di LUCA TELESE
Lui lo chiama il “governo-tradotta”. E spiega: “Per noi questo governo rappresenta una… sospensione della democrazia. Per questo nessuno del Pdl può farne parte. E per questo meno dura meglio è”. Ignazio La Russa è molto chiaro. Pacato, calmo, ma netto nel raccontare lo stato dell’arte dentro il Pdl. C’è da scommetterci: la posizione che il coordinatore del principale partito del centrodestra espone, sicuramente non farà piacere al premier incaricato Mario Monti e potrebbe complicare la difficile mediazione che in queste ore sta tentando. Sembra evidente che voi questo governo lo sopportate molto di malavoglia. No, guardi, la nostra posizione è chiara. Abbiamo dato piena disponibilità a farlo nascere… Però non vedete l’ora che cada. Il ragionamento è diverso e lo abbiamo esposto, molto lealmente anche al premier incaricato. Una premessa. La posizione che le illustro non è la mia personale. Io come è noto ero per le elezioni anticipate. Poi abbiamo trovato una mediazione, intorno a cui il partito si è ricompattato. Parliamoci chiaro, in Parlamento i numeri per un governo Monti c’erano. Quindi Napolitano poteva nominare benissimo un premier che si trovasse una maggioranza in Parlamento e che gestisse il governo finché avesse avuto i numeri. E che quando non avesse più i numeri, che gestisse le elezioni. E invece? Invece, per volontà del presidente della Repubblica, si è voluto che fosse direttamente coinvolto il nostro partito, la prima forza politica italiana. E quindi ponete condizioni? Quindi il nostro parere deve contare: patti chiari, amicizia lunga. Mi dica i suoi patti. Monti per esempio vuole che ci siano i leader dentro, o almeno politici di rango. E noi invece riteniamo che essendo un governo sospensivo debba essere composto solo di tecnici. Sicuramente con nessuno dei nostri dirigenti. Ma perché? In primo luogo per una norma di buonsenso. Schieramenti che fino a ieri hanno polemizzato con grande durezza non possono improvvisamente fingere di andare d’amore e d’accordo. Siccome noi consideriamo questo esecutivo una sospensione della democrazia, ma lo facciamo per il bene del Paese, per un gesto di responsabilità, è chiaro che meno questa sospensione dura, meglio è. Sta mettendo un limite di tempo? Monti vuole durare fino al 2013! Non metto un limite perentorio. Certo penso che una volta superata l’emergenza sarebbe opportuno andare subito a votare. Ci si riesce a maggio? Sarà necessario farlo a giugno? L’importante è che si faccia presto. E le riforme? Un governo che deve durare il meno possibile non si infila in grandi progetti. Sa come immagino il governo Monti? Come una… tradotta. I treni militari, viaggiano di notte e devono andare più lenti degli altri. Questo governo dovrà essere così. Cioè dovrà fare poche cose? Esatto. Quelle importanti e poi favorire una scelta dei cittadini con l’unico metodo possibile. Le elezioni. Ma chi decide quanto dura? Questo è un governo che è voluto dal capo dello Stato, dalla sinistra e da noi. Sono questi tre soggetti che girano la chiavetta di avviamento del motore. Quindi sono gli stessi soggetti che possono staccare la spina. E basta che uno dei soggetti promotori voglia staccare la spina e il governo finisce. Ma Monti potrebbe mantenere lo stesso una maggioranza, non pensa? Se vuole provarci, tecnicamente potrebbe farlo, perché le regole del gioco lo consentono. Ma siccome sono loro che ci chiedono di prendere in mano un mazzo di chiavi, sarebbe molto strano che ce le dessero pensando che noi non dobbiamo usarle. Ma è sicuro che Monti possa accettare queste condizioni? Credo di sì. Anche perché questa è una mediazione che ha permesso a tutto il Pdl di trovare un punto di convergenza. Stando a quello che dice lei Amato non dovrebbe far parte di questo esecutivo. Sa, ho esposto una posizione di principio, non devo essere io a fare i casi personali. Però è proprio un esempio che non funziona. Amato è uno dei simboli della storia socialista in politica, è stato due volte premier, una volta addirittura come espressione dell’Ulivo! È un po ’ dura immaginarlo come tecnico. E la legge elettorale? Che c’entra la legge elettorale? Metterla all’ordine del giorno vorrebbe dire stravolgere il significato di questo governo. Mi ricapitola tutte le condizioni che lei vorrebbe vedere esaudite? In realtà sono poche, queste condizioni, a fronte del grande sforzo che ci costa dire sì. Deve essere un governo senza politici, deve essere limitato nel programma, e non deve durare un solo minuto più dell’emergenza. Facile, no? E se dopo esser nato, anche con i vostri voti, il governo scoprisse che queste condizioni non possono essere soddisfatte? In questo caso, mi pare chiaro che noi non avremmo più nessun impegno, nessun obbligo di appoggiarlo. E se lo spread tornasse a salire? È già tornato a salire. Lo sto seguendo con molto interesse. Perché evidentemente non era colpa di Berlusconi, se quel tasso saliva.
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