di LUCA TELESE
Sta correndo da una parte all’altra della Liguria macinando comizi a raffica, fino a sei al giorno. Ha la voce rauca, la tosse che ogni tanto gli spezza il fiato, eppure – paraddossalmente – è contento: «Attenti a credere ai sondaggi, sono dieci campagne elettorali che regalo sorprese e delusioni a chi scommette contro di me!».
Cerchi Nichi Vendola per chiedergli cosa pensi di una delle giornate politiche più complesse, e subito l’intervista parte con una raffica di battute politicamente scorrette: «Questa uscita sulla Fornero ministro, non posso pensare che sia vera». Pausa. «È vera». Sospiro: «E allora posso solo immaginare che sia una sortita frutto di un qualche humour nero. Che sia un brutto scherzo, soprattutto in bocca a un leader che vuole ricostruire il centrosinistra».
Non è uno scherzo, e il leader lo sa. E allora, dopo un altro sospiro Vendola scuote la testa: «Il Pd è sottoposto a pressioni di ogni genere. L’unico modo per garantire la sinistra di cambiamento è che alle primarie la sinistra giochi per vincere». Gli chiedo quanto prenderà. E lui: «Più di Renzi. Che riscuote grandi consensi a destra, meno a sinistra».
Vendola, perché batti su questo punto come se fosse irrinunciabile? Tattica per le primarie?
Al contrario. È un paradigma. Se stiamo dicendo – e lo dice anche Bersani nella dichiarazione di intenti – che dobbiamo archiviare l’agenda Monti, che messaggio diamo al nostro popolo dicendo che la Fornero è un possibile ministro di questo governo?
Credi che la Fornero sia un simbolo?
Se ci sono due ministri largamente più impopolari, fra quelli di questo governo credo che la Fornero batta persino Passera.
Hai il dente avvelenato con entrambi?
Io credo che loro due incarnino al meglio il peggio dello spirito tecno-liberista di questo governo.
Come valuti questa indicazione di Bersani?
(Pausa)È una china pericolosa. Bisogna dare segnali opposti.
Perché questo messaggio?
Non lo so. So che io, in questa campagna per le primarie, sto chiedendo un voto per l’agenda della sinistra, per il polo del cambiamento. Mentre i tecnici, anche oggi, ci fanno sapere che potrebbero tagliare nella scuola, aumentando senza corrispettivo le ore di lavoro degli insegnanti, e i fondi per i malati. È gravissimo. Il nostro popolo queste cose non le può accettare.
Perché uno dovrebbe votare Vendola?
Perché ci serve una terapia d’urto immediata. Perché bisogna sbloccare l’economia id questo paese subito con investimenti e sviluppo. Che tagli le tasse, procurano depressione e imprenditori e cittadini lo hanno già imparato in questo anno di crisi.
La Fornero in un governo Bersani farebbe la stessa politica?
Io credo proprio di sì. È la personalità più estrmeista di questo governo. È la donna che ha legato la sua immagine alla vicenda drammatica degli esodati, con epiteti e battute di pessimo gusto. È quella che ha impresso un segno regressivo alla riforma previdenziale. È il ministro che ha fatto una bandiera del moralismo fuori luogo contro le generazioni più giovani.
Le scappano o sono un codice comunicativo?
Io credo che siano la rappresentazione di quello che pensa. Alla Fornero le generazioni della precarietà che combattono nel mondo del lavoro con questa angoscia esistenziale addosso sembrano davvero una armata di schizzinosi che non sappia cosa sia la fatica.
Ripeto, perché uno dovrebbe votare Vendola? Che differenza c’è con la sinistra delle belle utopie?
Noi siamo una sinistra che confronta sulla sfida del governo e su quella del cambiamento. Noi siamo molto più realisti di questo governo che sull’Ilva non è stato in grado di dare una risposta chiara.
Parli di nuovo di Passera?
L’Ilva è una vicenda emblematica, ma non è la sola su cui questo governo tace. Sono stato in Sardegna, nel Sulcis dove è stata spenta l’Alcoa. A Porto Torres, dove è stata spenta la Vinyls. Ho passato l’estate correndo su e giù per Taranto, dove il governo non si riesce a imporre a questa azienda la modernizzazione che una intera città esige. Noi saremmo gli utopisti e loro i pragmatici?
Voi avete delle risposte?
