Luca Telese

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Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

Api e Pd: scatole cinesi nel partito-zombie

di LUCA TELESE

Adesso sembra che nessuno conoscesse Luigi Lusi. A leggere le dichiarazioni pare che nessuno avesse a che fare con lui, che l'ex tesoriere fosse l'ennesima mela bacata, un solitario, una monade impazzita, che sia sopravvissuto come un marziano tra i suoi colleghi politici, e che l'unico responsabile di tutto sia il povero Francesco Rutelli, l'uomo che aveva favorito la sua ascesa quasi una era geologica fa.
In realtà Lusi non era affatto isolato, non stava su Marte, era stimato e riverito da tutti i leader di tutte le correnti di tutto il Partito Democratico (compresa quella che viene dalla Quercia), era il padrone di casa del Pd (prima di tutto in senso catastale) era al centro di una complessa rete politico-amministrativa che merita di essere decrittata e intitolata al suo nome. Se aveva un rapporto con Rutelli, dopo la scissione era quello di averlo "tradito" per restare in un partito più solido e sicuro ( sia pure senza interrompere i contatti).
Il primo paradosso del sistema Lusi, dunque, é proprio immobiliare: Lusi , come amministratore, era il padrone della sede più bella del Pd, quella di via del Nazzareno, per cui il partito di Bersani pagava regolarmente l'affitto. Ed era anche il regista di un accordo retribuivo incredibile per cui parte dei dipendenti dell'Api rutelliana erano e sono ancora  (una dozzina) a tutti gli effetti inquadrati nell'organico del personale Pd. Il che, tradotto in una immagine più vivida significa questo: il partito morto (la Margherita) intascava un reddito dal partito vivo (il Pd), che a sua volta sosteneva l'attivitá di un apparato inesistente (l'Api). In virtù di questo miracoloso gioco di scatole cinesi, si era verificato questo paradosso che per un partito politico dovrebbe corrispondere ad un elettrochoc: durante le ultime amministrative, sotto lo stesso tetto, lavoravano funzionari di partiti che avevano simboli concorrenti e in competizione l'uno con l'altro. Di più: funzionari dell'Api ancora dipendenti del Pd lavoravano per conquistare voti ad un partito diverso da quello che gli pagava gli stipendi. Ovviamente le persone in questione non avevano nessuna colpa: ma questo complicato e barocco gioco di specchi, molto più simile alla struttura delle società fantasma che a quelle tradizionali e sane della politica, rende l'idea di che tipo di ramificazioni avesse il sistema Lusi. Ecle complesse gometrie di spechiatura non sono finite. Il primo simbolo dell'Api era tutto incentrato proprio sulle api (intese come insetti), svolazzanti in un prato. Il secondo, varato solo sulle schede elettorali delle amministrative aveva bruscamente cambiato proporzioni e loghi. Il Prato era diventato un fiore, inclinato, incredibilmente simile alla Margherita. E in mancanza dell'originale il giochino era riuscito, se é vero che in Campania nel 2010 il partito aveva toccato il 3,5%. una operazione da manuale con un aiuto. La Margherita (cioè Lusi) proprietaria a tutti gli effetti del simbolo clonato, aveva rinunciato a tutelarsi (al contrario della fondazione di Ugo Sposetti che ha vigilato sul "copyright" della Quercia. Ma il fattore più grottesco, nel coro dei cascanuvolisti di ieri erano quelle dichiarazioni di incredulità sulla finanza allegra di Lusi. Come dimostrano le veementi contestazioni di Arturo Parisi, Luciano Neri (e lo stupore di Dario Franceschini sulle incredibili dichiarazioni di Lusi, che gli attribuiva un finanziamento mirabolante di quattro milioni di euro!) nessuno ha voluto esercitare nessun potere di controllo sul tesoriere e nemmeno accettare destinazioni socialmente utili dell'incredibile mole di capitali gestita da Lusi. Anche qui, questa volontaria cessione di sovranitá ha una risposta (e quindi una spiegazione) di natura tecnico-contabile. Il regolamento interno, infatti, consentiva al senatore del Pd di non dover rendicontare le sue spese fino a 130 mila euro. Esattamente la soglia al di sotto di cui Lusi si é tenuto frazionando il totale della sua truffa in 90 pagamenti. La vera domanda a cui i magistrati devono rispondere adesso é: quei quattro milioni di euro del partito-zombie che secondo Lusi erano stati destinati ad "attivitá politica", sono stati tutti accaparrati da lui, oppure distribuiti con parsimonia agli ex dirigenti della Margherita per le loro legittime attività politiche? Aver chiesto e ottenuto contributi da Lusi, infatti, non sarebbe un reato, ma sarebbe una spiegazione, insieme alla natura gelatinosa del suo sistema, dell'omesso controllo e della benevolenza sul suo operato. Il che spiegherebbe anche la malizia di quella frase sibillina consegnata dal senatore del Pd agli inquirenti: "Sono responsabile di tutto e per tutti". E chi doveva intendere ha inteso.


