di LUCA TELESE
"Senti, andiamo nel concreto: Io e te abbiamo avuto, ieri notte, un bel rapporto sessuale".
Noi due?
"Sisisgnore. E adesso ne parliamo così, spensieratamente, sull'Unione Sarda…."
Onorevole Santanchè evitiamo equivoci: io e lei non abbiamo avuto nessun rapporto…
"A-ahhh! Ma lascia perdere, per un momento, rilassati, dammi del tu e non fare il puritano!"
Sono rilassatissimo….
"No, non lo sei. Ebbene è giusto che sia così: capirai cosa sta provando Berlusconi. Dimenticati per un attimo di essere di sinistra e politicamente corretto, prova a riflettere: io e te ieri notte io abbiamo avuto un rapporto sessuale".
Insiste?
"Sì, insisto! Questa cosa se finisce su un giornale, poi su un altro giornale, poi su internet, e a quel punto ti ha già distrutto la vita. Ti fa litigare con tua moglie. Ti fa giudicare dai tuoi amici, ti fa vergognare al lavoro. Hai capito che il problema di Ruby e della Boccassini non riguarda solo Berlusconi?"
E chi riguarda, scusi?
"Riguarda te, me. Riguarda tutti. Quindi io da Santoro, non stavo difendendo solo il leader del Pdl, stavo difendendo anche voi, e anche qualcuno che non conosco. Ecco perché, se io voglio accusare un uomo di un rapporto sessuale avuto con qualcuno, o porto le foto o un video per provarlo, oppure la mia accusa è una calunnia che può distruggere chiunque".
Conosco Daniela Santanché da almeno quindici anni. Non mi convincerà mai, ovviamente, ma guardate come lotta. È l'unica persona al mondo, che potrebbe spingermi a credere – anche solo per un secondo – che possa esistere una qualunque possibile analogia tra me e Silvio Berlusconi. Eppure, nel momento in stesso in cui vi state ponendo questa domanda, la Santanchè ha già vinto la sua prima battaglia: ribaltare una situazione disperata. Così, senza dubbio lei ha ottenuto un piccolo trionfo, giovedì sera a Servizio pubblico, in una puntata in cui era seduta, come una leonessa in gabbia, nella grande arena catodica di Michele Santoro. Era una missione impossibile, come giocare fuori casa contro il Bayern. Sarebbe stato già tanto uscirne vivo, per qualsiasi esponente del Pdl: Lei, da stamattina, assicura di avere la segreteria intasata di messaggi, tutte le persone della sua coalizione, deputati, elettori, che le dicono: "Daniela li hai massacrati!". Ecco perché, oggi vorrei portarvi dall'altra parte della barricata di quel campo di battaglia televisivo, come in un dopopartita del campionato, come in un retroscena per ripercorrere insieme alla pasionaria del Pdl il film dell'altra sera, e la sua altrettanto incredibile biografia politica. Come ci si prepara ad un super match da Santoro? Lei ride, nel rispondere: "Lo so, tu credi che sia andata preparata da uno staff ad Arcore: Macché. Ritagli di archivio, qualche ricerchina su Internet, la mia memoria, e poi mi sono studiata tutto in aereo". Azzardo: con la consulenza telefonica di Berlusconi? Lei ride: "A dire il vero, non l'ho sentito nemmeno dopo la puntata, che lui non ha non ha visto, perché era alla cena a sostegno di Alemanno: ho fatto tutto da sola". Provo a chiedere se si fosse preparata qualche colpo ad effetto: "Ma cosa vuoi prepararti in televisione? Ad un certo punto ho fatto a Travaglio la battuta sugli Sms delle ammiratrici che aveva sul suo telefonino: 'Perché non me li fai leggere?'. Mi è venuta in mente lì per lì, e quando gliel'ho detto, scherzando, l'ho visto sgranare gli occhi. La verità è che conosco gli uomini. Che cosa devi preparare? La verità è che ogni maschio italiano, te compreso, ha uno scheletro nascosto nel suo iPhone". Nell'armadio? "No no, intendo proprio nel telefonino, eh eh. Se non è un peccato è una tentazione o un desiderio". Anche le donne, obietto: "No, credimi. Tranne quando parlano male delle altre donne, perché allora spunta il veleno, le donne sono meglio".
