Immaginate un fortino: un avamposto con le mura e gli spalti, che presidia il confine fra la città e la periferia, dove le strade non hanno nome e i palazzi sono sempre in costruzione. Ma immaginate anche un tempio. Una cattedrale coi suoi fedeli, i praticanti, e gli ortodossi che non perdono una funzione. Quelli della vigilanza ti raccontano: “Quando apriamo le saracinesche, la mattina, sono già lì, in fila, soprattutto gli anziani”.
Immaginate che dentro il tempio il clima è temperato in ogni stagione, che si entra con la macchina e non si paga pedaggio, e che ogni settimana ci sono nuove offerte. Infatti, anche se non c’è un Vangelo, c’è “Il Volantone”. Il volantone delle offerte. Ecco, se avete smesso di immaginare siete già arrivati alle porte del più antico Auchan d’Italia: Casal Bertone. Quello dove sabato scorso i dipendenti hanno scioperato, e dove i clienti (non tutti, per fortuna) hanno protestato: “Dovete lavorare, non potete chiuderci il supermercato”. Per capire questo ultimo frammento di follia, questa nuova variante della guerra fra poveri, dovete prima capire la scintilla che ha innescato la protesta: la richiesta dell’azienda che vorrebbe da tutti i dipendenti lo straordinario domenicale obbligatorio. Se volete capire il motivo della rabbia di questi lavoratori, quasi tutti giovani (o giovanissimi) partite dai loro stipendi: i “veterani” che lavorano a tempo pieno fin dall’apertura (12 anni fa) guadagnano fra 1.100 e 1.200 euro. I part time lavorano 30 ore a settimana, e raggiungono gli 800 euro. La direzione del supermercato paga il lavoro domenicale 2.70 in più netti l’ora. Il che vuol dire che lavorare la domenica consente di guadagnare circa 16 euro in più. Vale la pensa? Per molti sì. Per tanti no. Un tempo i rapporti con la direzione erano buoni, sembrava che i clienti fossero tutti felici di comprare. Adesso, come mi spiega Paolo (ma il nome è di fantasia) “Tutti sono diventati più feroci”. Per farmi capire Paolo prende da una cesta uno schiaccianoci e stringe la tenaglia: “In una delle ganasce ci sono i capi, nell’altra i clienti: noi siamo la noce”.
Già, i clienti. La gente è cambiata, dicono. Al reparto elettrodomestici Anna prova a spigarmelo con un esempio: “Corrono tutti a comprare i prodotti del volantino. E si rivolgono a noi come se potessimo risolvere ogni problema. Ogni tanto arrivano donne furibonde: ‘Ho comprato un ferro da stiro e non ci sono le istruzioni! Dove metto l’acqua?’”. Il supermercato, diventando oggetto di culto deve risolvere i problemi sociali, prendere in cura gli adepti. Chiedo ad Anna se abbia scioperato: “Qui, gli elettrodomestici, nessuno”. Le chiedo perché. Sorride: “Semplice. Io le domeniche le devo fare tutte. Sono part time”. Se sei part time fai tutte le domeniche senza fiatare.Già. Perché dentro il tempio lavorano quasi trecento persone. Ma la babele dei contratti è grandissima, così come le stratificazioni di anzianità. Alle casse, per esempio non ha scioperato nessuno: “Nemmeno lo sapevo!”, mi dice una ragazza. Agli elettrodomestici, invece, in tanti: “Certo – mi spiega uno di loro, che ovviamente preferisce restare anonimo – la direzione ha messo delle persone a fare gli straordinari dai giorni prima, per prevenire l’effetto dello sciopero. E poi ha fatto sparire i nostri volantini, quelli in cui spiegavamo ai clienti il perché delle nostre proteste. Altri li ha strappati dalla bacheca”. Anche allo scaricamento hanno scioperato in pochi. I settori più duri sono presidiati dai part time. Al reparto pesca attaccano alle cinque. E qui trovo Mirko, un altro che ha lavorato: “Ho una fortuna: un caporeparto buono. Se chiedo una domenica di riposo, ogni tanto, me la da. E poi a che mi serve? Anche la mia ragazza lavora!”.
Un tempo nel supermercato c’erano i sindacati, tutti. Ora quelli confederali si sono quasi estinti. “Ti credo – spiega uno dei ragazzi della vendita – hanno firmato tutto, e se scioperiamo ci criticano!”. Il sindacato che ha organizzato lo sciopero è un Cobas: “Abbiamo dovuto mobilitarci – spiega uno di loro – perché ora la direzione vorrebbe uniformare tutti i contratti in questo modo: si lavora tutte le domeniche, senza straordinario, come un normale giorno di lavoro”. Un altro ragazzo del reparto elettrodomestici: “Non ho scioperato, ma son solidale con chi lo ha fatto. A me le domeniche le hanno imposte con un trucco…”. Cioè? “Ero part time, avevo bisogno di lavorare di piú e mi hanno detto: ‘Se vuoi il tempo pieno devi fare tre domeniche’. Così ho un contratto ad personam. Le devo fare comunque”.
Il Volantono, a Auchan è molto più che un depliant, un testo sacro. Esce ogni settimana ed orienta il fiume dei clienti verso prodotti e settori del supermercato: “Adesso – spiega un’altra ragazza delle vendite – ci sono clienti che comprano solo le offerte. Ti faccio vedere: questa settimana pesce spada a 19.90 e albicocche a 1.99 euro al Kg? Ecco, loro comprano e mettono nel surgelatore, in attesa di tempi migliori”. In effetti il volantone ha richiami mistici: “Apri gli occhi!” recitano le pagine. Questa settimana bisogna aprire gli occhi sui prodotti riquadrati in rosso: “Latte Granarolo a 0.67 centesimi, stracchino Granarolo a 0.75”.
In realtà ti spiegano, gli slalomisti che comprano sempre l’offerta stracciata, e accumulano come formichine, sono una minoranza di massa. Quelli che contano di più sono coloro che gettano l’occhio anche intorno all’esca, che si lasciano sedurre dai continui cambi di allestimento. Ma il paradosso è questo: i fedeli della domenica spendono molto di più di quello che guadagnano i commessi per tenere aperto il tempio. E i ragazzi dei reparti hanno uno sconto avarissimo, se devono comprare per se stessi: il 5%. Qui, nel fortino che presidia la periferia, nel tempio climatizzato del consumo, la guerra dei poveri è tutta riassunta in questa doppia immagine. La prima: quella dei clienti che la domenica si incolonnano davanti al garage indispettiti e quando vedono che il cancello è chiuso suonano il clacson per la rabbia. La seconda, quella dei ragazzi che lavorano nel supermercato. Ma che per far quadrare i conti ti raccontano: “Il grosso della spesa la faccio al discount. Altrimenti con mille euro due figli come li sfamo?”. Recita il verbo del volantone: “Auchan, tutta la passione che meriti”.
di Luca Telese
Rispondi