Luca Telese

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Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

Fornero e Polillo, caos tecnico sulla pelle degli esodati

di LUCA TELESE

Un giallo, un silenzio e uno sberleffo. E così continua la danza sulla pelle degli esodati, il piccolo carnevale di mordi-e-fuggi, di parole al vento, di promesse dissipate a spese della gente che sta con il fiato sospeso. E così continua ad aggiornarsi anche il repertorio di epiteti con cui i “tecnici” continuano a definire gli italiani: i giovani sono “sfigati” o aspiranti a posti fissi “monotoni”. Gli esodati consumatori “di caramelle”, e adesso anche scolaretti ancora non del tutto in grado di capire – come dice il sottosegretario Gianfranco Polillo rivolgendosi a uno di loro – “che l’erba voglio cresce solo nel giardino del re”. Ieri il sottosegretario, dopo la bufera che lo ha investito domenica sera per le sue dichiarazioni a In Onda, è tornato a parlare in pubblico della vicenda: “Agli esodati dico: state tranquilli e non agitatevi più di tanto…”. Magari. Mentre Elsa Fornero (colei che quel problema lo ha creato con la sua riforma) continuava a tacere. Non a caso: l’ultimo giro di valzer si era celebrato proprio domenica pomeriggio, quando – per rispondere alle esternazioni e ai tentativi di rassicurazione di Polillo – la ministra aveva fatto diffondere dalla sua portavoce una nota sibillina: “Se il sottosegretario ha una soluzione al problema ce lo dica”. INVECE la soluzione non c’è, e il mistero si infittisce. Quello che agita il governo è uno scontro “asimmetrico”, ma non privo di implicazioni. Infatti sono passati 5 mesi da quando la riforma previdenziale ha lasciato a spasso 350 mila persone che erano state allontanate dal lavoro dalle rispettive aziende. Quattro mesi da quando questo giornale ha posto per la prima volta il problema. Due settimane da quando Report e il Fatto sono tornati a denunciare le storie di terribile incertezza di questi lavoratori rimasti senza stipendio e senza pensione. Eppure, le rassicurazioni in queste ore si sgretolano come biscotti; Napolitano chiede una soluzione ottenendo in cambio solo una generica rassicurazione della ministra: “Troveremo una soluzione entro fine giugno”. La prima domanda da porsi è: cosa nasconde questo giallo, perché si prende tanto tempo? La seconda è su rapporti di forza che questo duello rivela: come mai la Fornero ha risposto in modo cosìdimesso? Ilministropiùimportante del governo non dovrebbe contare molto di più di un sottosegretario? La risposta è meno scontata del previsto: Polillo è un uomo forte del Pdl, legato direttamente a Fabrizio Cicchitto, ex consulente del governo Berlusconi, esperto di conti e di bilanci, un uomo che viene dalla burocrazia amministrativa. È vero che è un sottosegretario, ma lo è di un ministero il cui titolare è Monti. Dunque un sottosegretario con maggiori deleghe e autonomia di altri, un ministro con un radicamento politico, uno dei pochi che “ci mette la faccia”, perché si sente così sicuro da non temere ripercussioni e “tirate d’orecchio”. Ecco perché il duello a distanza di domenica si lega direttamente al “giallo” degli esodati. Polillo in realtà – dal suo punto di vista – era andato in tv su La 7 proprio a difendere la sua riforma. E aveva sì prospettato l’ipotesi che gli “esodati” potessero ricorrere” in difesa degli accordi sottoscritti. Ma lo aveva fatto proprio perché sottoposto a un fuoco di fila di cittadini lasciati a casa con gli accordi aziendali di Inps, Ibm e Poste, e letteralmente angoscia-ti dall’ipotesi di ritrovarsi nel nulla. La battuta più infelice, tanto per dire (ma su quella la Fornero non ha proferito parola) al sottosegretario era sfuggita perché una lavoratrice, molto pacatamente gli aveva detto: “Noi vogliamo una risposta chiara in tempi brevi”. E lui: “Vogliamo? L’erba voglio cresce solo nel giardino del Re!”. E la donna: “Ma lei si rende conto che noi da tre mesi non dormiamo?”. Nessuna risposta. Così, per capire cosa sta accadendo bisogna affrontare altri tre nodi. Il primo: quanti sono veramente gli “esodati” e perché questo calcolo non è stato ancora fatto? Domenica i lavoratori spiegavano al sottosegretario perché il tergiversare della Fornero non è più credibile. Tutti gli accordi sono stati sottoscritti al ministero del Welfare, e tutte le cessazioni di attività lavorativa vengono tempestivamente comunicate agli Uffici regionali del lavoro. Il che può richiedere qualche settimana di verifiche, non certo mesi. Seconda questione: quanto costerebbe la copertura previdenziale di tutti gli esodati accertati fino ad ora? QUESTO è uno dei veri motivi del silenzio della ministra. Nella celebre intervista rilasciata a Report la Fornero si lasciava sfuggire una frase inquietante, coperta dalla gaffe delle caramelle: “Io per loro penso a dei sussidi”. Che cosa voleva dire? Che il ministero già da ora non pensa di reintegrare tutta la cifra che viene meno per la mancata pensione, ma solo una parte (più o meno gli 800 euro di una cassa di mobilità). Una linea che – come le è stato spiegato – in queste ore è ormai indifendibile. Da qui il nervosismo della componente politica del governo, che vorrebbe prospettare una soluzione certa (per placare l’ira degli elettori) e il conflitto dei tecnici che vogliono invece temporeggiare: più la soluzione si allontana, meno impatto economico avrà sui conti. Già, i soldi della riforma previdenziale. Il risparmio quantificato nel 2014 è di 14 miliardi. Il buco creato dagli esodati non costerà meno di un miliardo. Ecco perché la Fornero non vuole distribuire “caramelle” e il suo silenzio imbarazzato rende fragorose le parole di tutti gli altri, a partire da Polillo. 

