Ohhh, com'è bello stare sulle palle a qualcuno. Non so chi sia questo Zeitgeist, non so che cosa io gli possa aver fatto, ma siccome detesto il pacionismo e l'ecumenicismo,il fatto che qualcuno scriva in questo modi di me, vuol dire che sono vaccinato per sempre. E' bello avere qualcuno che ti stronca per il tuo libro, dicendo che fa schifo (in questo caso si tratta di "La Marchesa, la villa e il Cavaliere") e poi spiega candidamente che non lo ha letto. Merita un plauso: 1) Perchè lo ammette. 2) Perchè mi paragona a Sartre. 3) Perchè evidentemente, dipingendo un ritratto in cui sono pieno di attidtudini demoniache evidentemente mi sopravvaluta. E' sempre meglio essere sopravvalutati che sottovalutati….
Luca
Luca Telese come paradigma della decadenza del giornalismo e della parodia in generale
Sta per uscire il nuovo libro di Luca Telese, o almeno quello che la pubblicità definisce “il nuovo libro di Luca Telese”, postulando dunque il fatto che Luca Telese abbia scritto altri libri prima di questo nuovo libro (la cosa forse non dovrebbe sorprendermi: mi prometto che quando leggerò “il nuovo libro di Gianni Antonelli” (il mio vicino di casa) non batterò ciglio). La prima cosa che mi viene da dire è che ce n’era davvero bisogno di un altro libro della splendida serie “adesso parlo io”, di un altro semigiornalista che ha una gran voglia di darci la sua “versione dei fatti” in questa italia “afflitta da un’ interminabile agonia politica”. La seconda cosa che mi viene da dire, per ora, è che c’era un gran bisogno che questo libro lo facesse Luca Telese che, fra tutti i semigiornalisti italiani, è quello che più pende verso la qualifica di “operatore outbound” piuttosto che di “giornalista”. Luca Telese, per chi non solo non fosse a conoscenza del fatto che abbia scritto dei “vecchi libri” ma per chi non lo conoscesse affatto, è un omuncolo in grado di perdere dialetticamente un dibattito televisivo anche con quel raffinato intellettuale di Matteo Salvini (un uomo che fa ruotare invariabilmente le proprie dichiarazioni politiche intorno al concetto de “i negri puzzano” e che, in generale, avrebbe scontato la propria pena di morte in circa 30 stati americani se non avesse la residenza in Padania). La cosa che mi ha sempre colpito di Luca Telese, e che questo libro sembra ribadire con forza sorprendente(o almeno la copertina di questo libro che, per quanto mi riguarda, mi basta), è che incarna una sorta di quintessenza di tutti i mali del giornalismo contemporaneo: i suoi articoli sono pochi e superficiali, è un’ubiqua presenza televisiva, è irritante ed autoreferenziale, ha il profilo Twitter con una foto profilo figa, pop e stilizzata come un giornalista giovane e brillante e, in generale, sembra non avere la più pallida idea di cosa ci stia a fare al mondo, e non è quel tipo di giornalista che ti dà l’impressione di non avere alcuna idea ben definita sulla vita perché è bravo, intelligente e straordinariamente professionale: no, Luca Telese non ha davvero nemmeno qualcosa che si avvicini a un’idea. E questo perché Luca Telese è un’idea. Io credo che Luca Telese non sia nemmeno del tutto vivo, è un ready made, un’entità che si aggira nel mondo socialdivertentistico italiano dichiarando la morte della sostanza. Certo, tutte cose che valgono anche (e forse di più) per quel furioso egocentrico di Antonello Piroso ma non so, la vena catacumenale di Telese mi stimola di più. Questo “nuovo” libro, come già detto, ribadisce tutto questo rispondendo alla sua inquietante logica pop. Il libro è intitolato “La Marchesa, la Villa e il Cavaliere”, con un esplicito richiamo al libro di Bruno Vespa “Il cuore e la Spada”, e tutti e due richiamano esplicitamente dei cicli “arturiani”, epico-erotici in cui i più archetipici e romantici sentimenti sembrano muovere le, apparentemente volgari (!), trame della nostrana politica e Berlusconi è all’epicentro di queste saghe come un novello, sprezzante dio della fertilità a metà tra Franco Califano e Berig il goto. Del resto il sottotitolo del libro è chiaro: “una storia di sesso e potere da Arcore ad Hardcore”, mettendoci dentro un po’ di Scorsese e un sarcastico gioco di parole che solletica noi tutti e Luca Telese in un’orgiastica unione ironico-satirica. L’altro elemento interessante è l’immagine promozionale del libro in cui Luca Telese appare in una delle pose più censurate e viete dell’iconologia mondiale: lui con la mano che regge la testa, troppo grondante di pensieri, e un paio di dita che sporgono irriverenti ad accarezzare la guancia: lui che ti guarda intelligente, piacionico. Un’immagine che non si vedeva più o meno dalla morte di Jean Paul Sartre. Luca Telese è questo ed altro, è tutto e il contrario di tutto: è la parodia del giornalista italiano nel 2011 fatta carne.
P.S. questo post è stato scritto sperimentalmente, in totale ignoranza dei contenuti del libro che, sommariamente, vi riporto: Nobili decadute, puttane, ville, frodi, puttane, furbizie, Berlusconi, puttane, Dell’Utri, puttane
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