“Non sono facile all’innamoramento”. Luca Telese, 42 anni, la butta lì come premessa essenziale di quello che sarà il ragionamento-confessione del neodirettore di «Pubblico», il quotidiano fondato dopo lo «strappo» dal «Fatto», nelle edicole dal 18 settembre. Classe 70, da nove anni è il compagno della giornalista televisiva (Tgcom24) Laura Berlinguer, ultimogenita del leader del Pci Enrico. Cauto nel parlare della sua vita privata, per farlo Telese parte da lontano: «Non sono mai stato un collezionatore di scalpi. Sarà forse per colpa di mia madre, femminista convinta: un "trauma" che ti segna per sempre, no? Insomma, ti insegnano da quando sei piccolo che una donna devi rispettarla, accudirla. E tu cresci da uomo sensibile ed educato… Invece poi scopri che è una tragedia. Perché poi tutte le donne, anche quelle più intellettuali, ambiscono al maschio latino e truce. Io ci ho messo vent’anni per capire questo disastro e trovare un compromesso tra il me sensibile e quello che poteva piacere alle donne». Con Laura Berlinguer hanno un figlio, Enrico, 6 anni. A lei, Telese dice di essere arrivato dopo un lungo periodo di autocoscienza: «Da ragazzo il mio modello di riferimento era Candy Candy. Cercavo quelle del tipo che quando tu andavi al cineclub Tiburtino 3 avevano la mappa. Sapevano già dove e come arrivare in un posto. Quelle che si facevano portare, invece, non le tolleravo». Del passato, rievoca una storia di amicizia totale e pericolosa: «Ci ho messo tempo a liberarmene. Per me è stato un amore devastante. Però con il film Harry ti presento Sally ho capito che una donna e un uomo non possono mai essere amici, se non alla fine del loro rapporto. La penso come Billy Cristal, preciso. Alla fine ci scrissi un pezzo per il Foglio dei fogli, in cui la chiamavo Riccioletta. Un successo. Per mesi mi arrivarono lettere di ragazze che erano pronte a immolarsi. Con una di Crema siamo rimasti persino amici…». Non un corteggiatore seriale, dunque. Ma un creativo: «Mi piaceva moltissimo regalare bigliettini, oppure oggetti che fabbricavo io. Ricordo degli ideogrammi con i pesci o uno yo-yo disegnato da me…». L’incontro con Laura, invece, risale alla collaborazione di entrambi al programma Cronache marziane: «Io arrivavo portato da Gregorio Paolini, lei era una giornalista distaccata di Mediaset. L’episodi o galeotto fu quando fummo mandati in spedizione da Francesco Cossiga per convincerlo a partecipare alla trasmissione. Io come giornalista che lo conosceva bene, lei come parente. Pranzammo con lui in via Quirino Visconti, e Cossiga disse: "Sposalo, Luca, e io ti faccio da testimone". E lei: "Francè, ma che sei pazzo? Per chi mi hai preso?". Da allora ogni volta che qualcuno dice: ma perché non vi sposate? io replico che Laura ha perso l’occasione…». La cosa divertente fu che Cossiga, secondo Telese, ha avuto un ruolo attivo nella nascita del loro rapporto: «Lui partecipò e fece una performance strepitosa. Così quando ritornammo da lui tutti contenti, come riprendesse il filo del discorso, da vero rabdomante, disse a Laura: "O ti metti con Luca o ti metti con il mio medico". Mossa geniale. Ci fidanzammo». Il corteggiamento? All’antica. «Le lasciavo regalini sullo zerbino della casa dove abitava. Ma poi seppi che si era trasferita… Le ho fatto anche una scatola decorata. D’altronde, sono l’inventore del découpage scolpito». Il fatto che Enrico Berlinguer sia stato il padre di Laura, in Luca Telese «non ha avuto alcuna influenza. Laura custodisce la sua privacy in modo rigidissimo. Se deve prenotare una stanza dice il mio cognome… Più che altro capita che qualcuno le dica che è la sorella di Bianca. Ma Laura è un carro armato: coriacea, doverista, per nulla incline all’accondiscendenza. E’ una madre protettiva e affettuosa, infatti Enrico subisce il suo fascino. Tende a fare lei la capobranco. Quando doveva fare la prima ecografia io ero in Sicilia a seguire Casini. Guidai tutta la notte per arrivare in tempo. Tardai dieci minuti, e Laura: povero figlio, nasce già senza padre. Insomma, è una fatica bellissima stare con lei. Sarà perché sono innamorato. D’altronde, non potrei sopportare una persona arrendevole. Preferisco le battaglie alla noia».
Angela Frenda, Corriere della Sera (23 agosto 2012)
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