twitter@lucatelese


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8 risposte a “Fornero e Polillo, caos tecnico sulla pelle degli esodati”

  1. Avatar Antonio

    Monti e il suo Governo continua a ripetere che l’alternativa era la Grecia. Io mi chiedo se per un “esodato” non sia peggio l’Italia. Così, ad occhio e croce i tecnici hanno miseramente fallito. Dopo i facili tagli non riescono a fare altro. Ora si aggiungono i malintesi tra Fornero e Polillo.
    Le questioni che ci hanno condotto al baratro non vengono nemmeno sfiorate mentre ci si intestardisce sull’art.18 e simili. Andremo avanti così fino al 2013?

    @digicontact

  2. Avatar vittorio epifani
    vittorio epifani

    “rif: Pol&For caos tecnico sulla pelle….
    guarda che quelli hanno in testa di non fare assolutamente niente.Ecco perchè mandano Polillo. Spara cavolate ed è un incassatore e quindi si perde tempo.Mi sono rivisto più volte il dialogo tra Polillo e mia moglie. Ha detto alcune cose che, consciamente o inconsciamente vogliono dire altro:
    …L’erba Voglio non …..
    …Il contratto è impugnabile ….
    …ma vi pare che i governi futuri saranno insensibili ad un
    problema come il vostro….
    …non c’è nessuna fretta….
    …intanto avete i soldi che vi hanno dato le aziende…
    …il governo può intervenire per farvi lavorare e pagare
    …contributi (perchè non costa niente)
    Se la Fornero fosse veramente convinta di aver commesso un enorme errore (da dimissioni) non avrebbe bloccato gli emendamenti nel 1000 proroghe. Hai ragione, questo è un GIALLO con sberleffi… verso i pensionati senza lobbies.
    e la sinistra dov’era? Parafrasando il Bersani di pochi giorni fa:
    …uè ragassi,… guardate che noi… alla fine, … siam dalla parte dei pensionati eh? sia ben chiaro!

    grazie per il tuo giornalismo sciolto e incalzante.
    con stima
    vittorio e anna epifani

