di LUCA TELESE
Sergio Marchionne minaccia, ancora una volta, di andare via dall’Italia. Bluff o realtà? Giorgio Airaudo, responsabile auto della Fiom non è in vena di ironia: “Quello che è accaduto è molto grave. E sono convinto che Marchionne farà sul serio se si convincerà che in questo Paese sia possibile farlo”. Il sindacalista torinese fa una pausa: “Non possiamo ignorare che per la seconda volta ventila l’idea di una ritirata. Non credo siano solo gaffe”. Che cosa allora? “Temo che l’Ad della Fiat stia facendo dei tentativi, per capire che tipo di reazioni suscita la sua minaccia nella società e nelle istituzioni”. Airaudo, lei non ha mai voluto demonizzare Marchionne. E non lo farò nemmeno ora. Lo conosco bene, so che cosa è stato in grado di fare quando abbiamo collaborato nell’interesse di entrambi, la Fiat e lavoratori. È andata molto bene a lui, e ragionevolmente bene a noi. E adesso? Esattamente il contrario: temo che stia tenendo una linea sbagliata, non solo per gli operai, ma anche per la Fiat. È ancora arrabbiato perché l’altro giorno vi ha tenuto fuori dall’incontro? Non c’è nulla di personale. Però mi stupisco che Marchionne non abbia ancora capito due cose di noi: la Fiom da cento anni entra sempre dalla porta principale, e quando si siede a un tavolo negoziale lo fa sempre a testa alta. Era un tentativo di umiliarvi o un problema di ordine pubblico? Basterebbe leggere il rapporto della questura per rendere ridicola la ricostruzione di un rischio per la Fiat. Quindi? Voleva farci uno sgarbo. Ieri, invece, come è andata? Abbiamo partecipato al tavolo tecnico in cui la Fiat ha illustrato il ‘ suoì contratto: 18 turni, 200 ore di straordinario, 20 minuti di pausa invece di 30, nessuna rappresentanza per chi non accetta il diktat. È incredibile. Cosa? Scorrendo la storia di ogni impianto toccato dal nuovo contratto imposto dalla Fiat, si scopre quale danno ha fatto la tabula rasa di Marchionne. Ma anche la qualità di questa operazione, e il suo tratto antistorico. Faccia qualche esempio… Alla Marelli di Bologna hanno cancellato degli accordi aziendali in vigore dal 1954. Alla Ferrari delle condizioni concordate nel lontano 1956! Vuole suggerire che Marchionne è peggio dei padroni del vapore della generazione Valletta? Per certi versi sì. Fa impressione che questa disdetta annulli, anche tecnicamente, quarant’anni di storia industriale e civile. Conquiste che non erano solo degli operai, ma anche degli imprenditori. È un frammento della storia democratica di questo paese azzerato con un tratto di penna imperioso. La Fiom stupisce sempre. Lei e Landini avete espresso giudizi positivi sul comportamento del governo a Termini Imerese. Ha avuto un ruolo arbitrale, utile e gliene abbiamo dato atto, visto che la Fiat si rifiutava persino di pagare i trattamenti di liquidazione degli operai che metteva in mezzo a una strada. Meglio di Berlusconi? Questa estate avevamo un ministro che si diceva favorevole all’idea di una legge ‘ ad aziendam’. Oggi vedo che Marchionne teme il governo e cerca di esorcizzare un suo intervento. Voi da tempo dicevate: attenzione, non è Fiat che compra Chrysler, ma forse sta accadendo il contrario. Se non ci fosse qualcosa di vero, in questo ribaltamento, non si spiegherebbe le continue sortite di Marchionne, il progressivo disimpegno dell’azienda, l’incredibile vicenda di Irisbus, fabbrica di autobus chiusa malgrado sia l’unica in Italia, l’escalation degli attacchi al sindacato… Alla Fiom? Anche agli altri. Quando Marchionne al Carignano presentando la Thema ha detto: ‘ Io non ho il dovere di spiegare nulla ai sindacati’, ha umiliato molto più loro, che hanno firmato alle sue condizioni, che noi. Marchionne sbaglia a percepirvi come nemici? Io credo che inizi ad avere qualche problema ossessivo. Esattamente come nella parodia di Crozza, in cui si sogna che noi gli tiriamo i gatti morti addosso e vede sindacalisti nemici anche nella sua ombra… È vero l’episodio dell’Ad che all’Iveco di Torino si ferma con la macchina e si arrabbia perché vede una bandiera della Fiom? Me l’hanno raccontato testimoni oculari, molto divertiti del fatto che nell’empito della rabbia Marchionne ha sbagliato porta ed è entrato in un bagno, eh eh … Sta di fatto che si è arrabbiato per quella vostra bandiera rossa, e ha domandato se avevate diritto a esporla. Strano. Perché fa tanto ‘ l’americano’, ma forse non sa che le bandiere dei sindacati in America stanno davanti all’ingresso. Se ci dava un pennone, avremmo aggiunto anche il tricolore. Lei fa polemiche sul piano Fabbrica Italia? Constato, semplicemente, che per ora quei 20 miliardi di investimenti sono diventati una promessa non mantenuta, o come minimo rinviata. Lui dice che non è tenuto a dare spiegazioni. E infatti non solo non le ha date a noi, ma nemmeno alla Consob. Non mi pare che si tratti di una centrale sindacal-bolscevica! Lei pensa che se le uscite di Marchionne saranno censurate lui potrebbe cambiare i suoi piani? Assolutamente sì. In un momento come questo contano sia l’opinione pubblica che le istituzioni. Marchionne dice continuamente che può fare a meno dell’Italia. Ma non sarebbe certo felice di fare a meno del mercato italiano.
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