Se non vogliamo che questo paese rimanga una palude dove gli imprenditori non vedono la luce, e gli operai vengono ricattati perché rinuncino ai diritti, bisogna investire. Esempio. Sono stato in Germania dove l’Ambientalizzione degli apparati industriali è stata fatta 40 anni fa, e mai interrotta. Lì questo mercato è un business. Io credevo che i tecnici queste cose le avessero chiare, magari con risposte diverse dalle mie.
E invece?
Invece non danno nessuna risposta: si chiude con l’acciaio, si chiude con la plastica, si chiude con l’alluminio. Si chiude con l’auto!
Stai attaccando Marchionne.
Non sono uno di quei politici che cercano popolarità inseguendo il vento. Io sono andato davanti a Pomigliano tre anni a fa. E sono andato davanti a Mirafiori a sostenere gli operai quando c’era il referendum sul contratto. Non parlo ora per improvvisare, ma perché da tre anni, quando altri si sbracciavano con Marchionne senza se e senza ma, ponevamo il problema del salvataggio dell’auto.
Stai attaccando Renzi, senza nominarlo.
No, lo nomino, eccome. Non era solo. Ma non dimentichiamoci che Obama ha vinto prestando i soldi a Marchionne perché salvasse l’auto, e imponendogli obiettivi rigorosi, mentre qui molti dirigenti della sinistra lo applaudivano quando lui si rifiutava di rivelare i suoi piani.
Parliamo di Renzi. Molti dicono: è più nuovo di Vendola. Da giorni dice che devi dire tu se Sel è in coalizione o no.
Sia io che lui abbiamo firmato una carta di intenti e di valori che è alle base della nostra una alleanza. Io la sto rispettando. Lui non lo so.
Rispettarla per te cosa significa?
Essere fedele ai valori di chi ci sostiene, e non omaggiare i poteri di chi combatte contro i diritti dei lavoratori.
Vuoi ritagliarti una nicchia per la sinistra radicale?
Voglio lavorare con chi ci sarà ricostruire il fascino del centrosinistra di governo contro le sirene dell’antipolitica e i ruderi del centrodestra che ha demolito il paese.
E cosa porti in più?
Dobbiamo raccogliere il vento del cambiamento di Hollande, che tranquillizza i mercati, ma non rinuncia ad abbassare l’età pensionabile per chi ha lavorato, a invetistre nella scuola, ad allargare i diritti sociali per chi è escluso e a investire nello sviluppo.
Non mi hai risposto ancora sulla novità di Renzi.
Il caso Marchionne ha spiegato che novità molto spesso non è, visto che oggi dice «ci ha ingannato», dopo averlo osannato.
E a parte la Fiat?
Vedo che è molto abile nella produzione delle battute.
Non essere riduttivo.
Davvero. È abilissimo a cavalacare il giocattolo mediatico. Vedo un incrocio interessante, il lui, fra lo stile del Gianburrasca e l’autocelebrazione del moderatismo.
A Bersani rimproveri la nomination della Fornero, e a lui?
Non si è accorto che il Berlusconismo è finito, non è ancora uscito dalla seconda repubblica. Se piace tanto a destra un motivo c’è.
Anche tu in Puglia hai preso voti di ex An.
Però c’è una bella differenza fra il prendere i voti dei delusi di destra cosa auspicabile, e l’inseguire quello di chi a destra milita, senza pentimenti.
Fai il dietrologo?
(Ride) Io non guardo chi c’è dietro al palco di Renzi. Io guardo chi c’è davanti, e spesso sono quelli che non mi piacciono.
Chi sono?
Spesso le terze file dell’apparato politico del centrodestra. Non mi piace che la destra pensi di poter giocare la sua partita nella nostra coalizione.
Ma tu sei leale alla coalizione anche se vince lui?
Io ho un vincolo morale e politico con i soggetti ideali che vogliamo rapresentare.
Sulla legge elettorale che partita si gioca?
Uno spettacolo tristissimo. Vedo che tutti i protagonisti del porcellum si sono riuniti per cucinare un super-porcellum.
Con che obiettivo?
Lega, Udc e Pdl puntano solo a garantire la propria convenzienza elettorale.
E Grillo?
La retorica antipartito e il suo lessico violento sono vendute come una novità, e sono invece le ricette pià antiche della destra di inizio secolo. E’ una miscela esplosiva. L’unica risposta è il novo centrosinistra.
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