, e raccoglie simpatia ovunque a sinistra e (come vedremo) anche a destra. Dentro quegli equipaggi c’è di tutto. Mi hanno molto colpito le belle corrispondenze dell’inviata Emanuela Pala per Piazzapulita di Corrado Formigli: non un esercito di ragazzini no global, o professori universitari radical chic, ma madri arabe, cilene, neozelandesi, con le foto dei loro figli lasciati a casa strette al petto. Molti di loro alla prima esperienza “civile-umanitaria” della loro vita. Alcune donne, addirittura, con un velo integrale sul viso: dai parlamentari di mezza Europa a Greta Thumberg. Una compagine così eterogenea da non riuscire a nascondere neanche i litigi tra le sue diverse anime, ma – forse proprio per questo – in grado di rappresentare e incarnare quella bandiera di riscatto collettivo di cui parlavo prima. Puoi essere ingenuo, ma di certo sei in buona fede.
Io credo che le affollate manifestazioni italiane – convocate con intelligente tempismo dalle piccole sigle delle Usb – siano letteralmente esplose proprio quando e perché è arrivato l’imprimatur della Flotilla. Giovedì scorso – ero ospite a un dibattito a Fenix, la festa nazionale dei giovani di Fratelli d’Italia – sono rimasto stupito quando ho visto che anche i ragazzi di Gioventù Nazionale si spellavano le mani al solo sentir nominare la Palestina. Mi sono chiesto se la Meloni, quella sera, aveva saputo che, sotto quel tendone, i suoi stessi militanti vivevano il medesimo desiderio di solidarietà che ha animato e attraversato la nostra opinione pubblica.
La presidente del Consiglio non aveva menzionato Gaza, nel suo intervento alla festa (domenica), ma da allora il suo naso deve averle suggerito che il vento era cambiato. Che non poteva più rifugiarsi negli scioglilingua surreali alla Antonio Tajani, senza poi fare nulla. La stessa cecità, in modo speculare, l’hanno avuta i partiti dell’opposizione che con sparute eccezioni (le bandiere di Avs, qualche dirigente grillino) non erano stati tra i promotori delle manifestazioni. I leader del campo largo in piazza non c’erano.
In un mondo in cui i partiti tradizionali devono fare sforzi sovrumani per portare diecimila persone ai loro cortei – questo è l’altro elemento di riflessione decisivo – con il solo tam tam e con i messaggi sui social della Flotilla, le grandi città italiane si sono riempite di manifestanti non-violenti. A Milano un centinaio di citrulli violenti hanno rotto quattro vetri alla stazione centrale, per il resto tutto è andato miracolosamente bene. Una chicca. Chi conosce Roma e i romani non poteva restare stupito per gli automobilisti del raccordo, bloccati dalla protesta, che applaudivano gli sbandieratori. Roma, Napoli, Firenze, tutto il Nord, ma duemila in piazza anche a Pescara.
Queste manifestazioni hanno pesato nella bilancia degli opinionisti leader, e – ovviamente – nella testa della Meloni e di Crosetto, fino al clamoroso annuncio di ieri. Appare solo un fragile messaggio cerchiobottista, dunque, la proposta del ministro Tajani di ieri, che (probabilmente per provare a recuperare consensi a Tel Aviv) ha proposto alla Flotilla di consegnare gli aiuti a intermediari che li girerebbero agli israeliani. Figurarsi. La missione umanitaria non consiste solo in una sorta di Glovo non violento: il primo obiettivo dichiarato della Flotilla è quello di consegnare gli aiuti violando l’embargo illegale di Israele a Gaza. Un obiettivo simbolico potentissimo.
Adesso tutto può accadere, tra quattro giorni, quando questa composita missione arriverà a Gaza. Grazie alla fregata di Crosetto, grazie alle piazze, grazie all’ululato di Enzo Iachetti diventato virale in tv («Definisci bambino? Io ti prendo a pugni!»): stavolta sparare sui presunti terroristi per l’Idf sarà più difficile. È nata una creatura ibrida, strana, ma più forte di quella che è partita da Genova è nata la “Crosetto Flotilla”.

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