di LUCA TELESE
La notizia incredibile che questo governo é deciso a mandare a casa due statali su dieci, e – addirittura – a mandarne a casa, tramite prepensionamento, uno su dieci, é a dir poco sconvolgente, anche per chi, come me, ha sempre considerato questi tecnici come dei “tecnicorum“, cioè la parodia della tecnicalitá vera, cioè una patacca.
Avevo aspettative bassissime: gli va dato atto che sono riusciti ad andare al di sotto di qualsiasi previsione. Il problema, dunque, non é più criticare i tecnici o meno, non é criticarli da destra o da sinistra, il vero problema é che non li si può più prendere sul serio. E qui arriviamo all’incredibile vicenda della riforma previdenziale e dei provvedimenti annunciati ieri.
Il cosiddetto colpo di scure di Monti, apparentemente severo e rigorista, ha qualcosa che ricorda i film di Totó e Peppino, la fontana di Trevi venduta ai turisti sprovveduti. Tutta la poetica lacrimale della riforma Fornero, infatti é fondata sul mito del sacrificio – spietato se serve, praticato con piglio Merkeliano – ma necessario. Bisogna pagare prezzi umani dolorosi, ci dice la ministra, perché bisogna far quadrare i conti. Dopodiché cosa succede? Dopo aver creato 300 mila esodati destinati a vivere nel nulla senza stipendio né pensione in nome del rigorismo e perché “l’Europa ce lo chiede”, ecco che arriva il pasticciaccio da prima repubblica.
Gli statali prepensionati con gli ultimi tagli, addirittura reintroducendo gli scaloni e i tanto vituperati (da loro!) dispositivi dell’era Damiano. Quindi uno statale su dieci (a meno che Monti non si rimangi tutto) sará prepensionato a spese nostre. Ma almeno la riforma Damiano e quella Maroni avevano una filosofia e una logica, ferrea e coerente, invece questa alternanza fra la faccia cattiva e quella pataccara non ne hanno nessuna. Sono solo un trucco che somma il peggio dei due sistemi e crea una enorme diseguaglianza fra lavoratori pubblici e privati, e soprattutto fra anziani e giovani.
In un paese civile, il ministro responsabile di un tale disastri incassa pernacchie e viene mandato a casa. Qui, nell’Italia del 2012, il coro dei giornali governativi celebra il suo presunto coraggio. Ci vuole davvero un grande coraggio a scherzare con la pelle e il futuro degli altri.
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