  3. Avatar Sir Francis

    Di principi si può morire, caro Luca il mio dubbio e paura al tempo stesso è che il Ministro possa voler mantenere il punto per principio, per non ammettere che forse ha sbagliato, capita per andare di fretta può succedere.
    Errare umano ma perserverare è diabolico, (vedi i sussidi !).
    Tutti voi giornalisti dovete fare un grosso sforzo, visto che si parla della pelle della gente, dovete far passare il messaggio attraverso tutti i canali più o meno ufficiali che volete solo che sia risolto il problema e non la medaglia di primi della classe.
    E’ gusto che la otteniate con gli scoop su Belusconi, Lusi, la Lega, ecc, ecc, ma non su questa cosa.
    Ripeto non vorrei che se ne faccia una questione di principio.

  4. Avatar la zanzara
    la zanzara

    visto che questo e’ un governo tecnico, la fornero per essere un tecnico nel v ero senso della parola, dovrebbe dirigere il suo ministero dimostrando di sapere “tecnicamente” come si fa OGGI a campare famiglia senza stipendio ………………..LO STATO ITALIANO NON HA UN EURO , eppure vedo che paga puntualmente LEI come professore universitario , la paga come ministro, suo marito idem all’universita’, altrettanto la figlia all’universita’ di torino come ricercatrice, tutti pagati dallo stato PROFUMATAMENTE…………………….altro che caramelle !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
    avete capito perche’ alla fornero non piace la fine della grecia ????? in grecia hanno licenziato gli statali ….

  5. Avatar anna
    anna

    E allora per comincire, perchè non appliccare la flessibilità in unscita a Tre statali. La legge la vuole lei #La FORNERO# dia il buon esempio anche in questo… Elsa Fornero, Mario Deaglio e Silvia Fornero, un risparmio di circa 2.400.000/00 euro annuo e vi pare, poco? Noi dobbiamo pagare per loro, e questo non mi sembra giusto e neppure equo.

  6. Avatar la zanzara
    la zanzara

    questo governo vuole costruire una nuova italia , e’ un po come costruire una nuova casa ! ma non glielo ha spiegato nessuno che si costruisce partendo dalle fondamenta anziche’ dal tetto e dalle antenne ???? le fondamenta dello stato, sono le istituzioni stesse, gli apparati pubblici e le loro funzioni sperperatrici di denaro

    ma se vorreste riempire una vasca quasi vuota, partireste con il tappare i buchi enormi che ha, o frustereste gli schiavi per aumentare il volume di acqua da versarvi ???? bha!!
    aribha !!!!

    forse come TECNICI sarebbero stati meglio un muratore ed un idraulico !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

