di LUCA TELESE
Verde, verde, verde!”. Il tabellone lampeggia in attesa del voto, tutte le lucine sono accese, si sente un affollarsi di grida isolate: “Verde! Verde! Verde!”. Sono quelli del Pdl, e vogliono dire: luce verde, Milanese assolto. E poi c’è lui, l’onorevole Marco quello che davanti ai magistrati si era fantasticamente autodefinito così: “Io sono il postino”. Voleva dire: il postino del potere, l’uomo che trasmette messaggi e raccomandazioni dalle caselle della sottopolitica a quelle del paraStato, il postino delle promozioni e dei buoni affari. Guardi Milanese dalla tribuna e lo vedi con le mani spalancate sul banco davanti a sé, che tambureggiano nervose. Guardi Milanese e ti pare un pianista o un giocatore di poker. Verde è il colore del tavolo da gioco, ma verde è anche il colore del fallimento, quello che a Montecitorio arriva come un’onda, trascinato dalla quotazione disastrosa dello spread. Il mondo di fuori. Anzi: il mondo vero, visto dalla luna.
“I cittadini sudditi”
Che strano paradosso, questo voto. È il voto migliore del governo dalla crisi del 14 dicembre, quello che dovrebbe dare un segnale di fiducia e di solidità parlamentare, dire che una maggioranza c’è. Eppure è un voto che non attenua il tormento della maggioranza. È un voto che porta a 13 il vantaggio del governo sull’opposizione, ma quella cifra deve essere aumentata di altre 7 voti. Sono 7 gli assenti nel Pdl, compreso Tremonti. Già, Tremonti, il convitato di pietra. È lui il protettore di Milanese, è lui il beneficiato dell’affitto da 8 mila euro nella casa di via Campo Marzio. Ma il suo nome, curiosamente, nello stenografico di Montecitorio, domani non apparirà. Tutti sanno che questo è un voto su di lui, ma nessuno lo cita. E così c’è sconcerto, fra gli stessi deputati del Pd, per l’incredibile scelta del gruppo. Non parla Pier Luigi Bersani, non parla Massimo D’Alema, non parla Dario Franceschini. L’uomo che rappresenta il principale partito di opposizione in questo scontro che dovrebbe far tremare il governo è l’onorevole Ettore Rosato. Persona degnissima, per carità, ma non è anche questo un segnale per dire che non si sta mica giocando la partita della vita? Le parole più dure, in un interstizio di dibattito le sento da un’altra deputata del Pd, Anna Rossomando: “In questo voto i cittadini per voi diventano sudditi”.
Seguo per tutta la mattina, invece, gli arabeschi geometrici che Marco Milanese disegna nel Transatlantico. Sembrano quei disegnini della Settimana Enigmistica, “Cosa apparirà”? C’è sempre una lingua dei corpi che spiega meglio delle parole la lingua della politica. Milanese, con il metodo del professionista, agguanta con passo imperioso i renitenti, i dubbiosi, i potenti. Agguanta il relatore della Lega Nord, Luca Rodolfo Paolini, alla buvette: “Vedi, quello che tu devi dire…”. Pensi che prima dell’estate, il povero Alfonso Papa (che ieri si rallegrava dalla cella) girava come un appestato tra i divanetti, con uno scatafascio di carte sotto il braccio, sudato, come un appestato. Pensi a Papa che in aula citava la moglie (soavemente cornificata) e i figli, con la tipica prosa sottoterrona del piccolo notabile meridionale che si vuole far compatire. E invece Milanese sembra un ufficiale che passa in rassegna le truppe prima della battaglia, con al fianco la scorta alata ed elegante di Melania Rizzoli, una delle deputate più carismatiche del Pdl, una che a metà del suo gruppo parlamentare prescrive persino il colore dei calzini. Ecco, in questo Parlamento al verde, che diventa un tavolo da gioco, Milanese non sembra il maldestro avvocato di se stesso che fu Papa, ma piuttosto il croupier che distribuisce le fiches. E mentre la pallina gira nella roulette – “verde, verde, verde!” – che grande spettacolo di teatranti, in quest’aula. Che talento drammaturgico l’onorevole Maurizio Paniz: “Il 20 luglio abbiamo votato l’arresto di Alfonso Papa, il suo banco è qui a tre metri da me, vuoto!!!”. Il Pdl si spella le mani, Paniz, dà il meglio di sé: “Dopo 63 giorni possiamo chiederci se quella magistratura inquirente, che ancora reclama un’altra vittima, ha fatto buon uso della nostra grave decisione!”. Ma dove sono finiti gli 8 mila euro pagati per la casa di via Campo Marzio? Chi parla delle nomine e delle promozioni? Perché nessuno cita le vanziniane vacanze di Natale a New York, nella stanza da 8 mila euro a notte?
“Non ci tira giù nessuno”
Denis Verdini mi arpiona nel cortile con il suo sorriso ferrato da duro di Marsiglia, contestandomi un pezzo di due giorni fa: “Hai scritto che sono un ex macellaio ed è una bischerata! Io ho lavorato in una ditta che commercia carni, ma ‘un sono un beccaio, capito!?’”. Il sorriso si chiude: “Potete sbracciarvi quanto volete, qui Silvio ha vinto un’altra volta. Qui non si passa. Il governo ‘un lo tira giù nessuno capito?’”. E forse ha ragione lui, a Montecitorio, sul pianeta Marte, mentre i titoli di Stato italiani sulla terra vanno al tracollo, conta il sorriso radioso con cui Domenico Scilipoti irrompe eccitato nella buvette: “Che dite? Che dite?”. Guido Crosetto, il sottosegretario extralarge mostra il suo miglior sorriso piemontese e sogna come se fosse anche lui marziano, ma nel senso di Flaiano: “Sapete che cosa accadrebbe se il congegno che garantisce il voto segreto si rompesse e ci facesse vedere la vera immagine di questa votazione? Uscirebbe la fotografia di un Parlamento a macchia di leopardo”.
Ecco, la recita si compie, e anche Silvio Berlusconi si adatta al teatrino: “Arrabbiato io? Io non sono mai arrabbiato. Anzi sono sereno, sono sempre sereno perché non ho mai fatto niente di male in vita mia. Anzi, quando posso faccio il bene degli altri!”. E sarà pure vero. Ma siccome anche su Marte arrivano notizie dal mondo reale, quando esce dall’aula la sua mascella pare pietrificata, e il suo sorriso di cipria pare colpito da paresi. Gli chiedi cosa pensa del voto, e lo sguardo che ti regala, quando si gira, pare quello della Medusa. La faccia di pietra di Berlusconi e il passo marziale di Milanese, che si alza dal tavolo da gioco di Montecitorio, come un pokerista con le tasche piene, si incontrano nella stanza dei ministri, sul lato dell’aula. Verde, verde, verde. Oggi Montecitorio ha il colore del bluff.
Rispondi