di Nicoletta Martelletto
«Ma vedi dove siamo arrivati? Al potere magico delle parole: basta dire Sca-io-la e la gente ride». Saputo e impertinente, Luca Telese mette quasi allegria in una serata tragica in cui si parla della crisi. Libreria Bassanese piena, per gli “Incontri senza censura” organizzati dal titolare Marco Bernardi. Telese è un enfant prodige: 42 anni, cagliaritano trapiantato a Roma, stagista diciannovenne a “Il Messaggero”,addetto stampa di Rifondazione, collaboratore de Il Corriere, Panorama, Capital, poi a “Il Giornale, “Vanity Fair”, dal 2009 a “Fatto Quotidiano”, autore tv e co-conduttore di “In onda” su La7 con Nicola Porro. Sta a sinistra costituzionalmente e per contratto. Laura Berlinguer la compagna, Enrico (come il nonno) il figlio: «Sono cose per cui vale la pena di vivere, come Stravinsky, i Beatles» “Gioventù, amore e rabbia” è il tuo libro più arrabbiato? Non per questioni caratteriali ma fare il giornalista nell'Italia della crisi, tra persone su una strada, imprenditori che si suicidano, operai senza stipendio, ti fa inc… perchè ti chiedi chi ne è responsabile. Raccontare dalla strada a cosa serve? Non è una tattica ma mi piace guardare le cose in faccia, penso sia un privilegio stare dentro la cronaca, è un ruolo che somiglia a quello dei mediatori perchè la realtà è un passo più avanti di quello che scrivono gli editorialisti tromboni. Sei oggi nella regione governata dalla Lega, col leader in piena bufera giudiziaria. Ci pensavo venendo qui, ai Bossi di seppia…È una nemesi, il partito barbaro, virile e guerriero che è passato a declinare il familismo più amorale nel familismo senile: non capiscono mai quando è il momento di andarsene. La Lega dei rutti e dei pisolini sta seppellendo la Lega generosa dei militanti, sembra un finale shakespeariano e senza via d'uscita. Tu hai seguito la Lega in Parlamento dagli esordi. Nel '93 stazionavamo davanti all'ufficio di Bossi che usciva ogni tanto per il chinotto e annunciava gesti rivoluzionari, pieno di vitalità . La tremenda simpatia di allora lascia posto ad una terribile pena. Ma se uno mette un ex autista liberale a fare il tesoriere, se questo specula in Tanzania, cosa deve aspettarsi? E ultima perfidia: sono grotteschi quando dicono che non sapevano ma io temo che Bossi davvero fosse l'unico che per la sua malattia non sapesse…Poteva diventare padre della patria, senatore a vita e guarda che fine. La crisi partitica è generale, non leghista, siamo giusti. La politica è morta a sua insaputa e i tesorieri sono una categoria criminale, non ce n'è uno che non sia implicato, Lusi, Penati, l'affare Cosentino che in America sarebbe già diventato un film. E il Governo dei tecnici che dovevano essere il meglio e sono il peggio? Sugli esodati mi sono battuto ogni sera, come si fa 350 mila persone senza destino, un ministro che risponde “non siamo mica chiamati a distribuire caramelle”. Un sottosegretario che dà degli “sfigati” ai giovani senza lavoro in un altro Governo avrebbe dovuto dimettersi. Non si lavora senza il controllo vigile del Paese. Bossi è il secondo nel tuo elenco dei bolliti, con Berlusconi e D'Alema. Sono la santa trinità. A sinistra il caso è patologico: quando uno perde va casa, qui gli stessi dirigenti Turco-D'Alema-Veltroni-Fassino hanno cambiato dall'89 quattro partiti e quattro simboli. E chiedono: dove avete sbagliato? E Berlusconi? Doveva togliere la tasse e consegna un Paese mazziato, toglie l'Ici e ci troviamo una maxi Imu. Colpa anche di chi ha raccontano il Paese? A destra e a sinistra spesso il giornalismo cede agli ordini di scuderia ma se non ci fossero stati magistrati e giornalisti chi le fa inchieste? Siamo in un ecosistema dell'informazione, nessuno di noi è indipendente dagli altri, non ci sono più primi della classe. Ma oggi, dopo gli anni boom di Pansa, Montanelli, Biagi il giornalismo è esattamente lo specchio della crisi: precarietà, articoli a 4 euro, contratti a tempo determinato. Garanzie zero. Stare in Tv ha trasformato la tua cronaca in spettacolo? Faccio il cronista anche da conduttore, cambio linguaggio rispetto alla carta stampata, ma mi piace il senso delle cose viste, come Victor Hugo. La cosa bella della Tv è che è come un bengala nella notte: illumina e scompare. Il giorno dopo fanno fatica a ricordare cosa hai detto. Sui giornali anche la virgola ha un peso. Andate tutti a La7, anche Cristina Parodi ora. Si vede che si lavora meglio su una nave corsara libera piuttosto che su un incrociatore che affonda. Rai e Mediaset sono in stallo letargico. Siamo una Italia di comitati del no. Ne abbiamo dovunque, colmano anche vuoti di partecipazione, bloccano binari. Lo so avete i No Dal Molin, i No gassificatore…non amo le culture del no pregiuziale e del sì pregiuziale. Ma guardo i contesti, in mezzo ad un problema c'è la complessità. Dieci gassificatori ci possono sottrarre alla schiavità dei rifiuti e dell'energia ma vediamo dove, a quali condizioni, se diventano una miccia. I No possono aiutare a interrogare e a risolvere.
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