Luca Telese

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Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

Addio al Presidente dei tanti no

di LUCA TELESE

Celebrato su Twitter, pianto ovunque dal popolo della sinistra. Omaggiato da funerali affollati, in cui il centrodestra diserta platealmente. Inseguito fin nella tomba dal silenzio assordate del suo grande nemico, Silvio Berlusconi. Anche la morte di Oscar Luigi Scalfaro, dunque, ci consegna un enigma, nel tempo dell’Italia divisa, un dilemma che è interessante sviscerare, per capire qualcosa di più non solo su di lui, ma anche sulla stagione che stiamo attraversando. Amintore Fanfani (avversario sarcastico degli scelbiani come lui) diceva perfido: “Scalfaro è un tacchino che fa la ruota 24 ore al giorno” (L’ex presidente rispose gelido a Claudio Sabelli Fioretti, solo 20 anni dopo: “Non mi risulta”). UN GRANDE amico-nemico come Marco Pannella lo spinse sul Colle con una definizione seducente e pop: “Oscar Luigi è un Pertini cattolico”. Il nemico berlusconiano, Filippo Mancuso sentenziò sprezzante: “È una grande meretrice circassa”. Uno scrittore come Stefano Benni lo punzecchiava dalle colonne de Il Manifesto: “Oscar Luigi Goretti”. E lui stesso rispondeva in modo sublime ai missini che lo insultavano, nel 1992, da presidente della Camera scandendo in coro: “Imbecille, Inbecille…”. Era impassibile, Oscar Luigi: “Onorevoli colleghi, non è il caso di divulgare il proprio cognome…”. E si potrebbe almanaccare per ore, perché Scalfaro nella sua vita suscitava solo odi o amori, e in ogni caso sentimenti radicali. Era un integralista, questo sì. Anche se l’ex presidente negava in punta di dottrina cattolica questa definizione: “L’integralismo è presunzione. Un cristiano deve essere umile”. Non c’è dubbio che ci fossero Scalfaro il grande conservatore, ma anche Scalfaro il “girotondino”, Scalfaro il difensore dalla Costituzione, quello che sventola la maglietta rossa della Cgil, e l’antiberlusconiano doc, l’esaltatore delle regole, ma anche il moralista degli anni Cinquanta, e il ministro degli anni Ottanta con qualche nostalgia per la celere, e poi però Scalfaro pacifista negli anni Novanta, ma anche – come vedremo – l’uomo di Stato non alieno alla cultura dell’Omissis. Il fatto è che nei tempi del bipolarismo feroce si è perso il senso delle sfumature e delle contraddizioni: vincono solo le dominanti, e ogni racconto non lineare diventa caricatura, al punto che la semplicità della mitografia si sostituisce alla complessità della biografia. Ecco perché – in modo speculare e opposto a quello di Francesco Cossiga – è interessante ripercorrere i tanti Scalfaro che l’Italia ha conosciuto in 70 anni di politica. Quello oggi più vivido, è lo Scalfaro che duellava con il Cavaliere denunciando fra gli applausi della sinistra: “Dal 1992 a oggi c’è stato un abbassamento della soglia etica”. Oppure: “Berlusconi? È uno che comanda. Ai giovani dico: non state a guardare!”. AI SUOI colleghi parlamentari tirava le orecchie: “Pensate a chi non mangia, non ai processi di un uomo solo!”