“Saranno pure state due precarie, ma era un agguato. Non chiedo scusa: l’Italia perbene non organizza contestazioni”. Questa non è una normale intervista sulla precarietà a un ministro del governo Berlusconi. È un corpo a corpo. E visto che il contendente era Renato Brunetta, nessuno esce incolume, men che meno io. Le regole di ingaggio. Ti chiama il ministro e fa: “Mi avete massacrato sul Fatto”. Chiedi: “Vi riferite al sito o al giornale?”. Sorriso: “Su tutti e due”. Così quella che salta fuori non è una replica ma un duello. Le modalità? Concordate con Vittorio Pezzuto, giornalista serafico, portavoce Doberman: “Primo. Registriamo pure noi. Secondo: decidiamo il tempo, e niente tagli. Terzo: appuntamento al ministero: prendere o lasciare”. Prendere. Fuochi di artificio e fendenti: per Brunetta sono un giornalista “fazioso” (“Anche io”, dice per fortuna) e il direttore de Il Fatto è “un condannato” (Antonio Padellaro non lo è mai stato). Ma trovane un altro che non si tiri indietro.
Ministro buongiorno. In fondo basterebbe dire: mi sono pentito dell’insultaccio e di aver raccontato un panzana.
(Spalanca gli occhi) Mai, mai, mai!
Sicuro?
L’unico insultato nella vicenda sono io, al grido di “buffone”, “Vai a lavorare” e quant’altro!
Veramente non è andata così.
Proprio guardando il video de Il Fatto mi sono accorto meglio di cose che avevo visto.
Lei ha insultato quelle due ragazze, è un fatto.
No. Io fra l’altro non mi ero accorto che fossero due. Ho detto solo a quella signora, tra l’altro incinta, “arrivederci a grazie”. Poi hanno srotolato uno striscione, e ho dovuto anche… cavalcarlo, perché mi impedivano di uscire!
Chi moderava l’incontro?
Nessuno moderava l’incontro.
Era sul palco al fianco di Umberto Vattani, condannato per peculato per 25 mila euro di telefonate con il cellulare di servizio.
Il moderatore era un altro.
Ha detto a quelle ragazze che erano l’Italia peggiore, forse un esempio adeguato lo aveva al fianco.
Ma questo cosa c’entra?
Vattani è stato nominato all’Ice dal suo governo.
Che c’entra, che c’entra, che c’entra?
L’Italia peggiore è quella.
Mi lasci parlare. Altrimenti non riesco a spiegare l’agguato. Erano in cerca di visibilità.
Lei ha detto una frase perfida di cui dovrebbe ricredersi: “Farò una controinchiesta, studierò le loro biografie per dimostrare il loro fallimento professionale”.
E allora?
Dovrebbe chiedere scusa.
Perché vuole farmi dire stupidaggini? Chieda scusa lei.
È bello che lei sia aggressivo
(ride) Lei fa domande banali.
Le ricordo che Maurizia e Katia hanno delle storie belle. Katia lavora da cinque anni a Italia lavoro, ferie concordate, orario di ufficio, ma figura come collaboratrice
Ma lei sa che Italia lavoro non è pubblico impiego?
Le dico chi erano quelle a cui lei ha impedito di fare domande.
Non era una domanda sull’innovazione.
Le chiedevano trenta secondi del suo tempo.
Guardi che sono venute con telecamerine e gli striscioni…
Io le dicevo che Katia è stata licenziata perché è incinta.
Parli a Italia-lavoro, non a me.
Un ministro può dedicare cinque minuti a un precario?
Può. Ma loro non mi avevano chiesto incontri.
Il suo governo ha abolito la norma che impediva la “lettera di licenziamento in bianco” per le donne
Si rivolga a Sacconi.
È d’accordo che è una brutta cosa, allora?
È falso, è falso, è falso! Lei legge troppi foglietti della Cgil. Balle.
Avete abolito il foglio elettronico che impediva di firmare la lettera in bianco. Propaganda bolscevica?
(sorriso) Esatto.
La Cgil della Camusso, fa propaganda bolscevica? Era socialista come lei…
Sono stato anche io nella Cgil. Ma era un’altra Cgil!
Ha letto la relazione di Saccomanni di Bankitalia sul lavoro giovanile?
Certo. Lei ha letto quella che ha fatto sul pubblico impiego?
Non cambiamo discorso. Dice che siamo il paese in cui la disoccupazione è cresciuta più di tutto in Europa.
Non è vero. Non è vero.
Anche Saccomanni prende ordini dalla Camusso?
Lei mi fa le domande, vuole anche dare le risposte…
È colpa vostra?
Allora: il dato della disoccupazione giovanile è strutturalmente più alto in Italia.
È aumentato, però più da noi che all’estero.
Perché siamo il paese che ha il più alto numero di Ne-Ne, gente che non studia e non lavora.
Ha invitato queste persone a scaricare la frutta.
Non c’è nulla di male. Io per tanti anni ho venduto gondolette.
È d’accordo che chi ha due lauree e un master può aspirare a non scaricare cassette per tutta la vita?
Certo.
Perché lei ha avuto uno scatto appena ha sentito la parola “precari”?
Questa è banale retorica del Fatto che ha un direttore, Travaglio, che si vendica facendo scrivere un articolo contro di me solo perché ho polemizzato con lui ad Annozero.
Scriviamo pezzi su di lei, perché lei ci dà materiale. Lei è il datore di lavoro del maggior numero di precari in Italia.
Sa quanti sono i precari nella Pubblica amministrazione? Glielo dico io. Le pare un problema sociale?
Secondo la Cgil ci sono 400 mila precari in Italia, 240 mila nel pubblico.
Lei legge troppi rapportini della Cgil… Eh eh…
Perché non ha criticato la Gelmini quando ha tagliato i precari della scuola?
Sbaglia. I supplenti non sono precari.
Lo chieda a loro!
In ogni caso non è stato tagliato nessuno.
Ad esempio gli insegnanti di sostegno.
Questi sono banali stereotipi.
Peccato che la Gelmini sia stata condannata a reintegrarli, gli insegnanti a reintrodurli ad esempio in Puglia.
Non È vero
I tagli lineari hanno massacrato i precari nel pubblico
Mi spiace che lei non sappia che non c’entrano nulla.
No?
Il regalo che ci ha fatto la sinistra è questo: lasciarci dei precari da stabilizzare senza i fondi e senza concorso. Sa qual è la novità? Che io sto facendo i concorsi, riservando il 40 per cento dei posti a chi c’era. Sa che i precari di cui lei sta parlando sono quasi tutti in comuni, province e regioni, pochissimi nella Pubblica amministrazione?
Che mi frega del governo Prodi? C’è il tasso di lavoro giovanile più basso d’Europa.
Questo governo ha salvato l’Italia, questo governo ha salvato l’Italia, questo governo ha salvato l’Italia. Abbiamo speso 37 miliardi di cassa integrazione straordinaria a chi non aveva mai pagato contributi. Esiste un problema enorme di precarietà: nei ministeri, nella Pubblica amministrazione, ovunque.
Concludiamo. Ammette di aver sbroccato, un po’?
No, assolutamente no.
Di aver sbagliato a insultarle?
No, assolutamente no.
Le riceverebbe?
Assolutamente sì.
di Luca Telese
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