di LUCA TELESE
Ci deve essere una incredibile collisione di simboli se la ri-discesa in campo di Silvio Berlusconi coincide con la discesa nel porno di Sara Tommasi. Ci deve essere una meravigliosa e non casuale coincidenza se il ritorno di Berlusconi sulle prime pagine si sovrappone con l’epifania dell’ex Berlusconina nelle edicole.
Ci deve essere una relazione tra le miracolistiche previsioni con cui Alessandra Ghisleri preannuncia una resurrezione elettorale del Cavaliere e l’assalto notturno dei fan alle edicole che a Roma, nella storica rivendita di viale Manzoni chiedono: "È arrivato il film della Tommasi?".
Prima notizia: è arrivato, ma non dappertutto. Quindi è diventato merce rara, nel suo astuccetto che da subito occhieggia ai format storici del proibito con stelline viola sui capezzoli di Sara. Il mio edicolante di piazza Vittorio -il mitico edicolante Max – non lo aveva ricevuto. Altri, alle 8.00 del mattino lo avevano già finito.
Prezzo lancio di 19.90 euro, per 35 minuti scarsi di film girati nel tinello di casa. Hanno ancora una copia nell’edicola di via Giolitti, dove mi ritrovo – la vita è bella perché varia – al fianco di un prete: "Il mio primo hard", recitano le locandine. E il sacerdote dice sarcastico: "In realtà, se si esamina il curriculum, non è la prima volta…".
È un modo elegante per fare riferimento alle esperienze, e alle intercettazioni dei dialoghi surreali tra la Tommasi e Berlusconi. Tenete per un momento in sospeso questa pista, perché intanto Compro l’ottava copia venduta in due ore all’edicola di via Giolitti, torno a casa, mi predispongo alla visione. Il film è costruito secondo il più classico format del cinema hard.
Ovvero: prima Sara fa il suo discorso della discesa in campo. Se quello di Berlusconi passò alla storia come il discorso della calza, questo può a buon diritto diventare il discorso della mutanda (che non c’è). Infatti la Tommasi, accovacciata sul tavolo da cucina, suggendo un vibratore, o facendosi penetrare, espone un manifesto programmatico che é (inconsapevolmente, credo) porno-berlusconiamo: "Ricordatevi: basta che ci siano un cazzo, una figa: perché sono una ternana doc e l’Italia è un posto dove si fa tanto sesso, solo tanto sesso".
Pausa, ciucciatina al vibratore, conclusione del manifesto ideologico: "Serve che ci siano le tre esse: i soldi, le scopate e il successo". Dopodiché si comincia con una scena lesbo con una attrice che Marco Giusti su Dagospia ha definito "una gnappetta", poi si prosegue con un blow job in una videoteca con un maschione, a cui poi si aggiunge un altro maschione. Ogni tanto Sara aggiunge massime da Bignami del porno del tipo: "Devi fare girare la testa agli uomini con il sesso".
La musica batte incessante con sonorità da locale disco-cool, e Sara urla con vocettina acuta mentre soddisfa i due partner: "Godo, godo come una porca, sono zoccola, sì sì… Godo, godo come una porca, sono zoccola, sì-sì…". Non sono i soliti muggiti da mondo hard, pare un rap. E continuano le grandi massime: "Mi piacerebbe essere presa con la forza, sono sicura che farebbe bene al corpo e all’anima!". Anche gli attori maschili hanno le loro battute importanti: "Lo vuoi nella fica amore?". Oppure "Cazzo, come sei brava amore, sei un sogno amore".
E così si arriva al momento clou dove lei grida con la vocetta acuta: "Sììììì sììììì!!! Sìììììiìì! Sono la più troia di tutte". Non C’è nulla di nuovo rispetto alla routine del cinema hard. I mezzi e la scena – a cominciare dalle parrucche – sono modesti, è un corto fatto in casa. La Tommasi ripete quello che da trent’anni gli sceneggiatori maschi fanno ripetere alle starlette: "Sì-sì-sì in culo sì, benissimo, godo come una troia". Oppure: "Liberatevi dentro, nell’ano, che goduria".
Il porno non è ne buono ne cattivo, è sempre la sublimazione di una libidine, o il tentativo di appagare se stessi mimando una impotenza. Il porno può intrigare se pensi: grazie a questo film è come se mi scopassi una che non mi scoperei mai. È per questo che i signori dell’hard hanno bisogno di portare nello scannatoio dei loro film delle piccole mitologie. Schicci costruì la campagna di lancio di Eva Henger sul surreale slogan: "La pornodiva mai penetrata".
E Filippo Ceccarelli ha raccontato la storia di Marina Lotar che scovolse la vita del compassatissimo giornalista democristiano Paolo Frajese, suo marito, iniziando una carriera da diva hard con il suo nome. Persino Cicciolina ebbe due vite – e due bagliori di interesse trasgressivo: all’inizio della carriera quando gli italiani scoprirono il corpo che prima era una voce radiofonica sexy, e alla sua fine, quando corsero a ri-vedere il corpo che avevano mandato, castigatissimo, in Parlamento.
Persino Belen ha fatto correre gli italiani a sbirciare il meraviglioso filmino porno fatto dal suo ragazzo. Lì l’impotenza si è sublimata nel dileggio catartico: "Sarà pure Belén ma non sa fare un pompino". Dicono oggi lo stesso della Tommasi, quasi per far dimenticare quanto ne sono attratti.
E allora, anche il corpo di Sara acquista un potere di attrazione subliminale, non per le scene a tre o per le penetrazioni anali, non perché sia bello o brutto (nei 35 minuti ginecologici di capisce che le tette morbide sono rifatte e sui glutei alberga qualche smagliatura), ma perché la visione ha un elemento di profanazione voyeuristica aggiunto che arriva dal Berlusconismo. Il fan dell’hard può dire: sto guardando scopare una che si é scopato Lui. Sto guardando vedere come scopa una di quelle che Lui considerava appetibili.
A me ha sconvolto lo sguardo estraniato della Tommasi; uno sguardo che toglierebbe libidine a un allipato grave. Ma mi scopro a pensare che forse a Lui proprio quello potrebbe piacere. E quindi sono caduto nel meccanismo pure io. Sta di fatto che se devi definire il porno, in modo tecnico, il porno è ripetizione. Il porno è il fascino dell’osceno. Ecco perché la concomitanza dei due eventi non è casuale.
È molto più porno e crepuscolare la sesta discesa in campo di Berlusconi, della prima avventura hard della Tommasi.
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