Ecco una meravigliosa storia italiana di conflitto di interessi e subalternità giornalistico-generazionale. Pietrangelo Buttafuoco scrive una meravigliosa recensione del libro di Gianni Riotta. Si può condividere o meno il suo giudizio, ovviamente, ma l'articolo è senza dubbio una stroncatura. Sapida, garbata, implacabile. Persino sofferta, perché Buttafuoco per scrivere questo esercizio di stile – essendo giornalista vero – il libro se lo è dovuto leggere tutto, un eroe. Dovrebbero dargli una indennità, un premio, i lettori, nel paese in cui i libri non se li legge nessuno, soprattutto quelli che sono preposti all'unica forma recensiva riconosciuta in Italia: la marchetta.
Buttafuoco, però, meriterebbe una seconda medaglia. Perché interpreta il conflitto di interessi al contrario: pur avendo pubblicato per Mondadori, stronca un libro di Mondadori. Lo fa con intelligenza e con classe, prendendo a tormentone quell'incredibile svolazzo apologetico dell'aletta ("Come Pirandello e Vittorini, Gianni Riotta parte un giorno dalla natia Sicilia"). Di solito le alette sono terrificanti, di solito gli autori se le scrivono da soli, abusando della licenza della terza persona come di una immunità. Se Riotta non se l'è scritta da solo, c'è da preoccuparsi per chi possa aver immaginato una cosa simile. Ma detto questo. Stroncatura onesta, divertita, e lunga una pagina: averla, direbbe Totò, in un paese normale.
Però non siamo in un paese normale. Siamo in un paese in cui Riotta, è riuscito a cumulare una serie impressionante di laticlavi e direzioni, malgrado risultati non entusiasmanti, a partire dalla demolizione del Sole 24 ore. E Riotta, oltre a non ritenersi fortunato come dovrebbe, è anche un tipo rancoroso. Cosa succede, quindi? Prende carta e penna per rispondere? Prende cappello? Macché. Lui – come forse non avrebbero fatto Pirandello e Vittorini tace – e intervengono in sua difesa due giovani virgulti.
Qui viene il bello. Perché Christian Rocca e Daniele Bellasio, i due soccorrenti del soccombente, sono i soli due giornalisti promossi (secondo me con merito) proprio da Gianni Riotta. E poi perché sono tutti e due ex colleghi di Buttafuoco. Entrambi hanno lavorato con lui a Il Foglio. Di Christian so con certezza che con Buttafuoco è (stato?) amico. E cosa scrivono i due ex giovani virgulti, oggi calati nei panni della polizia etica del riottismo? Non che le pagine di Riotta – come già quelli di Pirandello e Vittorini – sono immortali. Non che loro non abbiano gradito quella stroncatura, diciamo così, per motivi letterari.
Rocca spiega che “Buttafuoco è un caro ragazzo, per quanto orgogliosamente nazista, sciita ed ex coinquilino di Italo Bocchino”. E aggiunge che il conflitto di interessi avrebbe dovuto interpretarlo al contrario: parlando bene del libro, cioè, visto che è pubblicato dal suo stesso editore. Veramente una lezione anglosassone: “Ora, va bene tutto -dice Rocca – ma mi chiedo sinceramente se Pietrangelo abbia mai letto i suoi stessi libri scritti in dolce stil nazi, peraltro editi dalla medesima Mondadori”. Aggiunta finale: “I suoi amici si vergognano di averli in casa, quei libri”. Parla di se?
Bellasio invece si fa metodologico. Ci racconta di aver divorato il libro di Riotta (di cui non vuole parlare ora) e di aver lasciato a pagina 60 quello di Buttafuoco. Poi aggiunge: “Mi va di fare a tutti i recensori-scrittori una proposta: perché quando vi accingete a scrivere una recensione non scrivete anche un piccolo box con le informazioni dei vostri libri (casa editrice, soprattutto se e' la stessa del recensito, copie vendute, temi trattati eccetera)? Cosi' – conclude Bellasio – tanto per non dare la sensazione a chi sa le cose che volete nasconderle e a chi non le sa che la vostra sia una purissima e disinteressata critica”.
Cosa deve essere successo a due giovani giornalisti, se si mettono a dare del nazista ad un loro ex collega che ha l'unica colpa di aver stroncato il libro del direttore che li ha assunti? Se questo nazismo è così' intollerabile, perché non lo hanno denunciato quando ci lavoravano? E se volessimo adottare il metodo Bellasio, perché non aggiungere l'etichetta di trasparenza alla stroncatura dello stroncatore? “Scritta da un beneficiato di un autore partito un giorno dalla natìa Sicilia, come già Piradello e Vittorini”. I quali però, fra tanti difetti, non avevano quello di essere un giornalista miracolato dalla politica per meriti ancillari.
Luca
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