Conosco Daniela da almeno quindici anni, da quando cioè aveva iniziato la sua prima campagna elettorale. All'epoca era una donna nota a Milano per animare isolotti vicini ad An. Tutti dicevano: è una creatura di Ignazio La Russa. Per capire come non si debba sottovalutarla mai, la Santanché, basta notare che oggi lei è la prima dama nelle grazie di Berlusconi, piú fidata del fido Angelino Alfano, e Larussa non c'è più (è addirittura uscito dal Pdl per fondare Fratelli d'Italia). La Santanché è nata a Cuneo. Da ragazza era amica di un giovane Flavio Briatore. Il suo cognome, prima del suo celeberrimo matrimonio con il chirurgo plastico plastico Paolo Santanché era Garnero. Lei ha raccontato: "Avevo deciso che doveva diventare Il chirurgo più famoso del mondo: le feste, gli eccessi, le chiacchiere e le dicerie, persino lo yacht chiamato 'Bisturi', dovevano serivire a questo". Missione compiuta, è il caso di dire, (sia pure con la coda non irrilevante di un matrimonio annullato dalla Sacra Rota). Anche qui notate il verdetto della storia: il più noto dei due Santanché, oggi, non è lui ma lei. La prima volta che andai a farle un ritratto per Vanity fair trovai la Santanché con una camicia di raso annodata al ventre e un cappello e a falda larga bianco da cowboy che nemmeno Gei Ar. Provai a chiederle maliziosamente perché non usasse il suo cognome da ragazza, visto che adesso era divorziata. Se speravo di mettere in imbarazzo, ero cascato male. Si fece una crassa risata, e mi disse divertita: "Senta, lei non ha capito nulla: io sono Daniela Garnero da quando sono nata. Ma da anni, ho imparato ad usare la Santanché. La Garnero ha usato la Santanché per farsi strada, ha costruito la sua immagine, funziona benissimo: perché dovrei cambiare, scusi?". Iniziavano a circolare, proprio in quel periodo, le decine di indiscrezioni e una vera propria mitografia sull'entità delle sue operazioni plastiche, sulla sua capacità di promuovere ed autopromuoversi. Lei mi rispose così: "Quando ero la testimonial di mio marito, far credere che fossi una creazione del suo bisturi era il modo migliore per promuovere il suo studio. Credo che ci siano ancora delle donne, oggi, che chiedono di essere da operate da lui, ma grazie a me. Lui mi ha dato il cognome, io gli ho dato da lavorare. Mi pare uno scambio equo, non trova?". Scherzava, ma mica tanto. Un'altra volta mi raccontò un aneddoto, che se fosse stato inventato, sarebbe stato ancora più bello che se fosse vero: "Ho capito di essere diventata un marchio, un brand, una mattina: ero in Sardegna, sulla spiaggia quasi deserta…". Pausa teatrale.Le avevo chiesto che cosa fosse successo, e lei aveva raccontato questa storia: "Ero in bikini a prendere il sole. Si avvicina un bimbetto di aver avuto al massimo cinque anni, mi dice: Lei è la Santanché? La posso toccare? La mia mamma e le sue amiche dicono che lei è fatta tutta di plastica!". E che cosa fa la Santaché, ci fa a litigare? Macché. Si fa toccare dal pupo, regala un sorriso acido alle signore, e decide di sfruttare l'idea al contrario: "Mi faccio stampare in serigrafia 50 magliette con questa scritta caratteri cubitali: 'Santanché, 100% plastica'. Ci ho fatto tutta una stagione con quel set, la gente rideva, è stato un successo". Verità o leggenda? Quando si tratta di lei, è sempre difficile appurarlo. Ma è interessante capire come ragiona: "Santoro in televisione é imbattibile. Ma se gli fai una battuta sulla sua baldoria maschile, subito dopo fa un passo indietro. È allora puoi respirare".