. Primo problema metodologico: erano i liberali e i movimentisti che lo scoprivano, o era lui che cambiava? Entrambe le cose. Gli antiscalfariani forse salteranno sulla sedia rileggendo quello che Oscar Luigi disse ai tempi del caso Englaro, nel pieno della guerra di religione in cui moti presunti laici ammutolivano: “Basta con le sentenze degli zuccotti rossi!” (ce l’aveva – era il 2009 – con l’invadenza dei cardinali). Era efficacissimo anche il racconto del tête-à-tête con Berlusconi del 1994: “Mi disse: ‘Voglio Previti alla giustizia perché è mio avvocato’. Gli risposi: ‘Proprio per questo non lo ritengo sostenibile’”. Ancora più bello il racconto di un altro rifiuto: “In cambio dello scioglimento, nel 1995, Berlusconi mi prometteva un altro settennato tranquillo. Dissi di no!”. Anche dopo aver lasciato il Colle tuonava sul suo successore, nel 2004: “Ciampi non può controfirmare la riforma della giustizia”. Tutto lineare? No. Perché lo stesso Scalfaro, nello stesso anno mostrava qualche reticenza nel parlare della trattativa Stato-mafia: “Temo che non sapremo mai la verità sugli attentati”. E ancora, in un’altra intervista: “A chi insiste sulla vicenda del famoso papello, sul quale Riina avrebbe scritto le condizioni di Cosa Nostra, l’unica risposta possibile deve essere di assoluta cautela”. Marzio Breda sul Corriere gli chiedeva: “Ci fu il negoziato?”. E lui, arrampicandosi un po’: “Bisogna stare attenti a non superare il confine tra vero-verosimile e falso”. NEL 1989 alla Camera calò il silenzio quando fustigò i democristiani che cercavano di dissociarsi dal manager Lodovico Ligato, assassinato a pistolettate davanti a casa a Reggio Calabria: “Ricordatevi che Ligato è un nostro uomo! Non è pensabile che noi prendiamo le distanze da lui”. In quell’anno Scalfaro il conservatore combatteva (e non poteva essere altrimenti) le droghe leggere: “É un fatto giusto dare un crisma di illiceità al consumo di stupefacenti”. Eppure nulla gli impedì un solenne endorsement “girotondino” propiziato da un futuro editorialista di questo giornale: “Una volta Flores d’Arcais mi invitò a parlare a quelli che non vivono nei partiti e io dissi: ‘Andrei da ciascuno di quelli che scendono in piazza a dire gvazie-gvazie-gvazie che vi occupate della cosa pubblica! ‘”. E poi c’era la guerra con Mediaset (“C’è su di me una strategia del silenzio…”) e il duello infinito con Striscia, il cui inviato, Valerio Staffelli, voleva consegnargli la minuta di un suo pagamento con i fondi del Sisde e poi una lettera di raccomandazione firmata da lui. Fu picchiato dalla scorta, e l’ex presidente sfoderò un grande talento minimale: “È lui che è caduto per terra…”. Nel 1983, però, aveva difeso, da ministro dell’Interno, l’intervento sui pacifisti a Comiso: “La polizia non può stare a guardare”. Due mesi dopo aveva minimizzato le trame nere: “Un pericolo di golpe di destra, in Italia, non c’è mai stato”. Ma ai tempi della guerra del-l’Iraq era salito sul palco del teatro Vittoria a recitare l’articolo 11, e esaltato il papa così: “È lui il più grande pacifista”. Nel 1997 duellò con Giovanni Pellegrino che aveva scritto nel suo Segreto di Stato che lui aveva “Ostacolato” una audizione di Craxi sul caso Moro: “Non è vero!”. Ma fu di nuovo protagonista nella battaglia per la difesa della Carta modificata dal Pdl: “Ci sono le tarme sulla Costituzione, ribellatevi”. Fu vandeano? Rivoluzionario? Regressista? Il vero Scalfaro era il magistrato che condannava a morte o quello che raccontò a Giorgio Mulè per Verissimo: “Mi svegliai alle quattro, andai in carcere dai condannati, li abbracciai uno a uno, feci la comunione con loro”. 


