di LUCA TELESE
"Sono solo fascisti!”. E dopo il giorno del big bang, nel Pdl, venne il giorno dell’ira. Il giorno della furia cieca, dell’ingiuria, delle manovre, delle identità pregresse agitate come randelli: il giorno in cui sul fondale squarciato dei cieli, un tempo azzurrini, restano solo nuvole nere di tempesta, il reciproco disprezzo e il razzismo ideologico. E venne il giorno in cui, stanco di essere appellato come “traditore” dai suoi ex compagni di partito, il ministro Franco Frattini sbottò: “È bastato che crollasse tutto, che questi fascisti sono tornati fuori! “. Le parole del ministro degli Esteri hanno un nome e un cognome, quello del grande avversario Ignazio La Russa. Ma soprattutto un obiettivo politico: quello degli ex An che in queste ore sono diventati il cuore della resistenza al governissimo. Vene e veleni L’occasione perché il veleno entri nel circuito del Palazzo è uno scambio di battute fuori misura con alcuni collaboratori, a margine di un convegno alla Camera. Non sarebbe successo nulla se un abile cronista della Dire non avesse intercettato quelle parole di fuoco in cui il ministro se la prende con gli ex An, apertamente ostili al governo Monti: Altero Matteoli, Giorgia Meloni, Ignazio La Russa, Fabio Rampelli, e – in posizione solo apparentemente più defilata, Maurizio Gasparri. Forse la tempesta politica non sarebbe deflagrata se questa posizione non avesse trovato un seguito anche dentro l’area ex Forza Italia, se non trovasse sponda ne Il Giornale e ne Il Foglio. E se – alla fine – non fosse utile anche a Silvio Berlusconi, che dopo l’allentamento della pressione dei mercati sta immaginando un possibile effetto positivo: costringere Monti a gettare la spugna facendo capire che il Pdl non lo sosterrebbe mai fino in fondo, e aprire la strada a qualsiasi altra soluzione (persino quella di un incarico ad Angelino Alfano) che a questo punto per lui rappresenterebbe un trionfo. Ancora spread Questo conflitto è un braccio di ferro tuttora in corso e che si risolverà solo stamattina dopo i “test” importantissimi della manifestazione di piazza a Milano. Uno dei portavoce dei ministri di centrodestra pronti a sostenere il governissimo ieri era pessimista: “Temo che domenica sera non ci sarà nessun governo. Servirà un’altra settimana di spread a rotoli perché capiscano che non possono fare a meno di votare Monti”. A metà mattina Matteoli spiega a Gasparri che lui questa possibilità politica la considera concreta: “Se noi riusciamo a portare tutto il partito sulla posizione di un appoggio esterno, cambieranno le condizioni”. Una vecchia volpe come Gianfranco Micciché, leader di Grande Sud, da tempo fuori dal Pdl, ma perfetto conoscitore delle beghe interne del partito non ha dubbi: “Se in questo governo ci sarà anche un solo politico non prenderà mai la fiducia. L’unico a cui Berlusconi non può rinunciare è Gianni Letta. In queste ore purtroppo La Russa sta consigliando a Berlusconi di non entrare nel governo. È un errore madornale”. Così arriva il caso Frattini. A cui il ministro della Difesa, risponde con sarcasmo feroce: “E chi sarebbe questo Frattini? Un militante del Manifesto? “. Il riferimento è alla prima esperienza politica del ministro, che aveva raccontato di aver diffuso il quotidiano comunista a sedici (!) anni, secoli prima di diventare socialista. La cicatrice Montecarlo Ma il veleno alimenta veleno. Giorgio Holzmann, deputato Pdl ex aennino, rilancia: “Frattini che accusa quelli che lui definisce ‘fascisti’ di ogni colpa, compresa la rottura tra Fini e il Pdl, proprio lui che qualche mese fa si è recato alla Camera per rendere pubblico un fascicolo riguardante il famoso immobile di Montecarlo e la vicenda di società off-shore! “. Frattini ribatte con una nota ufficiale e contesta le accuse nei suoi confronti, dichiarando che il senso delle sue parole è stato ampiamente travisato. Troppo tardi. Entrano in campo anche le penne caustiche de Il Futurista, che scrivono degli ex An: “Per anni si sono genuflessi al Caimano, si sono spartiti le briciole di Berlusconi atteggiandosi a fini statisti e lungimiranti politici con la convinzione di incarnare una destra moderna”. Ora – aggiunge il quotidiano di Filippo Rossi – sono lì con la coda tra le gambe, ridotti a interpretare il ruolo dei ‘fascisti’ virato sui toni della caricatura. Poveri colonnelli e povere colonnelline. Se ci facevano rabbia, oggi fanno quasi pena”. In serata interviene persino Berlusconi, che difende Frattini, dicendo che il ministro “è sempre stato leale”. Oggi il Pdl decide, ma il cuore del Cavaliere é con i ribelli. Se tutte le polemiche portassero Monti a gettare la spugna, il Caimano potrebbe ancora una volta raccontare di essere risorto. Se invece Monti fosse costretto a sorreggersi solo sul Pd e sui transfughi del Pdl, spiega Gianfranco Rotondi, uno dei ministri che stamattina sarà sul palco di Milano, “sarà ancora più facile: faremo campagna elettorale contro il governo del ribaltone”.
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