Per la sua prima campagna elettorale, alle politiche del 2001, catapultata in una circoscrizione della Lombardia più contadina, disse ad Aldo Cazzullo: "Farò campagna entrando nelle stalle con i tacchi a spillo!". Ancora una volta stava trasformando un handicap in un nuovo elemento di marketing. Man mano che faceva strada nella carriera politica, intanto, cambiava anche il suo racconto: "In realtà, l'unica cosa che mi sono rifatta il naso, perché avevo una piccola gobba. Il resto è tutto mio, chi vuole rischiare può verificare a suo rischio e pericolo". E' figlia di due imprenditori dei trasporti, Ottavio e Delfina. Si è laureato in scienze politiche, nel 92 ha fondato una società specializzata in comunicazione, pubbliche relazioni, marketing strategico. Poi ha dato via alla Visibilia, un'agenzia di raccolta pubblicitaria, che si è accaparrata la concessione di Libero prima, e del Giornale. Poi, con il vecchio amico Briatore, ha fondato uno dei locali più celebri del Costa Smeralda, il Billionaire: "È un pozzo di San Patrizio", disse orgogliosa un giorno. Salvo poi dire, quando era candidata come capolista per la Destra, durante le elezioni politiche 2008, che sperava di non avere i voti dei suoi stessi clienti. In quel momento Daniela era la beniamina di Francesco Storace, spopolava tra i ragazzi della Destra sociale, si spinse fino ad elogiare i ragazzi di Casapound che avevano demolito la casa del grande fratello a Cinecittà: "Almeno loro hanno dei valori!". Ma in quella campagna elettorale le cose più dure, come è noto, le disse proprio su Silvio Berlusconi, con la celebre frase sugli assi cardinali e il sesso: "Donne, non date voti a Silvio Berlusconi, perché lui ci vede e ci vuole solo orizzontali!". Oppure: "Berlusconi è ossessionato da me , ma deve capire che tanto non gliela do". S infurió la Mussolini, che difendeva il Cavaliere come una tigre, e anche in questo caso sapete come è andata finire: la Mussolini cane sciolto, lei fedelissima. Anche ieri ho provato a criticarla per questa incoerenza, ma nulla da fare: "Io non nulla da rimproverarmi sai? Lo penso ancora di tutti gli uomini, non solo di lui".
La sua ultima storia d'amore ha suscitato più scalpore, dopo la storia del marito Canio Mazaro, che l'aveva abbandonata per mettersi con l'ex produttrice Rita Rusic, si tratta ovviamente del fidanzamento con il direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti. Quando uscirono le prime indiscrezioni sui settimanali di gossip nessuno ci credeva, poi vennero pubblicati i reportage sulle partite di tamburello in spiaggia, poi Sallusti cambió il suo look, abbandonó i vestiti da impiegato delle pompe funebri, le cravatte stazzonate, iniziò a indossare dei girocollo esistenzialisti e divenne un mattatore delle arene televisive. Tutto merito suo, oppure ancora una volta la Garnero ci aveva messo il suo zampino? Lei che era la regina dei salottii ho voluto cimentarsi con la commissione Bilancio, e non ha sfigurato. Un giorno, anni dopo, Paolo Cirino Pomicino disse acido: "Le davo ripetizioni io". E lei: "Evidentemente sono una buona alunna". Ha scritto due libri sulla persecuzione delle donne islamiche, Si è guadagnata la scorta dopo una rissa davanti alla moschea (dove secondo me, non senza coraggio fisico, era andata a provocare) è stata minacciata di morte. Alla fine della lunga chiacchierata su Servizio Pubblico le chiedo se Santoro non l'avesse messa a tappeto con l'intercettazione della figlia che racconta al padre delle feste in cui Berlusconi toccava: "'Ma sta scherzando? Primo, mi ha fatto pena quel padre guardone. Secondo: se io vengo con un registratore nello spogliatoio di una qualsiasi partita di calcetto, registro il racconto di decine di imprese erotiche. Tutte finte, peró". Quindi? "Adesso anche le donne, come quella ragazza, stanno diventando mitomani come voi maschi". Nulla da fare, con lei. Non si arrende mai.
(da L'Unione Sarda)
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