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4 risposte a “Addio al Presidente dei tanti no”

  1. Avatar la zanzara
    la zanzara

    spiace parlare cosi’ di una persona defunta, ma : uomo della peggiore dc , antiberlusconiano per calcolo personale , perche’ inquanto tale aveva comprato la sua impunita’ dalla magistratura di sx negli anni di tangentopoli…………………….scontato ed elementare , dritto al sodo, come tutti i VECCHI della DC…………………….chi lo compiange , mi fa un po tenerezza……

  2. Avatar la zanzara
    la zanzara

    p.s.

    e’ chiaro che il mio commento si riferisce all’uomo “politico”…………………….i vecchi DC di rilievo sapevano sdoppiarsi dall’uomo essere umano, essere padre, essere marito

  3. Avatar Angelo

    A Zanza… passavo di qui per caso vedo che sei rimasto tu solo qui a rispondere a te stesso…
    auguri…
    Già che ci sono ti lascio in lettura il mio ultimo post cosi’ non ti annoi troppo:

    L’assenza di rappresentanza politica, la crisi, Vendola e Di Pietro.

    Ho constatato con sollievo, ieri sera, durante trasmissione di Gad Lerner , che non sono il solo a denunciare la crisi di rappresentanza della sinistra italiana, la sua inconsistenza ed anomalia rispetto a quella europea e, altra anomalia unica al mondo, la presenza inquietante di un governo tecnocratico, non eletto democraticamente, messo li con atto unilaterale da Napolitano.
    La nostra palla al piede, oltre ad un sindacato che ha perso molta credibilità,lo si è visto durante la iniqua manovra sulle pensioni e lo scioperino di facciata, resta da un decennio questo PD di cartapesta . Non ci rimane che sperare in Vendola Di Pietro ed altri movimenti civici se non vogliamo essere fagocitati e distrutti dalle logiche dei tecnocrati,sempre che si decidano a muoversi. Dunque il problema non è tanto la scelta discutibile di Napolitano ma la sinistra che non c’è, il progetto di prospettiva e di alternativa che non c’è, la totale inerzia ed asservimento del pde la mancanza di coraggio e di iniziativa in questa fase della sinistra radicale..

    Monti per altro, dopo quella che rischia di essere una manovra inutile sulle pensioni, come ammesso ieri sera anche dalla Fornero , fatta solo per accontentare la Merkel, si trova tra l’Incudine ed il martello. Cioè tra l’inutile ed iniqua logica di una dura manovra fatta per pura immagine in Europa ed i giudizi ultimi delle tre sorelle Rating che ne sottolineano l’inefficienza e i danni collaterali essendo ovviamente non solo iniqua ma anche recessiva. Con le liberalizzazioni e la fase due, la tanto decantata crescita non si vede peraltro all’orizzonte ed i mercati non ci credono, infatti lo spread ieri è risalito e resta ancora troppo alto per salvarci.
    Ci vorrebbe ben altro una ,manovra di reale sviluppo per il paese cosa che Monti non sta facendo per nulla ne’ si sogna di attuare la indispensabile riduzione DIRETTA DEL DEBITO, di cui si continua a non parlare sui giornali, pur essendo il punto chiave per uscirne davvero senza inutili manovre tampone.
    Tutto questo ripropone tutti i dubbi su Monti, sui suoi legami con certi ambienti della finanza e sulla sua reale capacità di portare l’Itala fuori dalla crisi e sul fatto che Napolitano abbia commesso un grosso errore insieme al PD a non andare, come era naturale e democratico, alle elezioni come in spagna. Di fatto restiamo in una situazione di stallo e sarebbe ora ed urgente che la sinistra si svegliasse.

    Purtroppo, a differenza di Obama che almeno ha capito che per essere rieletto deve fare qualcosa di più del farsi bloccare dai poteri forti americani INFATTI RILANCIA LA TASSAZIONE DEI RICCHI, in Italia Monti non viene neppure sfiorato dall’idea che il punto fondamentale anche da noi come in Europa è quello di RIDISTRIBUIRE LA RICCHEZZA con le patrimoniali ed altri interventi idonei.
    Ecco perchè oggi sarebbe meglio tornare alle urne sperando che la sinistra riesca a fare almeno questo oltre a correggere tutte le iniquità ed i danni della prima manovra Monti. Subito anche perchè forse così il progetto nefasto neocentrista PD-TERZO “pollo ” ha qualche speranza di essere bloccato. Ma prima occorre preparare in fretta un progetto unitario e credibile e qui torniamo ad una seconda sveglia per Vendola e Di Pietro che paiono ancora andar dietro al piffero magico di Bersani.

  4. Avatar la zanzara
    la zanzara

    angelo ti saluto con piacere……………………come si dice, pochi ma buoni ; condivido appieno il tuo intervento

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