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5 risposte a “Api e Pd: scatole cinesi nel partito-zombie”

  1. Avatar antonella policastrese

    Mazzette legalizzate. Affari e speculazioni gestite in libertà da un esponente politico di primo piano che finiva per accontentare tutti. Una specie d’armistizio, di trattato di non belligeranza dove il giro di milioni metteva d’accordo i commensali che sedevano intorno allo stesso tavolo.E’ il costume di una politica trasversale dove si fa finta di litigare per poi nel chiuso delle stanze baciarsi sulla bocca. Non a caso c’è da chiedersi quanto sia legittimo questo Governo del professore Mario Monti appoggiato da chi ancora sta lì a legittimare scelte devastanti per l’Italia. Fa rabbrividire vedere il Pd votare d’amore e d’accordo emendamenti, decreti con un pdl considerato fino a poco tempo fa alla stregua di un toro imbizzarrito davanti a un panno rosso.Ma alla fine questa gente come si presenterà al proprio elettorato per farsi votare?Ci vuole una bella faccia tosta e ancor di più sostenere incondizionatamente una linea pseudo liberista che ci sta portando dritti sugli scogli. I bisogni della gente continuamente negati e ancor di più arroganti i modi di aristocratici giornalisti che un giorno si e un altro pure ci illustrano le mirabolanti peripezie di un professore che con la sua squadra legittimerà gli interessi comuni della Finanza e delle banche. E’ tutto un delirio. L’è tutto da rifare…

  2. Avatar franco
    franco

    chi votera’ questa gente e’ un cretino
    speriamo che al resto ci pensi la magistratura
    ho paura che la collusione arrivi ai vertici
    bersani,franceschini non possono cavarsela dicendo rubavano a loro insaputa, se non sapevano sono c
    per rutelli non voglio neanche spendere parole

  3. Avatar Littorio Mangano
    Littorio Mangano

    @Telese
    Luisi??’

  4. Avatar lv
    lv

    Che la Margherita sia un partito morto non c’è dubbio. Ma definire il Pd un “partito vivo” mi sembra un’esagerazione. Direi piuttosto mai nato, nato morto, in perpetuo stato comatoso, in pericolo di estinzione: un partito zombie appunto.
    Sinché l’alternativa al centrodestra sarà imperniata sul partito degli intrallazzi e delle ruberie, il partito dei Penati e dei Consorte, non vedo perché gli elettori dovrebbero premiarla. Di fatto perpetua la confisca della res publica esattamente come hanno fatto Berlusconi e i berluschini in questi anni. La parentesi Monti – al di là del fatto che anziché tagliare i costi ha alluvionato gli italiani che già pagavano le tasse di altri balzelli facendoci capitombolare in una recessione senza via d’uscita – potrebbe almeno fare un po’ di pulizia nel malcostume nazionale della politica. La circostanza che la Casta sia l’azionista di maggioranza del governo in carica mi rende tuttavia alquanto scettico anche sulla possibilità che questo la metta in mora.

  5. Avatar gnoccofritto
    gnoccofritto

    Alla faccia dei volontari alle feste dell’unità (o come cavolo si chiamano ora): loro aggratis per il partito, quelli del partito che se magnano tutto e si fanno case da 18 stanze su 4 piani. Un vero partito dei lavoratori!

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