di LUCA TELESE
Ha presente lo stereotipo che hanno costruito? Il tassista ignorante, imbroglione ed evasore? Beh, è una vergogna. Ci stanno criminalizzando, trasformando in nemici pubblici o capri espiatori. Tutto per sostenere una riforma che distruggerebbe la professione senza nessun vantaggio per i clienti. Zero vantaggi, ha capito?”. L’amarezza, lo sfogo di Massimo Mancinelli, 51 anni, tassista dal 1983, presidente della cooperativa Samarcanda di Roma (quella del 065551) sono una notizia. Samarcanda non è un radiotaxi come tutti gli altri. È l’unica coperativa di Roma con il “cuore a sinistra”. Ovviamente Samarcanda non fa politica, è una società commerciale, raccoglie anche persone con opinioni diverse, ma l’orientamento è ancora quello. Così come il grido di dolore del suo presidente: “La sinistra non riusciamo più a capirla. Chi consiglia il compagno Bersani? Io, parlo a titolo personale, dopo quello che ci hanno fatto non voto più”. E dopo questo annuncio choc il presidente di Samarcanda lancia la sfida: “Ho l’impressione che molti parlino senza sapere come lavoriamo, quanto guadagniamo. Se leggono questa intervista vorrei che Bersani, Vendola, Di Pietro, ma soprattutto Bersani accettasse di fare un giorno da tassista, con me, in macchina. Così capirebbe che tutto quello che dicono sono balle”. Scusi Mancinelli, cominciamo dall’inizio. Come nasce Samarcanda, e dove? La prima sede erano i locali della Cgil a piazza Vittorio. I fondatori 11 tassisti legati al sindacato che volevano costituire un servizio diverso, di qualità. C’erano anche iscritti che avevano fatto la vigilanza a Botteghe Oscure … C’erano persone che volevano lavorare bene. Samarcanda come la canzone di Vecchioni, come il viaggio dell’utopia, della convivenza fra razze, religioni e abitudini diverse. Era il 1992, di quegli 11 pionieri ne sono rimasti quattro: ma lo spirito è stato trasmesso ai soci. Andavate orgogliosi di aver introdotto uno standard alto. Siamo stati i primi a usare carte di credito e localizzazione satellitare. Le segnalo che la prima scelta è spesso osteggiata, non solo per le commissioni alte, ma anche perché obbliga ad una contabilità trasparente! Vuol dire nessuna evasione? E come potremmo? La maggior parte dei nostri pagamenti sono tramite Pos! Dicono che i tassisti guadagnino tanto e godano di un monopolio. Ma che film hanno visto? Di che parlano? In una città come Roma 8 mila licenze e 8 corse al giorno. Assicurazione aumentate, benzina alle stelle. Dicono che godete di tariffe protette. Balle, balle! A Roma i costi salgono per i tempi di percorrenza, causati dal traffico e dal disservizio. Meno di noi ci sono solo la Spagna e il Portogallo. A Barcellona lritirano le licenze! Ha qualcosa da dire a Monti? Oh sì. Se sta ai fatti, e non alla propaganda, guardi al modello di Germania e Francia sono regolamentati, esattamente come noi. La Bce ha detto che bisogna liberalizzare … Veramente la direttiva Bolkestein dice che i taxi sono un servizio particolare che deve essere sottratto alle normali leggi del mercato. Voi tassisti non avete nulla da rimproverarvi? Forse nel 1997 alcuni hanno usato toni molto duri. Ma se prende l’esempio di Roma le 8 mila licenze hanno impoverito tutti. Dei servizi promessi, a partire dalle colonnine, non c’è traccia! Dicono che spesso si aspetta troppo, per esempio alla Stazione… Ma se arrivano in dieci minuti tre euro star che scaricano 2 mila persone non c’è liberalizzazione che possa risolvere questo problema. Cosa farebbe vedere a Bersani, nel suo giorno da tassista? Che i vigili ci cacciano dalle piazzole, perché non c’è spazio. Che il tassametro corre nel traffico. Che ci sono turni in cui non si guadagna la giornata. Anche lei pensa al complotto per uccidere i tassisti? Non c’è bisogno di complotti. Basta dire interessi economici. La nostra parola d’ordine è: un turno, un lavoratore, una licenza. Perché? Perché così c’è la possibilità di guadagnare uno stipendio che non sia di fame, e perché così il tassista cura la sua macchina, che poi è garanzia di sicurezza. Ma se come dite voi non arrivate a fine mese, come potrebbe guadagnarci un imprenditore? Semplice, sfruttando le persone, o inducendole ad autosfruttarsi, cosa che le licenze multiple induce. Costringendole a risparmiare sula macchina, sulla sicurezza, sui servizi. Voi avete sia anche stipendia-ti. Quanto pagate al mese? Euro 1. 650! Senza sgravi a noi costa 30 mila euro! Sa che cosa significa assumere, come abbiamo fatto noi, quattro giovani? Ci diano gli sgravi piuttosto, che produciamo occupazione! Ma allora come potrebbe guadagnare un imprenditore? Semplice, come già fanno con le società di noleggio. Prendono un poveraccio, lo pagano quattro ore e lo fanno stare sulla macchina 16 ore. Poi prendono l’incasso. La gente deve capire che la dignità del tassista corrisponde alla loro sicurezza. Ma perché ce l’avrebbero tutti con i tasssisti? La spiegazione me l’ha data a Piazzapulita, e sono rimasto annichilito, il vicedirettore di La Repubblica, Massimo Giannini. Dice che siamo “un totem da abbattere”. Perché? Perché fa comodo, in tempi di crisi, un nemico sociale, uno da additare alla società come causa dei mali. Se venissero sul sedile del mio taxi, scoprirebbero che ammazziamo di lavoro per non arricchirci. Da quant’è che un dirigente della sinistra non vi parlai? Da quando ci sono io, nessuno. Che dice, sarà un problema?
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