  7. Avatar BUOGO PIERO
    BUOGO PIERO

    NESSUNA CRITICA SULLE PERICOLOSE SCELTE DELLA FORNERO.
    Gentile Telese, Le scrivo perché mi sembra sia l’unico che ripropone l’attenzione sulle pensioni baby. Penso anche che la Fornero non le abbia risposto sul problema degli esodati.
    La risposta è semplice ma impopolare: un accordo di prepensionamento è “blindato” solo con la presenza dello Stato tra le parti contraenti, altrimenti il lavoratore lo fa a proprio rischio e pericolo. Quelli che hanno rischiato sono tantissimi e questa massa di senza lavoro e senza pensione ha polarizzato l’attenzione dei media. Si continua a presentare la questione previdenziale riducendola a slogan: prima l’aumento dell’età pensionabile per salvare i giovani, poi i precoci e adesso gli esodati. Questi slogan non fanno che confondere se tenuti slegati dal contesto della previdenza e del mercato del lavoro del ns. Paese.
    Provo a mettere un po’ d’ordine. La nostra previdenza pubblica non regge per tre motivi: sostiene costi per forme assistenziali (invalidità, pensioni sociali, ecc..) che negli altri Paesi sono in carico alla fiscalità generale, ha in totale carico una quantità enorme di baby pensioni (fino agli anni 90 pensionamenti di quaranta/cinquantenni, i quali da anni ricevono una pensione non più sostenuta dai loro contributi versati), ha il problema comune a tutti i sistemi previdenziali europei di adeguare l’età e l’assegno pensionabile all’allungamento della vita media e al decremento delle nascite.
    Le ultime riforme non hanno minimamente toccato i primi due problemi, spesa assistenziale e baby pensioni, ma si sono concentrate sull’ultimo: età ed assegno pensionabile di quelli ancora al lavoro. L’assegno è stato via via ridotto intervenendo sia sul metodo di calcolo che sui successivi adeguamenti (perequazione annua della pensione) e oggi portando tutti al metodo di calcolo contributivo. Riguardo all’età pensionabile occorre dire che, se stiamo ai calcoli applicati dalle assicurazioni private, a fronte di contributi pari al 33% versati per almeno 36 anni, la pensione (nella misura nominale del 72% ma reale media del 66 %) può essere erogata, senza dover ricorrere a finanziamenti pubblici aggiuntivi, a 65/66 anni per i nati negli anni ’80 e a 62/63 anni per i nati negli anni ‘50. Rispetto a questa prospettiva di equilibrio vi erano due categorie problematiche di lavoratori, le donne ed i precoci, che mediamente acquisivano la pensione ad una età più bassa: tra i 55 e i 60 anni, quindi non sostenibile dai contributi versati. Ebbene la riforma Fornero è intervenuta necessariamente sulle donne, meno sui cinquantenni precoci, ben difesi dal sindacato, ma pesantemente sugli ultrasessantenni, con spostamenti immediati dell’età pensionabile fino a sei anni. L’operazione è equilibrata quando tende a contenere i casi di pensione prima dei 62 anni ma è iniqua quando protrae oltre questa età la possibilità di uscire in pensione ai lavoratori oggi ultrasessantenni con almeno 36 anni di contributi effettivamente versati. Ma chi sono queste persone? In questa categoria di ultrasessantenni rientra gran parte del lavoro intellettuale, lavoratori diplomati e laureati negli anni ’70. La Fornero ha costruito il risparmio previdenziale soprattutto impedendo già dal 2013 l’uscita in pensione di questi impiegati/quadri ultrasessantenni. Ha valutato quali sono gli effetti di tale operazione? Sembra di no visto come lei e la politica che la sostiene stanno affrontando la punta dell’iceberg: gli esodati.
    Ogni intervento sulla previdenza pubblica ha conseguenze sul mercato del lavoro e sulla struttura sociale e produttiva del paese: ha effetti sul reddito a disposizione degli anziani, sulle opportunità di lavoro ai giovani, sul ricambio delle professionalità aziendali, ecc.. Qualsiasi “tecnico” sa che l’intervento deve realizzarsi con gradualità in modo che il mondo del lavoro e la società abbia il tempo di adeguarsi. Se l’intervento non può essere graduale, occorre già predisporre una strategia di recupero dei suoi effetti sociali altrimenti si rischia di dover immettere in seguito maggiori risorse di quelle risparmiate.
    Lasciando a parte valutazioni sull’equità, nel ns. caso ultrasessantenni chiamati a pagare il costo delle pensioni baby (chi ha lavorato di più paga la pensione a chi ha lavorato niente), consideriamo gli effetti di questo intervento attuato senza alcuna gradualità.
