di LUCA TELESE
Nel “Day after” la Fiom per un giorno tace. C’è il terremoto, ci sono operai morti, il segretario dei metalmeccanici Maurizio Landini ha annullato subito, in segno di lutto, un’intervista pubblica programmata per questa sera a Reggio Emilia, al Fuori Orario di Taneto di Gattatico. Persino i dipendenti della sede emiliana ieri sono stati sfrattati dalle scosse e hanno lavorato con i telefonini. Ma il sasso lanciato nello stagno dai metalmeccanici della Cgil produce cerchi concentrici e increspa le acque. La Fiom chiede alla politica “un passo avanti” e un impegno, si propone come catalizzatore di un cartello che ponga al centro lavoro e diritti. C’è chi risponde con entusiasmo, come Oliviero Di-liberto e Paolo Ferrero (entusiasmo prevedibile) chi a sua volta tace (prudenza imprevedibile) come la Cgil, e la sua leader, Susanna Camusso. Poi ci sono le reazioni della base, che un dirigente di primo piano di Corso Trieste riassume così: “Se questa notizia fosse saltata fuori un anno fa, forse avremmo potuto registrare qualche perplessità fra i nostri iscritti. Oggi, invece, registriamo entusiasmo e inviti ad andare avanti persino fra i non iscritti”. UN GIORNO di silenzio ufficiale, dunque, dopo l’annuncio di un convegno in cui la Fiom convoca i leader di tutti i partiti del centrosinistra, a Roma, il 9 giugno, per rimettere al centro dell’agenda la questione sociale e dopo aver ventilato – questo è il fatto nuovo – l’ipotesi di un patto da far sottoscrivere ai candidati (già soprannominato il “bollino blu”) in cui chi vuole quel riconoscimento si impegna a votare, una volta eletto, delle leggi sui temi sensibili dello sviluppo e del lavoro. Non solo: il sindacato potrebbe anche promuovere la candidatura di una pattuglia di quadri che provengono dalle sue fila, un presidio non più solo simbolico. Di più. Come ripete spesso Giorgio Airaudo, “tutti i partiti devono abbassare la percentuale di avvocati e commercialisti eletti, e aumentare quella dei lavoratori”. Dice Oliviero Diliberto, leader del Pdci, che incontrerà di nuovo Landini nei prossimi giorni: “Se c’è un soggetto in Italia che può certificare e porre la questione sociale, quello é la Fiom. E i comunisti italiani – aggiunge – sono felici di qualsiasi forma di impegno del sindacato in questa direzione”. GLI FA ECO Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione: “Se la Fiom si pone come soggetto propulsivo rispetto alla politica, io non posso che essere contento. Se contribuisce all’unità della sinistra – aggiunge – sono ancora più contento”. E anche Maurizio Zipponi, numero due dell’Italia dei Valori (proconsole di Antonio Di Pietro sui temi del lavoro) dice: “Noi ci saremo, il 9 giugno, in prima fila, non come dei notai chiamati a ratificare, ma come dirigenti che sull’agenda blu dei diritti proposta dalla Cgil ha molto da condividere, ma anche molto da dire”. Una giornata di silenzio nel lutto. Una giornata per capire in che modo la politica può metabolizzare la svolta della Fiom. Una giornata in cui tutti si chiedono se Landini, Airaudo, e uomini-simbolo come Giovanni Barozzino possono candidarsi. E diventare dei Lula italiani.
twitter@lucatelese
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