di LUCA TELESE
Luigi De Magistris, quando ne parla non eccede in prudenza: "Quanto potremmo prendere se ci presentassimo? Non meno del 20 per cento". Quello di cui il sindaco di Napoli parla è ormai noto. Ovvero la presentazione di una lista civica nazionale, collegata al centrosinistra, che possa candidarsi alle elezioni nazionali. Dopo il risultato delle primarie di Palermo, uno degli effetti collaterali, è stato quello di far salire le quotazioni di questa lista. Spiega Michele Emiliano, sindaco di Bari, che assieme al suo collega napoletano è la mente, il vero legatore di questo progetto politico: “Parliamoci chiaro: io, convinto da Bersani sono stato leale alla candidatura di Rita. Ma se serviva una ennesima prova l'abbiamo avuta: tutto quello che i partiti toccano, di questi tempi, anche se è buono diventa ferro, e va a fondo”.
I PRIMI PASSI i civici li hanno mossi senza troppo clamore e i due sindaci del Sud ne sono stati il trait d'union. Prima una trionfale manifestazione partenopea di cui i giornali nazionali, salvo eccezioni non hanno scritto una riga. Poi una manifestazione nella manifestazione, quando De Magistris e Emiliano hanno illustrato la loro ipotesi dentro una kermesse in un albergone dell'Aurelia che era stata promossa da Sinistra e libertà. Ma è chiaro che il “listone” potenzialmente, può preoccupare non solo il Pd, ma anche Sel e Italia dei Valori, ovvero dei partiti meno strutturati del centrosinistra, quelli che in questi anni hanno attratto il voto d'opinione più eretico a sinistra: d'altra parte Emiliano è il prodotto della primavera pugliese, e De Magistris è il più fortunato innesto di società civile riuscito all'Italia dei Valori. Il ragionamento del sindaco di Napoli però è molto semplice: "Ci sono molti cittadini che sono disposti a votare per il centrosinistra, ma che non si riconoscono nei partiti attuali proprio come è accaduto per le comunali, dove noi primi cittadini siamo riusciti a catalizzare domande nuove e giovani che erano delusi dagli apparati. La migliore prova della nostra buonafede – aggiunge De Magistris è che noi un lavoro da svolgere lo abbiamo già. Non abbiamo ambizioni elettive". Ancora più esplicito Emiliano: “Io voglio fare il legatore di un progetto, ma non ho bisogno di seggi, non vado in cerca di canditature ”. Il suo ragionamento è questo: “La nostra proposta è la risposta migliore al ricattuccio di chi vorrebbe andare al centro, rompere la coalizione, e abbandonare la sinistra. Noi portiamo i voti che servono a vincere”.
PUÒ REPLICARSI il modello dei comuni? La lista De Magistris a Napoli ha eletto più di metà dei consiglieri mentre a Bari portò a casa il 17%. Aggiunge ancora Emiliano: "Vogliamo dirla tutta? A sinistra, oggi, nei partiti, c'è un pezzo di ceto politico che si considera decisivo ore le sorti della patria, ma che se sale su di un palco viene coperto di fischi. Io voglio spiegare a Bersani che noi possiamo portare una trasfusione di sangue e vita a tutta la coalizione”. E qui si arriva al nodo decisivo? Chi dovrebbe selezionare i candidati. I due sindaci hanno pensato a un meccanismo semplice ma sicuro: quello di venti saggi che vagliano i nomi e le liste in modo disinteressato facendo da garanti al processo. E chi dovrebbe prendere parte alla partita? De Magistris pensa ai movimenti, Emiliano ha sondato anche il leader della Fiom Maurizio Landini. Il primo a ipotizzare questa ipotesi Paolo Flores d'Arcais aggiunge: “Ci dovrebbero essere personalità del calibro di Ciotti, Don Gallo, Caselli”. Flores non è andato a Napoli,non è ancora coinvolto nel progetto, ma aggiunge: “L’orribile porcellum, tra tanti difetti ha un pregio. I voti che vengono presi dalla coalizione, anche se non raggiungono in quorum non vanno persi. Questo per chiarire che, a parte l'obiettivo ovvio di un progetto comune, anche più liste porterebbero più voti”. Finora Pier Luigi Bersani è perplesso, e anche Nichi Vendola e Di Pietro temono una concorrenza. Ma a essere decisivo, sulla praticabilità del progetto, per i motivi che dice Emiliano, per paradosso, sarà soprattutto un fatto politico: e cioè la sopravvivenza o meno delle coalizioni imposte dal porcellum.
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