    Semplice, in una fase di recessione con difficoltà a creare nuovi posti di lavoro, dal 2013 si chiude anche l’ultima residua possibilità per i giovani diplomati e laureati di accedere ad un lavoro stabile, di versare contributi previdenziali, di farsi una famiglia. Le aziende per uscire dalla crisi dovranno riqualificarsi e innovarsi senza giovani quadri ma con ultrasessantenni perennemente a fine carriera. Praticamente viene annientato il ricambio generazionale e professionale del lavoro intellettuale nelle aziende per molti anni. Ciò avrà inevitabilmente effetti pesantissimi sulla dinamica sociale del lavoro e sulla possibilità di riavviare la crescita nel ns. Paese.
    Questa prospettiva peggiora una tendenza già in atto, evidenziata da anni di dati ISTAT e dai dati dello stesso Ministero diretto dalla Fornero. Cosa dicono tali dati drammatici che il Ministro sembra dimenticare.
    Oggi solo un terzo dei giovani ha un lavoro stabile, molti di questi sono operai spesso extra comunitari. Un terzo dei giovani è senza occupazione. L’ultimo terzo sono occupati con rapporti di lavoro precari. Due terzi dei diplomati o laureati sono allo sbando: in parte disoccupati, in parte precari, senza tutele utili per un reinserimento al lavoro o per sussidi di disoccupazione.
    Per effetto delle precedenti manovre, il numero delle nuove pensioni INPS è già pesantemente diminuito. Per questo l’occupazione e il reddito personale sono aumentati tra i lavoratori sopra i 55 anni di età e pesantemente diminuiti per quelli fino a 35. Dal prossimo anno per effetto della riforma Fornero, tale divario tra vecchi forzatamente-occupati e giovani precari-disoccupati è destinato a diventare dirompente. L’occupazione si concentrerà sugli anziani. Generazioni di under 35 rischiano per lungo tempo di non avere un reddito: niente famiglia, niente contributi all’INPS. Viene a mancare il flusso contributivo necessario per pagare nei prossimi anni le pensioni correnti e quelle degli attuali pensionandi.
    Su queste prospettive patologiche dovrebbe porre rimedio la nuova riforma del lavoro: bloccare l’abuso legalizzato dei contratti precari e rivedere il posticipo, oggi esagerato, del pensionamento del personale anziano, tenuto forzatamente in carico alle imprese. Ebbene per i giovani le due riforme Fornero, quella fatta sulle pensioni e quella ancora in cantiere sul mercato del lavoro, sono insieme una perfetta trappola. Occorre che la seconda ponga subito rimedio agli eccessi della prima.
    Il disegno di legge in effetti ridimensiona la possibilità di utilizzo dei contratti precari ma propone in alternativa l’apprendistato: un’ottima scuola-lavoro adatta ad inserire figure professionali per le quali il percorso di apprendimento dura anni. Quante aziende possono investire a lungo termine? Oggi le prospettive di mercato arrivano a sei mesi per le aziende meglio strutturate. Occorre un contratto di inserimento al lavoro per gli under 35: un contratto regolare ma agevolato, di semplice attivazione, una sorta di pre apprendistato di breve durata – max dodici mesi – per iniziare i giovani ad attività di medio-alta qualifica.
    Anche una così “brillante” soluzione non sarebbe sufficiente per inserire i giovani. Bloccando ulteriormente i pensionamenti si ferma il ricambio di personale. Occorre quindi privilegiare ogni forma di esodo del personale anziano adibito in attività intellettuali, disponendo allo scopo sovvenzioni pubbliche. Meglio investire così le poche risorse a disposizione piuttosto che doverle utilizzare per sostenere una massa di giovani senza lavoro per anni e per integrare la mancanza della relativa contribuzione!
    Tra i ragionieri di questo Governo sarebbe meglio inserire qualche sociologo, capace di leggere i dati che da tempo giungono da tutte le fonti istituzionali. Sulla già assurda situazione italiana dei “giovani” questo Governo sta producendo un guaio: lo risolva al più presto all’interno della riforma del lavoro oggi alle Camere. Monti richiami alla realtà il suo Ministro del lavoro o perderà la fiducia che gli italiani ancora gli riservano. Oggi nessuno parla degli effetti di queste riforme sui giovani, fra un anno non si parlerà d’altro.
    La gente lo sa che gli stipendi non possono aumentare e che le tasse non diminuiranno, ed è disposta a tirare la cinghia se tutti la stringono. Questa sfida cadrà nel nulla se la gente pensa di dover dire ai propri figli che, comunque vada, non avranno un futuro. Non si è mai visto un Paese rialzarsi dopo essersi privato della forza e del futuro dei giovani.

  8. Avatar mmmmmmmmmmm
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