“Gioventù, amore e rabbia”, “Il coraggio di non arrendersi: storie di chi vuole cambiare un’Italia che non ci piace più”, questi sono titolo e sottotitolo dell’ultimo libro dello scrittore e giornalista Luca Telese, che ha fatto visita al circolo di Sinistra e Libertà di Villa Gordiani, nel cuore del popolare Municipio VI di Roma, per presentare, appunto, la sua recente pubblicazione. Di fronte a lui c’è un pubblico assai eterogeneo, composto da giovani militanti di sinistra, semplici curiosi o simpatizzanti e anche da persone che, per motivi anagrafici, hanno vissuto all’epoca sulla propria pelle le storie dei movimenti operai narrate oggi da Telese e sempre molto attuali. L’autore è un fiume in piena che, per circa un’ora e mezza, tiene incollati alla propria sedia gli astanti. E’ un viaggio lungo, quello intrapreso dallo scrittore, nel tunnel di un’Italia precaria dove proprio il lavoro del giornalista, un tempo ritenuto nobile, è oggi la metafora migliore per disegnare il panorama di un Paese in piena crisi. Tra flashback che riportano agli esordi dell’autore al Messaggero, quando gli idoli erano Montanelli e Biagi, fino al naufragio della professione nell’oceano del cosiddetto mercato flessibile. A stento, nel racconto fluido di Telese, si riesce a percepire il distacco tra il praticante giornalista più fortunato, quello che guadagna 700 euro mensili, e il collega che ne percepisce solamente 5 ad articolo senza magari mai vedere il luogo in cui lavora: un continuum in cui si inserisce, quindi, il resto del mondo, quello delle fabbriche che chiudono e quello dei referendum a Mirafiori. Dall’alienazione nelle moderne redazioni dei giornali, figlie dell’era postmoderna, al protagonismo di chi quest’era invece la vive davvero, come gli operai che si sono auto reclusi sull’isola dell’Asinara, l’unico reality vero della storia televisiva, puntualmente seguito da Luca Telese. Dai cassintegrati della Fiat, passando per le politiche sindacali della Fiom e per quelle aziendali di Marchionne, fino alle ultime manifestazioni di piazza di studenti, operai e lavoratori precari che hanno anticipato le dimissioni del governo Berlusconi. La condanna delle devastazioni del 15 ottobre, che hanno solo permesso l’adozione di leggi speciali sui cortei senza portare a nulla di positivo e una speranza per un’Italia migliore. Un viaggio che insomma non si esaurisce nel libro.
Simone Sperduto
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